mercoledì 24 ottobre 2012

OTTO BUONE RAGIONI CONTRO LA TOBIN ALL’ITALIANA


INVOCATA STORICAMENTE DALLA SINISTRA E DA TANTI IN BUONA FEDE, AVRA’ EFFETTI NEGATIVI DOVUTI AL MODO CON CUI E’ STATA CONGEGNATA
Otto buone ragioni contro la Tobin Tax all’italiana istituita dal governo Monti. La tassa sulle transazioni finanziarie è un mantra invocato sia storicamente dalla sinistra sia da tanti in buona fede, contro i tanto deprecati eccessi della finanza a scapito dell’economia reale. Vediamo perché a mio modo di vedere la tassa istituita dal governo Monti è sbagliata, e avrà effetti negativi dovuti a come è stata congegnata.  Primo, esporta flussi finanziari. Da sempre è noto, e più volte è stato ammesso anche dal suo ideatore, che in mercati aperti e globalizzati dei capitali una tassazione sulle operazioni finanziarie o è condivisa e analoga tra le maggiori aree finanziarie mondiali, oppure semplicemente si riduce in un arbitraggio da parte del mercato. Cioè nel fatto che chiunque può veste od effettua le operazioni o su piattaforme del tutto non regolamentate o semplicemente su mercati diversi da quelli che hanno istituito la tassa. E’ un effetto negativo che la stessa relazione tecnica annessa al provvedimento varato dal governo non solo riconosce, ma lo cifra in una – spaventosa – riduzione del 30% per quanto riguarda il mercato azionario italiano, e dell’80% addirittura del valore nozionale del mercato dei derivati. Secondo, non è nemmeno europea. Nella grande contesa europea, sono solo 11 i paesi che dichiarano di adottarla. Naturalmente Regno Unito escluso, che per l’importanza della sua piazza finanziaria giustamente pensa di lucrare dalla inettitudine dei tassatori. In più, neanche negli 11 euromembri il modello dell’imposta è unico, come al solito ciascuno fa come crede a casa sua. Risultato: alla delocalizzazione finanziaria dall’Italia extra Ue, si aggiungerà quella intra-Ue. Terzo, non colpisce neanche in maniera omologa la cosiddetta speculazione (che poi tale non è, ma lasciamo perdere).



Poiché la norma varata dalla Commisisone europea lasciava fuori la tassazione delle operazioni intra day, cioè il criticatissimo high frequancy trading come ogni singolo broker. Al contrario il testo italiano le comprende. E anche qui in maniera disomogenea, visto che i francesi vogliono tassare il saldo quotidiano delle operazioni intra day, mentre noi procediamo con una tassazione del 5 per mille su ogni singola operazione.

Quarto, è asimmetrica a vantaggio dello Stato. Naturalmente, le operazioni sui titoli pubblici italiani ed europei sono escluse dalla tassazione, il più indebitato di tutti è colui che fa le leggi e come al solito in Italia le usa a suo esclusivo vantaggio.

Quinto, sbaglia di grosso sui derivati. Al di là del complesso discorso sulla diversa natura dei derivati e sulla loro funzione positiva – ad alcune condizioni – di essere strumenti che “spalmano” il rischio, cioè che dovrebbe contare è il netto delle operazioni in derivati, di copertura e controcopertura, non il valore nozionale, come si sceglie di fare in Italia per accrescere il gettito. Le stime del mercato dei derivati – in Italia come in ogni Paese – sono aperte a forbice, Assosim per esempio ne propone una nel 2011 tre volte superiore agli 8.546 miliardi stimati dalla relazione tecnica governativa.

Sesto, in questo modo si produce disoccupazione. Se fondata la stima del governo, di un calo del 30% del mercato azionario e dell’80% del mercato dei derivati (a vantaggio di altri mercati), ovvio che per SIM e intermediari italiani si porrà il problema di buttare un bel po’ di gente per strada. Evviva!

Settimo, a pagare saranno soprattutto i piccoli risparmiatori. Ogni mutuatario immobiliare che abbia un contratto con copertura del rischio tassi, è legato a uno o più derivati di copertura. Ergo pagherà la sovracommisisone fiscale della Tobin Tax all’italiana. Non c’è praticamente risparmiatore che dia in gestito o amministrato a un intermediario italiano, che ne possa essere esente.

Ottavo, spinge le operazioni verso le piattaforme non regolamentate. E’ un fenomeno già in corso, per effetto della perversa ipertassazione italiana, poiché molti dimenticano che in Italia siamo saliti al 20% di aliquota sui dividendi con imposta patrimoniale sul conto-titoli. La Consob per la prima volta ha diffuso in forma aggregata le segnalazioni sugli scambi anche fuori mercato (Otc), provenienti dal sistema di transaction report costituito tra le autorità del Continente. Nel secondo trimestre 2012 i controvalori degli scambi azionari sulle società quotate italiane avvenuti nei circuiti Otc (209 miliardi di euro) hanno superato i volumi delle piattaforme regolamentate (154 miliardi). Con la Tobin all’italiana, si incentiva lo shadow trading, invece di contrastarlo. Tanto più che, nel testo governativo, la nuova imposta ha la stessa aliquota per le negoziazioni che avvengono in mercati regolamentati ed in circuiti Otc (senza dunque penalizzarle).

Mi pare che possa bastare, al momento almeno, per sostenere che la Tobin all’italiana è una pessima fesseria. Oscar Giannino

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