Tiberio Rabboni,
assessore alle Politiche agricole della Regione Emilia Romagna, dopo avere
riconosciuto che "il puntuale ripetersi di lunghi periodi senza pioggia ha
reso ormai strutturale il problema della siccità", si è abbandonato a ad
idee fantasiose quanto inutili ed improduttive, certo non in grado di fornire
risposte concrete al drammatico bisogno di acqua denunciato dalle aziende
agricole e pastorali.
Rabboni infatti
ipotizza la creazione di una rete di piccoli e medi invasi in cui stoccare
l'acqua nei momenti di maggiore abbondanza. Per realizzare questo
"funambolico" progetto la Regione Emilia Romagna intende, a detta di
Rabboni, presentare un nuovo bando di 10 milioni di Euro. Siamo alle solite:
gli amministratori rosso-verdi ancora una volta si propongono di curare una
polmonite, rappresentata dalla cronica siccità, con la solita aspirina. In
questo modo l'agricoltura dell'Emilia-Romagna rischia di essere gravemente
penalizzata, gli animali non trovano più acqua per abbeverarsi. A volte gli
esponenti del pd sono davvero fuori dalla realtà, che non conoscono, o forse
ignorano i problemi delle aziende agricole. Noi invece, che siamo gente del
fare e che conosciamo la realtà, non ci perdiamo in inutili fantasie, destinate
a creare solo sprechi di denaro pubblico, ma proponiamo una soluzione
strutturale che, per le provincie di Reggio Emilia e Parma, è rappresentata
dalla costruzione della diga di Vetto.
La prolungata
situazione di siccità, che colpisce l’intera Emilia-Romagna, interessa,
infatti, anche le provincie di Reggio Emilia e Parma. Questa situazione di siccità rende
estremamente attuale il tema della Diga di Vetto.
La realizzazione della
diga consentirebbe alle imprese edili locali, messe in difficoltà dalla crisi
attuale, di risalire la china, e permetterebbe la realizzazione di una riserva
idrica in grado di produrre energia elettrica pulita e programmabile pari o
superiore a 60.000 Mwh. La costruzione della Diga consentirebbe inoltre di:
riportare lavoro e sviluppo sui Comuni montani e contribuirebbe a ridurre il
dissesto del territorio montano e garantire ottima acqua ai rubinetti di paesi
e città. Il ritorno dell'investimento sarebbe garantito dalla vendita
dell'energia idroelettrica e dalla cessione delle acque a IREN e ai Consorzi di
Bonifica. Questi ultimi, unitamente alla Regione Emilia Romagna, furono i
promotori del progetto, dell'appalto e dell'inizio dei lavori. La Valle
dell'Enza è rimasta forse l'ultima Valle in Italia in cui è possibile
realizzare questo tipo di opera ad un costo estremamente limitato per la
presenza degli inerti a monte della diga, per la configurazione dei versanti e
per i pochissimi danni che darebbe alle infrastrutture presenti. La
configurazione valliva e la portata annuale dell'Enza e dei suoi cinque
affluenti, consentirebbero la realizzazione di un invaso di 102 milioni di mc;
dato che rappresenta una soluzione ottimale nel rapporto fra costi e benefici.
Gli stessi cittadini-utenti sarebbero avvantaggiati dalla costruzione della
Diga di Vetto in quanto consentirebbe loro di fruire di acqua potabile di
migliore qualità di quella attuale e a costi inferiori. Le aziende agricole,
quelle delle costruzioni e tutto il settore agroalimentare di Reggio Emilia e
Parma attendono da anni che si costruisca la Diga. Tergiversare ulteriormente
significa soltanto danneggiare ulteriormente l’economia emiliana. Fabio FILIPPI
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