venerdì 24 agosto 2012

L’ALLARME SICCITA’ E LE ILLUSIONI DI RABBONI. NO PICCOLI INVASI (10 MILIONI DI EURO) MA MEGLIO DIGHE DA PARMA A REGGIO EMILIA E RAVENNA



Tiberio Rabboni, assessore alle Politiche agricole della Regione Emilia Romagna, dopo avere riconosciuto che "il puntuale ripetersi di lunghi periodi senza pioggia ha reso ormai strutturale il problema della siccità", si è abbandonato a ad idee fantasiose quanto inutili ed improduttive, certo non in grado di fornire risposte concrete al drammatico bisogno di acqua denunciato dalle aziende agricole e pastorali.
Rabboni infatti ipotizza la creazione di una rete di piccoli e medi invasi in cui stoccare l'acqua nei momenti di maggiore abbondanza. Per realizzare questo "funambolico" progetto la Regione Emilia Romagna intende, a detta di Rabboni, presentare un nuovo bando di 10 milioni di Euro. Siamo alle solite: gli amministratori rosso-verdi ancora una volta si propongono di curare una polmonite, rappresentata dalla cronica siccità, con la solita aspirina. In questo modo l'agricoltura dell'Emilia-Romagna rischia di essere gravemente penalizzata, gli animali non trovano più acqua per abbeverarsi. A volte gli esponenti del pd sono davvero fuori dalla realtà, che non conoscono, o forse ignorano i problemi delle aziende agricole. Noi invece, che siamo gente del fare e che conosciamo la realtà, non ci perdiamo in inutili fantasie, destinate a creare solo sprechi di denaro pubblico, ma proponiamo una soluzione strutturale che, per le provincie di Reggio Emilia e Parma, è rappresentata dalla costruzione della diga di Vetto.
La prolungata situazione di siccità, che colpisce l’intera Emilia-Romagna, interessa, infatti, anche le provincie di Reggio Emilia e Parma.  Questa situazione di siccità rende estremamente attuale il tema della Diga di Vetto.


La realizzazione della diga consentirebbe alle imprese edili locali, messe in difficoltà dalla crisi attuale, di risalire la china, e permetterebbe la realizzazione di una riserva idrica in grado di produrre energia elettrica pulita e programmabile pari o superiore a 60.000 Mwh. La costruzione della Diga consentirebbe inoltre di: riportare lavoro e sviluppo sui Comuni montani e contribuirebbe a ridurre il dissesto del territorio montano e garantire ottima acqua ai rubinetti di paesi e città. Il ritorno dell'investimento sarebbe garantito dalla vendita dell'energia idroelettrica e dalla cessione delle acque a IREN e ai Consorzi di Bonifica. Questi ultimi, unitamente alla Regione Emilia Romagna, furono i promotori del progetto, dell'appalto e dell'inizio dei lavori. La Valle dell'Enza è rimasta forse l'ultima Valle in Italia in cui è possibile realizzare questo tipo di opera ad un costo estremamente limitato per la presenza degli inerti a monte della diga, per la configurazione dei versanti e per i pochissimi danni che darebbe alle infrastrutture presenti. La configurazione valliva e la portata annuale dell'Enza e dei suoi cinque affluenti, consentirebbero la realizzazione di un invaso di 102 milioni di mc; dato che rappresenta una soluzione ottimale nel rapporto fra costi e benefici. Gli stessi cittadini-utenti sarebbero avvantaggiati dalla costruzione della Diga di Vetto in quanto consentirebbe loro di fruire di acqua potabile di migliore qualità di quella attuale e a costi inferiori. Le aziende agricole, quelle delle costruzioni e tutto il settore agroalimentare di Reggio Emilia e Parma attendono da anni che si costruisca la Diga. Tergiversare ulteriormente significa soltanto danneggiare ulteriormente l’economia emiliana. Fabio FILIPPI

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