sabato 3 novembre 2012

COSTI DELLA POLITICA, LA SCURE DI MONTI NELLE REGIONI: TAGLIO DELL’ 80% AI GRUPPI


BUONA NOTIZIA ANCHE SE INCOMPLETA: I FONDI AI PARTITI CALERANNO DA 2,3 MILIONI A 250.000 EURO,
BOLOGNA - Calcolatrice alla mano, i primi effetti del decreto sul taglio ai costi della politica nelle Regioni non sono certo di poco conto. In Emilia-Romagna, ad esempio, il budget assegnato ai gruppi consiliari per il loro funzionamento cala drasticamente: da 2,3 milioni a 250.000 euro, con un taglio di circa l'80%. Il decreto del Governo Monti, che ieri è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, prevede infatti un limite massimo di finanziamento ai gruppi pari a 5.000 euro a consigliere regionale. A fare i conti è Matteo Richetti, presidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, questa mattina ai microfoni di Radio24. Richetti sottolinea appunto la «riduzione drastica dei finanziamenti ai gruppi», che in alcune Regioni raggiunge «anche il 93%». E fa proprio l'esempio dell'Emilia-Romagna, che nel 2012 ha assegnato «a tutti i gruppi presenti in Consiglio regionale 2,3 milioni di euro. Il prossimo anno daremo 250.000 euro- sottolinea Richetti- stiamo parlando dell'80% in meno». A questi vanno però aggiunti i 2,5 milioni messi a disposizione dei gruppi per il personale, che non dovrebbero essere decurtati. I CONTI - Il presidente dell'Assemblea legislativa, numero tre della squadra di Matteo Renzi, appare soddisfatto. «Spesso vediamo l' incapacità della politica di approvare provvedimenti concreti- afferma Richetti- diciamo che questa volta si è raggiunto un risultato» che mette ordine in una «giungla di retribuzioni», per le quali «da due anni cerchiamo provvedimenti di autoriforma». La rivoluzione è invece arrivata per mano del Governo Monti, «finalmente con un provvedimento, se vogliamo discutibile perchè lede l'autonomia delle Regioni, ma necessario», commenta Richetti. Ogni presidente di Regione guadagnerà al massimo 7.500 euro e ogni consigliere regionale 6.000, «che non sono affatto pochi». In più, per chi non ha alle spalle 10 anni di mandato, il vitalizio non c'è. Le Regioni che non si adeguano entro fine novembre vedranno azzerati i trasferimenti dallo Stato per i servizi (trasporti esclusi). «Questa volta non si scherza- avverte Richetti- si deve fare sul serio». Anche se sullo sfondo resta la protesta della Valle d'Aosta, che ha giá annunciato ricorso alla Corte costituzionale. «In verità tutte le Regioni a statuto speciale hanno posto un problema sul decreto», allarga le braccia Richetti. CORRIERE DELLA SERA BOLOGNA

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