Se eravate rimasti colpiti
dalla proposta della Danimarca di confiscare
i beni di valore ai migranti per coprire le spese dell’asilo,
non siate stupiti.
La vicina Svizzera lo fa già da anni.
A svelarlo è stata ieri
sera l’emittente elvetica SRF, che ha ricordato come anche il governo federale
di Berna imponga ai richiedenti
asilo la consegna di tutti i beni
di valore superiore ai mille franchi (al cambio attuale, circa
mille euro ndr). La Segreteria di Stato alla Migrazione ha spiegato infatti che
le leggi elvetiche esige da chi presenta domanda di asilo sotto le bandiere
rossocrociate un contributo
ai costi del soggiorno e dell’assistenza sociale.
“Se una persona se ne va
di sua volontà entro sette mesi, potrà recuperare il suo denaro. In caso
contrario esso coprirà le spese”, spiegano dalla Segreteria di Stato. In
televisione è stata inoltre mostrata una ricevuta che un siriano ha ricevuto
dopo aver ceduto alle autorità svizzere la somma di contante stabilita dalla
legge.
Ma non è tutto. Una volta
ottenuta la residenza in Svizzera,
i profughi dovranno versare il 10% del reddito allo Stato per
dieci anni, fino a un massimo di 15.000 franchi. Questo sempre per coprire i
costi delle procedure d’asilo e restituire il denaro speso per i costi
dell’assistenza sociale.
La scorsa settimana
un’analoga proposta della Danimarca
aveva suscitato polemiche furibonde, con molti osservatori internazionali che
avevano paragonato la soluzione del governo di Copenhagen alla confisca dei
beni degli ebrei da parte dei nazisti all’interno dei lager. Inoltre nella
giornata di oggi il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa,
Nisl Muiznieks, ha inviato una lettera al ministro danese per l’Immigrazione,
Inger Stojberg, esprimendo “gravi preoccupazione” sulla conformità della
proposta del governo di Copenhagen con le norme sui diritti umani.
“Tutte queste proposte
vanno contro l’obiettivo di favorire una integrazione rapida ed effettiva di
queste persone in Danimarca”, ha segnalato il commissario.
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