Tra i firmatari della sentenza numero 22 depositata il 27 febbraio ci sono Sergio Mattarella e Giuliano Amato. Il relatore era Paolo Grossi. La decisione della Corte costituzionale, che risale al 27 gennaio, è l'ultimo "atto" da giudice della Corte costituzionale del neo presidente della Repubblica. La chiamata al Quirinale è, infatti, arrivata il 13 gennaio, quattro giorni dopo appunto.
Come racconta Libero, prima di lasciare la Consulta, Mattarella ha sentenziato che è discriminante (e, quindi, incostituzionale) escludere da prestazioni assistenziali, come l’indennità di accompagnamento, gli immigrati anche quando questi sono sprovvisto della carta di soggiorno, un particolare permesso di soggiorno a tempo indeterminato che può essere richiesto solo da chi possiede un permesso in corso di validità da almeno cinque anni. La Consulta accogli così il ricorso alla Corte d’appello di Bologna di un cittadino pakistano che nel 2009 si era appellato al tribunale di Reggio Emilia per vedersi riconosciuto il diritto alla pensione ed all’indennità di accompagnamento in quanto "cieco civile con residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi gli occhi". L’Inps si era opposto perché, sebbene fosse legalmente in Italia, all'immigrato mancava la carta di soggiorno.
Con la sentenza firmata anche da Mattarella, la Consulta stabilisce che anche gli immigrati senza la carta di soggiorno hanno non solo diritto alla pensione ma anche alle indennità accessorie. La vicenda apre ora una voragine. Quanti sono, infatti, gli stranieri senza carta di soggiorno, ma legalmente presenti in Italia, che nei prossimi mesi faranno domanda all'Inps per godere della pensione di invalidità? Non solo. C'è, infatti, un atro problemino: non è necessario che sia stata contratta o diagnosticata in Italia. Quanto costerà questo scherzetto alle casse dell'istituto di previdenza? La sentenza potrebbe incidere pesantemente sui conti già traballanti dell’istituto pubblico.
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