Rodolfo
Ridolfi - Marino Pascoli appartiene ai morti dimenticati perché
antifascista ed anti comunista, vero partigiano democratico al quale spararono
un paio di rivoltellate senza colpirlo nella strada per Mezzano nel 1947. La
sera della domenica 4 gennaio 1948, Pascoli subì un nuovo agguato e questa
volta venne ucciso. L’Unità di Milano
e Milano sera lanciarono una odiosa
campagna di depistaggio utile a confondere le indagini. Alla fine del mese
vennero arrestati il segretario dell’
Anpi di Santerno ed un ex partigiano comunista. Fu indiziato anche il
segretario del Pci di Santerno, poi prosciolto in istruttoria. Tutto finì in
un’assoluzione quando il testimone chiave, un operaio agricolo “si rimangiò la deposizione”. Marino
Pascoli, a differenza di fascisti poi divenuti partigiani comunisti, fu sempre
repubblicano e partigiano prima dell’8° Gap di Forlì e poi nella 29^ Brigata Gastone Sozzi, operante nella pianura
forlivese. Ma gli eredi dei comunisti che stavano e ancora stanno nelle
istituzioni, sostenevano che “il sig.
Marino Pascoli non risulta ufficialmente riconosciuto tra le categorie
stabilite dall’apposita Commissione governativa, non essendo [mai] stato
qualificato come Partigiano, né come Patriota, né come Benemerito. “ (Risposta
della Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna ad una interrogazione di Forza
Italia del 2004) Queste affermazioni
ufficiali, contenute in atti ufficiali rispondono alle ingiustificate reazioni
di tutti coloro che si irritano a sentire parlare di Marino Pascoli che non può
oggettivamente essere considerata eredità di chi ha prodotto tardivamente
iniziative di basso profilo. Crediamo giusto continuare nell’impegno,
disponibili a condividerlo con tutti, per la trasparenza e la verità,
soprattutto i fondamenti della battaglia politica di Marino Pascoli contenuti
nei suoi articoli sulla Voce di Romagna, il
giornale repubblicano di Ravenna, articoli
polemici nei confronti dei comunisti della zona che denunciavano gli eccessi
compiuti dai partigiani rossi durante e dopo la guerra civile, criticavano il
massimalismo politico e sindacale del partito di Togliatti, e difendevano il
sistema politico occidentale contro l’Unione Sovietica. La riaffermazione di una verità neppure oggi scontata “essere anticomunisti non vuol dire essere
di destra o fascisti”. La cosa non veniva gradita dai comunisti romagnoli .
Contro Marino Pascoli si aprì una violenta campagna di denigrazione politica e
morale. Lo accusarono di non essere mai stato partigiano, anzi, di aver fatto
la spia per conto dei Fascisti di Salò. Non era vero, naturalmente. Però le
calunnie non cessarono. Perché lo sanno tutti anche oggi che “la verità” per certa sinistra “ è ciò che conviene al Partito”.
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