sabato 27 febbraio 2016

venerdì 26 febbraio 2016

UNIONI CIVILI. FIDUCIA SU DIRITTI CIVILI E COSCIENZE, CINISMO SCHIFOSO

“Quello sulle unioni civili era un provvedimento di origine parlamentare, si è trasformato immediatamente in un provvedimento riscritto dal governo”. Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, parlando con i giornalisti in sala stampa a Montecitorio.
“Si è messa la fiducia su un provvedimento sensibile dal punto di vista dei diritti, dei diritti civili, cosa mai vista. La fiducia al governo su un provvedimento che attiene alle coscienze. Si era detto libertà di coscienza. Libertà di coscienza sulla fiducia? Veramente siamo a una deriva aberrante, che la dice lunga su questo governo, su Renzi, su Alfano, sulle forze di maggioranza. E il merito è un pasticcio, perché in questo pasticcio tutti ci si ritrovano malamente, e tutti pensano di trovarci il proprio tornaconto”.
Non è così che si fanno i provvedimenti che attengono alla sensibilità della società civile. Opportunismo, cinismo ignobile, schifoso”, ha aggiunto Brunetta.

USA SPIAVANO BERLUSCONI, SERVE COMMISSIONE DI INCHIESTA. TUTTO SI MUOVE LENTAMENTE PERCHE’ SILVIO FA ANCORA PAURA…..

Una commissione parlamentare di inchiesta e il governo in Aula alla Camera per rispondere alle domande dei parlamentari. Lo ha chiesto Renato Brunetta intervenendo alla Camera dopo le rivelazioni sulle intercettazioni da parte dell'agenzia governativa americana Nsa durante il governo Berlusconi. "Rischia di essere uno dei più grandi scandali della nostra Repubblica e chiediamo ancora una volta una commissione di inchiesta"

LUTTWWAK DEFINITIVO SULLO SFASCIO: L’EURO E LA VIA DI FUGA DELL’ ITALIA

L'esperto di politica internazionale Edward Luttwak parla delle intercettazioni americane ai danni di Berlusconi. Per lui, intervistato da Il Tempo, la notizia che i servizi statunitensi intercettavano le conversazioni telefoniche di Silvio e dei suoi collaboratori più che una conferma della congiura ai danni dell' ex premier italiano è la dimostrazione di una pratica gravissima ai danni dei Paesi alleati. Sottolinea come in  quelle intercettazioni non svelati i segreti della Merkel o di Sarkozy. "L' Italia era sull' orlo del collasso, peggio della Grecia: come una compagnia aerea costretta a lasciare a terra i passeggeri. Solo che qui si parlava di una Nazione, non di una compagnia aerea. E se fosse venuta giù l' Italia, sarebbe crollata tutta l' Europa". Dal golpe del 2011 si passa a parlare della situazione delle banche italiane che nelle ultime settimane sono finite nel mirino dei mercati finanziari. "Nessuna congiura, Non c' è niente dietro, è sotto gli occhi di tutti: sono stati pubblicati i dati sulle sofferenze bancarie degli istituti italiani in alcuni casi del 20 o 30% rispetto a una quota accettabile del 3-4% - e gli investitori sono fuggiti. L'uomo chiave - Se non ci fosse il presidente della Bce Mario Draghi a regalare soldi gratuitamente alle banche la situazione per l' economia italiana sarebbe tragica. Un Paese che ha 2.300 miliardi di debito pubblico e non cresce, per piazzare i suoi titoli di Stato dovrebbe promettere interessi del 9-10%.". Se non ci fosse Draghi secondo Luttwak l'Italia avrebbe solo due strade: una sarebbe di monetizzare il suo debito e uscire dall'euro. La seconda strada è quella delle riforme. "Renzi ha buona volontà ma si è circondato di una squadra di giovani e poco capaci. Così tutto il suo sforzo ha prodotto solo l' 1-2% di quanto sarebbe necessario: riforme blande, pochi tagli alle spese. Bisogna prendere decisioni forti, ma ogni volta ci sono dei freni. Basti pensare al decreto sulle liberalizzazioni di Bersani. Un Paese serio avrebbe mandato gli autoblindo per sedare la rivolta dei tassisti. E se non attui riforme nette, sei tenuto in vita solo dalla falsa finanza di Draghi". 

mercoledì 24 febbraio 2016

GUARDA UN PO’………………..NAPOLITANO….


DA COORDINATORE A COORDINATORE (EMILIA-ROMAGNA - TOSCANA)


Le bandiere di Forza Italia tornano a sventolare nell’ alto Mugello

In tutti i Comuni dell’ Alto Mugello Forza Italia  ancora  tra la gente. Dopo una fase di riorganizzazione, dichiara Silva Gurioli, Vice Coordinatore di Forza Italia Firenze Provincia, Forza Italia torna sul territorio, fuori dai palazzi, per parlare con la gente, ascoltare e proporre  programmai ed impegnarsi al loro fianco. È questo il senso dell’iniziativa di sabato 20 febbraio scorso, quando come in molti altri Comuni della provincia di Firenze. Silva Gurioli e Mauro Ridolfi ai banchetti di Forza Italia di Marradi-Palazzuolo e Firenzuola  hanno distribuito  un giornale dal titolo evocativo “Forza Italia c’è” e un volantino sulla vicenda della proposta di Legge Cirinnà, al vaglio in questi giorni del Senato della Repubblica, redatto dalla responsabile del dipartimento famiglia del coordinamento provinciale, Stefania Celenza , dove si ribadisce con forza la netta contrarietà di Forza italia alla “step child adoption”Avviando il lavoro di riorganizzazione di Forza Italia nel Mugello, nell’ambito degli incontri e dei contatti e delle consultazioni in corso sul territorio, il v.coordinatore provinciale Silva Gurioli ha incontrato il Presidente del Club Forza Italia Mugello, Fulvio Boni storico eponente degli azzurri.
Nel corso dell’incontro è stata ribadita la stretta collaborazione fra il Club ed il Partito e la comune identità di intenti per favorire il radicamento di Forza Italia sul territorio con l’obbiettivo di rilanciare il Partito di Silvio Berlusconi come guida politica di tutto il centrodestra che si oppone alla sinistra ed al governo Renzi.

CRONOLOGIA DEL GRANDE IMBROGLIO CONTRO BERLUSCONI

E' online il #Dossier 1101 – Cronologia del grande imbroglio

martedì 23 febbraio 2016

#‎JOBSACT. IMBROGLIO COSTOSO E DANNOSO, RENZI-POLETTI VERGOGNA

Noi l’avevamo detto, oggi sul Fatto Quotidiano lo conferma Luca Ricolfi, che è il maggiore esperto di analisi dei dati: il Jobs act è stato un imbroglio, costoso e dannoso.
Il Jobs act doveva ridurre la precarietà e invece, secondo l’analisi di Ricolfi, durante il 2015 il tasso di occupazione precaria, ossia la quota dei lavoratori dipendenti con contratti temporanei, ha raggiunto il massimo storico da quando esiste questa statistica (2004), superando il 14%.
Quanto ai 764.000 posti stabili in più del 2015 decantati da Renzi, questi sono la somma fra il numero delle trasformazioni (578.000) e il saldo fra assunzioni e cessazioni (186.000). Per quanto riguarda le trasformazioni, secondo Ricolfi è vero che quelle del 2015 sono state di più di quelle del 2013 e del 2014, ma se risaliamo anche solo al 2012 (l’anno di Monti) le trasformazioni erano state oltre 600.000, ossia un po’ di più di quelle vantate dal governo per il miracoloso 2015. E questo nonostante quello di Monti sia stato un anno di recessione. Resterebbe il saldo di 186.000 contratti stabili in più, ma, dice Ricolfi, sono dovuti alla decontribuzione e non al contratto a tutele crescenti del Jobs act. Inoltre, la modesta ripresa occupazionale si deve al fatto che anche il Pil è tornato a crescere, ancorché poco, più che a specifiche norme volte a favorire l’occupazione.
E poi non bisogna dimenticare, sempre secondo Ricolfi, il decreto Poletti del marzo 2014, che liberalizzava le assunzioni a termine, permettendo molteplici rinnovi. Una misura in direzione opposta a quella del Jobs Act, perché incentiva le assunzioni a tempo determinato.
Tutto sommato, conclude Ricolfi e noi siamo d’accordo, non è valsa la pena di spendere i 2 miliardi per la decontribuzione delle nuove assunzioni nel 2015, che tra l’altro ha un ulteriore costo di 5 miliardi nel 2016 e 5 miliardi nel 2017, per un totale di 12 miliardi, oltre ad aver drogato il mercato del lavoro. E quella del 2015, quindi, potrebbe rivelarsi una “bolla occupazionale”.
Renzi e Poletti, invece di esultare, si vergognino.

DUE ANNI DI GOVERNO RENZI……


domenica 21 febbraio 2016

FORZA SENIORES BOLOGNA : 5 MARZO INCONTRO


  
Cari amici, come  Coordinamento Seniores di Forza Italia di Bologna vogliamo continuare a diffondere dati, opinioni, proposte e, in seguito, con lo strumento dei sondaggi, vorremmo darvi la possibilità di esprimere il vostro pensiero su fatti e criticità che riguardano la vita quotidiana di ciascuno. Nel precedente comunicato parlavamo della sicurezza a Bologna sulla base di una nostra ricerca, presentata in un convegno effettuato nel novembre scorso, che aveva fatto emergere dati clamorosi e, a quel tempo, nient'affatto diffusi.  In questa occasione diamo notizia di un Incontro Pubblico, da noi organizzato, che si terrà nella sala Biagi del Complesso del Baraccano in via Santo Stefano 119 Bologna alle ore 10 di Sabato 5 Marzo 2016 sul tema dello scippo che il Governo Renzi ha fatto, negando, per la gran parte, la perequazione delle pensioni stabilita dalla sentenza della Corte Costituzionale.
Non sarà solo una semplice denuncia, ma occasione per fornire indicazioni concrete e supporto per ricorrere, individualmente, contro questa ingiustizia ai danni dei pensionati. Alleghiamo, di seguito, il primo avviso dell'evento. Seguirà, a giorni, la locandina con il programma e gli interventi previsti. Un saluto a tutti e….. Forza Silvio.- Coordinamento Seniores – Bologna P.S. Se volete contattarci – seniores.coordbo@gmail.com

DUE ANNi BUTTATI


Alessandro Sallusti - Renzi compie due anni di governo. Spiace dirlo, ma in soli 24 mesi il premier ha dissipato un patrimonio di speranza e ottimismo che non si vedeva dai tempi della discesa in campo di Silvio Berlusconi del 1994 Ha avuto la grande occasione di aggregare le forze migliori, le più moderne, riformiste ed esperte, del Parlamento e del Paese, e forse per un momento ci ha pensato e addirittura provato davvero. Il famoso Patto del Nazareno, con il quale ha inaugurato la sua segreteria, doveva e poteva essere l'antipasto di un nuovo pranzo da apparecchiare agli italiani. L'errore è stato pensare che Renzi fosse in grado, per storia, cultura e carattere, di stare seduto a capotavola di un desco così importante. E invece è stato un disastro.I suoi coinquilini del Pd li ha relegati in cucina a lavare i piatti, l'ospite d'onore Silvio Berlusconi trattato come un cameriere, al socio Alfano ha servito gli avanzi di un pranzo consumato in allegria con gli amici di sempre, una banda di ragazzini e faccendieri catapultati di botto dai giochini bancari della Toscana alla sala dei bottoni dell'ottava potenza mondiale.Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi. Il Parlamento è un bivacco di disperati e traditori, il Paese non cresce, la Borsa crolla e ogni giorno spunta una nuova emergenza. L'Europa se ne è accorta e sguazza nelle nostre debolezze. Lui, Renzi, tira diritto, anche se la spavalderia di un tempo è solo un ricordo. Ai suoi che cominciano a guardarlo con aria preoccupata replica deciso: tranquilli, adesso mandiamo tutti a quel paese e ci facciamo il «Partito della Nazione». Ma è solo l'ennesima bugia, un comperare tempo. Comperare tempo, ecco cosa ha fatto Renzi per due anni. Ma ora il tempo sta per scadere. È tardi anche per il «Partito della Nazione». Un conto era assemblare eccellenze, altro è raccattare come è avvenuto - scarti di altri partiti, leaderini reduci da clamorosi fallimenti, frustrati rancorosi e via dicendo. Quanto potrà resistere Renzi in queste condizioni? Qualche mese, qualcuno dice un anno. Peccato, due anni fa ci eravamo preparati a scrivere tutta un'altra storia, non fatta di prese in giro, furbate e ricatti.

OTTOBRE AGGIUSTAMENTO CONTI DI 50MLD, SARA’ AUTUNNO NERO RENZI


Lo si sapeva già dalla scorsa estate che la congiuntura economica mondiale avrebbe volto al peggio, ma nonostante ciò Matteo Renzi a ottobre ha fatto una Legge di stabilità tutta irresponsabilmente in deficit, ipotizzando un tasso di crescita nominale del Pil italiano irrealistico tanto per il 2015 quanto per il 2016. Nel 2015, infatti, la crescita reale non è stata dello 0,9% previsto dal governo, ma solo dello 0,6% e l’inflazione non è stata 0,3%, ma 0,1%. Pertanto, la crescita nominale (Pil reale + inflazione) non è stata dell’1,2%, ma dello 0,7%: un errore di stima, da parte di Renzi e Padoan, di mezzo punto di Pil. Significa che servirà una manovra correttiva in primavera da 4-5 miliardi.
Allo stesso modo, come ha detto ieri l’Ocse, ma purtroppo vedremo una lunga serie di revisioni al ribasso nel corso dei prossimi mesi, il Pil reale dell’Italia nel 2016 non sarà dell’1,6% previsto dal governo, ma solo dell’1%, e l’inflazione non dell’1%, ma al massimo dello 0,3%. Ne deriva un tasso di crescita del Pil nominale, quello che conta ai fini del rispetto dei parametri europei, dell’1,3%, pari esattamente alla metà del 2,6% previsto dal governo. Questo significa che la Legge di stabilità del prossimo ottobre dovrà contenere un aggiustamento dei conti pubblici di 40-50 miliardi.
Tra manovra e referendum, sarà l’autunno nero di Matteo Renzi.

HA PENSATO SOLO A CONSENSO INTERNO E NO A NUOVA VISIONE EUROPA


Come agisce il governo Renzi in merito al sistema bancario? Gennaio 2015. Primo decreto legge sulla trasformazione delle popolari. Poi c’è il decreto legislativo sul bail in. Poi c’è il decreto legge di novembre, il cosiddetto ‘salva banche’, collocato in legge di stabilità e diventato così legge. E che verrà cambiato con un altro provvedimento. E poi abbiamo il decreto legge sulle BCC approvato lo scorso 11 febbraio e che sta facendo divertire, diciamo così. Sto studiando queste cose.  Sto studiando queste vicende. Emerge un modo non proprio limpido, non proprio chiaro, non proprio per gli interessi del Paese, del governo Renzi di trattare il problema banche. Soprattutto, così racconta qualche uccellino, dicono che il decreto ultimo sulle Bcc possa servire, forse, a comprare a prezzo di saldo il Monte dei Paschi di Siena. A pensar male si fa peccato, con quel che ne consegue…
Il fatto che Renzi abbia operato con questi 4 provvedimenti in modo non trasparente, con errori macroscopici, indebolendo il nostro sistema bancario, lo stiamo vedendo in borsa. Un governo che opera con questa improntitudine, e con questo conflitto d’interessi. Non solo su Banca Etruria, ma anche su altre strane cose. Per questo ho chiesto la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario italiano.
Il giorno dopo anche Renzi disse di volere una Commissione d’inchiesta. Dopo di ciò non se ne è più parlato. Il Pd alla Camera non ha presentato nulla. Tutto sembra sopito. Visto che Renzi qualche giorno addietro ha fatto delle accuse molto pesanti nei confronti di due banche tedesche, dovrebbe far seguire i fatti alle sue parole e fare una Commissione parlamentare d’inchiesta. Altrimenti si dimostrerà una tigre di carta. Vogliono fare quello che hanno fatto nel 2011. Prima era lo spread e le nostre aziende, adesso sono le banche. E per fare tutto questo hanno bisogno di alcuni agenti interni che aprano, diciamo così, le porte. Quindi subito Commissione parlamentare d’inchiesta. Presidenza a un esponente dell’opposizione, e in sei mesi si potrebbe avere chiarezza su tutto.  Nel passato le banche non potevano fallire, nel passato gli Stati non potevano fallire. Da quando una passeggiata a Deauville, a inizio della crisi americana, fece dire a due capi di Stato Merkel e Sarkozy che due Stati possono fallire, vuol dire che possono fallire anche le banche. Gli Stati emettono titoli pubblici, sicuri solitamente perché dietro c’è uno Stato. Un cittadino compra questi titoli perché sono solvibili ed esigibili. All’inizio della crisi americana, che gli americani risolvono immettendo liquidità nel sistema: sporchi, maledetti e subito. La Fed americana nel 2007-2008 evitò il collasso comprando sul mercato titoli degli istituti bancari, lasciandone fallire uno come simbolo che il mercato c’era, e salvando tutti gli altri. Aiuto di Stato, perché il mercato aveva fallito. L’Europa questa lezione non l’ha imparata. E anche l’Italia ha pagato per questo.

RENZI CHIEDE APPLAUSO COME COMICI UN PO' GIU' DI CORDA



Al 31 dicembre 2015 sono 40.498 le imprese iscritte nel Registro delle Imprese di Ravenna, 236 in meno rispetto alla stessa data dell’anno passato.  Il calo è stato determinato da un saldo negativo tra cessazioni e nuove iscrizioni di 116 unità a cui si sono aggiunte le ulteriori cancellazioni di ufficio di posizioni inattive da anni. Al netto di queste ultime il tasso di variazione nel 2015 è risultato del -0,28%. Confrontando questo dato con quello degli ultimi anni, -0,34% nel 2014 e -1,20% nel 2013, se ne ricava un quadro che permane negativo, ma con una tendenza al miglioramento.
Rispetto al 31 dicembre 2014 gli unici settori che presentano un segno positivo nella variazione del numero di imprese registrate appartengono al terziario avanzato. Si tratta di imprese operanti nel settore turistico, creditizio e assicurativo e dei servizi alla persona, servizi all'impresa e professionali. L'incremento più rilevante interessa le imprese dei servizi alla persona (+69 unità, pari al +2,4%). A seguire le imprese turistiche (alloggio e ristorazione) crescono di 44 unità (+1,3%), quelle dei servizi alle imprese (attività finanziarie, informatiche professionali, immobiliari) di 31 unità (+0,6%) e infine quelle del credito e assicurazioni di 12 unità (+1,7%). Tra i settori maggiormente in sofferenza si segnalano l'agricoltura, le costruzioni e il commercio. L'agricoltura negli ultimi dodici mesi fa segnare -141 imprese (-1,9%). Il settore edile perde altre 117 imprese (-1,9%). Il commercio si riduce di 83 unità (-0,9%) mentre il settore dei trasporti e spedizioni diminuisce di 34 unità (-3,5%) allungando anch'esso un trend negativo in atto da tempo. Il settore industriale si riduce di 49 unità (-1,9%). Al suo interno le attività manifatturiere più colpite sono quelle della fabbricazione di prodotti in metallo, di materiali da costruzione, di altri mezzi di trasporto e quelle alimentari e delle bevande. Il settore più in salute è quello della gomma e plastica e della moda. Per quanto riguarda le aree territoriali della provincia, nel 2015 tutte sono state interessate da una riduzione del numero di imprese. Quella ravennate è interessata dalla perdita – in termini relativi – più contenuta (-0,2%) seguita dalla Romagna faentina (-0,6%) e infine dalla Bassa Romagna (-1,2%). Tra i comuni più grandi della provincia solo Cervia mostra una variazione positiva, negativi Ravenna, Faenza e Lugo. Nel comparto artigiano la flessione nel numero delle imprese registrate è risultata più pesante in termini relativi rispetto alla media generale. Al 31 dicembre 2015 le imprese artigiane registrate sono 10.777 ovvero 195 in meno nel confronto con il dicembre 2015 pari ad una diminuzione dell' 1,8%. Le imprese femminili sono invece risultate 8.249, in crescita di 18unità rispetto alla stessa data dello scorso anno (+0,2%). Appartengono per la maggior parte ai settori del commercio (il 27,2%) , segue l'agricoltura (15%), i servizi alla persona (15%) e il turismo (13,9%). Anche in questa fase si conferma positivo il saldo delle imprese con titolare straniero o a maggioranza dei soci straniera. Al 31 dicembre 2015 sono iscritte 4.223 imprese straniere nel Registro imprese di Ravenna: 59 in più rispetto alla stessa data dello scorso anno (+1,4%). I settori di attività nei quali la quota di imprenditoria straniera è più rilevante sono quelli delle costruzioni (27,8%), del commercio (16,1%) e del turismo (8,9%). Al 31 dicembre 2015 sono 2.717 le imprese giovanili registrate a Ravenna. Negli ultimi 12 mesi il loro numero ha subito una flessione di 125 unità pari al -4,4% rispetto alla stessa data dell’anno precedente, il che si giustifica principalmente con la perdita dei requisiti per la definizione di “giovanile” ovvero il superamento della soglia dei 35 anni da parte di soci e titolari. Appartengono prevalentemente ai settori del commercio dove ne sono presenti 798 (il 29,4% del totale delle imprese giovanili), delle costruzioni, 634 (23,3%) e del turismo 333 (12,3%).

NELLA ROSSA EMILIA-ROMAGNA: IMPRESE GIOVANILI, DISCESA SENZA FRENI


Ancora in calo le imprese in Emilia-Romagna. Di Giuseppe Sangiorgi Sono solo 33.991, l’8,3 per cento delle imprese regionali, 1.261 in meno in un anno (-3,6 per cento). In Italia la perdita è più contenuta (-2,7 per cento). La contrazione è determinata da ditte individuali (-1.149 unità) e società di persone (-9,4 per cento). Crescita, seppur contenuta, delle società di capitali (+4,7 per cento). Settori: crollo nelle costruzioni (-1.041 unità, -11,2 per cento), caduta nell’industria (-5,2 per cento) e flessione nei servizi (-0,7 per cento). In controtendenza aumento nell’agricoltura (+3,6 per cento).
In Emilia-Romagna, la base imprenditoriale giovanile regionale continua a contrarsi più rapidamente rispetto a quanto avviene a livello nazionale. A fine 2015 le imprese giovanili attive sono risultate infatti 33.991, ovvero l’8,3 per cento delle imprese regionali. Gli effetti della crisi economica e della restrizione del credito continuano a pesare. In un anno se ne sono perse 1.261, con una lieve accelerazione della tendenza negativa (-3,6 per cento), che, invece, appare più contenuta per le altre imprese, diminuite dello 0,3 per cento. La tendenza in regione è, da tempo, più pesante di quella nazionale, che vede le imprese giovanili (548.524, pari al 10,7 per cento del totale) diminuire del 2,7 per cento e le altre imprese invertire la tendenza e fare segnare un lieve aumento (+0,2 per cento). Questo emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio di fonte InfoCamere elaborati dal Centro studi e ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna.

venerdì 19 febbraio 2016

HA PENSATO SOLO A CONSENSO INTERNO E NO A NUOVA VISIONE EUROPA


"La domanda politica popperianamente verificabile è: cosa ha fatto lei, cosa ha fatto il suo Governo in questi due anni per cambiare questa Unione Europea? Non chiacchiere, non frasi che suonano bene, non Telemaco. Fatti".
Lo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, intervenendo in Aula a Montecitorio durante le comunicazioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio.
"Cosa ha fatto lei in due anni? Ha interpretato il suo ruolo in Europa in maniera retorica, miope, variabile, a seconda delle convenienze. Pensando molto più ai riflessi sul consenso interno che a una nuova visione dell'Europa", ha aggiunto Brunetta. BREXIT E IMMIGRAZIONE SONO FALLIMENTI DELL'UNIONE EUROPEA "La Brexit indica un assetto dell'Unione a geometrie variabili, e che a determinare le scelte degli Stati membri non sono più gli ideali, il senso comunitario dei padri fondatori, ma l'opportunismo. Il secondo, i migranti, ci riporta a un'emergenza a cui l'Europa non ha saputo dare risposte, con l'unico risultato della costruzione di muri e di cancelli, ivi compreso il muro al Brennero".
"Gliene ha parlato l'altro giorno il Primo Ministro austriaco? E' mai successo che un muro sia stato messo nelle frontiere rispetto ad un Paese fondatore dell'Unione? E lei non ha detto nulla signor Presidente del Consiglio. E' a rischio Schengen, ma con Schengen è a rischio l'Europa".
"E' il solito modo dell'Europa di rispondere alle crisi: troppo poco e troppo tardi. Con gli effetti collaterali che ne derivano: disgregazione politica, economica e sociale. Purtroppo da queste crisi l'Europa sembra non aver imparato nulla se Paesi importanti come la Gran Bretagna minacciano di uscire dall'Ue, e il fenomeno resta tragicamente irrisolto e i mercati finanziari sono ancora ogni giorno in forte tensione".

RENZI CHIEDE APPLAUSO COME COMICI UN PO' GIU' DI CORDA


"Lei oggi ha iniziato con piccola gaffe. Ma la cosa più grave è che lei ha dovuto chiedere l'applauso sul Jobs Act, perchè nessuno aveva ritenuto di applaudirla su quel punto, semplicemente perchè nessuno le crede più, neanche il suo partito". Lo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, intervenendo in Aula a Montecitorio durante le comunicazioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio."Mi fa tenerezza quella sua richiesta di applauso, come quei comici un pò giù di corda che quando non fanno ridere chiedono l'applauso e spiegano: 'guardate che questa è una battuta'".

martedì 16 febbraio 2016

RENZI TAGLIA LE REVERSIBILITA’ ALLE VEDOVE E LA ESTENDE ALLE COPPIE GAY.

L'ultimo schiaffo ai pensionati. Renzi taglia lae pensioni di reversibilità alle vedove: saranno legate all'Isee. Nel frattempo il ddl Cirinnà la estende alle coppie gay. L'ira di Gasparri: "Ingiustizia sociale che va a colpire le persone più deboli"
Sergio Rame "È incredibile che il governo italiano stia pensando di tagliare le pensioni di reversibilità per i vedovi e le vedove e al tempo stesso le estenda alle coppie gay".
Maurizio Gasparri smaschera Matteo Renzi. Esponenti vicini al premier vogliono rivedere le pensioni di reversibilità, ovvero quelle erogate agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che muore avendo maturato i requisiti per l'assegno. Peccato che, una volta approvato il ddl Cirinnà sulle unioni civili, le coppie omosessuali godranno della reversibilità che viene, invece tagliata alle vedove.
Non nappena la proposta renziana di legare all'Isee le pensioni di reversibilità è arrivata in Commissione Lavoro alla Camera, il centrodestra è insorto. "Così fregano migliaia di persone, soprattutto donne rimaste vedove, rubando contributi effettivamente versati, per anni - tuona Matteo Salvini - un governo che fa cassa sui morti mi fa schifo". Palazzo Chigi ha provato a spegnere le polemiche spiegando che, "se ci saranno interventi di razionalizzazione, saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri""La delega del governo dà non toglie", assicura lo staff del premier ricordando che il governo ha stanziato per la prima volta un miliardo di euro strutturale su una misura unica di lotta alla povertà"Inoltre - viene ricordato a Palazzo Chigi - qualsiasi intervento varrà solo sulle prestazioni future e non su quelle in essere, che quindi non verranno toccate". Le rassicurazioni della presidenza del Consiglio non convincono le opposizioni. Anche perché, come fa notare Gasparri, il governo da una parte taglia le pensioni di reversibilità a vedovi e vedove, dall'altra le estende alle coppie gay. "Renzi ci spieghi i motivi di questo vergognoso atto di ingiustizia sociale che va a colpire le persone più deboli - tuona il senatore di Forza Italia - per privilegiare pochi si danneggiano tanti". Chi è stato privato di un affetto ora rischia anche di non avere più ciò che economicamente gli spetta per continuare ad andare avanti. Nel frattempo, però, il ddl Cirinnà sulle unioni civili amplia la platea dei beneficiari in termini imprevedibili e suscettibili di ulteriori comportamenti opportunistici. "Invece di tagliare sprechi e privilegi, a partire dalla vergogna delle pensioni d'oro - tuona Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia - Renzi e la sinistra se la prendono con la povera gente e continuano a fare marchette alle lobby e alle banche".
La mossa dei renziani scontenta alle le associazioni omosessuali che, pur godendo dei privilegi introdotti dal ddl Cirinnà, temono di vedersi ridurre garanzie e tutele. "Da una parte si mette sulla carta un diritto, quello alla reversibilità, dall'altra lo si abolisce - tuona Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center - si vuole smantellare lo stato sociale lasciando soprattutto gli anziani senza assistenza".

PARLAMENTARI LAVORANO POCHISSIMO

di Arrigo Antonellini - Lo dice Napolitano, lo mette in prima pagina SKY TG24
La rete televisiva in diretta che tra l'altro ci dice in diretta cosa ne pensano gli italiani, mentre sapere cosa ne pensano i lughesi sulle tante cose che incidono sulla loro qualità della PD lo sanno in Rocca, al Pd....
Questa volta il tema è quanto lavorano i nostri parlamentari, tre giorni la settimana, che come tutti sappiamo è di sette, di giorni.
Ma negli altri giorni devono lavorare sul loro territorio!
Ogni quanto siete con i nostri parlamentari, quelli che abbiamo mandato noi, parlate, vi confrontate, con loro? Arrigo Antonellini 

lunedì 15 febbraio 2016

NON E’ CRISI: E’ TRUFFA! E IN QUANTO TALE NON E’ UNA COSA PASSEGGERA.


L’automazione, industriale e dei servizi, da tecnologici macchinari per le produzioni, fino alle casse automatiche che ormai troviamo ai caselli autostradali e nei supermercati, hanno certamente sottratto alla collettività numerosi posti di lavoro. E di questo, ne hanno beneficiato in pochi, ovvero i grandi gruppi industriali, che grazie all’automazione hanno triplicato, quintuplicato, decuplicato – in alcuni settori anche di più – la produttività, riducendo i costi, mentre per i lavoratori le condizioni di lavoro non sono migliorate, e l’orario di lavoro non è diminuito.
Ma il problema non è solo questo. Le grandi aziende hanno spostato le produzioni laddove il costo del lavoro è basso, fenomeno che riguarda non solo le fabbriche, ma un numero sempre più ampio di servizi, per esempio i call center, spostati in nord Africa ed in Albania.
Le aziende che hanno delocalizzato, oltre ad avere lasciato persone senza lavoro, hanno posto fuori mercato le aziende rimaste, che non possono competere con chi produce dove il costo del lavoro e le tasse sono tre/quattro volte inferiori. Molte piccole aziende, quelle che da sempre hanno costituito l’ossatura dell’economia italiana, sono chiuse, o stanno chiudendo. Ed il fenomeno delle delocalizzazioni non è cessato: quasi ogni settimana apprendiamo di qualche azienda che lascia a casa decine, centinaia, talvolta migliaia di lavoratori per andarsene verso altri lidi, dove aumentare i margini di guadagno. Come hanno dimostrato alcune inchieste – per esempio anche di Report – delocalizzano

IERI LO SPREAD, OGGI LE BANCHE. COSÌ BERLINO SI MANGIA L’ITALIA

Renato Brunetta - In una unione monetaria, quale è l’Eurozona, la condivisione dei rischi, e tutto quanto ne consegue in termini di sacrifici richiesti ai governi e ai cittadini, non può che procedere di pari passo con la condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire. Perciò, come abbiamo detto, sosteniamo l’importanza fondamentale della implementazione in Europa di una garanzia comune sui depositi, come avviene (e funziona!) negli Stati Uniti per far fronte a episodi di “panico finanziario”, nell’ambito di una vera unione bancaria, non costruita a immagine e somiglianza delle debolezze e degli egemonismi teutonici.
Tre vie, quelle illustrate, che consigliamo modestamente al presidente Renzi di seguire fin da subito: ne va della sopravvivenza stessa della moneta unica. Se l’Italia affonda trascina con sé pure l’euro. Nel 2012 siamo riusciti a salvarlo dall’implosione non grazie a Monti, del tutto inutile presidente del Consiglio di obbedienza merkeliana, ma grazie all’azione della Bce di Mario Draghi, voluto a quel posto da Berlusconi. Oggi tocca ai governi salvare le loro economie e l’Europa dalla cospirazione in atto (copyright sempre di Draghi).
Si dia una mossa Matteo Renzi su questi obiettivi, piuttosto che incontrare ridicolmente i leader europei, con l’unico scopo di ricevere solidale pietà per la sua Legge di stabilità in deficit. Non ne esce bene: in Europa ormai lo deridono e lo ignorano tutti. Cambi verso, questa volta veramente. O la crisi spazzerà via con lui l’Italia. A noi interessa solo l’Italia. Per Renzi la strada è già segnata:
a ottobre, manovra shock e referendum sulla riforma costituzionale lo manderanno a casa.

IL ROTTAMATORE DI D’ALEMA ROTTAMATO DA D’ALEMA

Clamoroso restroscena de “Il Foglio”: Letta, Prodi e D’Alema stanno lavorando per insediare un tecnico alla guida del governo

Ci sta che Matteo Renzi possa essere preoccupato dopo i tanti e ripetuti segnali di queste ultime settimane. A partire da Giorgio Napolitano che,  ha sollecitato il premier a una maggiore «accortezza» con l’Europa e con Angela Merkel, invitando però a non fare «analogie» tra il Berlusconi del 2011 e il Renzi di oggi. L’ex capo dello Stato, insomma, ha voluto smentire i timori di chi pensa che sia in atto un’operazione per far saltare il governo Renzi. D’altra parte, è proprio questo il sospetto che ieri campeggiava sulla prima pagina del Foglio, quotidiano solitamente informatissimo sulle cronache renziane, al punto che più d’una volta ne ha anticipato le mosse . Si racconta di un forte pressing presso l’establishment europeo da parte dei tre ex premier Romano Prodi, Massimo D’Alema e Enrico Letta, uniti dall’obiettivo comune di voler commissariare Renzi e sostituirlo con un tecnico alla Mario Monti (il nome che rilancia Il Foglio è quello dell’attuale presidente dell’Inps, Tito Boeri). Uno scenario non nuovissimo, ma ora avvalorato anche dall’inner circle del premier. E di segnali, in questo senso, ce ne sono stati. Dalle brusche oscillazioni dei mercati e di Piazza Affari fino al sali e scendi dello spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi, uno dei principali indicatori per capire i segnali che arrivano dalla burocrazia (…)(…) di Bruxelles. Ma la tempesta potrebbe essere perfetta anche per l’imminenza di una

venerdì 12 febbraio 2016

MALAN: ECCO COME LA CIRINNA’ DARA’ LA CITTADINANZA AGLI IMMIGRATI


Secondo il senatore di Forza Italia le unioni civili così come sono disciplinate dal ddl Cirinnà ricalcano il matrimonio, anche sugli articoli relativi all'acquisizione della cittadinanza. Così, provoca il senatore forzista, con la Cirinnà: "Svuoteremo i Cie perché passeranno tutti all'anagrafe"
Alessandra Benignetti - Sono in molti i senatori che finora hanno contestato vizi di forma e sostanza al testo del ddl Cirinnà, fino ad arrivare a denunciare il vizio di incostituzionalità. Ma un’imprecisione del testo all’esame del Senato che risulta decisamente singolare, è quella evidenziata nel suo intervento di ieri dal senatore di Forza Italia, Lucio Malan, che ha osservato come con il ddl Cirinnà, si svuoteranno presto anche gli affollati Centri di Identificazione ed Espulsione italiani. Sì, perché, secondo Malan, agli immigrati basterà stipulare un contratto di unione civile per ottenere la cittadinanza italiana, esattamente come avviene con il matrimonio. Il senatore di Forza Italia sostiene, infatti, che il vero obiettivo di questo ddl sia quello di equiparare le unioni civili all’istituto del matrimonio, e quindi di introdurre nel nostro ordinamento il matrimonio egualitario per le persone omosessuali. Argomentando la propria tesi nel suo intervento in Senato, Malan ha quindi spiegato che, benché nel ddl Cirinnà non

BRUNETTA: BANCHE, “GOVERNO RENZI NEL CAOS, CDM VUOTO DI CONTENUTI E PROVVEDIMENTI”


 “Capiamo l’iperattivismo di Matteo Renzi, il voler stressare la sua giovane età, l’inizio della sua giornata presto la mattina e la fine tardi la sera, ma quella dei Consigli dei ministri notturni sta diventando una cattiva abitudine. Lo ha fatto il 20 gennaio quando è stata approvata la copertina degli 11 decreti legislativi della riforma Madia (i cui testi sono stati pubblicati dopo quasi un mese), e lo ha fatto ieri con i provvedimenti relativi al settore bancario di cui, ancora una volta, è stata approvata solo la copertina e non si conoscono i testi. Che ci sia una precisa volontà di Renzi di far passare queste norme a luci spente a mezzanotte, sperando che nessuno si accorga dei pasticci che fa? Con particolare riferimento al Consiglio dei ministri di ieri, nulla ha fatto il governo per il ristoro degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati truffati dagli amministratori delle quattro banche interessate dal famoso decreto di domenica 22 novembre 2015, nonostante l’impegno, ancorché non sufficiente, preso con la Legge di stabilità e già da due mesi dato per fatto. E poi ci chiediamo, come è stato “recepito nella legislazione l’accordo raggiunto con la Commissione Europea sullo schema di garanzia per agevolare le banche nello smobilizzo dei crediti in sofferenza”? Quali sono i termini di quell’accordo? Anche in questo caso, a distanza di oltre due settimane (era il 26 gennaio) dall’incontro a Bruxelles tra il ministro Padoan e la commissaria europea Vestager, nulla è dato sapere.
In piena tempesta sui mercati, il governo italiano è incapace di dare una risposta seria e credibile alla crisi finanziaria, convocando Consigli dei ministri volutamente notturni e colpevolmente vuoti di contenuti e di provvedimenti: governo Renzi nel caos”.



AVANTI TUTTA…


giovedì 11 febbraio 2016

BERLUSCONI FA A PEZZI RENZI: “IN EUROPA E’ ININFLUENTE


Berlusconi al Corriere del Ticino: "Unirò il centrodestra contro Renzi". E mette a nudo le debolezze del govern
In una lunga intervista sul Corriere del Ticino a firma di Marcello Foa, blogger de ilGiornale.it e direttore del gruppo editoriale svizzero Corriere del Ticino-Media, Silvio Berlusconi spazia dalla politica italiana all'attualità internazionale. Ma la sua prima preoccupazione resta la salute della democrazia in Italia. Da qui la critica Matteo Renzi per le polemiche sull'Europa. "Il premier è irrilevante in ambito internazionale e il suo comportamento sta danneggiando ulteriormente l'Italia". Critiche, poi, anche al Movimento 5 Stelle che definisce "un partito basato sull'invidia sociale".
Nel rapporto con l'Unione europea Berlusconi rimprovera a Renzi un "comportamento inefficace e controproducente". "Io, da premier, anche con il mio peso personale e con il talento dell'amicizia - racconta il Cavaliere nell'intervista al Corriere del Ticino - cercavo di convincere gli altri leader e di portarli sulle posizioni dell'Italia, come avvenne per la nomina di Mario Draghi alla presidenza della Bce, e, solo se indispensabile, usavo il potere di veto per impedire che si assumessero decisioni contro i nostri interessi nazionali". Renzi, invece, lancia attacchi come se fosse una sua questione personale nei confronti dell'Europa. "Col risultato di danneggiare ulteriormente l'Italia che, purtroppo, come conseguenza della politica di Renzi è diventata del tutto irrilevante in ambito internazionale".
"Io - torna a ricordare Berlusconi - sono stato vittima di un vero e proprio golpe che ha avuto come regista - è la rinnovata accusa - la più alta carica dello Stato italiano (Giorgio Napolitano, ndr) e come complici alcuni protagonisti della politica europea (Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, ndr)". Alla base del golpe, ormai è noto, c'era l'imbroglio dello spread. "È stato rovesciato un governo democraticamente eletto per insediarne un altro che rispondesse ai diktat di Bruxelles e non osasse dire 'no' alla Germania, come invece sapevo fare io, per difendere gli interessi nazionali e una visione comunitaria e solidale dell'Europa", incalza Berlusconi rimproverando a Renzi anche di essere "l'unico premier europeo non eletto democraticamente dai cittadini e questa anomalia, di cui ormai tutti sono consapevoli, lo rende debole e ininfluente".


FOIBE: BERLUSCONI, RENDIAMO ONORE A ITALIANI VITTIME COMUNISMO


Roma, 10 feb. (AdnKronos) - “In questa giornata del ricordo per le vittime delle Foibe, istituita dal nostro governo di centrodestra nel 2004, rendiamo onore agli italiani che pagarono con una morte terribile il loro attaccamento alla nostra Patria. Non si piegarono alla cieca brutalità comunista, non abbassarono lo sguardo dinanzi ai loro spietati carnefici ma si immolarono per la libertà e la democrazia dell’Italia". Così in una nota il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. "Erano, sono - prosegue l'ex premier - le nostre madri e i nostri padri, le nostre sorelle e i nostri fratelli di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia, scacciati dalle loro case e privati di tutto ciò che possedevano. Noi oggi li ricordiamo, con riconoscenza ed emozione. Non dimenticheremo mai quella barbarie, non dimenticheremo mai i crimini del comunismo contro l’Italia e contro l’umanità”


martedì 9 febbraio 2016

BAD (cattiva) BANK SARA’ LA PAROLA SCRITTA SULLA LAPIDE DEL GOVERNO RENZI


Oltre alle sofferenze da 200 miliardi, le nostre banche nascondono 185 miliardi di euro di incagli. Renzi non fa nulla e tira troppo la corda con l’Ue. Bisignani: “Presto ci troveremo la Troika”
Luigi Bisignani scoperchia il bluff di Matteo Renzi che siede su uno dei più grandi buchi economici della storia bancaria italiana. Oltre alle sofferenze da 200 miliardi di euro il governo dovrà, infatti, fare prima o poi i conti con 185 miliardi di euro dei cosiddetti “incagli” che le banche tengono nascosti per non fare saltare l’interno sistema. “Il braccio di ferro con Bruxelles sarebbe sacrosanto se si votasse presto – avverte Bisignani – ma alla lunga rischia di diventare un dramma”. A essere esposto al fuoco di tiro degli investitori è l’intero sistema bancario italiano, oberato dai crediti in sofferenza per oltre 200 miliardi. A questi, si aggiungono appunto altri 185 miliardi di incagli. A certificarli c’è un rapporto riservato della Bce. “A Francoforte – svela Bisignani – serpeggia il sospetto che buona parte di questi ultimi venga forzatamente trattenuta in questa categoria per non far saltare il sistema. Prima della direttiva sul bail in se le banche erano in difficoltà interveniva lo Stato, ciò dava sicurezza ai risparmiatori, ora invece a pagare sono chiamati gli azionisti, gli obbligazionisti e i correntisti oltre 100mila euro, che, terrorizzati anche dalle inchieste, sono pronti a ritirare i depositi”. Quello che paventa Bisignani è il panic selling o “panico finanziario”. Una iattura ben più pericolosa dello spread.
Anziché muoversi a tamponare una situazione di per sé già abbastanza drammatica, il governo continua a rinviare i provvedimenti per banche e risparmiatori. “Renzi – incalza Bisignani – dimostra di non sapere come muoversi e contribuisce al clima di smarrimento”. E per questo la partita in Europa sta diventando sempre più pericolosa. Tanto che, fa notare Bisignani, “il premier ha legato il tema banche, rimpinzate di debito pubblico, con quello della flessibilità e dell’immigrazione, per la quale subiamo la minaccia della chiusura di Schengen e dell’invasione di milioni di disperati”. “Se Renzi non risolve le tre questioni intrecciate – conclude – ci troveremo in una difficile situazione di ordine pubblico, e con la Troika che ci rimetterà i conti in ordine”.

IL SALTO DELLA QUAGLIA DI RENZI VOLTAGABANNA SUI VOLTAGABANNA


Nel 2010 attaccò chi cambiava casacca come Dorina Banchi: "Si dovrebbe dimettere". Ma oggi dopo l'altimo passaggio da Forza Italia a Ncd l'ha scelta come sottosegretario
Sui voltagabbana Renzi è un voltagabbana. Lo ha ricordato bene Marco Travaglio qualche giorno fa a Otto e mezzo su La7.  Come ospite c'è l'onorevole Dorina Bianchi, recordwoman del salto della quaglia. Eletta per la prima volta in Parlamento nel 2001, Dorina è passata dal Ccd all'Udc, quindi nella Margherita e nel Pd per poi tornare nell'Udc prima di approdare al Pdl. Da qui, il trasferimento nell'Ncd di Alfano e la recente promozione a sottosegretario dei Beni culturali. Vero che i Parlamentari non hanno vincoli di mandato ma da noi si esagera spesso nel pendolarismo partitico. Trasformismo, italico vizio.
Il problema è che il malcostume dei traslochi parlamentari era proprio messo alla berlina da quello stesso Renzi che oggi, per convenienza, tace. Cosa diceva l'allora sindaco di Firenze lo si può ascoltare bene su Youtube digitando «Renzi-Binetti-Porta a Porta». È il 2010: ospiti di Bruno Vespa ci sono Paolo Bonaiuti, Matteo Renzi e Paola Binetti. Quest'ultima, eletta nel Pd, ha appena deciso di sbattere la porta e aderire all'Udc assieme a Bianchi, Carra ed altri. I cosiddetti teodem. Ebbene, Matteo Renzi la infilza: «La tua posizione, di Carra e degli altri, è rispettabile ma dovevate avere il coraggio di dimettervi dal Pd e dal Parlamento. Perché non si sta in Parlamento con i voti presi dal Pd per andare contro il Pd». Ganzo. Non solo. Renzi ne fa una questione di principio e perentorio dice: «È ora di finirla con chi viene eletto con qualcuno e poi passa di là. Vale per quelli di là, per la sinistra e per tutti. Se c'è l'astensionismo è anche perché se io prendo e decido di mollare i miei... Mollo i miei, ed è legittimo farlo, per carità; però devo avere anche il coraggio di avere rispetto per chi mi ha votato perché chi mi ha votato non ha cambiato idea». Renzi dixit nel febbraio del 2010. Passa un annetto e giura: «Io non esco dal Pd nemmeno se mi cacciano. Non sono mica uno Scilipoti... Se uno smette di credere in un progetto politico non deve certo essere costretto con una catena a stare in un partito. Ma quando se ne fa deve fare il favore di lasciare anche il seggiolino». Predicava bene, il ragazzo. Salvo poi, per convenienza, calpestare le sue prediche e premiare con posti di governo e sottogoverno la pattuglia di transfughi. Il manuale Renzelli ricompensa Gennaro Migliore, eletto con Sel e poi passato nel Pd: sottosegretario alla Giustizia. Ma anche Enrico Costa, eletto nel Pdl, passato all'Ncd: neo ministro degli Affari regionali; Antonio Gentile, già sottosegretario all'Economia del governo Berlusconi IV, eletto nel Pdl, poi passato con Alfano. Gentile era già stato premiato con un sottosegretariato nell'esecutivo Renzi ma fu costretto a dimettersi per un'inchiesta poi archiviata. Ora è sottosegretario allo Sviluppo economico. Medaglia e seggiola (sottosegretario alla Giustizia) anche alla senatrice alfaniana Federica Chiavaroli.
Insomma, Renzi non soltanto non ha preteso le dimissioni dei tanti voltagabbana ora suoi amici ma li ha pure remunerati con comode poltrone. Le quali servono tutte a tenere in piedi quella a cui tiene di più: la propria

sabato 6 febbraio 2016


PLEBISCITO REFERENDARIO


 I referendum servono alle minoranze sconfitte in Parlamento o alle maggioranza inascoltate degli elettori. Quando se ne impadroniscono i governi diventano plebisciti, che della democrazia conservano la forma, l’inserire la scheda nell’urna, ma ne divengono la parodia. Qualche volta rivoltandosi contro chi li usa per altri fini. Con questo fuoco scherzano i governi inglese e italiano.
Nei sistemi in cui esistono i referendum propositivi (da noi no), servono a chi crede d’essere maggioranza nel Paese, ma continua a non vedere approvate leggi che ritiene utili. Allora convoca i propri pari, seguendo la procedura prevista, e propone loro di fare quel che il legislatore non sa o non vuol fare. Dove, come da noi, i referendum sono abrogativi, servono a cancellare leggi che il Parlamento ha approvato o non sa eliminare. Chi ritiene che i contrari a quella norma siano maggioranza nel Paese convoca i propri pari e propone loro di abrogarla. Da noi esiste l’eccezione del referendum confermativo, che consente di sottoporre a verifica le riforme costituzionali. Anche in questo caso c’è una procedura da rispettare (qui non ce ne occupiamo), ma anche in questo caso lo strumento serve a chi è contrario, altrimenti che convoca a fare gli altri cittadini? In Scozia ebbe senso che i secessionisti abbiano convocato un referendum popolare per separarsi dal Regno Unito. Lo hanno perso, ma il quesito era sensato. L’opposto, invece, sarebbe stato insensato: volete voi restare uniti al Regno, lasciando le cose come stanno? Che domanda fessa: basta non porsela e si ottiene la risposta. Ora David Cameron si trova alle prese con una simile fesseria: vuole restare nell’Unione europea, sa che uscire sarebbe un danno enorme, per gli inglesi, ha vinto le elezioni e dispone della maggioranza parlamentare, ma oramai ha detto che il referendum si deve fare e ne è rimasto prigioniero. Un trionfo democratico?

giovedì 4 febbraio 2016

LA “BOMBA ATOMICA” DI MATTARELLA: IL COLPO PER MANDARE A CASA RENZI

Sergio Mattarella ha molti dubbi "tecnici" e non solo sulla legge Cirinnà. Come riporta il Giornale in un retroscena, per il Quirinale il "parametro di riferimento" è la sentenza 138 della Consulta che nel 2010 ha ricordato che nel matrimonio i coniugi sono da intendersi di sesso diverso, di conseguenza le unioni civili non possono essere considerate matrimoni. E poi c'è il capitolo delle adozioni, della cosiddetta stepchild adoption.
In un certo senso il presidente della Repubblica è già intervenuto quando su richiesta di alcuni esponenti del governo ha mostrato le sue perplessità in particolare sugli articoli due e tre della legge, quelli che rinviano in maniera troppo esplicita alla disciplina delle nozze. Il Quirinale ha elencato sedici rimandi del testo della senatrice del Pd al vigente diritto matrimoniale, un po' troppi per sperare di non urtare contro la sentenza della Consulta.
Per questo il Pd ha rivisto il provvedimento presentando 12 emendamenti firmati da Giuseppe Lumia (fra cui la perdita del cognome del partner se l'unione si rompe e il divorzio immediato). Ma i dubbi su come reagirà Mattarella restano, soprattutto dopo le pressioni della Cei che ha già chiesto al presidente di "intervenire" "se la legge non cambia". Il capo dello Stato, secondo i suoi consiglieri aspetta la discussione della legge in Parlamento, dopodiché dirà la sua. 

mercoledì 3 febbraio 2016

DEFICIT DI COMPRENDONIO


Davide Giacalone -  La Commissione europea contesta al governo italiano un deficit di comprendonio. Mentre la risposta che ci invia non significa affatto che i 231 milioni che verseremo alla Turchia, a valere sui 3 miliardi complessivi che riceveranno dall’Unione europea, non andranno a pesare sul deficit. Peseranno e diventeranno debito. Significa solo che non saranno contabilizzati ai fini del patto di stabilità. Per il resto, sono problemi nostri. Ancora venerdì scorso, nel corso della conferenza stampa con il cancelliere della Repubblica federale tedesca, il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, dopo avere chiamato per nome proprio un bel po’ di governanti europei, volendo così testimoniare una scioltezza e una confidenza che, alla lunga, diventano imbarazzanti, ha poi rivolto una sfida alla Commissione: noi siamo pronti a dare i soldi alla Turchia, ma abbiamo chiesto di sapere, anche per le vie brevi, come saranno contabilizzati, senza che sia ancora giunta risposta. Il tono, in quel passaggio, si allontanava dalla familiarità dei colleghi in gita aziendale, non si rivolgeva più ad Angela e François, ma diveniva severo: poffarbacco, rispondetemi. Ed ecco la risposta: quei soldi non vanno a pesare sul patto di stabilità, così come vi abbiamo già scritto, nella nota di accompagnamento, alla fine di dicembre. Della serie: se almeno leggeste, si potrebbe evitare di ripetere le stesse cose. Se si volevano irritare gli interlocutori, senza ottenere nulla che non fosse già stabilito, non si poteva trovare via più efficace.
Posto ciò, rimane il
deficit. Non sarà messo in colonna fra gli impegni da rispettare con la Commissione, ma entrerà in quella dei quattrini che chiediamo al mercato e che vanno ad aumentare il debito pubblico. E se questo capita lo si deve non al fatto che sopraggiungano nuove e impreviste spese, ma al mancato taglio dei vecchi sprechi. Cui si aggiungono le nuove dilapidazioni, comprendenti anche i regali di compleanno. Con ciò non sostengo che quei soldi non vadano dati, ma che ci si è comportati da gradassi del tutto a sproposito. Nel merito dei soldi alla Turchia, semmai, faccio osservazioni diverse. Inutile sofisticare se quei fondi vanno a governanti che non sono esattamente gli eredi di Voltaire. Quando provi a fermare l’immigrazione non collaborando allo sviluppo delle zone affamate o alla pace di quelle in guerra, ma bloccando altrove le colonne in viaggio è evidente che assegni ad altri il lavoro sporco che non vuoi o non sai fare alle tue frontiere. Inutile poi lamentarsi se si tratta di soggetti discutibili, perché se non lo fossero non si presterebbero. Il fatto è che se investi i soldi lontano dalle frontiere che direttamente ti competono poi ne hai meno per solidificarle. Il che non significa erigere muri, ma istituire controlli e giurisdizione comuni. Come ripetiamo da anni. Noi italiani dovremmo essere i primi interessati a quel lavoro, usando tutto il peso della nostra influenza (che esiste eccome, se usata con criterio) per spingere l’intera Ue a scelte che direttamente ci interessano e sulle quali si è in grave ritardo. Invece abbiamo usato la petulanza per chiedere quello che ci era già stato dato, consistendo in nient’altro che nella gioia di vede aumentare il deficit e il debito.  Osservo anche che i turchi (un tempo bastione Nato) si sono messi in rapporto conflittuale, ma anche cointeressato con i russi, talché aumentano le dotazioni militari di questi ultimi a presidio dell’intera area e del Mediterraneo. In cambio i russi volano per combattere lo stato islamico, ma per il più bombardano gli avversari dei governanti siriani e turchi. E noi tutti, europei e non solo italiani, finanziamo un’operazione che serve a far scendere la nostra influenza e forza. I russi non sono i salvatori dell’occidente o della cristianità (chiedetelo a Cavour), ma, certamente, un interlocutore importante. Solo che cedere influenza e mantenere le sanzioni economiche, quindi arrecarsi due danni incoerenti fra loro, è capolavoro di cui pochi sono capaci. E non è certo dimostrando deficit di comprendonio che si pone rimedio. Davide Giacalone

AFFITTI A ROMA VERGOGNA: MENO DEL 20% CON CONTRATTO REGOLARE


La verifica del patrimonio immobiliare disposta dal commissario. Sotto la lente 574 immobili dati in locazione a 10 euro al mese

Meno del 20% dei contratti d'affitto nel Centro storico di Roma ha un regolare contratto. E' il dato choc emerso dall'attività disposta dal Commissario Straordinario, Francesco Paolo Tronca, sulla verifica puntuale del Patrimonio Immobiliare di Roma Capitale. Completata la mappatura immobiliare del I Municipio, è in corso una seconda fase, più complessa, di incrocio dei dati su tutte le proprietà comunali, al momento, censite. Dall'esame delle posizioni dei 574 immobili relativi al I Municipio emerge che solo il 18,5% delle unità abitative può essere definito allocato a inquilini muniti di contratto. In questa categoria vanno, tuttavia, compresi anche i contratti con canone irrisorio e i casi di morosità. Un'ampia "zona grigia", pari al 49,6% della platea, si riferisce a contratti scaduti, utenti per i quali è in corso la verifica dei requisiti per la regolarizzazione della locazione, abusivi non ancora accertati, procedure di sfratti in corso. Le posizioni abusive accertate sono il 16,2%. Gli utenti in attesa di stipula di contratto, nei confronti dei quali è stata già accertata la sussistenza dei requisiti da parte dell'Amministrazione, ammontano al 15,7%. Per quanto riguarda la metodologia adottata è stata avviata un'attività di data matching tesa a integrare il censimento informatico del Sistema Patrimonio di Roma Capitale. In particolare, si sta procedendo a uno screening puntuale per la mappatura delle locazioni di Roma Capitale e di quelle ascrivibili alle Società partecipate. Tale azione di interfaccia tra banche dati verrà da subito implementata ulteriormente. L'analisi dei dati consentirà ai Dipartimenti interessati e alla Segreteria Generale di avviare tempestivamente le procedure necessarie per l'aggiornamento dei canoni, per la verifica dei requisiti e degli abusi (compresi i casi di subaffitto), per attivare le eventuali operazioni di sfratto, in raccordo con l'Avvocatura capitolina, e per ulteriori azioni di accertamento delle responsabilità dirigenziali.

GALASSINI AVEVA REGIONE E’ IN CORSO UN PROCEDIMENTO DISCIPLINARE. ASL LUGO: AL PRONTO SOCCORSO ABITUDINI ILLEGITTIME.


L’interrogazione : Ci viene riferito che presso il presidio ospedaliero di Lugo si verificherebbero episodi che, se trovassero conferma, configurerebbero comportamenti ed abitudini illegittime ed inaccettabili. I pazienti che accedono al servizio di Pronto Soccorso e  nelle ore notturne vengono sottoposti ad esami radiologici, dovrebbero ricevere la relativa risposta scritta in tempi brevi, ordinariamente attorno ai sessanta minuti. Pare invece che a Lugo, in alcuni casi, l’esito dell’esame venga redatto solo il mattino successivo, a distanza di molte ore dall’esecuzione dello stesso.
Se, come ci risulta, la regolamentazione sulla reperibilità comporta l’obbligo per il medico interessato di recarsi in ospedale entro trenta minuti dalla chiamata e di fornire la risposta scritta immediatamente, ci troveremmo, in questi casi, di fronte ad una palese violazione delle vigenti normative con conseguenti gravi rischi per i pazienti. Chiede pertanto di conoscere se tale situazione risponda al vero ed in tal caso quali provvedimenti siano stati adottati (o si intenda adottare) per evitare ai cittadini di trovarsi in tale intollerabile condizione. Consigliere provinciale Forza Italia Ravenna Vincenzo Galassini
In  riferimento alla richiesta di informazioni del Consigliere Vincenzo Galassini del 30/04/2015 si precisa quanto  segue:
presso l'ospedale di Lugo è attiva una radiologia che presta l'attività in sede nelle ore diurne feriali
È disponibile tramite pronta disponibilità nelle ore notturne e festive sia del medico che dei tecnici. L'istituto della pronta disponibilità prevede che il medico ed il tecnico attivati tramite portineria dell’ospedale si portino dentro la struttura nel più breve tempo possibile. Dalle  verifiche effettuate  tramite timbratura de! cartellini marcatempo si evidenzia che per ogni notte sono presenti uno o più accessi sia del medico che dei tecnico per gestire questa attività
Nel confermare che l’istituto della pronta  disponibilità viene esercitato secondo i dettami dati del contratto non si vuole negare la presenza di procedimenti disciplinari attualmente in corso che riguardano il personale medico della Radiologia su un episodio realmente accaduto di posticipo delle refertazione. L’episodio deve considerarsi come una eccezione alla gestione dell’attività e sulle responsabilità la Direzione sta prendendo i provvedimenti adeguati affinchè non si verifichino ulteriori fatti.  Dott.ssa Maria Grazie Stagni
Domani la risposta all’ASL