martedì 8 luglio 2014

GIUSTIZIA: SI SCUSERANNO CON BELUSCONI. FRA 30 ANNI, COME CON TORTORA

Il pm che si accanì contro il presentatore fa mea culpa. Tra 30 anni faranno lo stesso i persecutori di Berlusconi
Vittorio Feltri - Le scuse sono arrivate con trent'anni di ritardo, ma sono arrivate. Meglio tardi che mai, recita un vecchio adagio. Rendiamo quindi onore a Diego Marmo, pubblico ministero nel processo che a Napoli condannò Enzo Tortora, in primo grado, a dieci anni di galera per spaccio e consumo di droga-  La sua onestà intellettuale, molto lentamente, troppo lentamente, si è manifestata in un'intervista che egli ha rilasciato al Garantista, nuovo giornale di Piero Sansonetti, comunista sui generis, e persona perbene (rara avis, per rimanere nel latinorum, vizio imperdonabile della mia generazione i cui rimasugli giacciono nel carrello dei bolliti misti). Marmo riconosce l'errore che a me personalmente e a pochi altri balzò immediatamente agli occhi, dopo una sommaria lettura delle cosiddette carte. Non la faccio lunga perché del caso Tortora si è discusso per anni, simbolo della fallacia di una giustizia vendicativa, torva e talvolta pressappochista. Marmo (nomen omen, avanti col latinorum) al tempo che fu era invece convinto che il signor Portobello, quello che andava in giro col pappagallo sulla spalla, fosse addirittura un cinico venditore di morte. Ullallà! I magistrati sono bravi ragazzi, ma se si fissano su un tizio, ci danno dentro per inchiodarlo. Cosicché il celebre Pm si impegnò per trovare sostegno ai propri sospetti, e li trovò. Dove? In mancanza di meglio si affidò ai pentiti.

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