sabato 16 marzo 2013

BERSANI: HA VINTO LA LOTTERIA MA HA PERDUTO IL BIGLIETTO


Partito per governare in nome del riformismo di sinistra, sicuro di avere in tasca le chiavi di palazzo Chigi, Pier Luigi Bersani non si è mai ripreso della sconfitta che solo la legge elettorale ha trasformato in una risicatissima ed effimera vittoria numerica alla Camera. Si è dunque messo a inseguire freneticamente i grillini offrendo tutto ciò che poteva capitargli a tiro. A cominciare dalla corresponsabilità nel governo dell'Italia, che invece Beppe Grillo vuol fare implodere. Strada facendo, il segretario del Pd ha compiuto un gesto che nessuno dei suoi predecessori aveva neppure immaginato: promettere di votare a favore dell'arresto del suo principale avversario politico, Silvio Berlusconi. l sì alle manette ipotizzato dal capo della segreteria bersaniana Maurizio Migliavacca è un atto che riporta alla peggiore sinistra manettista (quella degli Ingroia e dei Travaglio, per intenderci), e manda in fumo anni di tentativi di separare la dialettica politica dalle toghe politicizzate. Una sorta di benservito proprio nel giorno in cui Giorgio Napolitano predicava il contrario. Bersani, capo - ancora per poco - di una sinistra che era e resta minoritaria, non solo non è stato in grado di proporre un programma di governo minimamente degno di tale nome, ma sta facendo regredire il suo schieramento e il Paese intero ad un massimalismo che pensavamo sepolto dalla storia. Basta vedere il suo programma in otto punti e 40 capoversi: il manifesto di un collettivo scolastico, qualcosa che non esiste in nessuna sinistra socialdemocratica europea.   Si torna ai post-comunisti dei funzionari di partito, della case del popolo e soprattutto dei tentativi di accordo sottobanco con qualche compagno di strada utile alla bisogna. Nonostante i "no" espliciti finora ottenuti. Si può ripetere che l'insuccesso ha dato alla testa a Bersani; più probabilmente ha tolto la maschera alla sinistra che ha in mente.

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