domenica 30 settembre 2012
AGOSTO 2011 GALASSINI CHIEDEVA A BERLUSCONI FACCI SOGNARE: TAGLIA I VITALIZI, ORA LO CHIEDO A MONTI.
BERLUSCONI FACCI SOGNARE: TAGLIA I VITALIZI
VENTI ANNI D’IMPEGNO POLITICO COME IL DOTT. RIVOLA, NON TUTTI SIAMO UGUALI
venerdì 28 settembre 2012
VERGOGNA: IL VITALIZIO E’ PER SEMPRE.
ECCO I PENSIONATI D’ORO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA. L’ABOLIZIONE
SOLO NEL 2015, PER I CONSIGLIERI DELLA PROSSIMA LEGISLATURA!
Mentre la Regione si appresta a ripensare i fondi
per i gruppi consiliari, sperando sia la volta buona, il file sui vitalizi
degli ex consiglieri resta aperto. Perché la cancellazione delle «pensioni»,
diventata legge due anni fa, sarà operativa solo per chi verrà eletto dopo il
2015. E così la truppa di ex consiglieri che percepiscono il vitalizio (4,8 milioni di euro la spesa nel 2011)
continua a crescere. Includendo spesso chi, impegnato in altre istituzioni o
enti, percepisce già un’indennità. PAOLO NANNI E GLI ALTRI - Come il
consigliere provinciale Paolo Nanni, uscito dall’Idv dopo l’indagine per le sue
spese da consigliere regionale, un incarico che da «pensionato» gli garantisce
1.650 euro lordi al mese. All’inizio di quest’anno erano 152 i vitalizi erogati
dalla Regione agli ex consiglieri, ma tra decessi e nuovi «pensionati» le cifre
sono in costante mutamento. L’ultimo arrivato, in ordine di tempo, è l’ex
assessore Duccio Campagnoli, oggi presidente di BolognaFiere. Avendo da poco
maturato i requisiti per il vitalizio, con il compimento del sessantesimo anno
di età, Campagnoli da questo mese ha diritto a un assegno da 4.125 euro lordi. Un importo che va a
sommarsi alla sua indennità di presidente della Fiera, visto che non esiste
incompatibilità tra i due compensi. L’ex assessore di Errani non è comunque
l’unico ultrasessantenne che unisce indennità attuale e vitalizio da ex
consigliere regionale. Romano Colozzi, in viale Aldo Moro dal ’90 al ’95, somma
il vitalizio da 2.475 euro allo stipendio di circa 10 mila euro da assessore al
Bilancio della Regione Lombardia. Una situazione simile a quella di Emilio
Sabattini, ex Margherita ed ex vicepresidente della giunta regionale, oggi presidente
della Provincia di Modena. Come pensionato di viale Aldo Moro Sabattini riceve
un assegno mensile di 2.832 euro lordi, come amministratore modenese ha
un’indennità di 5.466 euro. L’ex assessore alla Salute Giovanni Bissoni, con un
vitalizio di 4.187 euro mensili, aveva annunciato di voler rinunciare ai
compensi per il suo incarico di presidente dell’Istituto per la riabilitazione
di Monte Catone. Un altro ex assessore di Errani, il professore dell’Alma Mater
Luciano Vandelli, percepisce un vitalizio mensile di 1.650 euro lordi. E anche
Virginiangelo Marabini, oggi nel cda della Fondazione Carisbo, risulta titolare
di un assegno mensile della Regione da 3.712 euro lordi (è stato consigliere
della Dc tra l’85 e il ’90). I RECORD - Tra i recordman del vitalizio,
una dozzina di ex consiglieri e amministratori con assegni superiori ai tremila
euro netti, ci sono l’ex assessore Luigi Gilli, il ravennate Pier Antonio Rivola e l’ex presidente della Regione
Lanfranco Turci (4.950 euro lordi al mese per ognuno). A un passo dal vitalizio
quest’anno c’è l’ex Prc Carlo Rasmi, che da novembre avrà diritto a 1.650 euro
mensili. Per il 2013 è attesa una nuova infornata di nomi: l’ex consigliere dei
Verdi Vito Totire, l’ex assessore all’Ambiente Lino Zanichelli, il Democratico
piacentino Nino Beretta e l’ex capogruppo del Prc Leonardo Masella. In futuro potrebbe toccare anche
a parlamentari noti come Pier Luigi Bersani, Carlo Giovanardi, Fabio Garagnani,
Mariangela Bastico e Pierluigi Castagnetti. Per cui il vitalizio di viale Aldo
Moro resta congelato, a meno che non lascino il Parlamento. Sempre che
l’assemblea legislativa regionale non decida di rimettere mano anche a questa
pratica, nonostante il muro che accolse i consiglieri del Movimento cinque
stelle quando chiesero la cancellazione retroattiva dei vitalizi.
I COSTI RADDOPPIANO, LE TASSE SCHIZZANO ALLE STELLE ECCO IL FEDERALISMO INCOMPIUTO.
IN 10 ANNI LE SPESE REGIONALI SONO
RADDOPPIATE, IL FISCO E’ AUMENTATO DEL 50%.
Ma, tra un sorriso e l'altro, ha voluto far passare
una sacrosanta verità: "È facile e divertente spendere soldi che non si
guadagna...". Sul banco degli imputati, dopo gli scandali che hanno
coinvolto il Lazio, la Campania e la Sicilia, sono finite le Regioni.
Tutte. Nessuna è esclusa. Se, negli ultimi dieci anni, le uscite - costi o
sprechi che siano - per gli organi istituzionali sono aumentate del 98%, nello
stesso periodo di tempo il fisco regionale ha fatto un balzo in avanti
del 50%. Adesso, però, dopo la grande abbuffata e dopo gli scandali che hanno
gettato discredito sulla politica, la Conferenza delle Regioni ha messo a punto
un provvedimento per tagliare i costi della politica regionale. Basta dare
un'occhiata ai dati pubblicati oggi dal Sole
24Ore per capire che il federalismo incompiuto ha un sovrapprezzo
stellare che ogni anno deve essere pagato dai contribuenti: "Doveva razionalizzare
la spesa pubblica e renderla più efficiente perché vicina al cittadino,
ma ha finito per far proliferare strutture amministrative, costi e di
conseguenza tasse per finanziarli". Il problema è che, più le Regioni
ingrossavano e ingrassavano, più lievitavano anche le imposte pagate
allo Stato da cittadini e imprese. Altro che decentramento. Il risultato è
stato l'esatto opposto: schiacciati in una doppia morsa. Adesso, però, qualcosa
sembra muoversi. Il governo Monti ha deciso di dare un segnale chiaro
mettendosi a lavorare a un ddl costituzionale per tagliare pesantemente le
spese loicali. Anche le Regioni sono al lavoro per rivedere i costi. "Vogliamo
arrivare in tempi molto rapidi a una normativa unitaria per le spese di
funzionamento dei gruppi politici e dei costi delle nostre
amministrazioni", ha spiegato il presidente della Lombardia Roberto
Formigoni in chiusura dei lavori in Conferenza delle Regioni per razionalizzare
i costi di funzionamento istituzionali. I punti salienti del provvedimento,
presentato oggi dal presidente Vasco Errani, sono "la riduzione
immediata degli emolumenti di presidenti, assessori e consiglieri; riduzione
del numero degli assessori e dei consiglieri; limitazione delle spese dei
gruppi consiliari eliminando i benefit e sottoponendoli al con
PILLOLE di Vincenzo Galassini
I COMPAGNI ARRIVANO, SEMPRE IN RITARDO, A RICONOSCERE GLI ERRORI
Oggi
il segretario del PD il compagno
Bersani ha affermato che la legge voluta dal governo D’Alema, modifica del
titolo V della Costituzione della Repubblica Italiana, con pochi voti in più, che toglieva il
controllo dello Stato sugli enti decentrati e, confermati da un referendum 7 ottobre 2001
in Italia gli italiani furono chiamati a
decidere se confermare o meno la modifica. Essendo un referendum confermativo
(e non abrogativo), la consultazione non richiedeva la partecipazione al voto
del 50% +1 degli iscritti alle liste elettorali per essere valida. La proposta passò con una percentuale del solo 35% Un danno per
l’Italia con l’aumento dilatato della spesa pubblica! La sinistra negli ultimi cinquant’anni non né
mai indovinata una votando contro la NATO, l’Europa, l’esaltazione di Stalin, la
difesa dell’invasione sovietica dell’Ungheria, i giudizi aberranti sui
dissidenti sovietici e arrivando alla contrarietà della televisione a colori,
della scala mobile, ecc. La
solita contrapposizione del PCI-PD ha portato anche a bocciare con il referendum istituzionale del 25
e 26 giugno
2006, sulla
riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi inerente cambiamenti
nell'assetto istituzionale nazionale della seconda parte della Costituzione
italiana: Parlamento
(Camere e formazione delle leggi); Presidente
della Repubblica; Governo (Consiglio dei
ministri, Pubblica
amministrazione); Magistratura
(composizione del Consiglio
superiore della magistratura); Comuni, Province, Città
metropolitane, Regioni
e Stato; garanzie costituzionali
(composizione e ruolo della Corte costituzionale); revisione della
Costituzione (ruolo del Parlamento). La legge di revisione
costituzionale, approvata a maggioranza assoluta dei membri del Parlamento,
per quanto previsto dall'art.
138 della Costituzione, aveva aperto la possibilità alla
richiesta di conferma da parte di uno dei tre soggetti previsti dall'articolo.
Tale richiesta è pervenuta da più di un quinto dei membri di una Camera, da più
di cinquecentomila elettori, e da più di cinque Consigli regionali. Questo era
il secondo referendum costituzionale sottoposto agli italiani e il PCI-PD
bocciò la proposta. Presto vedremo il
nuovo cambiamento del PD-PCI, ma purtroppo l’Italia è in rovina. Vincenzo Galassini
RICORDATE LA GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA?
Come nel 1994, siamo pronti a respingere l'assalto
della "gioiosa macchina da guerra", che anche allora si sentiva già
in tasca la vittoria elettorale. E come nel ’94 abbiamo un progetto vincente,
per noi e per l’Italia. Questa è l'essenza dei fatti che riguardano oggi la
scena politica. Siamo la forza democratica che ha la maggioranza in Parlamento,
rappresentiamo i moderati, che da sempre sono la maggioranza nel Paese, e per
loro prepariamo la battaglia elettorale senza vergognarci di niente, orgogliosi
del nostro leader Silvio Berlusconi, e del segretario Angelino Alfano. È necessaria
una premessa: il primo avversario, per quanto appaia paradossale, non sono
coloro che da sempre vogliono annientare il fronte moderato e i valori di cui è
portatore, ma i tanti, troppi falsari che danno una descrizione non vera delle
riunioni e gli incontri tra i responsabili nazionali e regionali del Pdl.
Questo ritrovarsi, con Berlusconi e Alfano, è un lavoro serio. Un progetto in
due mosse. Pulizia del cantiere: si tratta di sgombrare il campo dalle scorie
prodotte da personaggi che hanno usurpato il nome del Popolo della Libertà e la
fiducia loro data dagli elettori.
1.
La
preparazione e la messa in opera di un progetto di rinascita della società
italiana, che valorizzi persone e imprese, e neutralizzi l'abuso dello
statalismo fiscale. Per dar corpo e gambe elettorali a queste idee è necessario
fare presto e bene, come primo passo, la nuova legge elettorale.
In questi momenti di aggressione al cuore stesso
della nostra proposta, in nome della moralità (a senso unico), noi opponiamo la
moralità del nostro attaccamento al bene comune e agli interessi autentici del
nostro Paese. Il cantiere è aperto, l'accesso non è riservato agli addetti ai
lavori.
giovedì 27 settembre 2012
SOLIDARIETA’ A SALLUSTI
"Solidarietà ad Alessandro Sallusti,
direttore di un giornale in una democrazia moderna, liberale e adulta come
l`Italia e non in un regime dittatoriale con grosse limitazioni alla libertà di
espressione che hanno tanto il sapore di terre lontane, epoche passate e tempi
che non vorremmo mai più veder tornare". Pdl Ravenna
Etichette:
Giornale,
pdl ravenna,
PDL Seniores,
Sallusti
REGIONI, QUELLE FACCE DI BRONZO A SINISTRA
La sinistra che pensa di trarre vantaggio dalle
vicende del Lazio, si illude, ha la coscienza sporca e la memoria corta. Se
problemi e malcostume ci sono (come ci sono), riguardano l'intero sistema degli
enti locali, regioni innanzi tutto ma anche comuni e province. E se nel Lazio la crisi è esplosa con molto rumore
e folclore, in altre situazioni il malaffare e le inefficienze delle giunte
rosse sono stati tenuti ben occultati all'opinione pubblica. Parliamo dell'Emilia-Romagna, che non ha ancora
distribuito i fondi raccolti per il terremoto mentre il governatore Pd Vasco
Errani ha concesso un milione di euro alla coop Terre Emerse del fratello
Giovanni. Non lo diciamo noi, lo afferma la procura di Bologna che ha chiesto
il rinvio a giudizio di Errani per falso ideologico. Parliamo della Puglia, dove Nichi
Vendola, promesso sposo (elettorale) di Pier Luigi Bersani è indagato per abuso
d'ufficio nell'inchiesta sulla sanità locale.
E si tratta degli ultimi e penultimi episodi.
Senza contare il caso Penati alla provincia di Milano, le inchieste sul governatore della Liguria su Enav,
finanziamenti alle industrie e addizionali, la bufera giudiziaria che aveva
travolto l'ex sindaco di Genova Marta Vincenzi per tangenti sulle mense
scolastiche. Non saremo certo noi ad affidarci al giustizialismo in politica,
ma non tollereremo neppure l'ipocrisia della sinistra. Tipo quella che, proprio
nel Lazio, ha fatto dimettere i consiglieri del Pd che però continuano a
nascondere l'uso che hanno fatto dei finanziamenti pubblici: mentre saltano
fuori miglia di euro spesi in enoteca e decine di migliaia dati a tv locali.
"Nel contributo a realtà informative
locali non c'è niente di male" si arrampica sugli specchi il
capogruppo Esterino Montino. "Mentre
a Natale abbiamo fatto regali a bambini senza reddito". In enoteca!
POVERA ITALIA COME SI PUO’ SALVARE: IL GIP SPINGE L’ILVA ALLA CHIUSURA
|
mercoledì 26 settembre 2012
FORZA TUTTA BERLUSCONI: ABROGARE L’ATTUALE SISTEMA DI FINANZIAMENTO AI PARTITI
Incontro nel pomeriggio, a Palazzo Grazioli, tra
il presidente dimissionario della Regione Lazio, Renata Polverini, e l'ex
premier Silvio Berlusconi. Ieri Polverini aveva incontrato a Montecitorio il
segretario del Pdl, Angelino Alfano, e in serata aveva annunciato le sue
dimissioni. ''Bisogna
abrogare il sistema di finanziamento di gruppi e partiti così come l'abbiamo
conosciuto - aveva affermato in una nota
diffusa poco prima Berlusconi -. Si sono fatti dei passi in questa
direzione, a livello centrale, ma non basta. Le finanze pubbliche regionali e
locali devono subire un esame senza indulgenze, e si deve procedere
all'abrogazione di ogni erogazione impropria e alla messa in opera di controlli
indipendenti che nessuna norma legislativa a tutela dell'indipendenza delle
istituzioni può ostacolare''. Stamane la Polverini e' tornata sullo
scandalo dell'uso dei fondi pubblici da parte del gruppo Pdl al Consiglio
regionale del Lazio, che l'ha portata alle dimissioni: ''E' la prima volta che
una giunta se ne va pagando le colpe gravissime di altri. I miei collaboratori
non hanno alcun problema - ha affermato a Tgcom24 -. Per vigilare avrei dovuto
essere presidente del consiglio regionale. Pensavo di essere stata eletta per
fare il presidente della giunta regionale e non il consigliere''. ''Sono ancora
nel mio ufficio, - ha proseguito la Polverini - ma come previsto dallo statuto
rimarro' fino alle prossime elezioni. Mi auguro di poter tornare a una vita più
normale di quella dell'ultimo mese''.
VERGOGNA: NEGLI ULTIMI 10 ANNI LE REGIONI HANNO SPRECATO 90 MLD IN PIU’ E SI LAMENTANO DI AVERE PIU’ FONDI DAI GOVERNI.
La
Casta delle regioni in tutto il suo splendore. In dieci anni, le Regioni
italiane hanno speso la bellezza di 89 miliardi di euro in più.
La maggior parte dei quali per far fronte alla spesa sanitaria:
49,1 miliardi. Un pozzo senza fondo. Spesa che a fronte di un aumento
dell`inflazione pari, nel periodo in esame, al 23,9%, è cresciuta del
74,6%. Nel 2010, ultimo dato disponibile, le uscite delle Regioni hanno
superato i 208 miliardi di euro. Mentre nel 2000 il totale delle uscite aveva
sfiorato quota 120 miliardi di euro. La voce di spesa che è aumentata di più è
quella dell`assistenza sociale: più 154,4%. Subito dopo, c`è la sanità: più
79,6%. Grazie al decreto “salva Italia” del governo Monti, le Regioni chiedono
sempre più soldi ai cittadini attraverso l`incremento dell`addizionale Irpef. La
normativa consente, tra l’altro, alle Regioni di poter prelevare una quota
fiscale per l’Irpef che oscilla da un minimo dell`1,23 ad un massimo del 2,03%
RIORDINO PROVINCE: MEGLIO L’ABOLIZIONE GENERALE, MA SOSTENIAMO PARMA CON PIACENZA
“Il
Coordinamento provinciale del Popolo della Libertà di Parma ha affrontato in
una apposita seduta il problema della ridefinizione dei confini provinciali alla luce del
provvedimento di Spendig rewiew emesso dal Governo Monti per cui, al fine di
ridurre la spesa pubblica, vanno ridotte le amministrazioni provinciali. La
discussione è stata introdotta dal Coordinatore provinciale Paolo Buzzi seguita da
un’approfondita relazione del Presidente del Gruppo PdL in Regione Emilia-Romagna,
Luigi
Giuseppe Villani.
Il Consigliere regionale illustrando le varie soluzioni in campo ha evidenziato
che oltre alla ridefinizione dei confini provinciali si dovrà approfondire come
assegnare alcuni organi
decentrati
di valenza provinciale quali prefetture, questure e camere di commercio. Dopo
vari interventi di diversi membri del Coordinamento è stata perfezionata la
seguente posizione come quella ufficiale del PdL di Parma: “In primo luogo
vogliamo ribadire che non abbiamo cambiato opinione rispetto alla posizione del
Pdl assunta a livello nazionale più volte che, al fine di ridurre la spesa
pubblica ed eliminare superflui apparati burocratici, le province come organi
politici e amministrativi andrebbero superate. Non essendoci però a
livello centrale la necessaria determinazione ed i numeri per attuare una così
profonda riforma che riguarderebbe anche la Costituzione, il Governo Monti ha
proposto il riordino minimale che prevede l’accorpamento di province le quali
da sole non raggiungono specifici parametri di ampiezza territoriale e di
numero di abitanti. Nell’ottica comunque di ridurre il più possibile spesa e
burocrazia avremmo voluto acconsentire all’apparentamento più ampio possibile e
quindi alla provincia della grande Emilia che avrebbe compreso Piacenza, Reggio Emilia,
Modena e Parma
con quest’ultima capoluogo sia per la sua posizione baricentrica sia perché la
città con il maggior numero di abitanti in tale territorio secondo quanto
stabilito dal censimento del 2011. Anche per questa ipotesi abbiamo constatato
che diverse problematiche impediscono la realizzazione di una così vasta unione
di territori. In alternativa pertanto apprezziamo il progetto di fondere i
territori di Parma
con
quelli di Piacenza con la prima città
ovviamente capoluogo e quindi quelli di Modena con quelli Reggio Emilia. Abbiamo pertanto dato
mandato ai rappresentanti del PdL di Parma nelle varie istituzioni comunali,
provinciali e regionali di sostenere questa nostra posizione nelle prossime
riunioni istituzionali”.
BERLUSCONI VINCERA’ ANCORA
LETTERA AL
PICCOLO
Impossibile dubitare che Berlusconi sia un uomo con
milleuno difetti, ma è pure di straordinaria intelligenza. Inizialmente
pensavo, complice la novità davvero delirante e valutandola con le sole
categorie mentali vigenti oggi, un abisso lontane da quelle di quando
Berlusconi vinse le ultime politiche, che stavolta Berlusconi avrebbe preso
pochissimi voti. Già, ho cambiato idea. Ne prenderà invece tanti. Purtroppo. Appunto,
al di là della valutazione a caldo della sua ridiscesa in campo, mi sono
interrogato con più attenzione, usando il metro di giudizio più valido: perché
avrà fatto una simile cazzata? Chiedersi non cosa penso io, ma cosa può pensare
chi prende una determinata decisione. L'ha fatto perché è sicuro che gli andrà
bene! L'elettore decide chi votare in base al suo portafoglio, la stragrande
maggioranza degli elettori decide in base a se, secondo lui, chi verrà eletto,
glielo farà crescere o glielo farà diminuire ancora di più. Tutti gli italiani
lamentano di pagare troppe tasse. Chi sarà più credibile in campagna elettorale
nel dire che le diminuirà, vincerà le elezioni. In campagna elettorale tutti
diranno che le diminuiranno, ma ci sarà un solo candido che potrà dire non che
promette, ma che lo già fatto. Avrà una "prova-provata" da mettere in
campo, appunto: ha vinto le ultime politiche garantendo la soppressione
dell'ICI e la promessa l'ha mantenuta. Sarà tremendamente più credibile di
tutti gli altri. La promessa, la certezza, della soppressione dell'Imu lo farà
vincere ancora. I complessi meccanismi dell'economia e della finanza sono per i
professori, non per chi non arriva a fine mese. Inutile dire che la
soppressione dell'Ici ci ha portati a un passo dal baratro, come pure che
eravamo lo zimbello dell'Europa, che i mercati finanziari erano a un passo dal
travolgerci o che Lui passa il suo tempo in gradevoli compagnie. I dissidi con
altri esponenti della Destra non devono dare alcuna illusione, valgono cento voti,
non c'è un elettore che voti in base a cosa pensi un colonnello della destra.
"Se vince lui risparmio diverse centinaia di euro che mi servono tremendamente":
niente conta, pesa, vale, più di questo. Brrrrrrrrr
Arrigo Antonellini
Arrigo Antonellini
martedì 25 settembre 2012
LA POLVERINI SI DIMETTE. E GLI INDAGATI ERRANI E VENDOLA RESTANO AL LORO POSTO,
LA GOVERNATRICE
DEL LAZIO, NON INDAGATA, LASCIA E ATTACCA:” ADESSO GLI SMASCHERO IO GLI
IPOCRITI”. CHI SONO? I DEMOCRATICI, CHE NON DICONO UNA PAROLA SUI LORO
IMBARAZZI.
REGIONE LAZIO,
LE DELIBERE CON L’AUMENTO DA 1 A 14 MILIONI DE I FONDI DESTINATI AI GRUPPI
POLITICI SONO SEMPRE PASSATE ALL’UNANIMITA’, CON PURE L’ACCORDO DI PD E IDV
Le erogazioni ai gruppi politici della Regione
Lazio sono lievitate senza che fosse fornita alcuna giustificazione specifica.
Le decisioni dell’ufficio di presidenza, poi ratificate dal consiglio regionale
— che hanno consentito di passare da un milione di stanziamento ratificato il
26 gennaio 2010 (la giunta all’epoca è guidata dal centrosinistra) ai 14
milioni dell’8 novembre 2011 — sono sempre state motivate con una generica
esigenza di denaro. E adesso pure su questo si stanno effettuando controlli. La
legge prevede infatti che si specifichino i motivi delle variazioni di
bilancio, soprattutto se i fondi devono essere sottratti ad altre “voci”.
Nonostante la norma fissi criteri precisi per la gestione dei soldi pubblici, le delibere che determinavano
i nuovi stanziamenti sono sempre passate all’unanimità, vale a dire con il
consenso di maggioranza e opposizione. «Il presidente Mario Abbruzzese decideva
d’accordo con il segretario generale Nazzareno Cecinelli e tutti votavano senza
effettuare alcuna obiezione o verifica», ha raccontato durante il suo
interrogatorio della scorsa settimana l’ex capogruppo Franco Fiorito, ora
indagato per peculato. A dimostrarlo ci sono adesso le copie degli atti
acquisiti la scorsa settimana nella sede della Pisana dagli uomini del Nucleo
Valutario per ordine dei magistrati. Il primo provvedimento preso dopo
l’elezione della nuova giunta guidata da Renata Polverini risale al 14 dicembre
2010. Il denaro messo a disposizione dei partiti viene aumentato fino a 5,5
milioni di euro. Il 10 febbraio 2011 l’ufficio di presidenza decide all’unanimità che
quello stanziamento è
TRA IL DIRE E IL FARE, C’E’ DI MEZZO……….HERA
A PROPOSITO D IFUSIONE AXCEGAS-HERA, I
COMITATI ACQUA PUBBLICA DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA METTONO A NUDO LE
INCONGRUENZE DEL PARTITO DEMOCRATICO E LA DOPPIEZZA CHE ANCORA UNA VOLTA NE
CARATTERIZZA I COMPORTAMENTI.
Si è svolto il 18 settembre, l'incontro tra i Comitati
Acqua Pubblica della Regione Emilia Romagna e il Sindaco di Imola e Presidente
del Patto di Sindacato dei soci pubblici di Hera SpA sulla fusione Hera-Acegas.
Dopo ampia discussione e aver
ricevuto le risposte alle numerose domande che riguardano la fusione
stessa, i Comitati Acqua Pubblica della Regione Emilia Romagna esprimono la
loro contrarietà all'operazione stessa per due motivi principali, rilevando
come l'operazione non sia focalizzata alla gestione migliore dell'acqua e dell'ambiente,
ma guardi alla struttura societaria e finanziaria, finalizzata ai dividendi per
gli azionisti. Appare poco credibile che l'operazione significhi un
rafforzamento del ruolo pubblico. Anzitutto, alla fine del 2013, per l'azione
convergente di tre elementi: La fusione HERA/ACEGAS-APS, l'ingresso nel
capitale sociale del Fondo strategico Italiano FSI e con la possibile
conversione di 140 milioni di EURO di obbligazioni convertibili, la maggioranza
pubblica delle azioni di Hera detenute dai comuni, è fortemente in
pericolo. Sarà determinante il pacchetto della cassa depositi e prestiti
che sappiamo muoversi nella prospettiva delle fusioni e delle privatizzazioni.
La stessa scadenza del patto di sindacato determinerà il rischio concreto della
riduzione della proprietà pubblica sotto il 51%. A nostro parere il Fondo Strategico
Italiano (cioè CC.DD.PP.) doveva rafforzare la presenza pubblica magari a
scapito dei soggetti finanziari. Questa operazione, cioè l'interveto della
CC.DD.PP., potrebbe arrivare anche ad azzerare la presenza privata visto il
valore non particolarmente elevato delle azioni delle multi utilities in questo
periodo: in questo modo si aprirebbe la strada ad un concreto percorso di
ri-pubblicizzazione delle società ma ci pare
IL TERREMOTO E QUELLE PROMESSE DISATTESE
Il concerto di solidarietà per l'Emilia ha
riacceso i riflettori sul terremoto. L'evidenza dice: ritardi, burocrazia. Ma
anche uno strano silenzio su questa assenza pratica del governo e della
Regione. Il titolo del Corriere della
Sera annuncia in prima pagina: “Sisma,
quattro mesi dopo quarantamila sfollati ancora senza sovvenzioni”. Infatti
“dopo i cinquanta milioni arrivati né
primi due mesi dall'emergenza, più nulla”. Il presidente dell'Emilia-Romagna, il
democratico Vasco Errani giustifica così i ritardi: “Non ci sono bacchette magiche”. Come dire: se il governo ha
stanziato due miliardi e finora sono arrivati solo 50 milioni, si sa come sono
queste cose, c'è la burocrazia, le lungaggini. Ma come si fa ad andare da gente
che da quattro mesi sta in condizioni penose, e dirgli: “Non abbiamo la bacchetta magica”? Per un governo dei tecnici almeno
gli intoppi tecnici dovrebbero fare la fine del topo con il gatto. I grovigli
grazie a cui la burocrazia impedisce il passaggio dal dire al fare dovrebbero
essere tagliati da quest'esecutivo di specialisti con perizia se non istantanea
almeno rapida. Il passaggio dal far
votare un decreto al metterlo in atto dovrebbe essere la specialità. La gente
nei guai e senza sostegno non chiede l'uso della bacchetta magica ma della
ragionevole velocità di intervento a sostegno di un'economia fondamentale per
l'Italia a cui finora, per riprendersi non è arrivato niente.
Dice l'assessore della Lombardia Carlo Maccari,
PdL, che guarda al Mantovano devastato e a cui sono stati promessi 500 milioni:
“Basterebbe un euro. Non vogliamo 500 milioni subito. Ma chiediamo al governo
di attivare questo conto, versando lo 0,1%”. Impossibile che un governo pieno
di banchieri non sia in grado di attivare un conto…”.
SANTANCHE’ : IL PDL E’ MORTO L’HANNO UCCISO I COLONELLI
L'ONOREVOLE SPARA A ZERO CONTRO GLI EX AN: E IO DOVREI PERDERE LA FACCIA PER COLPA DI UNO CHE SI FA CHIAMARE BATMAN’
Dopo lo scandalo della Regione Lazio, Santanchè
rivela che Berlusconi "si sente profondamente tradito, è sconfortato,
allibito, disgustato da tutto quanto sta accadendo". Il Pdl è un partito
da rifondare. Lo dice al Corriere della Sera Daniela Santanchè. "Ho deciso
di andare ad Arcore -spiega- per chiedere a Berlusconi di chiudere questa
fase del Pdl, avviare una rifondazione totale e, come ultima ipotesi,
pensare anche alla nascita di un nuovo partito, che sia eventualmente federato
ad altri". La fusione tra Forza italia e An, prosegue Santanchè, fu
"un’idea geniale di Berlusconi per affrontare una complessa campagna
elettorale", ma nessuno "è stato disposto a fare un passo indietro,
le catene di comando sono rimaste autonome, guardandosi a volte con
sospetto, a volte addirittura con ostilità. La stessa scissione di Fini fu
scatenata da una rivalità personale, umana e di puro potere con
Berlusconi". Situazioni che secondo Santanchè sono diffuse sul territorio
e rendono fragile il partito. Come nel Lazio, "una guerra per bande tra ex
An ed ex Fi, una roba bassissima, di lestofanti, di malfattori. E io dovrei
perdere la faccia -sottolinea Santanchè- per colpa di un furbastro di
provincia che si fa chiamare Batman. Non me ne importa niente di perdere il
Lazio. Perdiamo pure una regione ma riconquistiamo l’onore". E Berlusconi?
"Si sente profondamente tradito, è sconfortato, allibito, disgustato da
tutto quanto sta accadendo".
lunedì 24 settembre 2012
MILLE RAGIONI PER TAGLIARE LE REGIONI. BERLUSCONI: E’ L’ORA DEL RIPULISTI
PER COLPIRE LA CASTA E I COSTI ESAGERATI DEL SETTORE PUBBLICO
MANCA IL CORAGGIO CIVILE E RADICALE DI ABOLIRE LE REGIONI.
Per colpire la casta e i
costi esagerati del settore pubblico manca il coraggio civile e radicale di
abolire le Regioni. Lo scrivo da tempo. Sono la vergogna d’Italia, persino più
del Parlamento (da dimezzare). Il marcio emerso ora è solo la cresta, il costo
vero è il raddoppio di tutto: ci permettiamo il lusso di mantenere un doppio
Stato, uno centrale e uno federale. Le Regioni costano l’ira di Dio, moltiplicano
il ceto politico e il finanziamento pubblico ai partiti, dispongono di poteri
esagerati, divorano risorse, duplicano la burocrazia statale. Anziché accanirsi
con gli spiccioli delle Province, è lì che bisogna tagliare. L’inizio del
declino italiano,del suo indebitamento e della crescita vertiginosa della
partitocrazia, coincide con la nascita delle Regioni, 1970. Se si vuol
risanare il Paese, restituite sovranità e competenze allo Stato, anche in
materia di sanità e pubblica istruzione, ripristinate il ruolo delle
prefetture, magari adottando sistemi selettivi più rigorosi istituendo una
scuola superiore dei dirigenti amministrativi e prefettizi. Tra lo Stato e i Comuni
basta un solo ente intermedio: le Province regionali. Ce ne sono in Italia meno
di una cinquantina e corrispondono alla storia e alla fisionomia del nostro
territorio. Sostituirebbero Province e Regioni con strutture più incisive e
snelle, con compiti delimitati. Una riforma necessaria, risparmiosa e
ragionevole, perciò non si farà mai. Non sono in grado di farla né i partiti né
i tecnici. E allora chi? Chi? La domanda risuona nel vuoto. La base del PDL è pronta con banchetti,
Berlusconi batti un colpo!
BERLUSCONI: E’ L’ORA DEL RIPULISTI. OLTRE LA VERGOGNA: META’ DEL PRANZO DEI DEPUTATI PAGATO DALLA CAMERA
Ogni giorno ci regala una
politica sempre di alta qualità, ma quale casta! Non esiste, sono tutti onestissimi Il pranzo è
servito. E pagato. Almeno per metà prezzo lo offriranno, ancora per un bel po’,
le casse della Camera. Venti euro per un pasto completo a carico del deputato,
altri 18 euro li integra l’amministrazione di Montecitorio attingendo al
capitolo “ristorazione”. I questori si impegnano a cambiarlo. Ma dal 2014.
MA DELLA CENTRALE A CARBONE INQUINANTE DI DE BENEDETTI NON NE’ PARLA NESSUNO?
La censura in Italia: il caso
della Tirreno Power controllata indirettamente da De Benedetti tramite
Sorgenia. Grillo più volte ha segnalato lo scandalo attaccando il Pd che a
Savona governa da decenni e se ne frega della centrale inquinante. Ecco cosa
dice l’ex comico: ”Si è scoperto che la
centrale a carbone ‘controllata’ dal tesserato numero 1 del Partito Democratico
De Benedetti ha tenuto nascosti per 6 anni alla cittadinanza gli inquietanti
dati sull’inquinamento ambientale di Savona, con valori elevatissimi, mai
riscontrati in Italia! Chi è il fassissta?” A Savona ci sono state 2.664 morti
premature in più in 16 anni; se in Italia (ogni anno su 100.000 abitanti)
muoiono 7 donne per tumore ai polmoni, a Noli ne muoiono ben 36. Più di 5 volte
tanto. E il PD non ha mai voluto dare una probabile spiegazione del perché. Chi
è il fassissta? C’è stata una insufficiente misurazione delle nocive polveri
PM2,5 e PM1 da parte dell’Arpal (i cui dirigenti regionali peraltro sono
indagati dalla Procura di Genova in altre circostanze proprio per falso e
turbativa d’asta), della mancanza di controlli pubblici delle emissioni delle
ciminiere della centrale, della mancanza di controlli pubblici degli scarichi
idrici (il controllo è effettuato dalla stessa Tirreno Power), della non
ottemperanza di molte prescrizioni, della mancanza da anni di Autorizzazione
Integrata Ambientale dovuta per legge, di valori di inquinamento di aria, acqua
e terreno fuori norma (l’inquinamento dei fondali marini davanti agli scarichi
della centrale arriva a essere anche 100 volte superiore ai limiti di legge!),
dell’assenza di una indagine epidemiologica, dell’assenza di una Valutazione di
Impatto Sanitario, dell’assenza di un Registro Tumori, in generale, del non
allineamento di Tirreno Power ai valori previsti dalle normative italiane e
europee. Attendiamo da più di 20 anni il
AAAAAA MARIO……MA SERPICO IL SUPER REDDITOMETRO A ROMA NON L’HAI MICA PROVATO??????
Tutti cadono
dalle nuvole. Anche alla Regione Lazio,
nessuno si era mai accorto di niente.
Come per la Lega Nord
con Belsito, per il PD con Lusi,
anche nel PDL con Fiorito, nessuno aveva mai
notato niente di strano, di anomalo, di esageratamente dispendioso. Eppure succede a Roma,
dove dei super tecnici sanno come scovare anche gli evasori di pochi euro, dove
dei super ministri ci parlano ogni giorno di tagli, di
spending review, di come noi italiani viviamo al di sopra delle nostre
possibilità, ma non vedono chi li circonda che vive da nababbo
sotto il loro naso. A noi contribuenti che viviamo con mille euro al mese, ci
fanno i test di congruenza entrate-uscite, ci
controllano i conti correnti fino alle 50 euro,
mentre LORO, la casta si autocertificano i bilanci secondo un
principio che vale solo per loro , praticamente solo loro sono
autorizzati a controllarsi. Ma la Guardia
di Finanza, senza far troppa strada, si sieda per qualche anno
negli uffici romani e chieda a tutti quei signori che non hanno
mai lavorato, ma hanno decine di proprietà immobiliari, di
dimostrare come fanno a mantenere il loro tenore di vita, a
passare dallo status di morti di fame alle feste nelle ville di proprietà. Regioni,
province, partiti politici, banche, chiesa, sindacati, manager statali,
tutta gente che l’equità del governo
Monti non è riuscita neppure a sfiorare, anzi ha difeso e
aumentato nei privilegi. Facile aizzare l’odio
verso l’evasore del mancato scontrino, solo per togliere
l’attenzione dalle banche che ci negano i soldi perché è più conveniente
comprare BOT di qualche Stato che agonizzando paga interessi
da usura. Caro Monti, nell’applicare la tua equità sei stato
più falso di tutti i tuoi predecessori, e questo è tutto
dire.
Etichette:
banche,
Belsito,
conti correnti,
contribuenti,
è tutto dire,
equità,
evasori,
Fiorito,
Governo monti,
Guardia di Finanza,
interessi da usura,
pdl ravenna
sabato 22 settembre 2012
VERGOGNA!
UN
ABISSO DI IMMORALITA’ CHE LASCIA SENZA PAROLE INTERVENIRE SUBITO A TUTTI I
LIVELLI
‘Siamo in un abisso di immoralità sintomo di un
sistema che non funziona più non solo per un singolo partito, ma per il
complesso del meccanismo del finanziamento della politica. Si e’ prodotto un
meccanismo diffuso di ruberie, di approfittamento personale e di sfrontatezza”.
RIORDINO PROVINCE PDL APPROVA DOCUMENTO: SI PROVINCIA ROMAGNOLA
Il Coordinamento Regionale del Pdl
dell’Emilia-Romagna ha approvato, a maggioranza, un documento sul nuovo assetto
territoriale delle Province: bene eliminare le attuali province ma nel riordino
evitare campanilismi. Ok a provincia Romagna. Nel documento approvato dal PdL
dell'Emilia Romagna sul riordino delle province, il partito ribadisce la
propria contrarietà al mantenimento delle attuali Province, definite enti
inutili, si dice perplesso sull’ipotesi di un riordino frutto di pressione
campanilistica e di interessi locali. Nel dettaglio il documento propone: l’istituzione
di una Provincia Romagna, composta da Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini; il
mantenimento dell’attuale Provincia di Ferrara, in quanto in possesso dei requisiti
minimi legati alla dimensione territoriale e alla popolazione residente;
l’istituzione di due nuove distinte Province: Modena e Reggio Emilia, da una
parte, e Parma e Piacenza, dall’altra, in funzione di particolari ragioni
storiche, culturali, economiche e produttive. Il PdL auspica anche che il futuro Sindaco
della Città metropolitana di Bologna sia eletto a suffragio universale. Il
partito subordina poi il prospettato riordino delle Province a queste
condizioni: l’allocazione dei presidi statali decentrati sul territorio, anche
nelle zone accorpate non sedi di capoluogo di provincia; il rafforzamento dei
livelli di sicurezza attuali, a seguito del predetto riordino.
494496
RIORDINO PROVINCE, PDL. NO ACCORPAMENTO FORZATO CON PARMA
Intervento del consigliere regionale Pdl
Fabio Filippi sulla questione delle nuove Province
“Piacenza
ha imboccato una via diversa rispetto all’accorpamento forzato con Parma ed il
PdL è il portabandiera di questa scelta”: ci tiene ad evidenziare la posizione del
Coordinamento Provinciale di Piacenza il Consigliere Regionale Andrea Pollastri
in risposta ad una presa di posizione del collega di Gruppo Fabio Filippi
(riportato più sotto) che, proprio oggi, in una nota stampa, ha ribadito la
“Convinta contrarietà al mantenimento delle attuali Province in quanto enti
inutili” e ha espresso “Profonde perplessità circa l’ipotesi di un riordino
frutto di pressione campanilistica e di interessi locali”, invitando, tra
l’altro a procedere con la fusione tra Parma e Piacenza “In funzione di
particolari ragioni storiche, culturali, economiche e produttive”. Questa
posizione, era già emersa nel corso del Coordinamento Regionale del Popolo
della Libertà tenutosi a Mirandola (Mo) lo scorso sabato: già in
quell’occasione, in rappresentanza della componente piacentina, Pollastri aveva
espresso una posizione contraria alla linea emersa. “Come ho già avuto modo di
comunicare – ha affermato -, ribadisco di aver votato contro alla proposta di
revisione dell’assetto regionale che preveda l’accorpamento di Piacenza con
Parma. Tengo a sottolineare che manca tuttora una proposta ufficiale di
riordino da parte del CAL e il coordinamento regionale del PDL non aveva
chiaramente atti ufficiali su cui esprimersi. Non ho paura di essere smentito affermando
che, nel momento in cui il Consiglio provinciale di Piacenza dovesse approvare
una delibera per l’indizione del referendum al fine di decidere il passaggio
della nostra
venerdì 21 settembre 2012
REALTA’ IL PDL , CONTINUA A SALIRE NEI SONDAGGI
Siamo in rimonta. C’è un leggerissimo profumo di
1994, quando i progressisti partirono per suonare e tornarono suonati. L’ultimo
sondaggio di ieri sera, presentato a Ballarò,
tanto più interessante perché di marca Ipsos-Pagnoncelli, non proprio
simpatizzante del centrodestra, mostra “un calo degli indecisi e una crescita
dei due maggiori partiti”. Questo ha detto proprio Nando Pagnoncelli rilevando
che il Partito Democratico resta in vantaggio nelle intenzioni di voto con il
26,3%; segue il Pdl con il 22,2%. Dunque quattro, soli quattro punti di
distanza! Altro che asticella del 20% ritenuta improba dal medesimo Ballarò nelle
scorse puntate. Invece il Movimento 5 Stelle è in calo rispetto ai risultati
dei mesi scorsi (16,8%). Gli altri partiti sono sotto il 10 per cento, e in
discesa. Tranne la Lega, in discreto recupero. Infatti l’Idv (6,9%) e Udc
(6,2%) sono in fase di erosione. Per Sinistra Ecologia e Libertà il dato è
5,4%, la Lega Nord è il solo di questa fascia a crescere ed è al 5%. Le
formazioni minori vanno dal 2,6% del Fli e il 2,4% della Federazione di
sinistra. La Destra tocca l’1,6%. Considerazioni.
La partita è incerta, ma promette bene. Bisogna dirlo: l’entrata in gioco di
Berlusconi ha mosso il vento, riporta a casa i delusi, spaventa gli avversari.
Certo i moderati esistono. Si tratta di ricordare con i fatti che votare
Berlusconi e Alfano significa far prevalere gli interessi di famiglie e imprese
su quelli della grande finanza e degli statalisti, ed è una scelta di autentica
speranza. Una speranza che meraviglia i manovratori dell’eterna denigrazione
mediatica nei confronti del Popolo della libertà. Questa tendenza imprevedibile
– scommettiamo? – li indurrà a nuovi pretestuosi attacchi. Conosciamo il loro
menù avvelenato, siamo attrezzati. Molto dipende dalla legge elettorale ma gli
ultimi dati assecondano l’idea che, per recuperare il gran numero di cittadini
oggi astensionisti o dubbiosi, occorre dar vita a una competizione tra i due
partiti maggiori piuttosto che offrire agli elettori compagini male assortite,
come hanno dimostrato le vicende di questi anni. Gli indecisi, quando decidono,
non scelgono le mezze porzioni.
LE REGIONI IGNORANO IL DECRETO DEL GOVERNO E NON TAGLIANO ASSESSORI E CONSIGLIERI.
LA NORMA E’ RISPETTATA SOLO DAI PICCOLI COMUNI
Le regioni
ignorano il decreto del governo; e non solo. Altro che abolizione: solo pochi
mesi fa LA REGIONE
LAZIO HA ESTESO IL VITALIZIO AGLI ESTERNI, una decisione scandalosa
che ha avuto ben poca risonanza sui mass media nazionali (ne ha parlato solo
"Il Fatto Quotidiano" e poche altre testate locali) e anche l'opposizione
certo non si è "strappata i capelli", visto che in futuro,
sicuramente avranno modo di beneficiarne anche loro.... staff nocensura.com--di seguito l'articolo de
"Il Fatto Quotidiano" "Le Regioni ignorano il decreto del governo e
non tagliano assessori e consiglieri" La
legge 138/2011 che prevedeva la riduzione dei componenti dei consigli da 1.100
a 700 e degli uomini di giunta da 211 a 148 resta lettera morta. I Comuni sul
piede di guerra: l'Anci denuncia la disparità di trattamento tra gli enti
Quattrocento
consiglieri e centocinquanta assessori regionali di troppo, 110 enti enti che
sulla carta erano da abrogare ma che sono rimasti in piedi. Almeno per ora. I
furbetti della finanza pubblica hanno nome e cognome. Sono le Regioni e le
Province d’Italia che erano chiamate a una cura dimagrante ma che sono riuscite
a evitare abilmente tutti i tagli, compresi quelli al numero delle poltrone,
alle indennità, ai trattamenti previdenziali e al numero degli enti provincia. Le riduzioni erano previste dalla manovra di Ferragosto e
dovevano arrivare entro il 13 febbraio per essere applicate alle prime
elezioni, le amministrative di maggio. E invece tutto il corredo di tagli della
legge 138/2011 è rimasto lettera morta. A denunciarlo è un dossier del Sole24Ore che mette in fila numeri e metodi che hanno consentito agli
enti regionali e provinciali di fare esattamente il contrario del dettato
legislativo: mentre l’Italia dibatteva di ridurre costi e poltrone, Regioni e
Province non solo non facevano nulla per adeguarsi, ma facevano crescere la
spesa corrente come nulla fosse. I conti sono presto fatti. Le legge indicava
alle Regioni di ridurre il numero dei consiglieri da 1.109 a 700. A dover fare
i sacrifici maggiori erano quelle con un numero di poltrone abonorme rispetto
alle media. La Sicilia, ad esempio, doveva
passare da 90 a 50 consiglieri, la Sardegna da 80
a 30. Niente di tutto questo. Oggi, a sei mesi dalla legge, le uniche regioni
che hanno ridotto le poltrone sono Veneto e Toscana che sono passate rispettivamente da 60 a
50 consiglieri e da 90 a 50. Lombardia ed Emilia erano già in linea col
Etichette:
pdl,
pdl ravenna,
PDL Seniores,
Regioni
BAZZONI: SCHIOPPA E CLAPS, GIUSTO PROPORLI PER UN ALTO RICONOSCIMENTO O PER LA CITTADINANZA ONORARIA.
Mi sembra che non siano da
meno di Mia Causevic e Rossella Urru, loro potevano anche rimetterci la vita
per bloccare l’assassino.
Non credo che il gesto coraggioso di Bartolomeo
Schioppa (già comandante della Polizia Municipale di Ravenna e oggi in analogo ruolo
ad Anzio) e dell’ufficiale Paolo Claps, che ha permesso la cattura di Primo
Bisi dopo il ferimento dell’avv. Francesco Manetti, sia stato adeguatamente
sottolineato e riconosciuto dal sindaco Matteucci, il ringraziamento non basta.
Non basta aver ricevuto i due coraggiosi esponenti della PM in Municipio. Mi
sembrerebbe più che giusto proporli per una menzione speciale, se non
addirittura per la cittadinanza onoraria. I fatti sono noti: Primo Bisi esce
dallo studio Manfredi, Schioppa e Claps lo vedono con un’arma in pugno e,
seppur fuori servizio, lo inseguono. Lui punta anche la pistola per sparare, ma
l’arma per fortuna si inceppa e
segue la cattura con l’arrivo della Polizia
di Stato. Vorrei ricordare al nostro sindaco che in materia di cittadinanze
onorarie date a iosa ci sarebbe da polemizzare a lungo, ma non è questa la
sede. Non credo che quello che hanno fatto Schioppa e Claps sia meno meritevole
del riconoscimento che si intende assegnare a Rossella Urru, cooperante
internazionale sarda con una piccola parentesi di studio ravennate, o che è
stato assegnato nel 2007 a Mia Causevic per aver fatto arrestare un pirata
della strada. In tempi in cui è fin troppo facile polemizzare con la Polizia
municipale, o di bollare i pubblici dipendenti come menefreghisti, mi
sembrerebbe un gesto di alto valore simbolico proporre i due ufficiali di PM
per un alto riconoscimento, un gesto che sono certo sarebbe apprezzato anche
tutti i loro colleghi. Gianguido Bazzoni
I PARTITI FANNO RETROMARCIA: OK CONTROLLO ESTERNO SUI BILANCI.
UNA
BUFALA ANCHE PARMALAT: AVEVA UN CONTROLLO ESTERNO PER I BILANCI!
– Retromarcia dei partiti: dopo le polemiche, accettano di nuovo di
sottoporre i loro bilanci al controllo esterno di una società che non sia
Montecitorio. Lo ha deciso la Giunta del Regolamento secondo quanto ha riferito
il portavoce del presidente della Camera Gianfranco Fini. La Giunta, presieduta
da Fini, era chiamata a discutere sulla bozza di nuovo regolamento redatto da
Antonio Leone (Pdl) e Gianclaudio Bressa (Pd) che introduce meccanismi di
trasparenza nei bilanci dei gruppi parlamentari, ma da cui era saltato il
principio del controllo esterno. ”La Giunta per il Regolamento – ha riferito il
portavoce di Fini, Fabrizio Alfano – ha deciso all’unanimità di adottare il
testo Bressa-Leone e di integrarlo con il principio della verifica dei bilanci
dei gruppi da parte di una società esterna”. Anche la Parmalat, aveva un
controllo simile, e sappiamo come è andata a finire.
Etichette:
antonio leone,
bilanci,
bressa,
bufale,
Galassini,
montecitorio,
parmalat,
partiti,
pd,
pdl,
pdl ravenna,
PDL Seniores
DAL “ME NE FREGO” AL “ME LO FREGO”: TRISTE STORIA DAL MSI AL POTERE
ROMA – Erano camerati che, al
bisogno e al momento, scandivano il nostalgico “Me ne frego” nelle
manifestazioni della loro adolescenza, umana e politica. Sono poi diventati
politici adulti, affamati di riconoscimento, rivincita, possesso: ora sono
l’esercito, non più manipolo del “Me lo frego”. Dal “me ne frego” al “me frego
tutto” è la parabola della destra ex Msi romana e laziale. In questi termini la
racconta e racchiude uno di loro, coperto da un tenue anonimato su La
Stampa. Termini riassunti ed esaustivi: Franco Fiorito, quello delle otto case,
i conti all’estero e dei soldi del Pdl che diventano suoi personali non è forse
lo stesso che parlando con La Repubblica rivendica: “Ad Anagni so’ il
Federale”? Sono storie simili e diverse, ma comunque intrecciate, della destra
romana e laziale che, una volta raggiunte le stanze del potere, ha cambiato
slogan dimenticando il “ne” di fascista memoria. Quella destra capitolina che
dal movimento sociale è arrivata alla poltrona di primo cittadino e
governatore, quella destra che ha accompagnato Alemanno e Polverini come tribù
e clan e poi si è insediata, anzi soprattutto “attavolata”, a quattro ganasce e
senza neanche coltello, forchetta e tovagliolo. Non si tratta in questo caso di
un’analisi di parte, della critica della solita opposizione disfattista. Sono
gli stessi dirigenti, quelli che hanno mantenuto una reputazione presentabile,
a tirare sferzate e trovarsi di fronte ad un’analisi desolante di quella che è
stata l’ascesa della loro parte politica. E ancor più critica è la base che
quegli ex missini ha votato, che a quei novelli arraffoni ha fornito gli
strumenti dell’ingrasso. “Quelli di sinistra – dicono oggi i ragazzi della
destra irriducibile di Colle Oppio – sono
RAI IN PROFONDO ROSSO: A META’ ANNO PERDEVA 129 MILIONI
Per fine 2012 è atteso un buco di
almeno duecento milioni di euro. Contributo alle perdite dalla raccolta
pubblicitaria che al 30 giugno era in calo di 72 milioni di euro sull'anno
prima, ma anche dall'aumento del costo del lavoro. E io pago
giovedì 20 settembre 2012
SILVIO PARLA E FA SUBITO PAURA
MA A NOI NON FA
PAURA. ANZI E’ ANDREANALINA PURA.
È già in funzione l'antiaerea. È scattata l'emergenza
democratica. Come nel '94, nel 2001, nel 2008: insomma, ogni volta che il
centrodestra ha vinto. Silvio Berlusconi non ha ancora annunciato se si
ricandiderà alla premiership del Paese, ma intanto è già tornato in campo. E
giornali e forze politiche che fino a pochi giorni ironizzavano sul suo
silenzio e lo davano per finito, ora si meravigliano e si scandalizzano per le
sue parole. A Otto e mezzo, il duo
Eugenio Scalfari-Paolo Mieli paragona l'eventuale ritorno di Berlusconi a
quello di Juan Domingo Peron. Mieli: "Nella
storia ci sono di questi ritorni, basta pensare al ciclo peronista".
Scalfari: "Peron vinse perché aveva
al fianco la seconda moglie". Il colmo del ridicolo lo ha però
raggiunto la Repubblica, il
giornale-partito che da sempre demonizza Berlusconi. Il quale aveva appena
finito di rilasciare l’intervista al Giornale,
e già Mauro riportava i commenti allarmati di mezza Europa, soprattutto dei
tedeschi e dello stesso governo di Berlino. L’ennesima bufala, che la stessa
cancelliera Merkel ha sbugiardato durante la conferenza stampa di ieri, dicendo
che lei è democratica, “rispetta i
risultati elettorali di tutti i Paesi”, e si sente concentrata solo sul suo
impegno di governare bene la Germania. Come, dire: se in Italia Berlusconi
rivince le elezioni, è la democrazia bellezza! Una verità semplice. E oggi il
fatto-chiave è questo: la capacità di Berlusconi di lanciare messaggi
galvanizzanti per i moderati, a sinistra – e non solo a sinistra - fa paura,
molta paura. Il leader del Pdl, con un’analisi tranquilla e chiara nei
contenuti, ha semplicemente distrutto Grillo e il grillismo, un fenomeno che
decine di editorialisti hanno cercato inutilmente di spiegare negli ultimi
mesi, senza avere neppure un decimo dell’efficacia di Berlusconi.
Iscriviti a:
Post (Atom)