giovedì 19 febbraio 2015

LIBIA: MEMORIA CORTA DELLA SINISTRA


Vediamo le dichiarazioni di Napolitano. Intervistato dal quotidiano ‘Il Manifesto’ per chiedere spiegazioni su quanto ciò fosse compatibile con l’articolo 11 della costituzione italiana, che vieta la guerra contro altri popoli, Napolitano ha detto che “l’articolo 11 della Costituzione deve essere letto e correttamente interpretato nel suo insieme. Partecipando alle operazioni contro la Libia sulla base della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, l’Italia non conduce una guerra, né per offendere la dignità di altri popoli, né per risolvere controversie internazionali”. In un’intervista rilasciata a ‘La Stampa’ lo scorso 12 luglio il Presidente Napolitano interrogato sulla crisi libica ha dichiarato: “La verità è che la comunità internazionale, dal dopo 11 settembre 2001, non è riuscita ad affrontare e ad avviare a soluzione con mezzi politico-diplomatici nessuna crisi”. Infatti. Si optò per una risoluzione armata del focolaio libico invece che puntare su “mezzi politico-diplomatici”, ostacolando l’allora Presidente Berlusconi e sostenendo il Presidente francese Sarkozy con queste parole: “Tutti siamo preoccupati per quello che succede in Libia dove ci sono repressioni forsennate e violente rivolte contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi”. A suo dire l’ulteriore impegno nella regione costituiva il “naturale sviluppo della scelta dell’Italia compiuta a marzo”.
Non solo. Il più forte sostegno alla guerra in Libia venne dall’allora opposizione di centro-sinistra. Il Pd sostenne con entusiasmo la guerra della Nato contro la Libia. Il 23 marzo e il 4 maggio il Pd si è pronunciato molto favorevolmente in Parlamento agli attacchi della NATO. Durante la seduta del 4 maggio, il leader del Pd Pier Luigi Bersani propose una mozione che obbligava il governo a “continuare nell’adottare ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili”, a seguito al testo della risoluzione Onu che diede il via libera alla guerra. Bersani affermò: “vogliamo capire anche se la maggioranza è in grado di garantire gli impegni presi”. La sua mozione fu portata a termine con una larga maggioranza, con l’astensione della coalizione di governo. Non solo. La migliore resta questa dichiarazione: “Berlusconi ha ripetuto per anni: ‘amico Putin, amico Gheddafi’, ma a cosa ci hanno portato le sue relazioni speciali? Ad essere il tappetino delle autocrazie, se non vere e proprie dittature”. Parole che si commentano da sole.

 
7. Ma numerosi politici e giornalisti si soni riempiti la bocca di “primavera araba”. Ne ricordiamo alcuni. Gad Lerner (La Repubblica, 24 febbraio 2011): “Il primo ministro non ha osato ancora riconoscere che dopo quasi 42 anni di dittatura è ben venuto il tempo che si allontani dal potere quel partner sanguinario cui Silvio Berlusconi ha da poco baciato la mano assassina in pubblico. Neanche le cifre di una vera e propria ecatombe in Libia lo hanno indotto a chiedere che Gheddafi sia assicurato a una corte di giustizia internazionale. Come mai persiste una simile, vile titubanza?”. Gianni Riotta (Il Sole 24 Ore, 6 marzo 2011): “Peccato per il silenzio dei pacifisti: ma dove sono mentre Gheddafi bombarda il suo popolo? In week end temo”. Romano Prodi (22 febbraio 2011): “Le violenze (di Gheddafi, ndr) andavano condannate subito. Riconosco che c`erano stati tali legami e un tale intreccio di interessi per cui c’era qualche difficoltà ad avere la reazione che questi eventi richiedono. Berlusconi ha blandito Gheddafi. I rapporti con la Libia sono utili ma la dignità va sempre salvata”.
Muammar Gheddafi, il 7 Marzo 2011, affermava: “Il regime qui in Libia va bene. È stabile. Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione, a Bin Laden, a gruppuscoli armati. Migliaia di persone invaderanno l'Europa dalla Libia. Bin Laden verrà ad installarsi nel Nord Africa e lascerà il mullah Omar in Afghanistan e in Pakistan. Avrete Bin Laden alle porte. (…)Ma voglio farle capire che la situazione è grave per tutto l'Occidente e tutto il Mediterraneo. Come possono, i dirigenti europei, non capirlo? Il rischio che il terrorismo si estenda su scala planetaria è evidente”.
Potremmo concludere cavalcando l’onda del ‘Berlusconi aveva ragione’, ‘è stato l’unico a capire geopoliticamente la regione e a stabilizzare il flusso di migranti’, ‘è colpa di scelte sbagliate prese dall’Europa nel 2011 se l’instabilità politica in Libia ha spalancato le porte all’Isis nel Mediterraneo’, etc, etc. Ma non ne vale la pena. Il tempo è galantuomo. Berlusconi sta dalla parte giusta della storia. E noi con lui.

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