Esclusa
l'anomalia Roma, senza il partito gli alleati sarebbero al palo
Roma - È un risultato
segnato da luci, ombre e parecchi rimpianti quello di Forza Italia.
Il giorno dopo il voto,
però, tre certezze emergono dall'analisi della cascata di numeri e percentuali
che rimbalzano dalle varie città: il ruolo guida di Forza Italia che mantiene
il primato dentro il centrodestra; la sconfitta del Pd e del renzismo;
l'imperativo dell'unità come condizione per poter essere competitivi. Con il
«modello Milano» come bussola e il «modello Roma» come spettro da allontanare.
«Forza Italia si conferma
il primo partito della coalizione, pur tenendo conto del fatto che le civiche
drenano voti soprattutto a noi e che storicamente le comunali sono le elezioni
meno favorevoli al nostro voto di lista» scrivono i dirigenti azzurri in una
nota. «Il centrodestra, ovunque è unito, è competitivo e in grado di vincere.
Questo in modo omogeneo, da Nord a Sud. Altrettanto evidente è che dove il
centrodestra è frammentato, come a Roma e a Torino, l'elettorato di Fi che
esprime un voto non ideologico non ha motivazioni per esprimere un voto di pura
testimonianza». «Fondamentale il risultato di Milano. Un candidato di alto
livello e l'unità di tutti i moderati si sono rivelati essenziali per questo
primo traguardo. Forza Italia rappresenta da sola circa la metà della
coalizione, pur tenendo conto del dato di Roma dove il risultato di Fratelli
d'Italia è del tutto anomalo (12.2% contro il 2.3% nel resto d'Italia). Se
escludessimo Roma, Forza Italia costituirebbe da sola oltre il 60% del
centrodestra. Senza i moderati, la destra arriva al massimo al 20% di Roma, è
lontanissima dal diventare una forza di governo. Tanto meno in un'elezione
nazionale».
I dirigenti di Forza
Italia mettono l'accento sul risultato milanese dove il partito di Silvio
Berlusconi si attesta al 20,2%, la Lega è all'11,77% e Fratelli d'Italia al
2,42%. Insomma altro che inversione di ruoli nella leadership nazionale a
favore del Carroccio. Così come non passano inosservate le 11mila preferenze di
Mariastella Gelmini che stacca di 4mila voti Matteo Salvini. Lucio Malan dalle
percentuali passa all'analisi dei voti espressi. «Forza Italia resta al primo
posto nel centrodestra. Nei capoluoghi di provincia ha preso 256mila voti,
rispetto ai 189mila di FdI e i 174mila della Lega».
Forza Italia, al netto dello
«storytelling» renziano, fa notare come il premier faccia fatica a intestarsi
qualche vittoria. «Bersani l'ultima volta ha vinto al primo turno 10
capoluoghi, ora Renzi ne vince tre, non dei più grandi (Rimini, Cagliari,
Salerno). Di questi tre, due hanno candidati non renziani. A Salerno stravince
l'uomo vicino al governatore De Luca (70%) notoriamente non renziano, mentre la
candidata renziana a Napoli non arriva al ballottaggio, nonostante l'impegno di
Renzi». Inevitabile leggere questi dati come un auspicio in vista della grande
battaglia di ottobre. Ma «quella del referendum è un'altra partita, cominceremo
a combatterla dopo i ballottaggi».
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