Dal 31 Ottobre 2012
diverrà esecutivo l’invio automatico da parte delle Banche italiane degli
estratti conto all’Agenzia delle Entrate. Scetticismo da parte del garante
della privacy. E’ proprio vero, al peggio non v’è mai fine. Di oggi
l’agghiacciante notizia che la pressione fiscale reale sui contribuenti
nostrani tocca il vertiginoso apice del 55%, record negativo europeo e forse
mondiale. Se ciò però non dovesse bastare, chi volesse “esimersi” dalla “progressività
della imposta” evadendo od eludendo il fisco, d’ora in avanti ha un nemico in
più: la propria banca. Non
è per essere dalla parte degli evasori, ma questo provvedimento mina in toto la
presunzione d’innocenza invertendo l’onere della prova su ogni spesa irregolare
(secondo dei parametri standard) per cui siamo tutti ipotetici infedeli agli
oneri di Stato e quindi soggetti a controllo. Un po’ il ragionamento che
mandava su tutte le furie Berlusconi quando si trattava di intercettazioni a
strascico, e quindi valeva la regola “Ascoltiamoli
tutti, prima o poi qualcuno un reato lo compie”. I garantisti, i
liberisti, hanno insignito di lodi questo sentimento di rabbia nei confronti
dell’abuso di potere da parte delle istituzioni sulla nostra libertà.
Soltanto che adesso tutto tace, quando si tratta di violare il sacrosanto
diritto alla “privacy di spesa” dei propri concittadini, la casta s’ammutolisce
sotto l’egida imperterrita di Monti & Co. Le manovre lacrime e sangue
finora varate sono state pressoché inutili a vanificare il ciclone spread e le
dimissioni del
precedente governo futili e vana
utopia di una bieca opposizione per abbattere il nemico. Lo shock finanziario
prima, e quello economico dopo, hanno sotterrato lo spirito imprenditoriale di
un Paese che arranca e continua a mordersi la coda sulla cresta di misure
impopolari e depressive, metastasi della crescita. Ci siamo addentrati in
una fase della curva degli introiti pericolosa, nonostante aumentino le accise
e le imposte (vedi le sigarette ad esempio) il gettito comincia a calare e il
sommerso vertiginosamente incrementa il suo giro d’affari. Una Italia strozzata
dalla tensione fiscale e irata per il fumus persecutionis nelle proprie tasche,
smette di investire e produrre cullandosi in quella che gli economisti chiamano
“trappola della liquidità“.
Il primo punto che dovrebbe essere alla base di ogni programma elettorale per
le politiche del 2013 è “La
fiducia”. Una componente non iscritta a ruolo nei saldi
pubblici, ma forte nella coscienza e nelle tempra dei nostri connazionali
bistrattati. Abbiamo bisogno di guardare al futuro e per il futuro, non solo in
chiave economica ma anche nelle proporzioni umane ed emotive, che a questi
robot-tecnici manca. @andrewlorusso
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