mercoledì 24 aprile 2013

E ORA, COME VOLEVA BERLUSCONI, IL SEMIPRESIDENZIALISMO



La sola prospettiva di trasformare la nostra Repubblica parlamentare in Repubblica presidenziale era stata respinta in passato, soprattutto da parte della sinistra comunista e postcomunista, come un pericolo di dittatura, se non, addirittura, di ritorno al fascismo. Persino un antifascista storico come Randolfo Pacciardi, già combattente in Spagna per la Repubblica dopo il golpe franchista e l'intervento dell'Italia fascista a fianco di Franco, era stato bollato come un pericoloso estremista di destra, sovversivo dell'Ordine costituito, garantito dalla «più bella Costituzione del mondo», solo per aver accennato alla opportunità del cambiamento. Dopo che l'esperienza ha mostrato che quello non era stato solo un pregiudizio ideologico, bensì, anche e soprattutto, un abbaglio istituzionale; e dopo che a «smuovere le acque» è stata addirittura la sinistra, la prospettiva pare, ora, tutt'altro che irreale… Corriere della Sera (Piero Ostellino) - …
C'è purtroppo in giro troppo pressapochismo istituzionale (mescolato a malafede). C'è, in primo luogo, in settori dell'opinione pubblica, una diffusa incomprensione dell'abc della democrazia. La presidenza politica è incompatibile con il parlamentarismo. E' però in qualche modo tragico il fatto che proprio coloro che sembrano tuttora orientati a favore di di una scelta partigiana siano gli stessi che più si oppongono all'elezione diretta del presidente.  Angelo Panebianco, Corriere della Sera,


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