venerdì 27 febbraio 2015

CORTE DEI CONTI, RENZI ASSOLTO PERCHE’ INCAPCE DI COMPRENDERE IL REATO

Quindi non c'è tutto ......
Arrivano le motivazioni della sentenza della Corte dei Conti che ha assolto in appello Matteo Renzi, precedentemente condannato a pagare 14mila euro per le presunte...

giovedì 26 febbraio 2015

RENZOCCHIO. UN ANNO DI BUGIE. PROMESSE TRADITE

Da "Enrico stai sereno" all’abolizione delle Province ecco le bufale del premier che annuncia e non fa

Un anno di Matteo Renzi a palazzo Chigi. Un anno di parole, promesse, rassicurazioni tornate indietro come un’eco, ma al contrario. Un lungo elenco di impegni, giuramenti e patti trasformatisi quasi sempre, e spesso in un lampo, nel loro opposto. Insomma, dopo 365 giorni al potere, il premier non si può certo definire un «uomo d’onore» da cui aspettarsi coerenza solo perché ti ha stretto la mano.
Siamo nell’aprile del 2013. Renzi, sindaco di Firenze, è ospite delle Invasioni barbariche su La7, quando alla domanda se vorrebbe governare il Paese, risponde: «Passando dalle elezioni sì, non passando dagli inciuci di Palazzo». Meno di un anno dopo approda a palazzo Chigi con un inciucio di Palazzo. In un’altra occasione ribadisce che per arrivare a palazzo Chigi «o passi dal consenso popolare o non sei credibile». Per sua stessa ammissione, non sarebbe credibile.  TUTTO COMINCIÒ: CON #ENRICOSTAISERENO
È ormai memorabile il suo tweet di rassicurazione al premier Enrico Letta. È il 17 gennaio 2014, Renzi è già segretario Pd, quando tranquillizza Letta così: “Enrico stai sereno, nessuno ti vuole fregare il posto”. Un mese dopo Letta va a casa e Renzi al governno. Nel novembre 2012, da candidato alle primarie, Renzi afferma: «Se vinciamo le primarie faremo solo 10 ministri». Da premier ne fece 16.
"VOGLIO LE PREFERENZE": MA TI BLOCCO IL CAPOLISTA...
L’11 novembre 2010, da sindaco, Renzi sostiene che occorre ridare agli elettori "il diritto di scegliere con le preferenze". Il 3 dicembre scorso aggiunge: «Porto avanti il lavoro per le preferenze nella legge elettorale». È finita coi capilista bloccati e una piccola concessione alle preferenze. Il 7 giugno 2014, da premier, afferma: "Ci sono le condizioni perché entro l’estate la legge elettorale possa essere approvata". Quell’estate è trascorsa, siamo quasi a quella dopo e la legge elettorale non è ancora stata approvata definitivamente.
"NON CI SARÀ PIÙ IL SENATO" MA A SPARIRE È SOLO IL VOTO
Porta a porta , il 14 marzo 2014, Renzi promette: «Via il Senato». In realtà il Senato è ancora al suo posto, sarà (forse) solo modificato e conserverà molte prerogative in alcune delicate materie. Nel gennaio 2014 Renzi parla del Trattato di Maastricht: «È evidente che il tetto del rapporto deficit/pil al 3 per cento si potrà sforare». Due mesi dopo cambia versione: «Noi rispettiamo tutti i limiti che ci siamo dati, a partire da quelli del Trattato di Maastricht. L’Italia non chiede di sforare».
 "IO LE TASSE LE HO RIDOTTE" L’ISTAT NON è D’ACCORDO
Renzi flip-flop anche sui caccia F35. Nel luglio 2012 afferma: «Non capisco perché buttare via così una dozzina di miliardi». Nel marzo 2014 annuncia: «Le spese militari in Italia vanno ridotte. Tagli anche sugli F35». E un mese dopo: «Il problema in Italia è l’F24, non gli F35». Ed ecco il Renzi convinto di aver abbassato la pressione fiscale: «Io le tasse le ho ridotte», sostiene infatti in tv nel gennaio scorso. Nelle stesse ore l’Istat ne certifica l’aumento.
 "ORA LA SPENDING REVIEW" E LICENZIA IL COMMISSARIO

mercoledì 25 febbraio 2015

RESPONSABILITA’ CIVILE, LE TOGHE ORA PAGHERANNO PER I PROPRI ERRORI

Con il "sì" definitivo della Camera, il disegno diventa legge. Ecco i punti principali
Il testo è stato approvato, definitivamente. Con 265 sì, 51 no e 63 astensioni la responsabilità civile per i magistrati ha superato l'ultimo ostacolo, il voto della Camera, ed è legge.
Un sì definitivo, quello arrivato dai deputati, che permetterà a chi ha subito un danno dalla giustizia di chiedere i danni allo Stato, che avrà dunque l'obbligo di rivalersi sul magistrato.
Tra i punti principali del provvedimento c'è la responsabilità indiretta, per cui lo Stato dovrà risarcire direttamente i danni della malagiustizia e sono in un secondo momento potrà rifarsi. Diventerà obbligatoria l'azione "di rivalsa" dello Stato e il risarcimento al magistrato dovrà essere chiesto entro due anni dalla condanna.
Non ci saranno più controlli preliminari sull'ammissibilità della domanda di risarcimento contro lo Stato. Cancellata dunque la funzione di filtro che oggi è del tribunale distrettuale.
Le ipotesi di colpa grave saranno ridefinite e scatteranno non soltanto per l'affermazione di un fatto inesistente o la negazione di uno esistente, ma pure per violazione manifesta della legge e del diritto comunitario e travisamento del fatto o delle prove.
La portata della clausola di salvaguardia sarà rivista. Il magistrato non sarà chiamato a rispondere dell'attività di interpretazione della legge e valutazione di fatto e prove, ma si escludono i casi di dolo, colpa grave e violazione manifesta della legge e del diritto della Ue.

CARABINIERE CONDANNATO A RISARCIRE LADRO TUNISINO. CAPITE LO “SCAZZAMENTO” DELLE FORZE DELL’ORDINE

Carabiniere arresta in flagranza di reato un tunisino che stava rubando dentro un’azienda, ma viene accusato dal ladro di lesioni. Finisce così a giudizio e viene condannato a 6 mesi di reclusione (pena sospesa) nonché al risarcimento danni per 7500 euro e alla rifusione delle spese, 1750 euro più Iva, con pagamento in favore della parte civile di una provvisionale di 3500 euro.
AL MOMENTO del fotosegnalamento, l’arrestato accusa un malore e viene accompagnato al Pronto Soccorso dove dichiara di lamentare dolori al collo e ad un fianco: racconta che a cagionare tutto ciò erano state le botte subite durante il fermo. Dopo le visite mediche, viene dimesso con una diagnosi di «trauma cranico non commotivo, ematoma al collo, contusioni multiple e micro frattura di una costola».
Il carabiniere va così a giudizio per il reato di lesioni personali con l’aggravante di cui all’articolo 61 del codice penale numero 9, aver commesso il fatto in violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o di pubblico servizio. Poi la condanna.

RENZI ACQUISTA (ZITTO ZITTO) ALTRI 90 JET. FORSE DEVE ANDARE A SCIARE CON 89 AMICI. L’AVESSE FATTO BERLUSCONI, COSA SAREBBE SUCCESSO!!!


PD E CARITAS E COOP VARIE DICHIARANO GUERRA ALLA MARINA EGIZIANA


IL CAIRO – ”Navi da guerra della Marina egiziana sono al largo delle coste libiche per impedire qualsiasi tentativo di far arrivare armi ai jihadisti in Libia”: lo ha riferito all’ANSA il portavoce delle operazioni dell’esercito libico, Mohamed el Hagazi.
- E’ in atto da poche ore il blocco navale della Marina Militare egiziana, e questo è certamente il segnale più forte dei preparativi di invasione dell’esercito egiziano in Libia.
Alla frontiera sono ammassate divisioni corazzate e brigate d’assalto, oggi il Presidente egiziano Al Sisi s’è recato personalmente sulla linea di fuoco per un vertice di generali.
PD e Caritas e coop varie dichiarano guerra alla Marina egiziana.
Come faranno a trovare un altro business da 80 miliardi l’anno facendo la figura dei buonisti agli occhi dei co…oni che credono di poter ospitare tutta l’Africa.

martedì 24 febbraio 2015

IL DITTATORELLO CRESCE NEI SONDAGGI? E' IL FATALISMO DI CHI NON VEDE ALTERNATIVE. DIAMOGLIELE. IL 9 MARZO, IL PRIMO GIORNO DI PIENA LIBERTA' DI BERLUSOCNI, E' VICINO


Come si spiega allora che Renzi sia, secondo le rilevazioni di Pagnoncelli per il Corriere, in risalita nei sondaggi? I dittatori di fatto generano uno strano rapporto, quello tra vittima e carnefice. Subentra una specie di fatalismo, un consenso mesto perché non si scorge alternativa realistica. Non può esserla quella di Grillo, il cui corteo di adepti somiglia all'ora di ricreazione in un manicomio, non lo è neppure il lepenismo di Salvini, la cui testa è utilitaristicamente immersa nella propria pancia.

E Forza Italia? C'è un bel lavoro da fare, una lunga marcia. La liberazione di Berlusconi consentirà una ripresa di vigore e di energia di sicuro. Avremmo guadagnato tempo e diffuso un messaggio positivo immediato se dopo aver risposto – su invito del medesimo Berlusconi – alla prepotenza solitaria di Renzi uscendo dall'Aula, svincolandoci così da un Patto infranto ma ancora vischioso per troppi, non si fosse derubricata una scelta chiara e distinta a mossa esagerata. Un bel modo di confondere la gente. Di insinuare dubbi. Di dare spazio oltretutto a manifestazioni divisorie invece che arricchenti. Non vediamo l'ora che arrivi il 9 marzo. Berlusconi libero e forte. Chi lo sottovaluta o lo ritiene spaventato da colpi sotto la cintura giudiziaria, non lo conosce. “Il Mattinale” è nato pronto per ricominciare, abbiamo il magazzino pieno di idee, e il nostro forno produce roba fragrante per un'alternativa che spezzi la solitudine dell'Italia e degli italiani.

FITTO

«Non sono accettabili lezioni su come vincere da chi in questi anni ha perso tutto quel che si poteva perdere. Regione, capoluogo... E in una terra tendenzialmente di centro-destra» tuona Giovanni Toti. Mentre il coordinatore dei club Forza Silvio, Marcello Fiori, invita «chi finora ha vissuto sfruttando la politica a fare un regalo alla politica e agli italiani: torni alla propria vita privata o, se ce l’ha, professionale. Il tempo è scaduto». Tra i più duri anche Luigi Vitali, la cui nomina a commissario di Forza Italia in Puglia ha causato una vera e propria ribellione tra i fittiani: «Ho saputo che Fitto ha proiettato il video di Merkel e Sarkozy che deridevano Berlusconi. È stata una scelta sgradevole, offensiva, inopportuna». Lo stesso Vitali aveva inviato un sms ai vari esponenti locali invitandoli a non partecipare alla manifestazione fittiana, pena la mancata ricandidatura alle prossime Regionali. Una minaccia che ha sortito qualche effetto. Dei 17 consiglieri regionali di Forza Italia, infatti, ieri ne mancavano all’appello 7-8.

SI OFFENDE LA FIGURA PATERNA, VERGOGNA!



Violenza. Un tema sempre difficile da affrontare ma spesso affrontato unilateralmente. Infatti l'iniziativa di Linea Rosa dimostra chiaramente come l'argomento viene visto spesso solo sotto l'aspetto femminile. L'iniziativa dell'associazione è lodevole, meritevole e sacrosanta, ma il messaggio che arriva dalla lettura del mezzo divulgativo utilizzato è sbagliato e razzista. Usando come slogan per un iniziativa cosi delicata una frase che solo un figlio potrebbe esprimere "papà, oggi sei buono o cattivo?" è tremendamente razzista nei confronti di quei padri di famiglia amorevoli verso le proprie mogli, verso quei mariti che ogni giorno si prendono la dovuta cura della donna amata. Perchè solo il padre commette violenze in ambito familiare? Solo i padri sono i cattivi che alzano le mani e/o altro? Sciocchezze !!. E l'associazione Linea Rosa mi scuserà se non credo che non potevano utilizzare un altro messaggio per l'incontro che terranno. L'organizzazione non si rende conto che con questo volantino l'intenzione che balza agl'occhi del lettore non è la difesa del bambino, quale dovrebbe essere l’obiettivo primario in ambito familiare nei casi di violenza domestica, ma la condanna verso la figura paterna. Credo, che pur essendo un'associazione femminile il suo scopo sia quello certamente di difendere la donna, ma deve tutelare in primis i principi e le tutele di ogni persona, non solo di un sesso in questo contesto. Le violenze femminili non sono contrastate? Le violenze femminile non giungono presso “la rassegna stampa” di Linea Rosa? Un incontro dove si educa anche le donne alla non violenza in casa?  Tutto questo da chi ogni giorno vuole la difesa dell’immagine della donna, ma se si tratta del padre, chi se ne frega. Mi dispiace, mi ferisce e mi fa anche arrabbiare profondamente vedere come al giorno d'oggi dove tutte le minoranze sono difese a spada tratta a modo di crociata; la figura non solo dell'uomo ma specie in questo caso del Padre (rigorosamente con la P maiuscola) non venga, non solo non protetta, ma addirittura svilita e condannata come unico soggetto capace di commettere violenze in ambito familiare. Carissima Linea Rosa, bisogna educare alla non violenza, bisogna rispettare entrambe le figure ed insegnare ad entrambe. Cambi quella scritta così offensiva verso i milioni di padri esemplari nel mondo e specie in Italia. 

sabato 21 febbraio 2015

JOBS ACT: IL GOVERNO RENZI STRAVOLGE LA LEGGE BIAGI


Forza Italia contrasterà questo progetto. Nella maggioranza qualcuno si svegli e stia dalla nostra parte. Prima di valutare taluni singoli aspetti dei provvedimenti di attuazione delle deleghe contenute nel Jobs Act (rispetto ai quali sono prevedibili anche significative ‘marce indietro’ per accontentare la sinistra dem nel nuovo clima scaturito dall’elezione del Capo dello Stato) non convince il disegno di politica del diritto, prima ancora che del lavoro, che emerge in modo sempre più evidente.
Il si appresta a stravolgere la , non tanto e non governo Renzi legge Biagi solo, per il proposito di manomettere o addirittura abrogare forme contrattuali (già ampiamente rivisitate dalla legge Fornero) che rispondono a precise esigenze delle imprese e dei lavoratori, quanto piuttosto per l’architettura complessiva degli interventi. Marco Biagi non pensava affatto di introdurre, nella legge a lui intestata, tipologie flessibili in entrata, allo scopo di consentire ai datori di aggirare, in uscita, le forche caudine della reintegra da parte del giudice. riteneva, giustamente, che la frammentazione esistente nella realtà del Biagi mercato del lavoro potesse essere affrontata in modo adeguato e pertinente – nell’interesse delle imprese e dei lavoratori – solo attraverso la previsione di una gamma di contratti specifici, mirati a regolare le diversità delle condizioni lavorative, anziché imporre, per via legislativa, una sorta di reductio ad unum nell’ambito di un contratto a tempo indeterminato, sia pure meno oppressivo e poliziesco per quanto riguarda la tutela del licenziamento.
Non è un caso che, in occasione della prima lettura del Senato, nell’emendamento dei partiti centristi a firma di , Pietro Ichino campeggiassero le parole ‘senza alterazione dell’attuale articolazione delle tipologie dei contratti di lavoro’. Per , la riunificazione del mercato del lavoro non avrebbe mai Biagipotuto trovare posto, in modo forzato, in un contratto a tempo indeterminato ancorché caratterizzato da tutele meno ossessive sul versante del recesso. La via indicata dal professore bolognese, di cui tra un mese ricorderemo tutti l’assassinio, poggiava sull’obiettivo di politiche di protezione sociale e di welfare tendenzialmente uniformi per tutte le tipologie di lavoro ‘economicamente subordinato’. Il governo Renzi ribadisce invece la linea dell’unificazione forzata all’interno del sarchiapone del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (drogando il mercato del lavoro con robusti incentivi all’assunzione), mentre adotta misure sperimentali, prive della necessaria copertura finanziaria, incerte per quanto riguarda la continuità di erogazione, ancora divisive e sostanzialmente ripetitive delle modeste tutele già esistenti da anni, per quanto riguarda i nuovi ammortizzatori sociali che cambiano solo nome ma non sostanza.  Forza Italia contrasterà questo progetto. E si augura che, all’interno della Forza Italia maggioranza, le forze politiche che condivisero il disegno riformatore di Marco Biagi si accorgano della trappola ed evitino di prender parte ad un progetto alternativo alla legge che porta il suo nome.

SEPOLCRI IMBIANCATI

Indipendenti di sinistra ma soprattutto dal fisco, molto rossi ma preferiscono il nero. I casi paralleli dei presunti innocenti Gino Paoli e Corrado Augias. Falso in bilancio per le Feste dell'Unità? E la famosa casa in nero di Ezio Mauro’

venerdì 20 febbraio 2015

MILLE PROROGHE, IL GOVERNO SALA LAZIO E VENEZIA: CLIENTELISMO ELETTORALE DI RENZI

Avevano sfondato i paletti fissati dal Patto di Stabilità. Rischiavano sanzioni e penalizzazioni. Hanno invece spuntato una deroga. Con due norme ad hoc. Che provocano polemiche. Per gli aiuti molto interessati. Nei palazzi parlamentari non si parla d’altro. E si grida allo scandalo per gli aiuti di stampo locale,  elettorale e clientelare. Una Regione e un comune sforano il patto di Stabilità? Ovvero spendono più di quanto gli è consentito? Vengono puniti con sanzioni e meno soldi. O almeno dovrebbero. Perché alcuni enti locali al governo non sembrano uguali agli altri, tanto da meritare un “aiutino”. E’ il caso della Regione Lazio (guidata da un governatore del Pd) e del comune di Venezia (dove a breve si voterà per il nuovo sindaco), che hanno spuntato una deroga sulle sanzioni. Con due norme ad hoc (o quasi) contenute nel decreto Milleproroghe. Di cosa si tratta esattamente? La prima, la norma “salva Lazio” prevede che le Regioni che nel 2014 hanno sforato il patto di stabilità interno, ma lo hanno fatto per il 50% pagando dei debiti pregressi, possono applicare la contrattazione integrativa, assumere a tempo indeterminato con immissioni in ruolo, accendere mutui per opere in fase di realizzazione e avere meno sanzioni. E qual è pressoché l’unica Regione in Italia ad avere il requisito necessario? Quella guidata dall’amico Nicola Zingaretti, per l’appunto. Che, in virtù di questa norma inserita di notte da governo e relatori (ma con la contrarietà di uno di loro, Francesco Paolo Sisto di Forza Italia), non dovrà pagare parte delle sanzioni previste per legge (ma solo per il 2% di entrate tributarie e per accensione di prestiti), potrà “destinare risorse aggiuntive alla contrattazione integrativa nei limiti stabiliti dalla contrattazione nazionale” e potrà “procedere ad assunzioni a tempo indeterminato” per immettere in ruolo i vincitori di concorsi pubblici che ancora aspettano un posto.

giovedì 19 febbraio 2015

LIBIA: MEMORIA CORTA DELLA SINISTRA


Vediamo le dichiarazioni di Napolitano. Intervistato dal quotidiano ‘Il Manifesto’ per chiedere spiegazioni su quanto ciò fosse compatibile con l’articolo 11 della costituzione italiana, che vieta la guerra contro altri popoli, Napolitano ha detto che “l’articolo 11 della Costituzione deve essere letto e correttamente interpretato nel suo insieme. Partecipando alle operazioni contro la Libia sulla base della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, l’Italia non conduce una guerra, né per offendere la dignità di altri popoli, né per risolvere controversie internazionali”. In un’intervista rilasciata a ‘La Stampa’ lo scorso 12 luglio il Presidente Napolitano interrogato sulla crisi libica ha dichiarato: “La verità è che la comunità internazionale, dal dopo 11 settembre 2001, non è riuscita ad affrontare e ad avviare a soluzione con mezzi politico-diplomatici nessuna crisi”. Infatti. Si optò per una risoluzione armata del focolaio libico invece che puntare su “mezzi politico-diplomatici”, ostacolando l’allora Presidente Berlusconi e sostenendo il Presidente francese Sarkozy con queste parole: “Tutti siamo preoccupati per quello che succede in Libia dove ci sono repressioni forsennate e violente rivolte contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi”. A suo dire l’ulteriore impegno nella regione costituiva il “naturale sviluppo della scelta dell’Italia compiuta a marzo”.
Non solo. Il più forte sostegno alla guerra in Libia venne dall’allora opposizione di centro-sinistra. Il Pd sostenne con entusiasmo la guerra della Nato contro la Libia. Il 23 marzo e il 4 maggio il Pd si è pronunciato molto favorevolmente in Parlamento agli attacchi della NATO. Durante la seduta del 4 maggio, il leader del Pd Pier Luigi Bersani propose una mozione che obbligava il governo a “continuare nell’adottare ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili”, a seguito al testo della risoluzione Onu che diede il via libera alla guerra. Bersani affermò: “vogliamo capire anche se la maggioranza è in grado di garantire gli impegni presi”. La sua mozione fu portata a termine con una larga maggioranza, con l’astensione della coalizione di governo. Non solo. La migliore resta questa dichiarazione: “Berlusconi ha ripetuto per anni: ‘amico Putin, amico Gheddafi’, ma a cosa ci hanno portato le sue relazioni speciali? Ad essere il tappetino delle autocrazie, se non vere e proprie dittature”. Parole che si commentano da sole.

VERGOGNA ITALIANA


I SOLITI CHE BLOCCANO TUTTO, POVERA ITALIA


mercoledì 18 febbraio 2015

BERLUSCONI: SU LIBIA RESPONSABILI MA L’ATTACCO AL RAIS FU UN ERRORE

Berlusconi conferma l'appoggio al governo ma solo sulla politica estera: non siamo come la sinistra.
Roma«Opposizione responsabile; come del resto siamo sempre stati». Berlusconi, che dedica il tradizionale lunedì alla famiglia, conferma che in politica estera l'appoggio al governo non è in discussione.  «Non siamo mica come la sinistra che quando eravamo noi al governo non esitava a mettere i bastoni tra le ruote anche quando c'era di mezzo la Patria». Il Cavaliere conferma che quando c'è in ballo una crisi internazionale Forza Italia antepone e anteporrà sempre i superiori interessi nazionali. «Non dobbiamo far mancare il nostro supporto in politica estera», dice l'ex premier anche se - a tutt'oggi - non è chiara la linea di palazzo Chigi. Anzi, nelle ultime ore il governo è apparso un po' ondivago e alle parole molto determinate dei ministri di Difesa ed Estera, il premier Renzi è parso tirare molto il freno a mano rispetto all'eventualità di un intervento diretto in Libia. Il Cavaliere spera però che Renzi vada in Parlamento al più presto per coinvolgere tutte le forze politiche: «In quel caso saremo pronti a fare la nostra parte, anche se dovessi prendere decisioni gravi». E quella più grave, l'extrema ratio, sarebbe un intervento in Libia. Cosa che Berlusconi non si augura certo ma che non esclude a priori. Si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Comunque avevo ragione io a dire che l'intervento armato del 2011 sarebbe stato controproducente. I fatti mi danno ragione». Amara consolazione”.

ECCO CHI RINGRAZIARE SE ABBIAMO I TAGLIAGOLA ALLE PORTE

Sembra passato un secolo, invece sono trascorsi quattro anni e, nonostante le pagine dei giornali dell’epoca si siano un po’ ingiallite, le dichiarazioni sull’intervento militare in Libia stanno scritte lì, nero su bianco ed è impossibile rimuoverle. Frasi nette, sicure come la traiettoria di un colpo di fucile, ma purtroppo sparate a casaccio, nella presunzione di conoscere ciò che stava accadendo, mentre invece i presunti esperti non conoscevano quasi nulla di ciò che si stava mettendo in movimento. Era l’inverno del 2011, ma nonostante fossimo appena a febbraio, per commentatori e politici era già primavera e che primavera, niente po’ po’ di meno che quella araba. Le folle si rivoltavano ai dittatori in Egitto e anche in Tunisia ed onorevoli e giornalisti applaudivano spellandosi le mani, salutando il cambiamento, la democrazia, il trionfo della civiltà. Bisogna rileggerle quelle frasi, perché dimostrano la miopia di chi da tempo si è eretto a guida del Paese, ad autorità morale e politica in grado di indicare la direzione di marcia degli italiani. All’epoca c’era chi invitava alla prudenza, suggerendo di non abbattere regimi che pur non avendo fatto del rispetto dei diritti umani il loro dogma per lo meno avevano evitato la deriva verso l’integralismo. Gli «esperti» liquidavano le esortazioni alla cautela con fastidio, spiegando in particolare per quel che riguarda la Libia che il pericolo non esisteva, in quanto da quelle parti i tagliagole islamici non c’erano, perché a dominare erano le tribù. Uno come Romano Prodi, che a Gheddafi non aveva baciato l’anello ma quasi, scambiando la bufera che si stava preparando per un refolo suggeriva addirittura di legare i paesi della Primavera araba all’Europa, non per annetterli al Vecchio continente ma per farci affari.

D’ALEMA: “ABBIAMO BISOGNO DI ALMENO 30 MILIONI DI IMMIGRATI




martedì 17 febbraio 2015

SI ALL’INTERVENTO IN LIBIA, MA IL GOVERNO COINVOLGA IL PARLAMENTO

"La drammatica evoluzione della situazione in Libia é la dimostrazione di quanto furono sbagliate le scelte occidentali relative al Nord Africa negli anni passati. Scelte che non abbiamo mai mancato di criticare e denunciare, ben prefigurando quali nefasti scenari futuri avrebbero prodotto.
Oggi purtroppo la realtà ci dà ragione. L'Italia non può tollerare la minaccia derivante dall'esistenza di un califfato dichiaratamente ostile alle proprie porte, sulle coste di uno Stato, la Libia appunto, ormai totalmente fuori controllo e distante poche centinaia di chilometri dalle nostre coste. Accogliamo con favore l'intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo e nella difesa del nostro continente, della sua civiltà e dei suoi valori di libertà, oggi minacciati.  Forza Italia, in questi venti anni sia da forza di governo che di opposizione, non ha mai rinunciato ad assumersi le proprie responsabilità e anche oggi é pronta a contribuire in modo costruttivo alle difficili scelte che il nostro paese dovrà prendere. Ci auguriamo che l'esecutivo voglia al più presto coinvolgere il Parlamento tutto nell'assunzione di decisioni che, per la loro gravità, debbono trascendere le appartenenze di parte e di schieramento".
Dopo la notizia del possibile invio di 5mila soldati italiani nell'ex colonia, il Cavaliere si dice d'accordo con l'ex alleato del Nazareno. Prodi: "Non so perché non fui coinvolto quando le autorità libiche mi chiesero come mediatore". Salvini: "I migranti? Lasciamoli al largo" Forza Italia ha detto sì: il partito ex alleato del Pd in tema di riforme garantisce il proprio appoggio al governo su un eventuale intervento militare in Libia. E’ stato il leader azzurro in persona a giudicare positivamente il possibile invio di 5 mila soldati nell’ex colonia per contrastare l’avanzata dell’Isis: “Un intervento di forze militari internazionali, sebbene ultima risorsa, deve essere oggi un’opzione da prendere in seria considerazione – ha detto Silvio Berlusconi- accogliamo con favore l’intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo”. La questione libica offre quindi al Cavaliere, nonché contraente del patto del Nazareno, l’occasione per tendere la mano all’ex alleato Matteo Renzi e per far intravvedere la possibilità di una riappacificazione.
Giovanni Toti è ancora più chiaro: “L’esecutivo – ha dettol’europarlamentare e consigliere politico di Forza Italiadeve coinvolgere tutte le forze politiche e non solo quelle che sostengono il governo perché qui si parla di 5mila soldati italiani che rischiano la vita. Il nostro partito – ha sottolineato – non ha mai fatto mancare il suo supporto, per cui saremo sicuramente d’accordo in caso di un intervento in Libia”.

RIPRISTINARE L’APPALTO DEL PONTE SULLO STRETTO LA CUI GARA E’ STATA REGOLARMENTE VINTA DA UNA CORDATA DI IMPRESE INTERNAZIONALI CON GENERAL CONTRACTOR EUROLINK EVITANDO ANCHE LA PESANTISSIMA PENALE


Diretta a Ufficio del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e della sua Segreteria particolare A Matteo Renzi ed al Parlamento italiano
Questa petizione sarà consegnata a: Ufficio del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e della sua Segreteria particolare
A Matteo Renzi ed al Parlamento italiano

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TOH, LA LIBERTA’ DI STAMPA PEGGIORA CON RENZI L’ITALIA E’ DIETRO LA MOLDAVIA, MA LA SINISTRA TACE. RIVOLTE QUANDO C’ERA BERLUSCONI


venerdì 13 febbraio 2015

RENZI SI RIMANGIA LA PAROLA DATA, SOLO ANNUNCITE


D-day azzurro – Spezzate le catene di un patto tradito e di una sentenza ingiusta, il 9 marzo parte la grande offensiva di Silvio Berlusconi per l'alternativa moderata alla sinistra.
Illusioni – Avevamo creduto in un profondo cambiamento dei rapporti politici in questo Paese, di cui le riforme erano solo un aspetto, importante, ma non unico. Forza Italia aveva avviato un percorso di collaborazione per cambiare lo Stato, garantire al Paese una legge elettorale efficace, scegliere insieme gli elementi di garanzia del sistema, come il Presidente della Repubblica. Nulla è cambiato. Il Partito Democratico, quando gli conviene, non esita a rimangiarsi la parola data.
Una fase nuova - Si è aperta una fase nuova a cui tutti devono partecipare: chi si sottrae abdica alle proprie responsabilità e alimenta i sospetti di strumentalità della proprie critiche. Non abbiamo interrotto il nostro lavoro costruttivo. Ma non accetteremo più di votare per tutte quelle parti che avevamo accettato solo per amore di un disegno più ampio e più importante.
Uniti si vince - Dobbiamo anche lavorare sul territorio dove il nostro partito ha bisogno di un nuovo slancio, di una rinascita in vista delle ormai prossime elezioni regionali. Bisogna lavorare con generosità per ricostruire un centrodestra alternativo alla sinistra perché uniti si vince, divisi si perde.
Politica estera/1 – Immigrazione, troppi morti che non dovevano partire. Bisogna fermare i barconi in viaggio dalle coste libiche e una maggior deterrenza richiede zero tolleranza verso gli scafisti. L’Europa ha l’obbligo di intervenire su terra, aria e mare; il vecchio continente è colpevole della polveriera libica, lo è dal momento in cui si è fatta carico dell’attacco al regime di Gheddafi. Berlusconi non si sbagliava.
Politica estera/2 – La totale indifferenza di cui gode l’Italia sul piano internazionale è lo specchio del terzo governo fantoccio non eletto dal popolo. L’accordo trovato a Minsk questa mattina ne è l’ultimo esempio. Per fortuna c’è Berlusconi, l’unico politico italiano che permette al nostro Paese di avere voce in capitolo. Il resto sono solo tristi pagine di annuncite e di subordinazione.


TARIFFE ENEL ECCESSIVE: GLI ITALIANI SENZA SOLDI PER PAGARE L’ELETTRICITA’


GLI ITALIANI SPENGONO LA LUCE. NON HANNO I SOLDI PER PAGARE LO BOLLETTE
"Nel mercato dell'elettricità i prezzi del mercato libero sono mediamente superiori a quelli della tutela". Si tratta del 15-20% in più che va a gravare pesantemente e violentemente sulle tasche dei cittadini. L'Autorità per l’energia nel Monitoraggio retail 2012-2013 ha denunciato che "i clienti sono ancora poco consapevoli dei meccanismi delle offerte" e subiscono tariffe eccessive. Tanto che, "anche a causa della crisi economica", le richieste di sospensione del servizio elettrico per morosità risultano su livelli elevati e in moderata crescita. Nel 2012 le richieste per le famiglie sono cresciute del 9%. Da qui la richiesta dell'Authority di "mantenere attivi strumenti e regimi di tutela". Non è detto che le richieste di sospensione per morosità siano riferite soltanto a situazioni di difficoltà economica, ma certamente, come evidenzia l'Autorità per l’energia nel suo rapporto, la crisi economica ha un peso non indifferente: tra le altre ragioni possono esservi disguidi nell’invio della bolletta, sviste da parte dei consumatori nelle modalità o nei tempi di pagamento. In particolare, per quanto riguarda l’elettricità, nel 2012 il numero di richieste per le famiglie è stato pari a 371mila (6,3%) nel mercato libero e 1,23 milioni (5,4%) in quello tutelato. Per le pmi, i negozi e gli artigiani le richieste sono state 246mila (11%) nel libero e 456mila nel tutelato (10%), mentre per quelli in media tensione (in sostanza le aziende più grandi), il dato sul solo mercato libero è pari a 7.700 (12,4%). Passando al 2013 il numero di richieste per le famiglie sul mercato libero è salito a 600mila (8,4%), mentre quello sul mercato tutelato è sceso a 1,16 milioni (5,3%). Per i clienti in bassa tensione le richieste sono state 275mila (11,5%) nel mercato libero e 441mila (10,2%) in quello tutelato: per quelli in media tensione, infine, le richieste sono 7.500 (11,2%).


MPS, UN TOTALE FALLIMENTO! E IL TESORO NE DIVENTERA’ AZIONISTA!!! MANGIANDOSI NEL TEMPO TUTTO IL CAPITALE


VERGOGNA, VERGOGNA….TUTTI I SOLDI PER SALVARE LA ROSSA BANCA CHE CONTINUA A FARE DEL ROSSO
Nell’articolo del Financial Times di oggi, è definita il più grande fallimento degli stress test dell’Eurozona dello scorso anno". E’ Monte dei Paschi di Siena, al centro dei riflettori dopo aver annunciato che l’importo dell’aumento di capitale sarà più pesante di quanto inizialmente reso noto. Non 2,5 miliardi di euro, come annunciato a fine novembre, ma 3 miliardi di euro. L’annuncio è arrivato in concomitanza con la pubblicazione del bilancio, che ha messo in evidenza una perdita di 4,19 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2014 e di 5,34 miliardi in tutto l’anno, sulla scia di pesanti svalutazioni che hanno colpito il portafoglio dei prestiti.
La banca ha motivato l’aumento di capitale più pesante con l’esigenza di disporre di cuscinetti di capitale, e dunque aderire alle richieste della Bce di alzare il Common Equity Ratio al 10,2%. Con il nuovo piano, la banca senese lancerà il quarto aumento di capitale in sei anni. Lo scorso giugno, Mps aveva raccolto 5 miliardi; le perdite che si sono abbattute sul titolo hanno portato la capitalizzazione a scendere a 2,2 miliardi.
Ma non è solo questa la notizia "boom" di Mps. L’altra grande notizia è che a partire dal prossimo luglio il Ministero del Tesoro entrerà nel capitale di Mps per effetto del pagamento degli interessi sui Monti Bond.
Mps ha ricevuto 4 miliardi di euro dal Ministero del Tesoro – prima sotto forma di Tremonti bond e poi di Monti Bond), di cui 3 sono stati rimborsati lo scorso anno dopo l’aumento di capitale della Banca. Nel 2014, Mps ha pagato gli interessi relativi al 2013, per circa 350 milioni di euro, attraverso l’emissione di nuovi titoli, che sono stati subito riacquistati grazie ai proventi dell’aumento di capitale. Mps deve però ancora finire di saldare i suoi debiti con lo Stato e deve pagare gli interessi relativi al 2014, che sono di 243 milioni di euro circa.

giovedì 12 febbraio 2015

DAL 9 MARZO SARO’ IN CAMPO ANCH’IO, SONO SICURO CHE SARETE TUTTI IN CAMPO CON ME: CERTAMENTE!



Caro Vincenzo,
oggi ho proposto ai gruppi parlamentari questa riflessione. La convidivido con te e con tutti gli amici di forzsilvio,it  Ci troviamo qui oggi per sancire insieme un cambio di linea. Diciamo subito che non siamo stati noi a voler abbandonare un percorso, quello delle riforme condivise.
E' stato il Partito Democratico a cambiare le carte in tavola e noi non possiamo far altro che prenderne atto, con rammarico.  Avevamo creduto in un profondo cambiamento dei rapporti politici in questo Paese, di cui le riforme erano solo un aspetto, importante, ma non unico.
La proposta del nuovo Segretario del Pd, Renzi, di un dialogo ampio sulle istituzioni poteva essere la strada per uscire da quella guerra civile strisciante che ha avvelenato l'Italia negli ultimi venti anni. Avevamo condiviso le parole di Renzi, quel ragionamento teso a costruire un bipolarismo, anzi, un bipartitismo maturo.
Quel ragionamento suonava così: il Governo, in una democrazia bipolare, è affare di chi vince le elezioni, che deve essere messo in grado di decidere e di rispondere delle proprie scelte davanti agli elettori, senza scarichi di responsabilità.
Le istituzioni sono invece patrimonio di tutti i cittadini, sono patrimonio di tutte le forze politiche che li rappresentano. Nessuno può considerarle cosa propria, da cambiare o utilizzare per pure finalità o vantaggi di parte. All'interno di questo ragionamento avevamo avviato un percorso di collaborazione per cambiare lo Stato, garantire al Paese una legge elettorale efficace, scegliere insieme gli elementi di garanzia del sistema, come il Presidente della Repubblica.
Non tutto in questo percorso ci convinceva, ma il progetto complessivo che poteva portare alla nascita della nostra Terza Repubblica su basi diverse dalla Seconda, era tale e di tale importanza, da farci accettare anche alcune forzature dei nostri compagni di viaggio e alcuni sacrifici, anche dolorosi.
Purtroppo il Partito Democratico ha voluto interrompere questo percorso, e lo ha fatto mostrando il suo vero volto, dimostrando la propria incapacità di cambiare confermando di considerare lo Stato e le istituzioni come cosa propria e non patrimonio di tutti, un patrimonio da usare a proprio esclusivo vantaggio.

ROMA, TRA LUCI ROSSE E MAFIA.


DEL  “MONDO DI MEZZO” NON SE NE PARLA PIU’, TUTTI I MOTIVI SONO BUONI PER DISTRARRE E DIMENTICARE

(di Danilo Quinto) È di questi giorni l’ennesima esternazione del Sindaco di Roma. Dopo la festa della scorsa settimana in Campidoglio, insieme a Vladimir Luxuria e Nichi Vendola, per l’istituzione del registro delle unioni civili, Ignazio Marino sponsorizza la campagna per aprire una strada a luci rosse nel cuore dell’Eur e dichiara che si appresterebbe a far multare per la cifra di 500 euro i clienti delle prostitute se colti fuori dell’area consentita.
C’è chi si è premurato di sentire il parere del Prefetto di Roma, il quale rispetto all’idea di riservare un’area della città alle prostitute e ai loro clienti, ha detto: «fare ciò che vorrebbe Marino senza un intervento del governo o del Parlamento è reato: è favoreggiamento della prostituzione». Il Sindaco di Roma è persona avveduta. È possibile che egli ignori la legge o, cosa ancora più grave, voglia prescinderne? In entrambi i casi, si tratta di una situazione di inaudita gravita, perché quello di cui si dovrebbe occupare è governare una capitale di 5 milioni di abitanti, divorata dall’inefficienza, dall’insicurezza sociale e dalla povertà (in base al recente rapporto delle Acli, il 4% della popolazione, vive sotto la soglia di povertà).

BERLUSCONI DA’ L’ULTIMUT A FITTO: BRAVO CAVALIERE


Berlusconi dà l'ultimatum a Fitto: "Decidi subito, con noi o fuori". Lui replica: "Mi cacci perché avevo ragione?"

Sergio Rame - "La linea politica sulle riforme l’ho decisa io. La responsabilità è solo mia. Ci avevo creduto e sperato fino in fondo". Parlando ai gruppi parlamentari di Forza Italia, Silvio Berlusconi si assume la responsabilità del Patto del Nazareno, annuncia le prossime mosse e conferma la linea dura del partito. "Continuare sulla stessa strada sarebbe ottuso e politicamente nefasto, non per noi, ma per gli elettori moderati che rappresentiamo e per il Paese tutto - spiega - Forza Italia d’ora in avanti tornerà a fare opposizione, senza sconti e senza quella benevolenza che questo governo ha dimostrato di non meritare". Durante il vertice Berlusconi chiede ai suoi massimo impegno e presenza costante e ricorda che dal prossimo 9 marzo sarà di nuovo "pienamente in campo". "Oggi non è il momento delle recriminazioni e dei processi sommari - continua - la linea politica seguita fin qui era la mia linea politica. Meditata, ponderata, valutata, in tutti i suoi aspetti. So bene quanto ci sia costata, quanto, a volte, sia costata personalmente a ciascuno di voi. Vi ringrazio per quanto insieme abbiamo fatto fino ad oggi. E il fatto che il Pd non sia stato capace di portare fino in fondo questo cammino nulla toglie alla nobiltà del nostro sforzo.
Chi ci ha creduto fino in fondo come me, merita stima e rispetto". E a Raffaele Fitto concede 15 giorni di tempo per decidere se restare o andare via e fondare un partito. Un ultimatum che non è piaciuto all'europarlamentare. "Perché? - chiede - perché facciamo opposizione? Perché abbiamo avuto ragione sulle riforme, e, purtroppo, su tutto il resto?".
Per il futuro Berlusconi conferma il progetto di un’alleanza con la Lega per le Regionali, ma, avverte: "Non consegneremo le chiavi del centrodestra a Salvini, anche se la Lega è un importante alleato e spero possa esserlo anche per il futuro". Siamo amici di Salvini ma nessuno può lanciare diktat. Alcune cose ci dividono, ma sono molte più le cose che uniscono Lega e Forza Italia. Berlusconi parla mentre a Montecitorio si discutono le riforme costituzionali. "Al di là delle spacconate talvolta indigeribili del Pd in queste ore - sottolinea - non abbiamo interrotto il nostro lavoro costruttivo. Lo abbiamo già detto, lo ripeto oggi: venuto a cadere quel patto profondo per cambiare insieme l’Italia, continueremo comunque ad appoggiare ciò che delle riforme ci piace e che riteniamo utile per il Paese. Ma non accetteremo più di votare per tutte quelle parti che avevamo accettato solo per amore di un disegno più ampio e più importante. Valuteremo cosa approvare e cosa cercare di cambiare e alla fine del percorso, valutato come il nostro contributo sarà stato recepito dalla maggioranza, decideremo - conclude - come comportarci al voto finale. E così faremo anche sulla legge elettorale".



mercoledì 11 febbraio 2015

RIFORME, FORZA ITALIA DA’ BATTAGLIA; SI DIMETTE IL RELATORE AZZURRO


Il primo colpo è stato messo a segno a Montecitorio dove Francesco Paolo Sisto si è dimesso da relatore delle riforme istituzionali. "Con dolore profondo del giurista nato fra i codici - ha annunciato in Aula - ma con la coerenza dell’appartenenza rinuncio al ruolo di relatore".
Le sicurezze di Matteo Renzi vengono meno. Convinto fino a oggi di poter andare avanti senza l'appoggio di Silvio Berlusconi, il premier deve fare i conti con la prima battuta d'arresto. Sisto, che è presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del provvedimento con Emanuele Fiano del Pd, ha spiegato di dimettersi "con il dolore profondo del giurista cui viene data l’occasione di riscrivere la Costituzione, ma con la coerenza di una appartenenza a un partito senza opportunismi". "Con senso di responsabilità - ha detto quindi - Forza Italia ha partecipato ad una intesa innaturale con il Pd per una cooperazione sulle riforme che non rinnegasse il passato, con cancellasse il presente e non precludesse il futuro. Un patto che è una transizione temporanea e che oggi non è più viva in quanto l’accordo è stato sciolto e Forza Italia si ritiene libera di non essere scontenta". Nel frattempo il presidente dei deputati azzurri Renato Brunetta ha annunciato l'ostruzionismo di Forza Italia alle riforme, "una corsa rovinosa verso il disastro che faremo di tutto per rallentare". "Sarebbe oggi pura irresponsabilità concorrere a una direttrice autoritaria - ha denunciato - la maggioranza si fermi".


FURTI DI DEMOCRAZI


 Cronologia del grande imbroglio. Dai premi incostituzionali fino alla deriva autoritaria
el seguito una sintesi dei principali eventi che dall'estate-autunno del 2011 hanno portato, prima, alle dimissioni dell'ultimo governo legittimamente eletto dai cittadini in Italia, e poi alla estromissione "forzata" del leader del più grande partito di centrodestra dal Parlamento.
E QUESTA SAREBBE DEMOCRAZIA?



HA RAGIONE OTTOLENGHI


L’unica occasione nella quale ho potuto esprime un parere sul porto è stata, nel consiglio provinciale del 19 dicembre 2014 http://pdlravenna.blogspot.it/2014/12/il-parere-della-provincia-di-ravenna.html  , e  con un voto contrario solitario, non entro nel merito ma mi sento  in  sintonia con il presidente degli industriali Ottolenghi che afferma che la proprietà pubblica di beni economici genera alterazioni nella concorrenza, inefficiente allocazione delle risorse e altre distorsioni, i cittadini (liberi) hanno  dubbi quando i loro soldi sono investiti in attività non chiaramente collegate alla missione dell’ente pubblico e l’hanno verificato con il caso Stepra,  che distorce il mercato, la concorrenza e il sano sviluppo economico e imprenditoriale con una spesa per  oltre 220 ettari di capannoni rappresenta effettivamente una scelta troppo onerosa, profondamente sbagliata e, oltretutto, non coerente con le attività di istituto dell’Autorità Portuale la quale farebbe meglio ad occuparsi celermente dello sviluppo del Porto. I costosi espropri assieme al progetto logistico smisurato portato avanti dall’Autorità portuale con costi esorbitanti a carico della collettività.  Come nel caso di Stepra la proprietà pubblica di beni terreni ha portato a un buco da 30milioni di euro a carico della comunità  economica, inefficiente allocazione delle risorse e altre distorsioni, e in questo senso, cittadini hanno imparato ad avere qualche dubbio quando i loro soldi sono investiti in attività non chiaramente collegate alla missione dell’ente pubblico, ma purtroppo i responsabili non pagano MAI gli errori.


martedì 10 febbraio 2015

OPPOSIZIONE A 360°


Opposizione a 360° – Il ‘no’ di Berlusconi, la sua determinazione a praticare un’“opposizione a 360°” non ha crepe. Non esistono possibili spicchi di consenso residui. Tipo: che passi da 360 a 280, o 250. Finora infatti eravamo a 180. No a Renzi sul governo delle emergenze e urgenze economiche, fiscali, lavoro, giustizia, burocrazia. Insieme con lui per la riforma elettorale e costituzionale. No: 360. Punto e a capo.
Patto del Nazareno – E’ un ponte in costruzione che è saltato per aria. Renzi vorrebbe il nostro assenso per mantenere intatte con il nostro sì le campate finora progettate insieme. No, non è proprio decenza chiederci questo. Infatti quel ponte e quel Patto hanno cambiato destinazione d’uso. Non servono a traghettare l’Italia verso una democrazia compiuta, ma verso il regno perenne del renzismo, la cui “deriva autoritaria” si è palesata con l’elezione del Capo dello Stato.
Forza Italia non si sottomette – Renzi si era convinto ( o si era fatto convincere) che ci saremmo sottomessi alla sua prepotenza. A Berlusconi e a Forza Italia non interessa la parte di comprimari di una farsa il cui finale sarebbe la tragedia della nostra vita comune, con una architettura di Stato studiata per consentire il dominio permanente di un Partito democratico capace solo di avvelenare i pozzi della democrazia.
Presidente della Repubblica – L’architrave che tiene insieme tutte le campate, e garantisce che davvero la solidità di quel ponte e la congiunzione tra le due faglie continentali, quella di centrodestra e quella di centrosinistra, per troppi anni delegittimate da rispettive scomuniche. Ed era il Capo dello Stato. Arbitro, garante, scelto insieme. Perché così si fa. Il garante dell’unità e dei meccanismi istituzionali in via di approvazione è a sua voglia frutto e cemento di questa storia.
Renzi ha tradito – Invece: Renzi passa alle maniere forti. Sceglie lui, garantisce a se stesso l’unità del partito, e con noi usa la bruta logica dei numeri rapinati al popolo sovrano. Per di più pretende di far approvare di gran carriera, con il nostro consenso oppure no, l’abbozzo di riforme da noi accettato in vista di un bene superiore, che ora è stato deturpato dalla volontà predatoria di Renzi.
Centrodestra unito – Per questo diciamo ‘no’ a 360°. Questo ha subito conseguenze nella nostra condotta in Parlamento. Ed è ovvia e coerente conseguenza. Ma soprattutto comporta per noi una scelta di campo strategica. Non significa soltanto costruire unità nel centrodestra, ritrovando un più semplice terreno di intesa. Ma esige l’impegno strategico a costruire una Forza Italia e un centrodestra di contenuti basati su una cultura politica solida, liberale e popolare. Identitaria e ancorata agli interessi del ceto medio che coincidono con quelli dell’Italia.
Jobs Act – Che succede all'articolo 18? Spostamenti inesorabili a sinistra. Il responsabile economico del Pd ha la faccia tosta di dire che decideranno all'ultimo momento. Che dice Ncd? Digerirà il Gattopardellum?


lunedì 9 febbraio 2015

BERLUSCONI, NON VIVIAMO IN VERA DEMOCRAZIA


"Abbiamo la consapevolezza di non vivere in una vera democrazia". Così Silvio Berlusconi in collegamento telefonico al meet up del governo ombra organizzato da Gianfranco Rotondi. "Questo è il terzo governo non eletto – ha detto – c'è un premier che non ha preso nessun voto e una maggioranza che è frutto di una elezione, quella del 2013, dove il distacco è stato solo dello 0,37%".
BERLUSCONI, SÌ RIFORME POSITIVE MA TORNIAMO OPPOSITORI. NON ACCETTEREMO PIÙ QUANTO ACCETTATO FINO AD OGGI
"Voteremo le riforme se saranno positive per il Paese ma riprendiamo il nostro ruolo a 360 gradi di oppositori!". "Non accetteremo più quanto fino ad oggi abbiamo accettato".
Berlusconi spiega che non accadrà come prima, "non accetteremo più tutto, come abbiamo accettato" per quel che riguarda la legge elettorale "il doppio turno e il premio al 40%, un misto tra candidati nominati e preferenze che è una cosa che non sta in piedi". "E voglio ricordare che le preferenze contengono un mare di pericoli, con l'incremento dei voti di scambio mettiamo tutti i nostri eletti nelle mani dei pm e ancora l'ultima imposizione è la lista unica che può ben essere realizzata per la sinistra ma è molto difficile da realizzare per il centrodestra, ora diviso e frammentato".
BERLUSCONI, SENZA PATTO NAZARENO LAVORIAMO CENTRODESTRA UNITO. CI SIAMO SGRAVATI UN PESO
Dopo la fine del Patto del Nazareno "ci siamo sgravati il peso ed ora possiamo lavorare ad un centrodestra compatto".
RIFORME: BERLUSCONI, NON RISPETTATO SPIRITO DI CONDIVISIONE
Silvio Berlusconi ribadisce che l'adesione al Patto del Nazareno era stata determinata dal voler dare un contributo alle riforme ma "c'è qualcuno che lo spirito di condivisione non lo ha rispettato, non ha rispettato gli accordi". Ecco perché, ha ribadito, "non ci sentiamo di continuare nella direzione ad oggi seguita".
BERLUSCONI, DEMOCRAZIA A METÀ, VOTO ITALIANI CAMBI SITUAZIONE
Quella di oggi è una "democrazia a metà, commissaria". Ecco perché, nel corso del suo intervento telefonico al meet up del Governo Ombra di Rotondi, Silvio Berlusconi, si augura che "gli italiani con il loro voto devono cambiare responsabilmente la situazione".
BERLUSCONI, IO LEADER CENTRODESTRA ELIMINATO DA SCENA
"Il centrodestra ha avuto eliminato dalla scena politica il suo leader, il leader di FI impossibilitato a svolgere attività in Parlamento, escluso dal parlamento, messo fuori dalla possibilità di esser protagonista dalla politica e che viene citato come condannato, detenuto, ex cavaliere, invece sono sempre cavaliere". "Questa è la situazione nella quale abbiamo accettato di dare i nostri supporti alle riforme".
SCELTA CIVICA: BERLUSCONI, QUANDO VENIVANO DA NOI CI ACCUSAVANO
"Ricordiamoci che Scelta civica si è presentata schierata nel centrodestra e voleva perseguire come obiettivo quello di far fuori chi vi parla". "Ora loro che passano altrove vengono considerati degli eroi, quando qualcuno veniva da noi eravamo accusati".
QUIRINALE: BERLUSCONI, PARLAMENTO PLAUDENTE LONTANO DA GENTE
"Ho avuto una brutta impressione circa il nostro Parlamento in occasione dell'elezione del Capo dello Stato. Ho visto mille persone applaudire ad ogni frase, felici, contenti e mi hanno dato l'impressione di una felicità di appartenenza ad una casta privilegiata e che concretizzava un distacco profondo con la gente che sta fuori e che non ha i soldi per arrivare a fine mese". Così, Silvio Berlusconi per il quale quella elezione ha "fotografato la distanza tra politica e cittadini".
BERLUSCONI, CON SBARRAMENTO 3% NON CI SARÀ OPPOSIZIONE VERA
Per Silvio Berlusconi con lo sbarramento al 3% "ci sarà una opposizione estremamente frammentata e incapace di fare una opposizione vera".
BERLUSCONI, NON ABBIAMO DIFESO VOTO 2013 DA SINISTRA
Silvio Berlusconi torna a parlare delle elezioni del 2013, Silvio Berlusconi, "il cui risultato non sapremo mai". "Non abbiamo difeso il nostro voto dalla sinistra, una sinistra che fa lo spoglio delle schede in un certo modo da decenni".