Vogliamo salvare Letta
da se stesso, dal suo masochismo strano, che sembra averlo catturato
e si manifesta come una sindrome contagiosa anche in alcuni nostri amici,
troppo intelligenti per non sottrarvisi al più presto. Ieri il premier delle
larghe intese si è lasciato andare ad una frase lontanissima dalla realtà,
imperdonabile per un campione dell’empirismo e dell’understatement anglosassone
come lui ci tiene ad essere. In sostanza accusa Berlusconi di voler morire,
trascinando nella morte il resto del mondo: cupio dissolvi. Qualcosa che è
grave politicamente, ma moralmente è pure peggio. È la disperazione
dell’inferno. Ma che cosa dice, caro Enrico? Che ne sa lei della coscienza e
dalla forza vitale di Berlusconi? Vediamo. Berlusconi ha proposto una
scelta al partito da lui stesso fondato. Altro che volontà di morte. Si tratta
di tuffarsi conservando il sogno della giovinezza nella verità dell’origine. Di
essere meno partito e più movimento. Con la necessaria difesa e l’urgente
rilancio di ideali e programmi per il bene dell’Italia. Ma il bene
dell’Italia è anche impedire l’assassinio politico del leader dei moderati.
E porre questo imperativo etico e politico come condizione perché un governo
sia davvero moralmente e giuridicamente degno di durare.
Letta giudica tutto questo
una forma di “cupio dissolvi”. Amore della morte, del vuoto, attrazione del
niente. Cupio e pure dissolvi sarà lei, caro presidente Letta. Non capisce che
così facendo getta scioccamente tra i rifiuti della storia quelle larghe
intese che solo costituiscono la ragione del suo mandato?
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