ESPERTI di economia e la gente comune che si esprime sui social network da qualche settimana stanno sottolineando un'idea corretta: senza un grosso shock, senza quella frustata che si aspettava già negli
anni Novanta, qui non ripone niente. In
autunno qualche altro migliaio di
aziende chiuderà i battenti e qualche altra decina di migliaia di lavoratori
perderà il posto (e lo stipendio). Si scivolerà tutti insieme verso un Natale
molto mesto e all'insegna della
non-spesa. Quindi si affronterà il 2015 più o meno scoraggiati come adesso.
Unica possibilità per evitare questo destino:
la frustata sull'economia, che consiste in 30-40 miliardi di euro da gettare sul piatto per far ripartire
il Paese (meglio se come riduzione della pressione fiscale). Secondo me, occorre anche un insieme di misure
esemplari, capaci di far vedere che la musica (il verso come dice Renzi) non è
più quella di prima. DI AZIONI esemplari possibili (che comportano anche grossi
risparmi) ce ne sono decine. La più clamorosa sarebbe il commissariamento
immediato della regione Sicilia. Mi rendo conto che, forse mancano gli strumenti
istituzionali. Ma la gente è talmente esasperata che credo approverebbe anche
una sorta di occupazione militare dell'isola: si mandano là mille bersaglieri e si chiude tutto, a casa
Crocetta e i suoi inutili consiglieri (e
i 30mila inutili boscaioli). Al posto degli amministratori un bravo colonnello
della guardia di Finanza, con pieni poteri. Elezioni sospese per cinque anni. La stessa cosa si potrebbe fare nei due comuni più disastrati d’Italia e votati al collasso
finanziario e sociale: Roma e Napoli. Si chiude tutto e si nomina qualcuno che sappia far di conto (se ne abbiamo ancora, un bravo colonnello della Guardia di
finanza andrebbe benissimo anche qui). Ma non si può, direte. Ci sono allora
altre strade. A Napoli, Roma, in Sicilia (ma anche in Calabria) si manda una
squadra di revisione esasperata che credo approverebbe anche una sorta di
occupazione militare dell'isola: si mandano là mille bersaglieri e si chiude tutto,
a casa Crocetta e i suoi inutili consiglieri (e i 30mila inutili boscaioli). Al
posto degli amministratori un bravo colonnello della guardia di Finanza, con
pieni poteri. Elezioni sospese per cinque anni. La stessa cosa si potrebbe fare
nei due comuni più disastrati d’ Italia e votati al collasso finanziario e sociale:
Roma e Napoli. Si chiude tutto e si nomina qualcuno che sappia far di conto (se ne abbiamo ancora, un
bravo colonnello della Guardia di finanza andrebbe benissimo anche qui). Ma non
si può, direte. Ci sono allora altre strade. A Napoli, Roma, in Sicilia (ma anche
in Calabria) si manda una squadra di revisori dei conti: tempo quindici giorni,
poi mandano un bel rapporto alla procura della Repubblica e a quel punto sarà
lavoro per i carabinieri. NEL FRATTEMPO
si possono fare altre piccole cose. Leggo che il comune di Roma possiede ben 44
farmacie in perdita (solo gli dei degli
inferi sanno
come si possano perdere
soldi con una farmacia). Ma non importa: da lunedì prossimo vanno tutte all’
asta. Poi ci sono le famose 10 mila società 'locali' di Regioni e Comuni, una giungla
di sperperi e di favori politici. Si mette insieme una squadra di 200 pubblici
ministeri (scelti ovviamente fra quelli davvero tosti) e voglio vedere se in un
mese più di metà di queste aziende non
vengono chiuse e qualche migliaio di profittatori denunciati. Ma si può andare
avanti, anche al Nord. La regione Lombardia si è fatta una nuova sede: un
grana- ciclo con tanto di eliporto, come se Milano fosse Los Angeles e non una
città abitata ormai da un ceto medio frustrato e in crisi. Via, si vende tutto.
E la Regione affitta un po' di uffici in periferia dove ce ne sono tanti vuoti
e costano meno. Naturalmente, chiusura immediata, a partire da lunedì, delle
sedi regionali nelle varie capitali del mondo e stop ai viaggi dei vari amministratori
in America del Nord, Australia, Asia, America Latina (magari con mogli, fidanzate
e amanti al seguito). Che stiano a casa a lavorare. DI OPERAZIONI come queste nell'ambito del 'cambiare verso’, finalmente,
se ne potrebbero suggerire decine (la Val d'Aosta paga l'università a chi va a
farla in Francia e fino a qualche anno fa regalava la benzina a chiunque avesse
una patente). Ma mi rendo conto che tutto ciò non basta. Allora bisogna
spingersi a toccare il welfare statale. Non trovo scandaloso, ad esempio, che
da un certo livello di reddito in su la sanità diventi a pagamento. Infine,
quei dieci miliardi di contributi a pioggia che lo Stato passa alle aziende ogni
anno e individuati con precisione dal professore Giavazzi già da tre anni,
abolite da lunedì. Insomma, con un po' di straordinari sabato e domenica, già
dalla settimana prossima potremmo vivere in un Paese diverso. E tutti avremmo
qualche fiducia in più. Turani Giuseppe Resto del Carlino
Nessun commento:
Posta un commento