GRAZIE DEL CONTRIBUTO, ANCHE AL NUOVO “MATTEO RENZI”, SECONDO ALLE PRIMARIE
I democratici hanno silurato anche Romano Prodi: nella quarta tornata per l'elezione del presidente della Repubblica, il candidato del Pd al Quirinale si è fermato a quota 395. lontanissimo dai 504 voti richiesti per avere la maggioranza assoluta. Con Pdl e Lega Nord fuori dall'aula in segno di protesta, il professore cercava 7 o 8 "appoggi" tra i grillini e i montiani, e invece ha trovato decine di "franchi tiratori" proprio all'interno del suo partito di riferimento. Un massacro bello e buono che di fatto brucia sul nascere la candidatura dell'ex premier dell'Ulivo. Tanto che lo stesso Matteo Renzi, a sangue che scorre ancora, afferma ai cronisti: "La candidatura di Prodi non c'è più". E dopo qualche ora ecco che arriva il comunicato di Romano Prodi da Bamako, nel Mali: Oggi mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Ritorno dunque serenamente ai programmi della mia vita. Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilità. Io non posso che prenderne atto". Dunque, Prodi si ritira. Gli sfottò del Pdl - Esulta compatto invece il Pdl, che non ha nemmeno votato in aula in segno di protesta contro la candidatura "unidirezionale" del Pdl. Il profilo Twitter ufficiale di Silvio Berlusconi strilla: "Non c'è più il #Pd". Renato Brunetta sfotte: "La slealtà non paga, #Prodi resti in #Africa". Per Fabrizio Cicchitto è "una autentica disfatta. Il Pd ha lanciato una sfida e l'ha persa clamorosamente. Non gli è riuscito né di far le larghe intese né di far l'affondamento. Un fallimento totale.
I democratici hanno silurato anche Romano Prodi: nella quarta tornata per l'elezione del presidente della Repubblica, il candidato del Pd al Quirinale si è fermato a quota 395. lontanissimo dai 504 voti richiesti per avere la maggioranza assoluta. Con Pdl e Lega Nord fuori dall'aula in segno di protesta, il professore cercava 7 o 8 "appoggi" tra i grillini e i montiani, e invece ha trovato decine di "franchi tiratori" proprio all'interno del suo partito di riferimento. Un massacro bello e buono che di fatto brucia sul nascere la candidatura dell'ex premier dell'Ulivo. Tanto che lo stesso Matteo Renzi, a sangue che scorre ancora, afferma ai cronisti: "La candidatura di Prodi non c'è più". E dopo qualche ora ecco che arriva il comunicato di Romano Prodi da Bamako, nel Mali: Oggi mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Ritorno dunque serenamente ai programmi della mia vita. Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilità. Io non posso che prenderne atto". Dunque, Prodi si ritira. Gli sfottò del Pdl - Esulta compatto invece il Pdl, che non ha nemmeno votato in aula in segno di protesta contro la candidatura "unidirezionale" del Pdl. Il profilo Twitter ufficiale di Silvio Berlusconi strilla: "Non c'è più il #Pd". Renato Brunetta sfotte: "La slealtà non paga, #Prodi resti in #Africa". Per Fabrizio Cicchitto è "una autentica disfatta. Il Pd ha lanciato una sfida e l'ha persa clamorosamente. Non gli è riuscito né di far le larghe intese né di far l'affondamento. Un fallimento totale.
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