La settimana scorsa è
divenuta di pubblico dominio la notizia che la Cassa di Risparmio di Cesena spa
(che ha assorbito la Banca di Romagna) ha chiuso il bilancio 2015 con una
perdita astronomica (252 milioni di euro), con conseguenze dirette e indirette,
ma tutte assai gravi anche per Faenza. Gli effetti diretti a cascata sono
così sintetizzabili:
- il valore della azioni
precipita da € 16 circa ad € 0,50 circa, danneggiando tutti i soci, grandi e
piccoli, tra cui molti faentini;
- la Cassa verrà salvata
tramite un intervento temporaneo del Fondo Interbancario di Tutela dei
Depositi, cui verrà riservato un aumento di capitale di € 280 milioni, per cui
diventerà socio al 94%, estromettendo tutti gli attuali soci locali da ogni
forma di controllo;
- tra qualche tempo il
Fondo Interbancario venderà le azioni della Cassa, magari guadagnandoci anche,
ad un importante istituto di credito, per il quale circola da tempo il nome del
Credite Agricole, che già controlla la Cassa di Risparmio di Parma.
Gli effetti indiretti
riguardano in primo luogo il personale, per cui si parla di circa 100/130
esuberi, su circa mille dipendenti totali, conseguenti anche alla prevista
chiusura di circa 20 filiali. Ma l’effetto indiretto più pesante per Faenza è
la grave perdita che colpisce la nostra Fondazione Banca del Monte e C.R.; dal
bilancio 2015 si vede che essa detiene circa 1.800.000 azioni, che avevano al
31/12/105 un valore di mercato di € 28.826.480, che ora si riduce a circa €
900.000, con una perdita secca di quasi € 28 milioni. Dato molto preoccupante
se si considerare che queste azioni costituivano l’investimento più importante
della Fondazione (circa il 67% del patrimonio netto calcolato a valori di
mercato al 31/12/2015), che mettono a rischio non solo la sua capacità di
erogare fondi per le attività sociali e culturali locali, ma anche la sua
stessa tenuta.
Il PD faentino e romagnolo
portano una grave responsabilità di questo tracollo epocale, avendo gestito
negli anni il processo di fusione delle ex Casse di Risparmio di Faenza e di
Lugo con quella di Cesena, specie con l’ultimo errore fatale
dell’incorporazione della Banca di Romagna nella Cassa Risparmio Cesena, quando
già si erano avute notizie che la situazione di quest’ultima era la peggiore
del gruppo. In sostanza gli uomini messi dal PD a governare le tre Fondazioni e
le due banche per incapacità, per brama di potere, per indicazioni politiche
hanno chiuso gli occhi per cercare di salvare il salvabile, portando tutto il
gruppo al tracollo finale. Hanno insomma ripetuto il triste spettacolo già
visto più volte nel sistema cooperativo locale, da ultimo con il default del gruppo
CTF.
Ora chiediamo al Sindaco
Malpezzi e al PD faentino di intervenire pubblicamente su due fronti:
a) chiedendo informazioni
e chiarimenti ufficiali alla Cassa di Risparmio di Cesena e alle Fondazioni
sulla manovra in corso, per sgombrare il campo da illazioni e per capire se vi
siano i presupposti per avviare le azioni di responsabilità verso i passati
amministratori, di cui oggi nessuno parla;
b) chiarendo pubblicamente
quali siano le attuali condizioni patrimoniali e finanziarie della Fondazione di
Faenza e se sia ancora garantita la sua capacità di continuare ad erogare fondi
al sistema sociale e culturale locale. Questa vicenda aggrava ancora di più il
declino economico e sociale della nostra città, cui Malpezzi e il PD non sanno
porre alcun rimedio, dimostrando ancora una volta di essere una classe
dirigente non solo inutile, ma anche dannosa. Tiziano Cericola Lista Civica
Rinnovare Faenza
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