INVOCATA
STORICAMENTE DALLA SINISTRA E DA TANTI IN BUONA FEDE, AVRA’ EFFETTI NEGATIVI
DOVUTI AL MODO CON CUI E’ STATA CONGEGNATA
Otto buone ragioni contro la Tobin Tax
all’italiana istituita dal governo Monti. La tassa sulle transazioni
finanziarie è un mantra invocato sia storicamente dalla sinistra sia da tanti
in buona fede, contro i tanto deprecati eccessi della finanza a scapito
dell’economia reale. Vediamo perché a mio modo di vedere la tassa istituita dal
governo Monti è sbagliata, e avrà effetti negativi dovuti a come è stata
congegnata. Primo, esporta flussi
finanziari. Da sempre è noto, e più volte è stato ammesso anche dal suo
ideatore, che in mercati aperti e globalizzati dei capitali una tassazione
sulle operazioni finanziarie o è condivisa e analoga tra le maggiori aree
finanziarie mondiali, oppure semplicemente si riduce in un arbitraggio da parte
del mercato. Cioè nel fatto che chiunque può veste od effettua le operazioni o
su piattaforme del tutto non regolamentate o semplicemente su mercati diversi
da quelli che hanno istituito la tassa. E’ un effetto negativo che la stessa
relazione tecnica annessa al provvedimento varato dal governo non solo
riconosce, ma lo cifra in una – spaventosa – riduzione del 30% per quanto riguarda
il mercato azionario italiano, e dell’80% addirittura del valore nozionale del
mercato dei derivati. Secondo, non è nemmeno europea. Nella grande
contesa europea, sono solo 11 i paesi che dichiarano di adottarla. Naturalmente
Regno Unito escluso, che per l’importanza della sua piazza finanziaria
giustamente pensa di lucrare dalla inettitudine dei tassatori. In più, neanche
negli 11 euromembri il modello dell’imposta è unico, come al solito ciascuno fa
come crede a casa sua. Risultato: alla delocalizzazione finanziaria dall’Italia
extra Ue, si aggiungerà quella intra-Ue. Terzo, non colpisce neanche in
maniera omologa la cosiddetta speculazione (che poi tale non è, ma lasciamo
perdere).
Poiché la norma varata dalla Commisisone europea
lasciava fuori la tassazione delle operazioni intra day, cioè il criticatissimo
high frequancy trading come ogni singolo broker. Al contrario il testo italiano
le comprende. E anche qui in maniera disomogenea, visto che i francesi vogliono
tassare il saldo quotidiano delle operazioni intra day, mentre noi procediamo
con una tassazione del 5 per mille su ogni singola operazione.
Quarto, è asimmetrica a vantaggio dello Stato. Naturalmente, le
operazioni sui titoli pubblici italiani ed europei sono escluse dalla tassazione,
il più indebitato di tutti è colui che fa le leggi e come al solito in Italia
le usa a suo esclusivo vantaggio.
Quinto, sbaglia di grosso sui derivati. Al di là del complesso
discorso sulla diversa natura dei derivati e sulla loro funzione positiva – ad
alcune condizioni – di essere strumenti che “spalmano” il rischio, cioè che
dovrebbe contare è il netto delle operazioni in derivati, di copertura e
controcopertura, non il valore nozionale, come si sceglie di fare in Italia per
accrescere il gettito. Le stime del mercato dei derivati – in Italia come in
ogni Paese – sono aperte a forbice, Assosim per esempio ne propone una nel 2011
tre volte superiore agli 8.546 miliardi stimati dalla relazione tecnica
governativa.
Sesto, in questo modo si produce disoccupazione. Se fondata la stima del
governo, di un calo del 30% del mercato azionario e dell’80% del mercato dei
derivati (a vantaggio di altri mercati), ovvio che per SIM e intermediari
italiani si porrà il problema di buttare un bel po’ di gente per strada.
Evviva!
Settimo, a pagare saranno soprattutto i piccoli
risparmiatori.
Ogni mutuatario immobiliare che abbia un contratto con copertura del rischio
tassi, è legato a uno o più derivati di copertura. Ergo pagherà la
sovracommisisone fiscale della Tobin Tax all’italiana. Non c’è praticamente
risparmiatore che dia in gestito o amministrato a un intermediario italiano,
che ne possa essere esente.
Ottavo, spinge le operazioni verso le piattaforme
non regolamentate.
E’ un fenomeno già in corso, per effetto della perversa ipertassazione
italiana, poiché molti dimenticano che in Italia siamo saliti al 20% di
aliquota sui dividendi con imposta patrimoniale sul conto-titoli. La Consob per
la prima volta ha diffuso in forma aggregata le segnalazioni sugli scambi anche
fuori mercato (Otc), provenienti dal sistema di transaction report costituito
tra le autorità del Continente. Nel secondo trimestre 2012 i controvalori degli
scambi azionari sulle società quotate italiane avvenuti nei circuiti Otc (209
miliardi di euro) hanno superato i volumi delle piattaforme regolamentate (154
miliardi). Con la Tobin all’italiana, si incentiva lo shadow trading, invece di
contrastarlo. Tanto più che, nel testo governativo, la nuova imposta ha la
stessa aliquota per le negoziazioni che avvengono in mercati regolamentati ed
in circuiti Otc (senza dunque penalizzarle).
Mi pare che possa bastare, al momento almeno, per
sostenere che la Tobin all’italiana è una pessima fesseria. Oscar Giannino
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