venerdì 28 settembre 2012

VERGOGNA: IL VITALIZIO E’ PER SEMPRE.


ECCO I PENSIONATI D’ORO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA. L’ABOLIZIONE SOLO NEL 2015, PER I CONSIGLIERI DELLA PROSSIMA LEGISLATURA!
Mentre la Regione si appresta a ripensare i fondi per i gruppi consiliari, sperando sia la volta buona, il file sui vitalizi degli ex consiglieri resta aperto. Perché la cancellazione delle «pensioni», diventata legge due anni fa, sarà operativa solo per chi verrà eletto dopo il 2015. E così la truppa di ex consiglieri che percepiscono il vitalizio (4,8 milioni di euro la spesa nel 2011) continua a crescere. Includendo spesso chi, impegnato in altre istituzioni o enti, percepisce già un’indennità. PAOLO NANNI E GLI ALTRI - Come il consigliere provinciale Paolo Nanni, uscito dall’Idv dopo l’indagine per le sue spese da consigliere regionale, un incarico che da «pensionato» gli garantisce 1.650 euro lordi al mese. All’inizio di quest’anno erano 152 i vitalizi erogati dalla Regione agli ex consiglieri, ma tra decessi e nuovi «pensionati» le cifre sono in costante mutamento. L’ultimo arrivato, in ordine di tempo, è l’ex assessore Duccio Campagnoli, oggi presidente di BolognaFiere. Avendo da poco maturato i requisiti per il vitalizio, con il compimento del sessantesimo anno di età, Campagnoli da questo mese ha diritto a un assegno da 4.125 euro lordi. Un importo che va a sommarsi alla sua indennità di presidente della Fiera, visto che non esiste incompatibilità tra i due compensi. L’ex assessore di Errani non è comunque l’unico ultrasessantenne che unisce indennità attuale e vitalizio da ex consigliere regionale. Romano Colozzi, in viale Aldo Moro dal ’90 al ’95, somma il vitalizio da 2.475 euro allo stipendio di circa 10 mila euro da assessore al Bilancio della Regione Lombardia. Una situazione simile a quella di Emilio Sabattini, ex Margherita ed ex vicepresidente della giunta regionale, oggi presidente della Provincia di Modena. Come pensionato di viale Aldo Moro Sabattini riceve un assegno mensile di 2.832 euro lordi, come amministratore modenese ha un’indennità di 5.466 euro. L’ex assessore alla Salute Giovanni Bissoni, con un vitalizio di 4.187 euro mensili, aveva annunciato di voler rinunciare ai compensi per il suo incarico di presidente dell’Istituto per la riabilitazione di Monte Catone. Un altro ex assessore di Errani, il professore dell’Alma Mater Luciano Vandelli, percepisce un vitalizio mensile di 1.650 euro lordi. E anche Virginiangelo Marabini, oggi nel cda della Fondazione Carisbo, risulta titolare di un assegno mensile della Regione da 3.712 euro lordi (è stato consigliere della Dc tra l’85 e il ’90). I RECORD - Tra i recordman del vitalizio, una dozzina di ex consiglieri e amministratori con assegni superiori ai tremila euro netti, ci sono l’ex assessore Luigi Gilli, il ravennate Pier Antonio Rivola e l’ex presidente della Regione Lanfranco Turci (4.950 euro lordi al mese per ognuno). A un passo dal vitalizio quest’anno c’è l’ex Prc Carlo Rasmi, che da novembre avrà diritto a 1.650 euro mensili. Per il 2013 è attesa una nuova infornata di nomi: l’ex consigliere dei Verdi Vito Totire, l’ex assessore all’Ambiente Lino Zanichelli, il Democratico piacentino Nino Beretta e l’ex capogruppo del Prc Leonardo Masella. In futuro potrebbe toccare anche a parlamentari noti come Pier Luigi Bersani, Carlo Giovanardi, Fabio Garagnani, Mariangela Bastico e Pierluigi Castagnetti. Per cui il vitalizio di viale Aldo Moro resta congelato, a meno che non lascino il Parlamento. Sempre che l’assemblea legislativa regionale non decida di rimettere mano anche a questa pratica, nonostante il muro che accolse i consiglieri del Movimento cinque stelle quando chiesero la cancellazione retroattiva dei vitalizi.


I COSTI RADDOPPIANO, LE TASSE SCHIZZANO ALLE STELLE ECCO IL FEDERALISMO INCOMPIUTO.


IN 10 ANNI LE SPESE REGIONALI SONO RADDOPPIATE, IL FISCO E’ AUMENTATO DEL 50%.
Ma, tra un sorriso e l'altro, ha voluto far passare una sacrosanta verità: "È facile e divertente spendere soldi che non si guadagna...". Sul banco degli imputati, dopo gli scandali che hanno coinvolto il Lazio, la Campania e la Sicilia, sono finite le Regioni. Tutte. Nessuna è esclusa. Se, negli ultimi dieci anni, le uscite - costi o sprechi che siano - per gli organi istituzionali sono aumentate del 98%, nello stesso periodo di tempo il fisco regionale ha fatto un balzo in avanti del 50%. Adesso, però, dopo la grande abbuffata e dopo gli scandali che hanno gettato discredito sulla politica, la Conferenza delle Regioni ha messo a punto un provvedimento per tagliare i costi della politica regionale. Basta dare un'occhiata ai dati pubblicati oggi dal Sole 24Ore per capire che il federalismo incompiuto ha un sovrapprezzo stellare che ogni anno deve essere pagato dai contribuenti: "Doveva razionalizzare la spesa pubblica  e renderla più efficiente perché vicina al cittadino, ma ha finito per far proliferare strutture amministrative, costi e di conseguenza tasse per finanziarli". Il problema è che, più le Regioni ingrossavano e ingrassavano, più lievitavano anche le imposte pagate allo Stato da cittadini e imprese. Altro che decentramento. Il risultato è stato l'esatto opposto: schiacciati in una doppia morsa. Adesso, però, qualcosa sembra muoversi. Il governo Monti ha deciso di dare un segnale chiaro mettendosi a lavorare a un ddl costituzionale per tagliare pesantemente le spese loicali. Anche le Regioni sono al lavoro per rivedere i costi. "Vogliamo arrivare in tempi molto rapidi a una normativa unitaria per le spese di funzionamento dei gruppi politici e dei costi delle nostre amministrazioni", ha spiegato il presidente della Lombardia Roberto Formigoni in chiusura dei lavori in Conferenza delle Regioni per razionalizzare i costi di funzionamento istituzionali. I punti salienti del provvedimento, presentato oggi dal presidente Vasco Errani, sono "la riduzione immediata degli emolumenti di presidenti, assessori e consiglieri; riduzione del numero degli assessori e dei consiglieri; limitazione delle spese dei gruppi consiliari eliminando i benefit e sottoponendoli al con

PILLOLE di Vincenzo Galassini


I COMPAGNI ARRIVANO, SEMPRE IN RITARDO, A RICONOSCERE GLI ERRORI
Oggi il segretario del PD il compagno Bersani ha affermato che la legge voluta dal governo D’Alema, modifica del titolo V della Costituzione della Repubblica Italiana,  con pochi voti in più, che toglieva il controllo dello Stato sugli enti decentrati e, confermati da un referendum  7 ottobre 2001 in Italia gli italiani furono chiamati a decidere se confermare o meno la modifica. Essendo un referendum confermativo (e non abrogativo), la consultazione non richiedeva la partecipazione al voto del 50% +1 degli iscritti alle liste elettorali per essere valida. La proposta passò con una percentuale del solo 35% Un danno per l’Italia con l’aumento dilatato della spesa pubblica!  La sinistra negli ultimi cinquant’anni non né mai indovinata una votando contro la NATO, l’Europa, l’esaltazione di Stalin, la difesa dell’invasione sovietica dell’Ungheria, i giudizi aberranti sui dissidenti sovietici e arrivando alla contrarietà della televisione a colori, della scala mobile, ecc. La solita contrapposizione del PCI-PD ha portato anche a bocciare con  il referendum istituzionale del  25 e 26 giugno 2006, sulla riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi inerente cambiamenti nell'assetto istituzionale nazionale della seconda parte della Costituzione italiana: Parlamento (Camere e formazione delle leggi); Presidente della Repubblica; Governo (Consiglio dei ministri, Pubblica amministrazione); Magistratura (composizione del Consiglio superiore della magistratura); Comuni, Province, Città metropolitaneRegioni e Stato; garanzie costituzionali (composizione e ruolo della Corte costituzionale); revisione della Costituzione (ruolo del Parlamento). La legge di revisione costituzionale, approvata a maggioranza assoluta dei membri del Parlamento, per quanto previsto dall'art. 138 della Costituzione, aveva aperto la possibilità alla richiesta di conferma da parte di uno dei tre soggetti previsti dall'articolo. Tale richiesta è pervenuta da più di un quinto dei membri di una Camera, da più di cinquecentomila elettori, e da più di cinque Consigli regionali. Questo era il secondo referendum costituzionale sottoposto agli italiani e il PCI-PD bocciò la proposta.  Presto vedremo il nuovo cambiamento del PD-PCI, ma purtroppo l’Italia è in rovina. Vincenzo Galassini

RICORDATE LA GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA?


Come nel 1994, siamo pronti a respingere l'assalto della "gioiosa macchina da guerra", che anche allora si sentiva già in tasca la vittoria elettorale. E come nel ’94 abbiamo un progetto vincente, per noi e per l’Italia. Questa è l'essenza dei fatti che riguardano oggi la scena politica. Siamo la forza democratica che ha la maggioranza in Parlamento, rappresentiamo i moderati, che da sempre sono la maggioranza nel Paese, e per loro prepariamo la battaglia elettorale senza vergognarci di niente, orgogliosi del nostro leader Silvio Berlusconi, e del segretario Angelino Alfano. È necessaria una premessa: il primo avversario, per quanto appaia paradossale, non sono coloro che da sempre vogliono annientare il fronte moderato e i valori di cui è portatore, ma i tanti, troppi falsari che danno una descrizione non vera delle riunioni e gli incontri tra i responsabili nazionali e regionali del Pdl. Questo ritrovarsi, con Berlusconi e Alfano, è un lavoro serio. Un progetto in due mosse. Pulizia del cantiere: si tratta di sgombrare il campo dalle scorie prodotte da personaggi che hanno usurpato il nome del Popolo della Libertà e la fiducia loro data dagli elettori.
1.     La preparazione e la messa in opera di un progetto di rinascita della società italiana, che valorizzi persone e imprese, e neutralizzi l'abuso dello statalismo fiscale. Per dar corpo e gambe elettorali a queste idee è necessario fare presto e bene, come primo passo, la nuova legge elettorale.
In questi momenti di aggressione al cuore stesso della nostra proposta, in nome della moralità (a senso unico), noi opponiamo la moralità del nostro attaccamento al bene comune e agli interessi autentici del nostro Paese. Il cantiere è aperto, l'accesso non è riservato agli addetti ai lavori.

giovedì 27 settembre 2012

SOLIDARIETA’ A SALLUSTI


"Solidarietà ad Alessandro Sallusti, direttore di un giornale in una democrazia moderna, liberale e adulta come l`Italia e non in un regime dittatoriale con grosse limitazioni alla libertà di espressione che hanno tanto il sapore di terre lontane, epoche passate e tempi che non vorremmo mai più veder tornare". Pdl Ravenna

REGIONI, QUELLE FACCE DI BRONZO A SINISTRA


La sinistra che pensa di trarre vantaggio dalle vicende del Lazio, si illude, ha la coscienza sporca e la memoria corta. Se problemi e malcostume ci sono (come ci sono), riguardano l'intero sistema degli enti locali, regioni innanzi tutto ma anche comuni e province.  E se nel Lazio la crisi è esplosa con molto rumore e folclore, in altre situazioni il malaffare e le inefficienze delle giunte rosse sono stati tenuti ben occultati all'opinione pubblica. Parliamo dell'Emilia-Romagna, che non ha ancora distribuito i fondi raccolti per il terremoto mentre il governatore Pd Vasco Errani ha concesso un milione di euro alla coop Terre Emerse del fratello Giovanni. Non lo diciamo noi, lo afferma la procura di Bologna che ha chiesto il rinvio a giudizio di Errani per falso ideologico. Parliamo della Puglia, dove Nichi Vendola, promesso sposo (elettorale) di Pier Luigi Bersani è indagato per abuso d'ufficio nell'inchiesta sulla sanità locale.
E si tratta degli ultimi e penultimi episodi. Senza contare il caso Penati alla provincia di Milano, le inchieste sul governatore della Liguria su Enav, finanziamenti alle industrie e addizionali, la bufera giudiziaria che aveva travolto l'ex sindaco di Genova Marta Vincenzi per tangenti sulle mense scolastiche. Non saremo certo noi ad affidarci al giustizialismo in politica, ma non tollereremo neppure l'ipocrisia della sinistra. Tipo quella che, proprio nel Lazio, ha fatto dimettere i consiglieri del Pd che però continuano a nascondere l'uso che hanno fatto dei finanziamenti pubblici: mentre saltano fuori miglia di euro spesi in enoteca e decine di migliaia dati a tv locali. "Nel contributo a realtà informative locali non c'è niente di male" si arrampica sugli specchi il capogruppo Esterino Montino. "Mentre a Natale abbiamo fatto regali a bambini senza reddito". In enoteca!

POVERA ITALIA COME SI PUO’ SALVARE: IL GIP SPINGE L’ILVA ALLA CHIUSURA


Il giudice per le indagini preliminari di Taranto, Patrizia Todisco, ha respinto il piano di interventi presentato dall’Ilva per il risanamento degli impianti inquinanti. Un piano da 400 milioni di euro che contemplava la richiesta di permettere la produzione minima. Gli impianti non si possono fermare, avevano obiettato i vertici dell’Ilva, perché questo significherebbe interrompere il ciclo continuo dell’acciaio e quindi chiudere l’intero stabilimento siderurgico ora del gruppo Riva, prima della Finsider, società pubblica. Se fossimo costretti a chiudere, era stata poi la seconda obiezione, non potremmo più pagare gli operai e ci toccherebbe licenziarli o metterli in...




MEGLIO TARDI CHE MAI



ANCHE NELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA SCATTA L’ORA DEI TAGLI. UN FONDO UNICO PER TUTTI I GRUPPI


                                                                                                                                                                    

mercoledì 26 settembre 2012

FORZA TUTTA BERLUSCONI: ABROGARE L’ATTUALE SISTEMA DI FINANZIAMENTO AI PARTITI


Incontro nel pomeriggio, a Palazzo Grazioli, tra il presidente dimissionario della Regione Lazio, Renata Polverini, e l'ex premier Silvio Berlusconi. Ieri Polverini aveva incontrato a Montecitorio il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e in serata aveva annunciato le sue dimissioni. ''Bisogna abrogare il sistema di finanziamento di gruppi e partiti così come l'abbiamo conosciuto - aveva affermato in una nota diffusa poco prima Berlusconi -. Si sono fatti dei passi in questa direzione, a livello centrale, ma non basta. Le finanze pubbliche regionali e locali devono subire un esame senza indulgenze, e si deve procedere all'abrogazione di ogni erogazione impropria e alla messa in opera di controlli indipendenti che nessuna norma legislativa a tutela dell'indipendenza delle istituzioni può ostacolare''. Stamane la Polverini e' tornata sullo scandalo dell'uso dei fondi pubblici da parte del gruppo Pdl al Consiglio regionale del Lazio, che l'ha portata alle dimissioni: ''E' la prima volta che una giunta se ne va pagando le colpe gravissime di altri. I miei collaboratori non hanno alcun problema - ha affermato a Tgcom24 -. Per vigilare avrei dovuto essere presidente del consiglio regionale. Pensavo di essere stata eletta per fare il presidente della giunta regionale e non il consigliere''. ''Sono ancora nel mio ufficio, - ha proseguito la Polverini - ma come previsto dallo statuto rimarro' fino alle prossime elezioni. Mi auguro di poter tornare a una vita più normale di quella dell'ultimo mese''.


VERGOGNA: NEGLI ULTIMI 10 ANNI LE REGIONI HANNO SPRECATO 90 MLD IN PIU’ E SI LAMENTANO DI AVERE PIU’ FONDI DAI GOVERNI.



La Casta delle regioni in tutto il suo splendore. In dieci anni, le Regioni italiane hanno speso la bellezza di 89 miliardi di euro in più. La maggior parte dei quali per far fronte alla spesa sanitaria: 49,1 miliardi. Un pozzo senza fondo. Spesa che a fronte di un aumento dell`inflazione pari, nel periodo in esame, al 23,9%, è cresciuta del 74,6%. Nel 2010, ultimo dato disponibile, le uscite delle Regioni hanno superato i 208 miliardi di euro. Mentre nel 2000 il totale delle uscite aveva sfiorato quota 120 miliardi di euro. La voce di spesa che è aumentata di più è quella dell`assistenza sociale: più 154,4%. Subito dopo, c`è la sanità: più 79,6%. Grazie al decreto “salva Italia” del governo Monti, le Regioni chiedono sempre più soldi ai cittadini attraverso l`incremento dell`addizionale Irpef. La normativa consente, tra l’altro, alle Regioni di poter prelevare una quota fiscale per l’Irpef che oscilla da un minimo dell`1,23 ad un massimo del 2,03%

RIORDINO PROVINCE: MEGLIO L’ABOLIZIONE GENERALE, MA SOSTENIAMO PARMA CON PIACENZA



 “Il Coordinamento provinciale del Popolo della Libertà di Parma ha affrontato in una apposita seduta il problema della ridefinizione dei confini provinciali alla luce del provvedimento di Spendig rewiew emesso dal Governo Monti per cui, al fine di ridurre la spesa pubblica, vanno ridotte le amministrazioni provinciali. La discussione è stata introdotta dal Coordinatore provinciale Paolo Buzzi seguita da un’approfondita relazione del Presidente del Gruppo PdL in Regione Emilia-Romagna, Luigi Giuseppe Villani. Il Consigliere regionale illustrando le varie soluzioni in campo ha evidenziato che oltre alla ridefinizione dei confini provinciali si dovrà approfondire come assegnare alcuni organi decentrati di valenza provinciale quali prefetture, questure e camere di commercio. Dopo vari interventi di diversi membri del Coordinamento è stata perfezionata la seguente posizione come quella ufficiale del PdL di Parma: “In primo luogo vogliamo ribadire che non abbiamo cambiato opinione rispetto alla posizione del Pdl assunta a livello nazionale più volte che, al fine di ridurre la spesa pubblica ed eliminare superflui apparati burocratici, le province come organi politici e amministrativi andrebbero superate. Non essendoci però a livello centrale la necessaria determinazione ed i numeri per attuare una così profonda riforma che riguarderebbe anche la Costituzione, il Governo Monti ha proposto il riordino minimale che prevede l’accorpamento di province le quali da sole non raggiungono specifici parametri di ampiezza territoriale e di numero di abitanti. Nell’ottica comunque di ridurre il più possibile spesa e burocrazia avremmo voluto acconsentire all’apparentamento più ampio possibile e quindi alla provincia della grande Emilia che avrebbe compreso Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Parma con quest’ultima capoluogo sia per la sua posizione baricentrica sia perché la città con il maggior numero di abitanti in tale territorio secondo quanto stabilito dal censimento del 2011. Anche per questa ipotesi abbiamo constatato che diverse problematiche impediscono la realizzazione di una così vasta unione di territori. In alternativa pertanto apprezziamo il progetto di fondere i territori di Parma con quelli di Piacenza con la prima città ovviamente capoluogo e quindi quelli di Modena con quelli Reggio Emilia. Abbiamo pertanto dato mandato ai rappresentanti del PdL di Parma nelle varie istituzioni comunali, provinciali e regionali di sostenere questa nostra posizione nelle prossime riunioni istituzionali”.


BERLUSCONI VINCERA’ ANCORA


LETTERA AL PICCOLO
Impossibile dubitare che Berlusconi sia un uomo con milleuno difetti, ma è pure di straordinaria intelligenza. Inizialmente pensavo, complice la novità davvero delirante e valutandola con le sole categorie mentali vigenti oggi, un abisso lontane da quelle di quando Berlusconi vinse le ultime politiche, che stavolta Berlusconi avrebbe preso pochissimi voti. Già, ho cambiato idea. Ne prenderà invece tanti. Purtroppo. Appunto, al di là della valutazione a caldo della sua ridiscesa in campo, mi sono interrogato con più attenzione, usando il metro di giudizio più valido: perché avrà fatto una simile cazzata? Chiedersi non cosa penso io, ma cosa può pensare chi prende una determinata decisione. L'ha fatto perché è sicuro che gli andrà bene! L'elettore decide chi votare in base al suo portafoglio, la stragrande maggioranza degli elettori decide in base a se, secondo lui, chi verrà eletto, glielo farà crescere o glielo farà diminuire ancora di più. Tutti gli italiani lamentano di pagare troppe tasse. Chi sarà più credibile in campagna elettorale nel dire che le diminuirà, vincerà le elezioni. In campagna elettorale tutti diranno che le diminuiranno, ma ci sarà un solo candido che potrà dire non che promette, ma che lo già fatto. Avrà una "prova-provata" da mettere in campo, appunto: ha vinto le ultime politiche garantendo la soppressione dell'ICI e la promessa l'ha mantenuta. Sarà tremendamente più credibile di tutti gli altri. La promessa, la certezza, della soppressione dell'Imu lo farà vincere ancora. I complessi meccanismi dell'economia e della finanza sono per i professori, non per chi non arriva a fine mese. Inutile dire che la soppressione dell'Ici ci ha portati a un passo dal baratro, come pure che eravamo lo zimbello dell'Europa, che i mercati finanziari erano a un passo dal travolgerci o che Lui passa il suo tempo in gradevoli compagnie. I dissidi con altri esponenti della Destra non devono dare alcuna illusione, valgono cento voti, non c'è un elettore che voti in base a cosa pensi un colonnello della destra. "Se vince lui risparmio diverse centinaia di euro che mi servono tremendamente": niente conta, pesa, vale, più di questo. Brrrrrrrrr
Arrigo Antonellini

martedì 25 settembre 2012

LA POLVERINI SI DIMETTE. E GLI INDAGATI ERRANI E VENDOLA RESTANO AL LORO POSTO,


LA GOVERNATRICE DEL LAZIO, NON INDAGATA, LASCIA E ATTACCA:” ADESSO GLI SMASCHERO IO GLI IPOCRITI”. CHI SONO? I DEMOCRATICI, CHE NON DICONO UNA PAROLA SUI LORO IMBARAZZI.
REGIONE LAZIO, LE DELIBERE CON L’AUMENTO DA 1 A 14 MILIONI DE I FONDI DESTINATI AI GRUPPI POLITICI SONO SEMPRE PASSATE ALL’UNANIMITA’, CON PURE L’ACCORDO DI PD E IDV
Le erogazioni ai gruppi politici della Regione Lazio sono lievitate senza che fosse fornita alcuna giustificazione specifica. Le decisioni dell’ufficio di presidenza, poi ratificate dal consiglio regionale — che hanno consentito di passare da un milione di stanziamento ratificato il 26 gennaio 2010 (la giunta all’epoca è guidata dal centrosinistra) ai 14 milioni dell’8 novembre 2011 — sono sempre state motivate con una generica esigenza di denaro. E adesso pure su questo si stanno effettuando controlli. La legge prevede infatti che si specifichino i motivi delle variazioni di bilancio, soprattutto se i fondi devono essere sottratti ad altre “voci”. Nonostante la norma fissi criteri precisi per la gestione dei soldi pubblici, le delibere che determinavano i nuovi stanziamenti sono sempre passate all’unanimità, vale a dire con il consenso di maggioranza e opposizione. «Il presidente Mario Abbruzzese decideva d’accordo con il segretario generale Nazzareno Cecinelli e tutti votavano senza effettuare alcuna obiezione o verifica», ha raccontato durante il suo interrogatorio della scorsa settimana l’ex capogruppo Franco Fiorito, ora indagato per peculato. A dimostrarlo ci sono adesso le copie degli atti acquisiti la scorsa settimana nella sede della Pisana dagli uomini del Nucleo Valutario per ordine dei magistrati. Il primo provvedimento preso dopo l’elezione della nuova giunta guidata da Renata Polverini risale al 14 dicembre 2010. Il denaro messo a disposizione dei partiti viene aumentato fino a 5,5 milioni di euro. Il 10 febbraio 2011 l’ufficio di presidenza decide all’unanimità che quello stanziamento è

TRA IL DIRE E IL FARE, C’E’ DI MEZZO……….HERA


A PROPOSITO D IFUSIONE AXCEGAS-HERA, I COMITATI ACQUA PUBBLICA DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA METTONO A NUDO LE INCONGRUENZE DEL PARTITO DEMOCRATICO E LA DOPPIEZZA CHE ANCORA UNA VOLTA NE CARATTERIZZA I COMPORTAMENTI. 
Si è svolto il 18 settembre, l'incontro tra i Comitati Acqua Pubblica della Regione Emilia Romagna e il Sindaco di Imola e Presidente del Patto di Sindacato dei soci pubblici di Hera SpA sulla fusione Hera-Acegas.  Dopo ampia discussione e aver ricevuto le risposte alle numerose domande che riguardano la fusione stessa, i Comitati Acqua Pubblica della Regione Emilia Romagna esprimono la loro contrarietà all'operazione stessa per due motivi principali, rilevando come l'operazione non sia focalizzata alla gestione migliore dell'acqua e dell'ambiente, ma guardi alla struttura societaria e finanziaria, finalizzata ai dividendi per gli azionisti. Appare poco credibile che l'operazione significhi un rafforzamento del ruolo pubblico. Anzitutto, alla fine del 2013, per l'azione convergente di tre elementi: La fusione HERA/ACEGAS-APS, l'ingresso nel capitale sociale del Fondo strategico Italiano FSI e con la possibile conversione di 140 milioni di EURO di obbligazioni convertibili, la maggioranza pubblica delle azioni di Hera detenute dai comuni, è fortemente in pericolo.  Sarà determinante il pacchetto della cassa depositi e prestiti che sappiamo muoversi nella prospettiva delle fusioni e delle privatizzazioni. La stessa scadenza del patto di sindacato determinerà il rischio concreto della riduzione della proprietà pubblica sotto il 51%.  A nostro parere il Fondo Strategico Italiano (cioè CC.DD.PP.) doveva rafforzare la presenza pubblica magari a scapito dei soggetti finanziari. Questa operazione, cioè l'interveto della CC.DD.PP., potrebbe arrivare anche ad azzerare la presenza privata visto il valore non particolarmente elevato delle azioni delle multi utilities in questo periodo: in questo modo si aprirebbe la strada ad un concreto percorso di ri-pubblicizzazione delle società ma ci pare

IL TERREMOTO E QUELLE PROMESSE DISATTESE



Il concerto di solidarietà per l'Emilia ha riacceso i riflettori sul terremoto. L'evidenza dice: ritardi, burocrazia. Ma anche uno strano silenzio su questa assenza pratica del governo e della Regione. Il titolo del Corriere della Sera annuncia in prima pagina: “Sisma, quattro mesi dopo quarantamila sfollati ancora senza sovvenzioni”. Infatti “dopo i cinquanta milioni arrivati né primi due mesi dall'emergenza, più nulla”.  Il presidente dell'Emilia-Romagna, il democratico Vasco Errani giustifica così i ritardi: “Non ci sono bacchette magiche”. Come dire: se il governo ha stanziato due miliardi e finora sono arrivati solo 50 milioni, si sa come sono queste cose, c'è la burocrazia, le lungaggini. Ma come si fa ad andare da gente che da quattro mesi sta in condizioni penose, e dirgli: “Non abbiamo la bacchetta magica”? Per un governo dei tecnici almeno gli intoppi tecnici dovrebbero fare la fine del topo con il gatto. I grovigli grazie a cui la burocrazia impedisce il passaggio dal dire al fare dovrebbero essere tagliati da quest'esecutivo di specialisti con perizia se non istantanea almeno rapida.  Il passaggio dal far votare un decreto al metterlo in atto dovrebbe essere la specialità. La gente nei guai e senza sostegno non chiede l'uso della bacchetta magica ma della ragionevole velocità di intervento a sostegno di un'economia fondamentale per l'Italia a cui finora, per riprendersi non è arrivato niente.
Dice l'assessore della Lombardia Carlo Maccari, PdL, che guarda al Mantovano devastato e a cui sono stati promessi 500 milioni: “Basterebbe un euro. Non vogliamo 500 milioni subito. Ma chiediamo al governo di attivare questo conto, versando lo 0,1%”. Impossibile che un governo pieno di banchieri non sia in grado di attivare un conto…”.



SANTANCHE’ : IL PDL E’ MORTO L’HANNO UCCISO I COLONELLI


L'ONOREVOLE SPARA A ZERO CONTRO GLI EX AN: E IO DOVREI PERDERE LA FACCIA PER COLPA DI UNO CHE SI FA CHIAMARE BATMAN’

Dopo lo scandalo della Regione Lazio, Santanchè rivela che Berlusconi "si sente profondamente tradito, è sconfortato, allibito, disgustato da tutto quanto sta accadendo". Il Pdl è un partito da rifondare. Lo dice al Corriere della Sera Daniela Santanchè. "Ho deciso di andare ad Arcore -spiega- per chiedere a Berlusconi di chiudere questa  fase del Pdl, avviare una rifondazione totale e, come ultima ipotesi, pensare anche alla nascita di un nuovo partito, che sia eventualmente federato ad altri". La fusione tra Forza italia e An, prosegue Santanchè, fu "un’idea geniale di Berlusconi per affrontare una complessa campagna elettorale", ma nessuno "è stato disposto a fare un passo indietro, le catene di comando sono rimaste autonome, guardandosi a volte con   sospetto, a volte addirittura con ostilità. La stessa scissione di Fini fu scatenata da una rivalità personale, umana e di puro potere con Berlusconi". Situazioni che secondo Santanchè sono diffuse sul territorio e rendono fragile il partito. Come nel Lazio, "una guerra per bande tra ex An ed ex Fi, una roba bassissima, di lestofanti, di malfattori. E io dovrei perdere la faccia -sottolinea Santanchè- per colpa di un   furbastro di provincia che si fa chiamare Batman. Non me ne importa niente di perdere il Lazio. Perdiamo pure una regione ma riconquistiamo l’onore". E Berlusconi? "Si sente profondamente tradito, è sconfortato, allibito, disgustato da tutto quanto sta accadendo".


lunedì 24 settembre 2012

MILLE RAGIONI PER TAGLIARE LE REGIONI. BERLUSCONI: E’ L’ORA DEL RIPULISTI


PER COLPIRE LA CASTA E I COSTI ESAGERATI DEL SETTORE PUBBLICO MANCA IL CORAGGIO CIVILE E RADICALE DI ABOLIRE LE REGIONI. 
Per colpire la casta e i costi esagerati del settore pubblico manca il coraggio civile e radicale di abolire le Regioni. Lo scrivo da tempo. Sono la vergogna d’Italia, persino più del Parlamento (da dimezzare). Il marcio emerso ora è solo la cresta, il costo vero è il raddoppio di tut­to: ci permettiamo il lusso di mantenere un doppio Stato, uno centrale e uno federale. Le Regioni costano l’ira di Dio, moltiplicano il ceto politico e il finanziamento pubblico ai partiti, dispongono di poteri esagerati, divorano risorse, duplicano la burocrazia statale. Anziché accanirsi con gli spiccioli delle Province, è lì che bi­sogna tagliare. L’inizio del declino italiano,del suo in­debitamento e della crescita vertiginosa della partitocrazia, coincide con la nasci­ta delle Regioni, 1970. Se si vuol risanare il Paese, restituite sovranità e competenze allo Stato, anche in materia di sanità e pubblica istruzione, ripristinate il ruolo delle prefetture, magari adottando siste­mi selettivi più rigorosi istituendo una scuola superiore dei dirigenti amministrativi e prefettizi. Tra lo Stato e i Comuni basta un solo ente intermedio: le Province regionali. Ce ne sono in Italia meno di una cinquantina e corrispondono alla storia e alla fisionomia del nostro territorio. Sostituirebbero Province e Regioni con strutture più incisive e snelle, con compiti delimitati. Una riforma necessaria, risparmiosa e ragionevole, perciò non si farà mai. Non sono in grado di farla né i partiti né i tecnici. E allora chi? Chi? La domanda risuona nel vuoto. La base del PDL è pronta con banchetti, Berlusconi batti un colpo!

BERLUSCONI: E’ L’ORA DEL RIPULISTI. LA BUSTA PAGA DI FIORITO: 31 MILA EURO NETTE AL MESE……….NON CI SONO COMMENTI E NESSUNO SE NE ERA ACCORTO!.





BERLUSCONI: E’ L’ORA DEL RIPULISTI. OLTRE LA VERGOGNA: META’ DEL PRANZO DEI DEPUTATI PAGATO DALLA CAMERA


Ogni giorno ci regala una politica sempre di alta qualità, ma quale casta! Non esiste, sono tutti onestissimi Il pranzo è servito. E pagato. Almeno per metà prezzo lo offriranno, ancora per un bel po’, le casse della Camera. Venti euro per un pasto completo a carico del deputato, altri 18 euro li integra l’amministrazione di Montecitorio attingendo al capitolo “ristorazione”. I questori si impegnano a cambiarlo. Ma dal 2014.

MA DELLA CENTRALE A CARBONE INQUINANTE DI DE BENEDETTI NON NE’ PARLA NESSUNO?


La censura in Italia: il caso della Tirreno Power controllata indirettamente da De Benedetti tramite Sorgenia. Grillo più volte ha segnalato lo scandalo attaccando il Pd che a Savona governa da decenni e se ne frega della centrale inquinante. Ecco cosa dice l’ex comico: ”Si è scoperto che la centrale a carbone ‘controllata’ dal tesserato numero 1 del Partito Democratico De Benedetti ha tenuto nascosti per 6 anni alla cittadinanza gli inquietanti dati sull’inquinamento ambientale di Savona, con valori elevatissimi, mai riscontrati in Italia! Chi è il fassissta?” A Savona ci sono state 2.664 morti premature in più in 16 anni; se in Italia (ogni anno su 100.000 abitanti) muoiono 7 donne per tumore ai polmoni, a Noli ne muoiono ben 36. Più di 5 volte tanto. E il PD non ha mai voluto dare una probabile spiegazione del perché. Chi è il fassissta? C’è stata una insufficiente misurazione delle nocive polveri PM2,5 e PM1 da parte dell’Arpal (i cui dirigenti regionali peraltro sono indagati dalla Procura di Genova in altre circostanze proprio per falso e turbativa d’asta), della mancanza di controlli pubblici delle emissioni delle ciminiere della centrale, della mancanza di controlli pubblici degli scarichi idrici (il controllo è effettuato dalla stessa Tirreno Power), della non ottemperanza di molte prescrizioni, della mancanza da anni di Autorizzazione Integrata Ambientale dovuta per legge, di valori di inquinamento di aria, acqua e terreno fuori norma (l’inquinamento dei fondali marini davanti agli scarichi della centrale arriva a essere anche 100 volte superiore ai limiti di legge!), dell’assenza di una indagine epidemiologica, dell’assenza di una Valutazione di Impatto Sanitario, dell’assenza di un Registro Tumori, in generale, del non allineamento di Tirreno Power ai valori previsti dalle normative italiane e europee. Attendiamo da più di 20 anni il

AAAAAA MARIO……MA SERPICO IL SUPER REDDITOMETRO A ROMA NON L’HAI MICA PROVATO??????


Tutti cadono dalle nuvole. Anche alla Regione Lazio, nessuno si era mai accorto di niente.
Come per la Lega Nord con Belsito, per il PD con Lusi, anche nel PDL con Fiorito, nessuno aveva mai notato niente di strano, di anomalo, di esageratamente dispendioso.    Eppure succede a Roma, dove dei super tecnici sanno come scovare anche gli evasori di pochi euro, dove dei super ministri ci parlano ogni giorno di tagli, di spending review, di come noi italiani viviamo al di sopra delle nostre possibilità, ma non vedono chi li circonda che vive da nababbo sotto il loro naso. A noi contribuenti che viviamo con mille euro al mese, ci fanno i test di congruenza entrate-uscite, ci controllano i conti correnti fino alle 50 euro, mentre LORO, la casta si autocertificano i bilanci secondo un principio che vale solo per loro , praticamente solo loro sono autorizzati a controllarsi. Ma la Guardia di Finanza, senza far troppa strada, si sieda per qualche anno negli uffici romani e chieda a tutti quei signori che non hanno mai lavorato, ma hanno decine di proprietà immobiliari, di dimostrare come fanno a mantenere il loro tenore di vita, a passare dallo status di morti di fame alle feste nelle ville di proprietà. Regioni, province, partiti politici, banche, chiesa, sindacati, manager statali, tutta gente che l’equità del governo Monti non è riuscita neppure a sfiorare, anzi ha difeso e aumentato nei privilegi. Facile aizzare l’odio verso l’evasore del mancato scontrino, solo per togliere l’attenzione dalle banche che ci negano i soldi perché è più conveniente comprare BOT di qualche Stato che agonizzando paga interessi da usura. Caro Monti, nell’applicare la tua equità sei stato più falso di tutti i tuoi predecessori, e questo è tutto dire.


sabato 22 settembre 2012

VERGOGNA!


UN ABISSO DI IMMORALITA’ CHE LASCIA SENZA PAROLE INTERVENIRE SUBITO A TUTTI I LIVELLI
Siamo in un abisso di immoralità sintomo di un sistema che non funziona più non solo per un singolo partito, ma per il complesso del meccanismo del finanziamento della politica. Si e’ prodotto un meccanismo diffuso di ruberie, di approfittamento personale e di sfrontatezza”.



RIORDINO PROVINCE PDL APPROVA DOCUMENTO: SI PROVINCIA ROMAGNOLA


Il Coordinamento Regionale del Pdl dell’Emilia-Romagna ha approvato, a maggioranza, un documento sul nuovo assetto territoriale delle Province: bene eliminare le attuali province ma nel riordino evitare campanilismi. Ok a provincia Romagna. Nel documento approvato dal PdL dell'Emilia Romagna sul riordino delle province, il partito ribadisce la propria contrarietà al mantenimento delle attuali Province, definite enti inutili, si dice perplesso sull’ipotesi di un riordino frutto di pressione campanilistica e di interessi locali. Nel dettaglio il documento propone: l’istituzione di una Provincia Romagna, composta da Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini; il mantenimento dell’attuale Provincia di Ferrara, in quanto in possesso dei requisiti minimi legati alla dimensione territoriale e alla popolazione residente; l’istituzione di due nuove distinte Province: Modena e Reggio Emilia, da una parte, e Parma e Piacenza, dall’altra, in funzione di particolari ragioni storiche, culturali, economiche e produttive.  Il PdL auspica anche che il futuro Sindaco della Città metropolitana di Bologna sia eletto a suffragio universale. Il partito subordina poi il prospettato riordino delle Province a queste condizioni: l’allocazione dei presidi statali decentrati sul territorio, anche nelle zone accorpate non sedi di capoluogo di provincia; il rafforzamento dei livelli di sicurezza attuali, a seguito del predetto riordino.
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RIORDINO PROVINCE, PDL. NO ACCORPAMENTO FORZATO CON PARMA


Intervento del consigliere regionale Pdl Fabio Filippi sulla questione delle nuove Province 
Piacenza ha imboccato una via diversa rispetto all’accorpamento forzato con Parma ed il PdL è il portabandiera di questa scelta”: ci tiene ad evidenziare la posizione del Coordinamento Provinciale di Piacenza il Consigliere Regionale Andrea Pollastri in risposta ad una presa di posizione del collega di Gruppo Fabio Filippi (riportato più sotto) che, proprio oggi, in una nota stampa, ha ribadito la “Convinta contrarietà al mantenimento delle attuali Province in quanto enti inutili” e ha espresso “Profonde perplessità circa l’ipotesi di un riordino frutto di pressione campanilistica e di interessi locali”, invitando, tra l’altro a procedere con la fusione tra Parma e Piacenza “In funzione di particolari ragioni storiche, culturali, economiche e produttive”. Questa posizione, era già emersa nel corso del Coordinamento Regionale del Popolo della Libertà tenutosi a Mirandola (Mo) lo scorso sabato: già in quell’occasione, in rappresentanza della componente piacentina, Pollastri aveva espresso una posizione contraria alla linea emersa. “Come ho già avuto modo di comunicare – ha affermato -, ribadisco di aver votato contro alla proposta di revisione dell’assetto regionale che preveda l’accorpamento di Piacenza con Parma. Tengo a sottolineare che manca tuttora una proposta ufficiale di riordino da parte del CAL e il coordinamento regionale del PDL non aveva chiaramente atti ufficiali su cui esprimersi. Non ho paura di essere smentito affermando che, nel momento in cui il Consiglio provinciale di Piacenza dovesse approvare una delibera per l’indizione del referendum al fine di decidere il passaggio della nostra

REGIONI: UN DISASTRO CON IL PIANO NEVE




venerdì 21 settembre 2012

REALTA’ IL PDL , CONTINUA A SALIRE NEI SONDAGGI

Siamo in rimonta. C’è un leggerissimo profumo di 1994, quando i progressisti partirono per suonare e tornarono suonati. L’ultimo sondaggio di ieri sera, presentato a Ballarò, tanto più interessante perché di marca Ipsos-Pagnoncelli, non proprio simpatizzante del centrodestra, mostra “un calo degli indecisi e una crescita dei due maggiori partiti”. Questo ha detto proprio Nando Pagnoncelli rilevando che il Partito Democratico resta in vantaggio nelle intenzioni di voto con il 26,3%; segue il Pdl con il 22,2%. Dunque quattro, soli quattro punti di distanza! Altro che asticella del 20% ritenuta improba dal medesimo Ballarò nelle scorse puntate. Invece il Movimento 5 Stelle è in calo rispetto ai risultati dei mesi scorsi (16,8%). Gli altri partiti sono sotto il 10 per cento, e in discesa. Tranne la Lega, in discreto recupero. Infatti l’Idv (6,9%) e Udc (6,2%) sono in fase di erosione. Per Sinistra Ecologia e Libertà il dato è 5,4%, la Lega Nord è il solo di questa fascia a crescere ed è al 5%. Le formazioni minori vanno dal 2,6% del Fli e il 2,4% della Federazione di sinistra. La Destra tocca l’1,6%. Considerazioni. La partita è incerta, ma promette bene. Bisogna dirlo: l’entrata in gioco di Berlusconi ha mosso il vento, riporta a casa i delusi, spaventa gli avversari. Certo i moderati esistono. Si tratta di ricordare con i fatti che votare Berlusconi e Alfano significa far prevalere gli interessi di famiglie e imprese su quelli della grande finanza e degli statalisti, ed è una scelta di autentica speranza. Una speranza che meraviglia i manovratori dell’eterna denigrazione mediatica nei confronti del Popolo della libertà. Questa tendenza imprevedibile – scommettiamo? – li indurrà a nuovi pretestuosi attacchi. Conosciamo il loro menù avvelenato, siamo attrezzati. Molto dipende dalla legge elettorale ma gli ultimi dati assecondano l’idea che, per recuperare il gran numero di cittadini oggi astensionisti o dubbiosi, occorre dar vita a una competizione tra i due partiti maggiori piuttosto che offrire agli elettori compagini male assortite, come hanno dimostrato le vicende di questi anni. Gli indecisi, quando decidono, non scelgono le mezze porzioni.


LE REGIONI IGNORANO IL DECRETO DEL GOVERNO E NON TAGLIANO ASSESSORI E CONSIGLIERI.


LA NORMA E’ RISPETTATA SOLO DAI PICCOLI COMUNI

Le regioni ignorano il decreto del governo; e non solo. Altro che abolizione: solo pochi mesi fa LA REGIONE LAZIO HA ESTESO IL VITALIZIO AGLI ESTERNI, una decisione scandalosa che ha avuto ben poca risonanza sui mass media nazionali (ne ha parlato solo "Il Fatto Quotidiano" e poche altre testate locali) e anche l'opposizione certo non si è "strappata i capelli", visto che in futuro, sicuramente avranno modo di beneficiarne anche loro.... staff nocensura.com--di seguito l'articolo de "Il Fatto Quotidiano" "Le Regioni ignorano il decreto del governo e non tagliano assessori e consiglieri" La legge 138/2011 che prevedeva la riduzione dei componenti dei consigli da 1.100 a 700 e degli uomini di giunta da 211 a 148 resta lettera morta. I Comuni sul piede di guerra: l'Anci denuncia la disparità di trattamento tra gli enti
Quattrocento consiglieri e centocinquanta assessori regionali di troppo, 110 enti enti che sulla carta erano da abrogare ma che sono rimasti in piedi. Almeno per ora. I furbetti della finanza pubblica hanno nome e cognome. Sono le Regioni e le Province d’Italia che erano chiamate a una cura dimagrante ma che sono riuscite a evitare abilmente tutti i tagli, compresi quelli al numero delle poltrone, alle indennità, ai trattamenti previdenziali e al numero degli enti provincia. Le riduzioni erano previste dalla manovra di Ferragosto e dovevano arrivare entro il 13 febbraio per essere applicate alle prime elezioni, le amministrative di maggio. E invece tutto il corredo di tagli della legge 138/2011 è rimasto lettera morta. A denunciarlo è un dossier del Sole24Ore che mette in fila numeri e metodi che hanno consentito agli enti regionali e provinciali di fare esattamente il contrario del dettato legislativo: mentre l’Italia dibatteva di ridurre costi e poltrone, Regioni e Province non solo non facevano nulla per adeguarsi, ma facevano crescere la spesa corrente come nulla fosse. I conti sono presto fatti. Le legge indicava alle Regioni di ridurre il numero dei consiglieri da 1.109 a 700. A dover fare i sacrifici maggiori erano quelle con un numero di poltrone abonorme rispetto alle media. La Sicilia, ad esempio, doveva passare da 90 a 50 consiglieri, la Sardegna da 80 a 30. Niente di tutto questo. Oggi, a sei mesi dalla legge, le uniche regioni che hanno ridotto le poltrone sono Veneto e Toscana che sono passate rispettivamente da 60 a 50 consiglieri e da 90 a 50. Lombardia ed Emilia erano già in linea col

BAZZONI: SCHIOPPA E CLAPS, GIUSTO PROPORLI PER UN ALTO RICONOSCIMENTO O PER LA CITTADINANZA ONORARIA.


Mi sembra che non siano da meno di Mia Causevic e Rossella Urru, loro potevano anche rimetterci la vita per bloccare l’assassino.
Non credo che il gesto coraggioso di Bartolomeo Schioppa (già comandante della Polizia Municipale di Ravenna e oggi in analogo ruolo ad Anzio) e dell’ufficiale Paolo Claps, che ha permesso la cattura di Primo Bisi dopo il ferimento dell’avv. Francesco Manetti, sia stato adeguatamente sottolineato e riconosciuto dal sindaco Matteucci, il ringraziamento non basta. Non basta aver ricevuto i due coraggiosi esponenti della PM in Municipio. Mi sembrerebbe più che giusto proporli per una menzione speciale, se non addirittura per la cittadinanza onoraria. I fatti sono noti: Primo Bisi esce dallo studio Manfredi, Schioppa e Claps lo vedono con un’arma in pugno e, seppur fuori servizio, lo inseguono. Lui punta anche la pistola per sparare, ma l’arma per fortuna si inceppa  e segue  la cattura con l’arrivo della Polizia di Stato. Vorrei ricordare al nostro sindaco che in materia di cittadinanze onorarie date a iosa ci sarebbe da polemizzare a lungo, ma non è questa la sede. Non credo che quello che hanno fatto Schioppa e Claps sia meno meritevole del riconoscimento che si intende assegnare a Rossella Urru, cooperante internazionale sarda con una piccola parentesi di studio ravennate, o che è stato assegnato nel 2007 a Mia Causevic per aver fatto arrestare un pirata della strada. In tempi in cui è fin troppo facile polemizzare con la Polizia municipale, o di bollare i pubblici dipendenti come menefreghisti, mi sembrerebbe un gesto di alto valore simbolico proporre i due ufficiali di PM per un alto riconoscimento, un gesto che sono certo sarebbe apprezzato anche tutti i loro colleghi. Gianguido Bazzoni

I PARTITI FANNO RETROMARCIA: OK CONTROLLO ESTERNO SUI BILANCI.


UNA BUFALA ANCHE PARMALAT: AVEVA UN CONTROLLO ESTERNO PER I BILANCI!
– Retromarcia dei partiti: dopo le polemiche, accettano di nuovo di sottoporre i loro bilanci al controllo esterno di una società che non sia Montecitorio. Lo ha deciso la Giunta del Regolamento secondo quanto ha riferito il portavoce del presidente della Camera Gianfranco Fini. La Giunta, presieduta da Fini, era chiamata a discutere sulla bozza di nuovo regolamento redatto da Antonio Leone (Pdl) e Gianclaudio Bressa (Pd) che introduce meccanismi di trasparenza nei bilanci dei gruppi parlamentari, ma da cui era saltato il principio del controllo esterno. ”La Giunta per il Regolamento – ha riferito il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano – ha deciso all’unanimità di adottare il testo Bressa-Leone e di integrarlo con il principio della verifica dei bilanci dei gruppi da parte di una società esterna”. Anche la Parmalat, aveva un controllo simile, e sappiamo come è andata a finire.

DAL “ME NE FREGO” AL “ME LO FREGO”: TRISTE STORIA DAL MSI AL POTERE


ROMA – Erano camerati che, al bisogno e al momento, scandivano il nostalgico “Me ne frego” nelle manifestazioni della loro adolescenza, umana e politica. Sono poi diventati politici adulti, affamati di riconoscimento, rivincita, possesso: ora sono l’esercito, non più manipolo del “Me lo frego”. Dal “me ne frego” al “me frego tutto” è la parabola della destra ex Msi romana e laziale. In questi termini la racconta e racchiude uno di loro, coperto da un  tenue anonimato su La Stampa. Termini riassunti ed esaustivi: Franco Fiorito, quello delle otto case, i conti all’estero e dei soldi del Pdl che diventano suoi personali non è forse lo stesso che parlando con La Repubblica rivendica: “Ad Anagni so’ il Federale”? Sono storie simili e diverse, ma comunque intrecciate, della destra romana e laziale che, una volta raggiunte le stanze del potere, ha cambiato slogan dimenticando il “ne” di fascista memoria. Quella destra capitolina che dal movimento sociale è arrivata alla poltrona di primo cittadino e governatore, quella destra che ha accompagnato Alemanno e Polverini come tribù e clan e poi si è insediata, anzi soprattutto “attavolata”, a quattro ganasce e senza neanche coltello, forchetta e tovagliolo. Non si tratta in questo caso di un’analisi di parte, della critica della solita opposizione disfattista. Sono gli stessi dirigenti, quelli che hanno mantenuto una reputazione presentabile, a tirare sferzate e trovarsi di fronte ad un’analisi desolante di quella che è stata l’ascesa della loro parte politica. E ancor più critica è la base che quegli ex missini ha votato, che a quei novelli arraffoni ha fornito gli strumenti dell’ingrasso. “Quelli di sinistra – dicono oggi i ragazzi della destra irriducibile di Colle Oppio – sono

RAI IN PROFONDO ROSSO: A META’ ANNO PERDEVA 129 MILIONI


Per fine 2012 è atteso un buco di almeno duecento milioni di euro. Contributo alle perdite dalla raccolta pubblicitaria che al 30 giugno era in calo di 72 milioni di euro sull'anno prima, ma anche dall'aumento del costo del lavoro. E  io pago


giovedì 20 settembre 2012

SILVIO PARLA E FA SUBITO PAURA


MA A NOI NON FA PAURA. ANZI E’ ANDREANALINA PURA.
È già in funzione l'antiaerea. È scattata l'emergenza democratica. Come nel '94, nel 2001, nel 2008: insomma, ogni volta che il centrodestra ha vinto. Silvio Berlusconi non ha ancora annunciato se si ricandiderà alla premiership del Paese, ma intanto è già tornato in campo. E giornali e forze politiche che fino a pochi giorni ironizzavano sul suo silenzio e lo davano per finito, ora si meravigliano e si scandalizzano per le sue parole. A Otto e mezzo, il duo Eugenio Scalfari-Paolo Mieli paragona l'eventuale ritorno di Berlusconi a quello di Juan Domingo Peron. Mieli: "Nella storia ci sono di questi ritorni, basta pensare al ciclo peronista". Scalfari: "Peron vinse perché aveva al fianco la seconda moglie". Il colmo del ridicolo lo ha però raggiunto la Repubblica, il giornale-partito che da sempre demonizza Berlusconi. Il quale aveva appena finito di rilasciare l’intervista al Giornale, e già Mauro riportava i commenti allarmati di mezza Europa, soprattutto dei tedeschi e dello stesso governo di Berlino. L’ennesima bufala, che la stessa cancelliera Merkel ha sbugiardato durante la conferenza stampa di ieri, dicendo che lei è democratica, “rispetta i risultati elettorali di tutti i Paesi”, e si sente concentrata solo sul suo impegno di governare bene la Germania. Come, dire: se in Italia Berlusconi rivince le elezioni, è la democrazia bellezza! Una verità semplice. E oggi il fatto-chiave è questo: la capacità di Berlusconi di lanciare messaggi galvanizzanti per i moderati, a sinistra – e non solo a sinistra - fa paura, molta paura. Il leader del Pdl, con un’analisi tranquilla e chiara nei contenuti, ha semplicemente distrutto Grillo e il grillismo, un fenomeno che decine di editorialisti hanno cercato inutilmente di spiegare negli ultimi mesi, senza avere neppure un decimo dell’efficacia di Berlusconi.