Inutile negare che gli aumenti esponenziali delle
imposte sulla casa rappresentino una delle concause all’ormai endemica crisi
del settore edilizio. Le vendite e, conseguentemente, i piani di sviluppo
edilizio, negli ultimi anni, hanno subito una brusca frenata. A tutto questo
dobbiamo aggiungere il ginepraio delle innumerevoli regole e imposizioni
collegate alle tasse su energia elettrica, acqua e gas, rifiuti, depurazione,
le cosiddette utenze. Per fare solo pochi esempi, le tasse sull’energia
elettrica e dei rifiuti denominate maggiorazione sulle utenze per i non
residenti e la maggiorazione sulle seconde case, rappresentano una vera e
propria ingiustizia, una forma di iniquità palese. Superfluo dire che questi
ulteriori balzelli non contribuiscono a ridurre le imposte per i residente e
per i possessori di prime case, semplicemente diventano uno strumento, una
palese scusa, per fare cassa, per caricare i portafogli di quelle tante
aziende, quasi sempre a partecipazione pubblica, che gestiscono il sistema
energia e le materie prime. Aziende spesso in crisi, non certo per la scarsità
di entrate ma per la scelta di sponsorizzare manager super pagati, che,
soventemente, occupano queste poltrone d’oro non per capacità ma per scelte
politiche sbagliate. Un sistema inaccettabile che i cittadini non
possono più tollerare oltre. I costi della bolletta dell’energia
elettrica e delle altre utenze dovrebbero dipendere dai reali consumi e non da
sovrattasse inventate dalle aziende, al limite della truffa legalizzata.
In Italia, dal 1995, l’Autorità per l’energia
elettrica e il gas (AEEG) si occupa della regolazione tariffaria, dell’accesso alle reti e
della tutela degli utenti finali nei mercati concorrenziali di energia
elettrica e gas. Con la liberalizzazione oggi il consumatore dovrebbe essere
libero di scegliere il suo fornitore di energia, gas e servizi, in realtà
l’utente è costretto a convivere con trust più o meno manifesti, il principale
artefice di questo sistema inefficiente è il pubblico, che pare non gradire la
libera concorrenza. Fabio Filippi
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