mercoledì 19 novembre 2014

STIPENDIATI D’ORO IN RIVOLTA PER DIFENDERE I LORO LURIDI PRIVILEGI


Roma. I super-pagati dipendenti di Camera e Senato hanno presentato ricorso contro la manovra varata il 6 ottobre dalle presidenze delle Camere che taglia un migliaio di buste paga sulle quasi 2.500 della forza lavoro del Parlamento.
Questa rocciosa élite di dipendenti pubblici (alcuni qualificatissimi altri con normali funzioni di centralinista o impiegato) quest’anno costerà ai contribuenti italiani la bellezza di 384 milioni di euro, per un esborso medio a cranio leggermente superiore ai 150.000 euro.
Il che vuol dire che al pugno di stipendi che svettano dall’alto dei loro 500.000 euro lordi annui se ne aggiungono molti legati a mansioni, sempre importanti, ma più semplici che arrivano a quota 90 mila euro lordi dopo soli 20 anni di servizio e a ben 136 mila dopo 40 anni. Per completare il quadro occorre sapere che, a dispetto dei fiumi di inchiostro scritti contro la casta politica, Camera e Senato spendono molto di più per i loro dipendenti che per i politici. I dipendenti di Montecitorio, ad esempio, assorbiranno nel 2014 ben 258 milioni contro i 145 milioni destinati agli onorevoli. Rimborsi compresi.

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