Ora non ridono più. Volevano un altro giro di
giostra ma restano a piedi. Quello che si è abbattuto su di loro è un vero
tsunami. Non è quello di Grillo, ma quello della voglia di cambiamento da parte
di gran parte dell'elettorato italiano. I nomi di
chi resta fuori dal parlamento fanno discutere. Sono nomi pesanti e
impensabili. Rocco Buttiglione e Italo Bocchino hanno
scelto il cavallo perdente. Poi resteranno senza la poltrona anche Amedeo
Laboccetta, Gianfranco Fini, Antonio Di
Pietro, Anna Paola Concia. Per loro è game
over. Poi c'è chi c'ha provato per la prima volta e gli è andata male,
anzi malissimo. Chiedete a Giovanni Favia che ha lasciato
Grillo per Ingroia che ha raccolto l'1,79% al Senato (intorno a 550
mila voti) e alla Camera il 2,2% (poco più di 750 mila voti). Non ce l'ha fatta
neanche Mario Sechi, a Ilaria Cucchi, ad
Oscar Giannino o ad Antonio Ingroia. Per loro
il traguardo è arrivato prima della partenza. Stessa sorte per Guido
Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d'Italia, escluso dal
Senato. Dalla Camera è rimasto fuori Gianfranco Micciché,
leader di Grande Sud. E anche Raffaele Lombardo, leader del Mpa (Movimento per
le autonomie).
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