giovedì 4 ottobre 2012

CONTROLLO DEI FONDI PUBBLICI: LA CORTE DEI CONTI NON SERVE, BASTEREBBERO I DATI SUL WEB


L'effetto Fiorito sta dilagando in tutte le regioni italiane. Una velleità di federalismo mal gestito ha portato questi enti territoriali a diventare il centro della spesa pubblica più fuori controllo dell'intero bilancio statale. Nel 2010, le regioni sono costate, ai contribuenti, ben 134 miliardi di euro e, di questi, circa 110 sono serviti per finanziare la sanità. In pratica, sono state create tante strutture sovradimensionate per gestire un solo servizio, quello sanitario. Che questa frammentazione possa creare efficienza, qualità degli investimenti e dei servizi prodotti è tutto da dimostrare ed è forse la ragione per la quale paesi non federali come la Francia e il Regno Unito non si sono mai avventurati nel delegare verso il territorio la sanità. Un ben attrezzato Stato centrale sa e può fare molto meglio di 20 regioni dove i dirigenti delle Asl sono al cappio dello spoils system politico. Ora, per mettere una toppa alla irrazionalità sanitaria e regionale del Belpaese, si pensa di rafforzare i poteri di controllo della Corte dei conti. Su questo ultimo punto, il premier Mario Monti farebbe bene a valutare il trade-off che ha di fronte e che deve gestire: più controlli della Corte dei conti significano, nell'Italia della deresponsabilizzazione dei dirigenti e dei funzionari pubblici, tempi decisionali più lunghi, al limite quasi infiniti, per realizzare le condizioni ottimali per eliminare qualsiasi ipotesi di responsabilità contabile o amministrativa. La cultura della Corte dei conti è quella della prevalenza della forma giuridica, sulla sostanza economica e, per proteggersi dal rischio, la prassi già affermata è quella dell'atto amministrativo che si perde nei meandri dei formalismi. Ma l'economia italiana ha bisogno di sviluppo e crescita e quindi di una p.a. che decide, non di una amministrazione che si autoassicura burocraticamente contro il «rischio Corte dei conti». Come fare? Semplicemente mettendo tutto in rete, rendendo pubblici sul web, quindi facilmente controllabili dai cittadini, tutti gli atti di spesa della p.a. Si devono creare per il controllo della spesa pubblica le stesse condizioni che permettono al software libero, open source, di essere sviluppato in Rete: lasciare libera l'iniziativa dei cittadini e la loro capacità di dar vita a class action. Il controllo della spesa pubblica sarebbe più efficace, democratico ed anche meno costoso, visto che il costo annuo per il funzionamento di Corte dei conti, Consiglio di stato, Cnel, Csm e Consiglio giustizia amministrativa della Regione Sicilia è pari a 529 milioni di euro. *Twitter@EdoNarduzzi

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