mercoledì 7 novembre 2012
CON DI PIETRO BISOGNA STARE ATTENTI
GIULIETTO CHIESA CON L’EX PM FECE UNA LISTA ALLE EUROPEE. MA I
RIMBORSI ELETTORALI LI TENNE SOLO IL PADRONE DELL’IDV
Posso importunarla?Dipende.
Lei
ha visto la puntata di Report dove Di Pietro è stato messo sulla graticola per
l’uso che ha fatto dei cosiddetti rimborsi elettorali, e dei soldi ricevuti (e
intascati personalmente) dalla Borletti? L’ho
vista, l’ho vista. Ma forse lei doveva esserci, in quella puntata, visto che una
parte di quei denari pubblici sarebbero dovuti venire nelle sue tasche, che ne
dice? Ne dico che è vero. Io sono stato
l’unico deputato europeo (2004-2009) che non ha preso un centesimo di quei
rimborsi elettorali. Quindi avrei potuto spiegare come mai non li ho presi. Ma
non erano miei: erano del gruppo di persone della società civile che contribuì
al risultato elettorale che, alla fine, mi portò al parlamento europeo nella
lista Di Pietro-Occhetto- Società civile. Ecco: noi non prendemmo un soldo,
perché Di Pietro si tenne l’intera somma, che, se non ricordo male, girava
attorno ai 2 milioni e mezzo di euro. E com’è andata? Che noi abbiamo chiesto di sequestrare quei
rimborsi, ma tutte le istanze a cui ci siamo rivolti ci hanno preso a torte in
faccia, dalla Presidenza della Camera (dicasi Bertinotti) al Consiglio di
Stato, e su, lungo li rami del potere politico italiano. Vi siete arresi? Vede, con Di Pietro bisogna stare attenti. Dopo che
avevo scoperto, mio malgrado, come gestiva i rapporti umani, e politici, e dopo
avere dichiarato pubblicamente che non avrei mai più avuto a che fare con gente
come lui, mi sono ritrovato con una causa di diffamazione per la somma di
250.000 euro. Perché avevo detto una frase del tipo “si tenga pure il mall..”(leolo).
Non ripeto perché vorrei evitare un’altra bastonata. La causa l’ho vinta, in
prima e seconda istanza, ma c’è ancora il terzo livello. E già mi è costata
qualche decina di migliaia di euro. Perché il tribunale, chissà perché, dopo
avermi dato ragione per ben due volte, mi ha costretto a dividere le spese
processuali con Di Pietro, che mi aveva fatto causa. Cioè, detto in soldoni
(perduti): io ritengo di essere stato derubato, invoco i miei diritti
costituzionali, protesto, vengo
messo sotto minaccia di un danno economico molto grave perché ho protestato,
sono costretto a difendermi, viene riconosciuto dal tribunale che non ho
commesso alcun reato di diffamazione, ma mi tocca pagare ugualmente. Ora, io
sono un semplice cittadino, e non ho un ufficio legale che lavora a tempo quasi
pieno per me. Quindi devo stare attento a quello che dico. Anche così, in
Italia, la legge non è uguale per tutti. E adesso che Report ha svelato gli
altarini, che succederà? Niente
succederà. Lei ha visto, nella chiarissima ricostruzione di Report, quale
sequela di farabutti e di corrotti presiede ai controlli sui rimborsi
elettorali. Nessuno, in realtà, controlla niente. E le leggi e i regolamenti
sono stati fatti appositamente in modo tale che nessuno controlli nulla. Quindi
ogni anello della catena della corruzione, dei ricatti, dei reciproci favori, è
o impossibilitato ad agire, o scoraggiato, o “unto”. Lo scandalo Di Pietro è
più scandaloso del resto solo perché molti pensavano che l’Italia del Valori
fosse diversa dal resto della classe politica. Ma s’è visto cos’era la
Margherita, cos’è il Partito Democratico, cos’è la Lega. Ecco, in proposito: le
faccenduole “familistiche” che hanno costretto la magistratura a indagare su
Bossi e il Trota, non sono molto diverse da quelle che consiglierebbero
indagini accurate su Di Pietro. Per esempio i suoi affari immobiliari, che
appaiono (per carità, non mi faccia dire niente di diverso: appaiono, appaiono,
appaiono soltanto) incomprensibili senza mettere in mezzo i denari ricevuti
dallo stato come rimborsi elettorali. Lei insinua che Di Pietro è “coperto” da
qualche compromissione inconfessabile? Ma per carità! Di Pietro è un santo, un vero santo. Milionario, ma santo.
Santo ma plurimilionario, almeno stando alla lista degli immobili. Io intendo
soltanto stargli più lontano possibile, perché sono un povero, normale
peccatore. No, faccio considerazioni generali. Penso che non ci sia un membro
della casta che non sia ricattabile. Alcuni dossier rimangono nei cassetti,
altri vengono tirati fuori. Quando serve. Se rompi le scatole la probabilità
che vengano tirati fuori aumenta. La Lega ha rotto le scatole ed è stata
punita. Sapevano tutti come stavano le cose. Se i dossier non vengono fuori è
perché hai pagato, o promesso di pagare. O perché chi li ha nei cassetti sa che
potrà comunque costringerti a pagare, in termini di soldi, o di voti. L’unica
cosa chiara è che – guarda il voto siciliano – sono alla frutta. (L’intervista è pubblicata nell’ultimo
numero de Il Male di Vauro e Vincino)
Posso importunarla?Dipende.
Lei
ha visto la puntata di Report dove Di Pietro è stato messo sulla graticola per
l’uso che ha fatto dei cosiddetti rimborsi elettorali, e dei soldi ricevuti (e
intascati personalmente) dalla Borletti? L’ho
vista, l’ho vista. Ma forse lei doveva esserci, in quella puntata, visto che una
parte di quei denari pubblici sarebbero dovuti venire nelle sue tasche, che ne
dice? Ne dico che è vero. Io sono stato
l’unico deputato europeo (2004-2009) che non ha preso un centesimo di quei
rimborsi elettorali. Quindi avrei potuto spiegare come mai non li ho presi. Ma
non erano miei: erano del gruppo di persone della società civile che contribuì
al risultato elettorale che, alla fine, mi portò al parlamento europeo nella
lista Di Pietro-Occhetto- Società civile. Ecco: noi non prendemmo un soldo,
perché Di Pietro si tenne l’intera somma, che, se non ricordo male, girava
attorno ai 2 milioni e mezzo di euro. E com’è andata? Che noi abbiamo chiesto di sequestrare quei
rimborsi, ma tutte le istanze a cui ci siamo rivolti ci hanno preso a torte in
faccia, dalla Presidenza della Camera (dicasi Bertinotti) al Consiglio di
Stato, e su, lungo li rami del potere politico italiano. Vi siete arresi? Vede, con Di Pietro bisogna stare attenti. Dopo che
avevo scoperto, mio malgrado, come gestiva i rapporti umani, e politici, e dopo
avere dichiarato pubblicamente che non avrei mai più avuto a che fare con gente
come lui, mi sono ritrovato con una causa di diffamazione per la somma di
250.000 euro. Perché avevo detto una frase del tipo “si tenga pure il mall..”(leolo).
Non ripeto perché vorrei evitare un’altra bastonata. La causa l’ho vinta, in
prima e seconda istanza, ma c’è ancora il terzo livello. E già mi è costata
qualche decina di migliaia di euro. Perché il tribunale, chissà perché, dopo
avermi dato ragione per ben due volte, mi ha costretto a dividere le spese
processuali con Di Pietro, che mi aveva fatto causa. Cioè, detto in soldoni
(perduti): io ritengo di essere stato derubato, invoco i miei diritti
costituzionali, protesto, vengo
messo sotto minaccia di un danno economico molto grave perché ho protestato,
sono costretto a difendermi, viene riconosciuto dal tribunale che non ho
commesso alcun reato di diffamazione, ma mi tocca pagare ugualmente. Ora, io
sono un semplice cittadino, e non ho un ufficio legale che lavora a tempo quasi
pieno per me. Quindi devo stare attento a quello che dico. Anche così, in
Italia, la legge non è uguale per tutti. E adesso che Report ha svelato gli
altarini, che succederà? Niente
succederà. Lei ha visto, nella chiarissima ricostruzione di Report, quale
sequela di farabutti e di corrotti presiede ai controlli sui rimborsi
elettorali. Nessuno, in realtà, controlla niente. E le leggi e i regolamenti
sono stati fatti appositamente in modo tale che nessuno controlli nulla. Quindi
ogni anello della catena della corruzione, dei ricatti, dei reciproci favori, è
o impossibilitato ad agire, o scoraggiato, o “unto”. Lo scandalo Di Pietro è
più scandaloso del resto solo perché molti pensavano che l’Italia del Valori
fosse diversa dal resto della classe politica. Ma s’è visto cos’era la
Margherita, cos’è il Partito Democratico, cos’è la Lega. Ecco, in proposito: le
faccenduole “familistiche” che hanno costretto la magistratura a indagare su
Bossi e il Trota, non sono molto diverse da quelle che consiglierebbero
indagini accurate su Di Pietro. Per esempio i suoi affari immobiliari, che
appaiono (per carità, non mi faccia dire niente di diverso: appaiono, appaiono,
appaiono soltanto) incomprensibili senza mettere in mezzo i denari ricevuti
dallo stato come rimborsi elettorali. Lei insinua che Di Pietro è “coperto” da
qualche compromissione inconfessabile? Ma per carità! Di Pietro è un santo, un vero santo. Milionario, ma santo.
Santo ma plurimilionario, almeno stando alla lista degli immobili. Io intendo
soltanto stargli più lontano possibile, perché sono un povero, normale
peccatore. No, faccio considerazioni generali. Penso che non ci sia un membro
della casta che non sia ricattabile. Alcuni dossier rimangono nei cassetti,
altri vengono tirati fuori. Quando serve. Se rompi le scatole la probabilità
che vengano tirati fuori aumenta. La Lega ha rotto le scatole ed è stata
punita. Sapevano tutti come stavano le cose. Se i dossier non vengono fuori è
perché hai pagato, o promesso di pagare. O perché chi li ha nei cassetti sa che
potrà comunque costringerti a pagare, in termini di soldi, o di voti. L’unica
cosa chiara è che – guarda il voto siciliano – sono alla frutta. (L’intervista è pubblicata nell’ultimo
numero de Il Male di Vauro e Vincino)
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