Siamo
garantisti e nel merito gli interventi del ministro ci paiono riguardare il
dovere di umanità ed esprimere la volontà di far rispettare nelle carceri – che
sono di competenza del suo dicastero – l’articolo 27 della Costituzione che non
tollera pena disumane. Il resto è frutto della macchina del fango messa in
,moto da Repubblica e da Il Fatto quotidiano, dotati di intercettazioni e
tabulati che non si capisce come siano finiti dalle procure a loro. Lo
ripeto, oggi questo da parte del partito democratico, del suo partito signor
presidente Letta è un falso voto di fiducia.” Renato Brunetta lo ha
denunciato ieri in Aula nel suo discorso sul voto di fiducia al ministro
Cancellieri: la fuga di notizie dalla Procura di Torino è vergognosa ed è un
reato. A differenza della Cancellieri che non lo ha commesso... E bisognerà
capire se è reato e di quale entità il lavoro sporco del braccio mediatico che
ha permesso che le intercettazioni potessero essere pubblicate, gonfiando così
il caso Ligresti e trasformandolo in un fattore grave di instabilità.
Ricettazione? Di certo una chiara violazione del segreto d’ufficio, alla quale
di solito siamo abituati solo per i processi che riguardano Silvio Berlusconi.
Ieri, strano ma vero, la Procura di Torino ha aperto un fascicolo contro
ignoti sul caso Fonsai, in particolare sulla diffusione della notizia
pubblicata da Repubblica, dell’esistenza di tabulati sulle telefonate tra il
Guardasigilli e Antonio Ligresti. Speriamo non resti una denuncia fine a se
stessa ma possa portare a un’indagine seria per capire quale mano abbia fatto
uscire le carte. Soprattutto per evitare che in futuro possa accadere di nuovo.
Le conseguenze di questo passaggio di “documenti” tra Procure e giornali ha
ripercussioni
PROCESSO RUBY: MOTIVAZIONI SURREALI NON
SI PUO’ ANDARE AVANTI COSI’
“Motivazioni surrealli,
quelle pubblicate oggi sul cosidetto processo Ruby. Surreali, inconcepibili,
solo fango, solo volgarità. Urge la riforma della giustizia, urge la
responsabilità civile nei confronti dei magistrati. Non si può più andare
avanti così
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