lunedì 31 marzo 2014

BERLUSCONI: “RENZI NON TIENE IL PD, PREPARIAMOCI A TORNARE AL VOTO


Il leader di Forza Italia mette i suoi paletti sulle riforme: "Non accetto testi blindati". E poi annuncia: "Ho scritto un libro su questo momento politico, sul colpo di Stato subito"

 "Lo scontro istituzionale in atto sul Senato e i dissapori nel Pd fanno sospettare che Renzi fatichi a mantenere le promesse". Lo ha detto Silvio Berlusconi in collegamento telefonico con il teatro di Sassuolo, dove il primo cittadino Luca Caselli sta presentando la ricandidatura alle amministrative per il centrodestra. "Sulle riforme noi ci siamo, ma solo se sono una cosa seria, nè accetteremo testi blindati", ha aggiunto Berlusconi. "Serve l'elezione diretta del capo dello Stato - aggiunge Berlusconi - e serve una legge elettorale al più presto perché presto potremmo essere chiamati a votare". La ricetta del leader di Forza Italia sulla riforma elettorale prevede "più potere al premier, anche riguardo la facoltà di sostituzione dei propri ministri". "Ho scritto un libro sul colpo di Stato subito" - "In Italia oggi non c'è democrazia. La nostra missione è convincere il 50% dei votanti a premiare il nostro progetto per restituirla al Paese". Dice ancora Berlusconi. "Ho finito la notte scorsa di scrivere un instant book - aggiunge - in cui parlo di questo colpo di Stato, di questa fase in cui governa chi non è eletto"."Comunismo ideologia più disumana della storia" - "So che nella vostra regione siete circondati di comunisti. L'ideologia più disumana della storia. Ma possiamo farcela un'altra volta". Dice Berlusconi a Luca Caselli e ai suoi sostenitori. Berlusconi si è poi concesso anche una battuta sportiva, ricordando il momento amaro che lo lega al Sassuolo, capace di battere il suo Milan 4-3 a gennaio. "Sto ancora piangendo per quella sconfitta", ha detto scherzando a Caselli. 

sabato 29 marzo 2014

L’APPELLO DI BERLUSCONI: “ NOI SIAMO EUROSCETTICI, CHI VOTA PD VOTA SCHULZ”


Berlusconi, parla anche della prossima campagna elettorale. Spiega che «è ora di fare opposizione a Renzi che andrà a dire in giro che è merito suo se si fanno le riforme». «Da adesso non si scherza più – dice – perché votare Pd alle Europee non significa sostenere Renzi ma uno come Martin Schulz». Forza Italia, aggiunge, deve avere «una linea euroscettica» perché «il nostro elettorato è diviso a metà tra chi è no-euro e chi comunque non vuole abbandonare la moneta unica».
A suscitare qualche perplessità in buona parte del gruppo dirigente, invece, è la sensazione che Berlusconi spinga per un avvicinamento con Ncd. Non alle europee, anche se alcuni rumors non escludono in lista candidati non sgraditi, ma di certo alle amministrative dove l'ordine di scuderia è quello di tenere in piedi tutte le alleanze che ci sono.

MACCHE’ PROVINCE IL VERO CARROZZONE SONO LE REGIONI


Il nostro Paese tiene in piedi 20 apparati colossali e iperburocratizzati, trasformatisi negli anni in associazioni per delinquere, fonti di corruzione, mangiatoie incontrollate
La storia delle Province da eliminare è lunga. Dura dagli anni Sessanta, quando l'ipotesi di istituire le Regioni prese corpo come previsto dalla Costituzione (la più bella del mondo? Ridicolo).  Quasi tutti i partiti dell'epoca erano convinti: dentro le Regioni, fuori le Province, che avrebbero dovuto gradualmente cedere ogni attribuzione ai nuovi enti. Più che un convincimento generale, era un assioma. La riorganizzazione cominciò con un trasferimento in massa (inizio anni Settanta) di personale dalle periferie provinciali ai centri regionali, che erano privi di dipendenti e non avrebbero potuto fare nulla (non fanno nulla neanche ora). La Democrazia cristiana, che in materia di gestione del potere era imbattibile, propose: mentre attendiamo che le Regioni vadano a regime, concludano cioè la fase di rodaggio, allo scopo di non arrecare disagi ai cittadini evitiamo di chiudere le Amministrazioni provinciali. Lo faremo tra alcuni mesi. Le forze politiche all'unisono annuirono. Cosicché enti vecchi ed enti nuovi convissero e seguitano a convivere, perché quel rodaggio, provvisorio per definizione, non è mai terminato. In Italia, d'altronde, l'unica cosa stabile è la precarietà. Ciò detto, va da sé che se le Regioni fossero state capaci di assorbire le competenze degli enti territoriali destinati a morire, oggi, anzi ieri, sarebbe stata automatica la soppressione delle Province. Le quali invece non hanno mai smesso di lavorare, e di rendersi utili, mentre le sorelle maggiori non hanno neppure principiato a farlo. Il bilancio di queste ultime parla chiaro: l'80 per cento delle uscite serve per pagare le spese della sanità, che potrebbero essere saldate comodamente da un ente unico, dato che il denaro proviene dalle casse dello Stato.

venerdì 28 marzo 2014

OBAMA SI FIDA DI RENZI. MA SI FIDAVA ANCHE DI LETTA E MONTI


Il presidente americano incontra il premier italiano e ripete le parole di stima già riservate ai precedenti presidenti del Consiglio. Poi, quando si parla di Difesa, avverte: tutti facciano la loro parte. "Sono fiducioso". Barack Obama lo dice parlando di Matteo Renzi. E l'Italia si inorgoglisce per l'endorsement del presidente americano al premier italiano. Vedete, con Matteo l'Italia è tornata al centro del mondo. Peccato che Obama, al suo terzo incontro con un presidente del Consiglio italiano in tre anni, abbia riservato uguale trattamento a Enrico Letta e Mario Monti.

giovedì 27 marzo 2014

PROVINCE, DDL TAGLIA 100 MILIONI NON 2 MILIARDI E CREA CARROZZONI, INFEFFICINEZE LE PAGHERANNO I CITTADINI


Il provvedimento delle province non taglia nulla. Taglia solo la politica, non taglia gli uffici dello stato. E’ un provvedimento che moltiplica i poteri dei sindaci delle città metropolitane ma sostanzialmente non taglia nulla. Il provvedimento taglia 100 milioni di euro l’anno e non i 2 miliardi che dice Delrio. Sarebbe ottimo abolire completamente le province e farle assorbire eventualmente dalle regioni ma con sistemi di controllo assolutamente diversi”.   “Il governo ha deciso di porre la fiducia sul ddl province, un sonoro imbroglio, una truffa disegnata durante il governo Letta dall'allora ministro agli Affari regionali e autonomie Delrio e portato avanti da Renzi. Questo disegno di legge non solo pretende di sostituirsi ad una novella costituzionale, ma invece di abolire le province raddoppia enti e competenze in un ginepraio di sovrapposizioni, incertezze e inefficienze che pagheranno i cittadini. Un provvedimento quindi inutile e dannoso, che non sortirà alcun effetto se non quello di generare contenziosi e sprechi economici. Forza Italia da sempre sostiene che la strada maestra per superare senza inganni e trucchi le province sia la riforma costituzionale. Ma il governo ha preferito continuare sulla strada della demagogia che porterà alla creazione di carrozzoni, di nuove poltrone per la sinistra e tanti, troppi costi in più per i cittadini”.
PROVINCE, DDL E’ PREZZO CHE GOVERNO PAGA A DEMAGOGIA
“La fiducia al ddl Delrio significa per il governo Renzi porre il cappello su un provvedimento che contraddice nei fatti la retorica del taglio agli sprechi. L’abolizione delle province, così come prospettata dal disegno di legge, fa risparmiare un’inerzia a fronte degli oltre 8 miliardi di spese correnti, aggravando, per altro, i bilanci degli altri enti pubblici che saranno costretti ad assorbirne i dipendenti. Non è una rivoluzione, né tanto meno un riordino organico. E’ il prezzo che il governo intende pagare alla demagogia. Piuttosto che esercitarsi nell’arte del dilettantesco giardinaggio istituzionale, potando a destra e a manca senza una precisa visione d’insieme, sarebbe stato opportuno mettere da parte questo provvedimento e ripensare il sistema degli enti locali, ponendo, ad esempio, un vincolo preciso sul numero minino di abitanti per la formazione di un Comune, ovvero l’indicazione e la creazione di macro aree regionali con compiti differenti rispetto alla attuali Regioni”.

mercoledì 26 marzo 2014

RENZI TAGLIA LE SPESE DU TUTTO, MALATI E PENSIONATI, MA NULLA CHE RIGUARDI GLI INTOCCABILI MAGISTRATI D’ITALIA


Nel piano di Spending Review commissionato da Renzi a Cottarelli c’è di tutto, ma nulla che riguardi gli intoccabili magistrati d’Italia. Nonostante si indichino misure draconiane per le PA, ed i magistrati sono dei dipendenti pubblici, con 85mila esuberi da smaltire, pensionamento rinviato per 4mila dipendenti, il taglio del l’8-12 % della retribuzione per gente che non rinnova il contratto da 5 anni, nulla viene indicato a proposito degli “intoccabili” in toga. Ci sono interventi drammatici nel piano Cottarelli, come l’assalto con effetto retroattivo alle pensioni, una misura perfida ed incostituzionale, perchè si andrebbero a ledere i diritti di coloro che per decenni hanno versato contributi per avere una pensione di un livello determinato, che ora però si vorrebbe sensibilmente ridurre a persone tra le più deboli ed indifese, cioè i pensionati, ai quali l’età e la mancanza di qualsiasi prospettiva di ripiego impedisce spesso di potersi anche solo difendere dai soprusi dello Stato. Tagli per tutti per quel maledetto obolo, 80 euro al mese dicono, per ottenere il quale vedrete che alla fine i “fruitori” saranno chiamati a pagarne individualmente molti di più di tasca propria.

USCIRE DALL’EURO ORDINE DEL GIORNO IN PROVINCIA DI RAVENNA, ANCHE NAPOLITANO UNA VOLTA ERA D’ACCORDO.


Oggi in consiglio provinciale ha respinto a maggioranza un ordine del giorno presentato dalla Lega Nord per richiedere l’uscita dall’Euro. Il punto è stato respinto dalla maggioranza PD, SEL, FdS, l’astensione di Nuovo Centro Destra e il voto favorevole della Lega Nord e Forza Italia.

Galassini (FI) ha motivato il NO all’euro perché diventi una battaglia liberale, ha ricordato che Silvio Berlusconi a suo tempo pose il problema dei parametri monetari prima di chiunque altro. Rimase inascoltato e fu addirittura emarginato dai suoi colleghi euro burocrati. A distanza di anni possiamo dire con certezza che la vide giusta. Ora che i francesi sono usciti allo scoperto siamo ancora in tempo per riprendere quella battaglia, simile ma non uguale a quella della Le Pen, ma uguale a quella della Thatcher, che mandò  a quel paese la Comunità europea a colpi di decisioni liberiste. La Thatcher insegna.
Allegato l’intervista del nostro “caro”  Presidente Napolitano contro l’euro!

Quando Napolitano era contro l’euro



martedì 25 marzo 2014

I PROVVEDIMENTI SI ANNUNCIANO QUANDO CI SONO LE COPERTURE, NON PRIMA


Brunetta: Indiscrezioni e smentite sui fantomatici 80 euro in più in busta paga promessi da Renzi: la tecnica è sempre la stessa. Il giornale di riferimento, vale a dire ‘la Repubblica’, lancia le anticipazioni: sarà un bonus una tantum. Seguono le reazioni negative generalizzate dell’opposizione di fronte alla pochezza delle proposte del presidente del Consiglio. Quindi la smentita da ambienti del governo, che preannuncia il cambio di linea. Semplicemente sconcertante. Ma anche la dimostrazione di un caos che regna sovrano. Indietro tutta, quindi: il ‘bonus’ non si farà più. I tecnici sono sempre al lavoro nel ricercare la formula con cui dare questi 80 euro operando sulle detrazioni. Se riusciranno a trovare le coperture. Sembra l’albero di Bertoldo: quello a cui doveva essere impiccato, ma per quanto cercasse non trovava un ramo di suo gradimento. Sarebbe ora di farla finita con questa pantomima. I provvedimenti si annunciano quando ci sono le coperture e non prima. In mezzo a questo caos l’unico silenzio assordante è quello del ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, e del Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco”.

BERLUSCONI NOMINA IL NUOVO UFFICIO DI PRESIDENZA

 

Silvio Berlusconi comincia a delineare i nuovi assetti di Forza Italia. Il Cav dopo aver richiamato all'ordine il partito, ha definito le nuove gerarchie intene nominando il Comitato di Presidenza. Ne fanno parte 30 membri effettivi. Nel comitato il Cav ha piazzato quasi tutti i big del partito. Ecco i nomi: Silvio Berlusconi, Annamaria Bernini, Michela Brambilla, Annagrazia Calabria, Mara Carfagna, Antonio Palmieri, Antonio Tajani, Paolo Romani, Renato Brunetta , Raffaele Baldassarre, Rocco Crimi, Niccolò Ghedini, Raffaele Fitto, Giovanni Toti, Marcello Fiori, Maria Rosaria Rossi, Sandro Bondi, Denis Verdini, Altero Matteoli, Daniele Capezzone, Deborah Bergamini, Alessandro Cattaneo, Sestino Giacomoni, Maurizio Gasparri, Simone Baldelli, Stefano Caldoro, Gianni Chiodi, Mariastella Gelmini, Claudio Fazzone, Vincenzo Gibiino. La lista però non finisce qui. Gli altri nomi - Inoltre parteciperanno ai lavori anche Ignazio Abrignani , Michaela Biancofiore, Bernabè Bocca, Donato Bruno, Franco Carraro, Elena Centemero, Monica Faenzi, Andrea Fluttero, Gregorio Fontana, Paolo Galimberti, Mino Giachino, Giancarlo Galan, Laura Ravetto, Andrea Mandelli, Antonio Martino, Maurizio Bianconi, Giuseppe Moles, Rocco Palese, Nitto Palma, Paolo Bonaiuti, Enrico Pianetta, Renata Polverini, Stefania Prestigiacomo, Manuela Repetti, Melania Rizzoli, Mariella Rizzotti, Daniela Santanchè, Edoardo Sylos Labini, Valentino Valentini, Sandro Biasotti, Clemente Mastella, Saverio Romano, Pino Galati, Gianfranco Miccichè, Gianfranco Rotondi, Simone Furlan e Licia Ronzulli. In sostanza il Cav ha optato per una squadra su due livelli. Il primo è quello che è composto dai "membri effettivi", il secondo invece è un comitato "satellite" che affiancherà i lavori della struttura principale. 

lunedì 24 marzo 2014

BAZZONI: “PERCHE’ LA CASSA DI RISPARMIO DI CESENA RINNOVA IL CONSIGLIO DOPO APPENA UN ANNO DALL’ELEZIONE?”


Abbiamo letto sulla stampa uno scarno comunicato della Cassa di Cesena, che ha appena incorporato la Banca di Romagna fra molte polemiche, in cui si afferma che all’assemblea di bilancio del 28 aprile p.v. verrà rieletto il Consiglio d’Amministrazione, a distanza di appena un anno dalla nomina, quando lo statuto prevede una durata in carica di 3 anni.  La cosa che ci stupisce maggiormente sono le dimissioni di 10 su 11 consiglieri e l’affermazione che questa è una prassi consolidata, quando nessun ente normalmente lo fa. .Vorremmo che le Fondazioni, che ne detengono i pacchetti azionari, fossero messe in grado di capire e di tranquillizzare i rispettivi territori, visto che si tratta sempre di capitali di origine pubblica e doverosamente finalizzati ad un interesse pubblico. Qualunque sia il motivo di questo atto, chi rappresenta i territori e si muove sul terreno della politica e dell’amministrazione della Cosa Pubblica dovrebbe prestare attenzione a cose che suonano strane e, come ho fatto io con i dubbi esternati un anno fa, chiedere dei chiarimenti. Gianguido Bazzoni

ACQUA A PESO ORO, RAVENNA LA PIU’ CARA IN REGIONE

La bolletta nella provincia romagnola costa in medio 460 euro a famiglia. A Rimini la spesa è diminuita. Prezzi alti anche a Forlì-Cesena

ROMAGNA - E' aumentato del 43,3% dal 2007 e dell'11,6% nell'ultimo anno il costo dell'acqua in Emilia-Romagna. Lo rileva l'osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva. L'Emilia-Romagna, con una spesa di 406,5 euro a famiglia, è una delle regioni con il servizio idrico più caro d'Italia, superata solo da Toscana, Marche e Umbria. La città più cara è Ravenna con 460 euro in media a famiglia, seguita da Reggio Emilia con 448 euro e Forlì con 446. La più economica Piacenza, 335 euro. A Rimini l'acqua costa 361 euro, unico capoluogo in cui nel 2012 il costo è dimnuito (-2%). A livello nazionale, una famiglia italiana ha speso in media nel 2013 per l'acqua 333 euro. L'indagine di Cittadinanzattiva si e' concentrata sui costi dell'acqua per uso domestico. I dati sono riferiti a una famiglia tipo di tre persone, con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua (compresa l'Iva al 10 per cento).
La Romagna si consola con la dispersione idrica: le tre province sono sotto la media regionale (24%) con il 22% a  testa. Il trend regionale è peggiorato di due punti percentuali, anche se resta migliore rispetto alla pessima performance italiana (33%). Malissimo Parma, dove viene perduto ben il 41% dell'acqua che passa nelle tubature. Sette anni fa la dispersione era al 32%. Seguono, Modena col 31% e
Bologna col 27%.

sabato 22 marzo 2014

VOTO AGLI IMMIGRATI RAPIDI. D’ALEMA E IL PD STANNO PREPARANDO IL TRAPPOLONE


Sbarcate, venite tutti qui, noi vi accoglieremo sulle nostre coste e vi spalancheremo le porte dei centri di ospitalità, non avrete neppure il problema di essere clandestini e non dovrete preoccuparvi di lasciare le impronte digitali. È Massimo D’Alema a togliere dagli imbarazzi Renzi, aiutandolo a dire qualcosa di sinistra così da recuperare quell’elettorato deluso dal modo d’agire un po’ democristiano del nuovo premier. Il solco è sempre lo stesso: considerare il Paese come roba del Pd. E se i presidenti del consiglio non si scelgono attraverso le elezioni politiche ma attraverso le primarie del partito, così anche le strategie che riguardano tutto il popolo italiano vengono misurate sull’esclusivo interesse dei “democratici”. Porte aperte agli extracomunitari, dunque. E sulla scia di quel che è avvenuto alle primarie del Pd (file di immigrati a con le schede in mano e code di nomadi ai seggi, unico modo per raggiungere un quorum credibile di votanti), anche per le elezioni politiche bisogna usare lo stesso trucco. Ecco che parte la grande idea, da realizzare in quattro e quattr’otto, un’idea dettata anche dal fatto che, nonostante il tam-tam mediatico e pubblicitario, il centrosinistra non è riuscito a spiccare il volo: «Bisogna riconoscere il diritto di voto agli immigrati», ha detto D’Alema, a mo’ di consiglio a Renzi. «Noi abbiamo milioni e milioni di immigrati in Europa che costituiscono una parte fondamentale della forza lavoro e queste persone non hanno diritti politici. Si deve riconoscere la cittadinanza italiana e il diritto di voto». L’aiutino a Renzi è bell’e confezionato, ma la strategia vuole che si agisca a bassa voce, altrimenti ci potrebbe essere una reazione contraria da parte della gente. Proprio per questo, sulla notizia molti hanno messo il silenziatore. Fondamentale, per il Pd, è preparare il trappolone e farlo scappare al momento giusto. Del resto, è un vecchio pallino dello stesso D’Alema che esattamente tre anni fa disse che l’Europa avrebbe avuto bisogno di trenta milioni di immigrati. Di questi trenta milioni, quanti dovrebbero spettare all’Italia? La risposta arriva spontanea: dipende da quanti ne serviranno alla sinistra per vincere le elezioni.

IN EUROPA CHIEDONO DI TAGLIARE LE PENSIONI A NOI. A BRUXELLES SE LE AUMENTANO

Mario Giordano A noi chiedono di tagliare le pensioni, loro se le aumentano. Nel 2013 la spesa previdenziale nel bilancio europeo è aumentata del 7 per cento: cioè un miliardo e 399 milioni. Quando nel 2008 si superò la prima volta la barriera del miliardo fu lanciato l’allarme: spendiamo troppo per mandare in pensione i nostri dirigenti. Da allora la spesa è cresciuta del 39 per cento. I funzionari Ue continuano a vivere nell’età dell’oro pensionistica: possono andare a riposo a 63 anni, in prepensionamento a 55 anni, e con il vecchio sistema retributivo, cioè con la pensione calcolata sul 70 per cento dell’ultimo stipendio (alla faccia del severo contributivo imposto a tutti i cittadini europei…). Considerato il fatto che gli stipendi sono tutt’altro che miseri, i vitalizi risultanto notevoli. La pensione media dei funzionari Ue è pari infatti alla bella cifra di 5.700 euro al mese (sottolineo: netti).

venerdì 21 marzo 2014

BAZZONI CHIEDE ALLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA IMPEGNO PER LA DISOSTRUZIONE PEDIATRICA


Cconsiderato che, sono  circa 50 i bambini, di cui 30 sotto i 4 anni, che ogni anno muoiono in Italia per incidenti evitabili legati spesso ad ingestione corpi estranei; nel nostro Paese molte scuole materne, elementari ed asili pubblici e privati sono ancora privi della struttura adeguata per ciò che riguarda la formazione ed abilitazione alle manovre di disostruzione pediatriche, come la manovra di Heimlich e di rianimazione; questa formazione ad oggi è solo facoltativa e a discrezione del Dirigente Scolastico; per combattere queste morti evitabili il direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Gemelli e componete del Consiglio Superiore dei Sanità ha affermato: ''servirebbe rendere obbligatoria questa formazione almeno nelle scuole o per chi lavora in luoghi frequentati dai bambini; secondo i dati ufficiali dell'Istat, il 27% delle morti classificate come "accidentali" nei bambini da 0 a 4 anni avviene per soffocamento causato da inalazione di cibo o di corpi estranei, passando nelle fasce d'età 5-9 anni e 10-14 anni la percentuale di morti per soffocamento diminuisce progressivamente (11,5% e 4,7%), ma rimane comunque tra le più significative tra le cause accidentali;  nella fascia di età tra 0 e 4 anni, l'inalazione di corpi estranei è la seconda causa di morte accidentale dopo gli incidenti stradali;  trasformando le percentuali in valori assoluti, risulta quindi che ogni anno in Italia si verificano in media 450 casi di inalazione di corpi estranei, di cui il 60% (270 casi) riguarda bambini; alcune associazioni di volontariato tengono corsi ad hoc gratuitamente. IMPEGNA La giunta regionale: ad attivarsi per disciplinare la materia in modo tale che in ogni plesso scolastico della Regione vi sia personale, docente e non, in numero sufficiente e tecnicamente formato in grado in ogni momento di praticare le manovre di disostruzione pediatrica.          Gianguido Bazzoni

ECCO COME SI E’ TRASFORMATO IN POCHISSIMO TEMPO IL BIMBOMINCHIA DELLA ROTTAMAZIONE.

Renzi, sei solo un gran BUFFONE. Ma quale RINASCIMENTO?. Tu sei l’uomo della decadenza.

Ma come ti permetti di toccare pensioni di 2/3000 euro al mese, di persone che hanno lavorato e pagato Contributi per tutta la vita?. Se hai i COG….I taglia i vitalizi da 30.000, 50.000, 100.000 euro al mese, di gente che non ha fatto mai un ca..o se non avere le amicizie giuste.
Vai a rompere le palle per esempio all’impero dei sindacati, quelle cosche protette che non hanno mai presentato nemmeno un bilancio.
Hai tanta paura dei rossi al punto che sei persino andato in ginocchio alla corte del “nuovo” D’Alema a presentare il suo libro!!!!
Ti è stato chiarito che l’affare dell’appartamento fiorentino in affitto pagato da Carrai può essere usato per far saltare la tua poltrona, se appena ti metti contro le toghe, contro lo zoccolo marxista all’interno del PD, contro i poteri forti?
BUFFONE, BUFFONE, BUFFONE, ti sei presentato come rivoluzionario e innovatore e invece sei il solito inutile IDIOTA, tutto chiacchiere e distintivo.
Ma quale Rinascimento? Attento, non sei Lorenzo il Magnifico, al massimo puoi diventare Renzi lo Squallido.

giovedì 20 marzo 2014

MILANO, ESPOSTO SU BRUTI LIBERATI: IL CSM APRE UNA PRATICA



Il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di andare a scavare sulla gestione dei fascicoli e sul ruolo del capo dell'ufficio
Luca Fazzo - Se qualcuno sperava che l'esposto del procuratore aggiunto Alfredo Robledo sulle strane procedure della Procura di Milano restasse senza conseguenze, è destinato a rimanere deluso: questa mattina, con una decisione che colpisce per la sua rapidità, il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di andare a scavare sulla situazione interna alla Procura milanese, sulla gestione dei fascicoli d'inchiesta e sul ruolo svolto dal capo dell'ufficio, Edmondo Bruti Liberati.  Il Csm, cui il 12 marzo scorso era arrivato il pesante atto d'accusa firmato da Robledo, ha deciso di aprire non una ma due istruttorie. Una sarà affidata alla settima commissione, chiamata a vigilare sull'organizzazione interna degli uffici giudiziari. Ma l'altra approderà sul tavolo della prima commissione, che si occupa del versante più delicato: la verifica della "compatibilità ambientale" dei magistrati e i loro eventuali trasferimenti d'ufficio. Nel mirino c'è Bruti Liberati, nei cui comportamenti Robledo ravvede una serie non episodica di trattamenti di favore verso alcuni magistrati considerati affidabili, cui vengono destinati i fascicoli più delicati (da Ruby alla Sea) anche in violazione delle tabelle sui pool specializzati. A Bruti Liberati, Robledo contesta anche di avere dimenticato in cassaforte - per sua stessa ammissione - il fascicolo di indagine sulla privatizzazione di una quota della Sea da parte del Comune di Milano. Quando finalmente il fascicolo uscì dalla cassaforte, la vendita di Sea era ormai cosa fatta. La decisione del Csm era stata invocata già l'altro ieri dai membri togati di Magistratura Indipendente, la componente moderata cui anche Robledo (pur non essendo iscritto) fa riferimento. Che Bruti Liberati venga trasferito d'ufficio per le accuse di Robledo non è, alllo stato degli atti, particolarmente probabile. Bruti ha dalla sua parte quasi tutta la Procura milanese, almeno nei suoi esponenti più in vista. E può rivendicare, come la legge gli consente, di avere esercitato in questi mesi il suo ruolo gerarchico assegnando i fascicoli in base alle proprie scelte. Ma le deroghe agli automatismi, spiegano fonti giudiziarie, devono sempre essere motivate e non tradursi in atti arbitrarii del capo della Procura, che non può circondarsi di un <cerchio magico> di fedelissimi. Per questo l'apertura delle due inchieste del Csm potrebbe avere tra le conseguenze quella di mettere a rischio la riconferma di Bruti come capo della Procura milanese: il suo mandato scade la prossima primavera, e potrebbe essere rinnovato per un altro quadriennio. Ma serve una valutazione positiva che a questo punto non appare più scontata.

E IO PAGO: SPESE PAZZE IN REGIONE EMILIA-ROMAGNA CONSULTA EMIGRATI NEL MONDO, TRE INDAGATI PER TRUFFA A REGIONE


Ci sono già degli indagati nel fascicolo aperto dalla procura della Repubblica sui costi dell'organismo che si occupa dei rapporti con gli emigrati: 170 mila euro spesi solo negli ultimi due anni, diversi milioni di euro in otto anni. Silvia Bartolini, politica Pd, che guida l'ente dal 2006, non risponde alle domande de ilfattoquotidiano.

Osteggiata, criticata, combattuta. Da anni sembra sempre sull’orlo dell’abolizione. E invece tra un viaggio in Cile e una ricerca sugli stemmi dei comuni, è sempre lì al suo posto, rigorosamente foraggiata da soldi pubblici. Stiamo parlando della Consulta degli emiliano romagnoli nel mondo, organismo creato dalla Regione nel 2006 e guidato fin dalla sua nascita da Silvia Bartolini. Da molto tempo diversi partiti chiedono invano la cancellazione o la revisione. Ora un’altra tegola arriva dalla procura della Repubblica: in seguito a un esposto anonimo i pm di Bologna hanno aperto un fascicolo contro ignoti, con l’accusa di truffa aggravata commessa ai danni della Regione Emilia Romagna. In altre parole gli inquirenti vogliono fare luce sui criteri di assegnazione dei fondi ad associazioni e istituti in Italia e all’estero.

mercoledì 19 marzo 2014

GIUSTIZIA ITALIANA VA IN DIREZIONE OPPOSTA RISPETTO A QUELLA EUROPEA


Dichiarazione dell’onorevole Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia: “Ancora una volta la giustizia italiana va in direzione opposta rispetto a quella europea. Dieci giorni fa la Corte europea dei diritti dell’uomo condannava l’Italia perchè applicava due sanzioni per lo stesso fatto. Oggi la Corte di Cassazione, confermando la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per due anni nei confronti di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset, raddoppia la pena per un fatto già sanzionato dalla legge Severino. La storia è piena di questi casi, ci sarà pure un giudice a Strasburgo”.

DIECI PAROLE CHIARE SU RENZI E IL NOSTRO PATTO, LA POLITICA DEI DUE FORNI NON REGGE PIU’


“1) L’incontro di Matteo Renzi con Angela Merkel, è stato un puro dono propagandistico offerto dalla Cancelliera di Berlino al giovane visitatore. Se si ripercorrono le parole pronunciate negli incontri con i precedenti premier si vedrà che ha sempre detto bravo bene bis”. Lo scrive “Il Mattinale” (www.ilmattinale.it), la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati.
“2) La Merkel si è vista confermata nel ruolo di esaminatrice dei nostri compiti a casa. Renzi non li ha svolti, ha solo chiesto il permesso di spostare un paio di decimali per poter  riuscire a taroccare le buste paga prima delle elezioni europee. Permesso, pare, forse, non si sa, si vedrà, accordato”.
“3) Tutto purché stia lontano Berlusconi. Questo comportamento della Merkel  serve allo status quo dell’egemonia tedesca, che non vuole nessuno che proponga vigorosamente nuovi equilibri europei basati sulla realtà delle economie, delle culture, dei valori veri”.
“4) Noi oggi abbiamo depositato alla Camera una risoluzione in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Noi ci assumiamo lì come compito vero per il benessere dell’Italia un piano di riforme che dia corpo e sostanza alle sei raccomandazioni che la Commissione europea ha fatto all’ Italia quando è stata chiusa la procedura di infrazione per deficit eccessivo lo scorso giugno”. 
“5) Una volta messe nero su bianco le riforme, farle approvare dal Parlamento. Quindi negoziare con l’Europa maggiore flessibilità sul deficit e sul Fiscal Compact”.
“6) Il governo darà voto favorevole alla nostra risoluzione? Non ci interessa la forma ma la sostanza. È d’accordo o no con questa impostazione?”
“7) Finora abbiamo capito che dietro gli annunci, recitati con un contorno di mandolini però elettrici, anzi elettronici, c’è la volontà di fare altri debiti per dieci miliardi, senza coperture e neanche senza progetti seri per averle a tempo debito”.
“8) Questo rifiuto delle nostre posizioni si accompagna a uno strano atteggiamento dilatorio e lassista sulle questioni della legge elettorale, messa dopo la riforma del Senato, anzi di tutti i ritocchi costituzionali”.
“9) Ripetiamo due concetti. Pacta sunt servanda ac publicanda. Facciamo cantare le carte sugli accordi. I due forni. Diventa sempre più chiaro che non è possibile che vivano contemporaneamente e serenamente due maggioranze configgenti. Una politica, un’altra istituzionale”
“10) Il bene del Paese non è diviso in due. È uno solo. E lo sbaglio grave in campo economico uccide l’Italia, rendendo tardive e dunque inutili anche le riforme istituzionali. O in maggioranza o all’opposizione. Tertium non datur”, conclude ‘Il Mattinale’.

martedì 18 marzo 2014

Forza club Rimini Seniores; Forza club Seniores; Palmizio

A Modena il 6 aprile con il club Forza Silvio Rimini che incontro in un convegno l’onorevole Palmizio e i club Forza Silvio Seniores della Regione Emilia - Romagna

sabato 15 marzo 2014

BERLUSCONI CANDIDATO ALLE EUROPEE. PER AFFERMARE DEMOCRAZIA, GIUSTIZIA, LIBERTA’. GUAI A CHI TOCCA IL DIRITTO DEL POPOLO A SCEGLIERE IL PROPRIO LEADER. SAREBBE UN MODO PER TRUCCARE LE ELEZIONI.


La scelta di Silvio Berlusconi di candidarsi alle Europee esprime la certezza che il diritto del popolo di decidere i propri rappresentanti è inviolabile. Non è una sfida alla legge, ma l'affermazione della legge della democrazia, che è la sovranità popolare, senza di cui il diritto diventa un'arma politica in mano a forze eversive e golpiste. Le nostre parole sono forti, e ce ne rendiamo conto. Le pronunciamo con la maggior pacatezza possibile. La legge infatti che si pretenderebbe di applicare per privare la gente di scegliersi il proprio leader è basata sulla applicazione retroattiva di una pena, la quale a sua volta è conseguenza di una sentenza palesemente ingiusta. La Corte europea del Lussemburgo e quella per i diritti umani di Strasburgo hanno la pratica aperta. Nel frattempo prudenza esige che non si inibisca al popolo di esercitarsi nel supremo esercizio democratico. Quanta paura hanno lorsignori che non vogliono la candidatura di Berlusconi. Essi pretenderebbero sia il Tar a espungere il nome del nostro leader, minando il valore reale delle elezioni europee, falsificandone il senso e di fatto truccandone a priori i risultati. Sarebbe un broglio preventivo, un atto gravissimo. Giudichi il Parlamento europeo, quando si radunerà se ratificarne l'elezione. Paura che il Parlamento europeo dica una verità ingrata per la sinistra? Di certo, con Berlusconi candidato alle Europee, Forza Italia pone le basi per una grande vittoria. Lo annuncia oggi in un colloquio con la Stampa, Toti: “Forza Italia andrà molto bene. Ci sono tutte le condizioni per una grande affermazione. Abbiamo un buon programma, ottimi candidati, un grande entusiasmo attorno ai club e la determinazione di Berlusconi a candidarsi e guidare le liste di Forza Italia”. Ora l'energia, la forza, la determinazione del nostro leader contageranno il nostro movimento-partito, i candidati alle Europee e il popolo dei moderati che avrà l'unico statista in grado di saperli rappresentare al meglio non solo in Italia ma anche in Europa.

CASO TERREMERSE, LA NOSTRA RICHIESTA DI RESTITUZIONE DEL MILIONE DI EURO AVVALLATA DALLA MAGISTRATURA


La cosa ha dell’incredibile, la Regione Emilia-Romagna, a guida Vasco Errani, siamo nel lontano 2006, eroga fondi pubblici alla cooperativa agricola Terremerse, guidata da Giovanni Errani (fratello maggiore del Presidente), si parla di irregolarità, lo stanziamento a quanto pare non è legittimo, l’ente si prodiga per dimostrare la bontà dell’operazione, tentativo non riuscito, la magistratura conferma l’ipotesi di reato. Sono passati otto anni e il Governatore decide, nientemeno, di chiedere i danni al fratello, mezzo milione di euro per l’immagine lesa della Regione. La vice Presidente della Giunta regionale, Simonetta Saliera, ha firmato in questi giorni l’atto di costituzione di parte civile della Regione contro Terremerse, accolta dalla giudice Nadia Buttelli. Verrebbe da dire: tutto bene quel che finisce bene. Il sottoscritto da oltre cinque anni, in solitaria, chiede venga risolta la questione, ho portato il caso nel parlamentino regionale. Ho chiesto direttamente al Presidente Errani di fare ammenda, di ammettere le irregolarità nella cessione del contributo dato alle solite cooperative, insomma, ho preteso che la Regione si riprendesse indietro il “malloppo”. 
Ci sono voluti cinque anni e alla fine lo stesso Governatore mi ha indirettamente dato ragione. Ne prendo atto, me ne compiaccio, con me anche le tante aziende agricole che in questi anni si sono viste negare ingiustamente contributi.

venerdì 14 marzo 2014

GOVERNO: “PADOAN CERTIFICHI NUMERI RENZI”


A titolo di esempio, facciamo un calcolo sullo scambio proposto tra aumento della tassazione del risparmio e sgravio Irap alle imprese. Dai dati dell’Agenzia delle entrate risulta che, con l’aliquota del 20%, nel 2013 il gettito derivante dalle imposte sugli interessi da azioni e obbligazioni e sui capital gains è stato pari a circa 13 miliardi. Portando l’aliquota al 26%, come dice di voler fare Renzi, si reperiscono risorse per non più di 780 milioni (6% di 13 miliardi). Come si giunga alla cifra indicata dal presidente del Consiglio (2,6 miliardi) rimane un grande mistero. O c’è qualcosa che non va nella spiegazione fornita ieri da Renzi, oppure siamo davanti a un evidente errore di calcolo.
Può il ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, rispondere a questo legittimo dubbio?”.Lo chiede Renato Brunetta

giovedì 13 marzo 2014

DALLA CAMERA VIA LIBERA ALL’ITALICUM. ORA LA PAROLA PASSA AL SENATO


Con 365 voti favorevoli (la maggioranza era 261) la Camera dei deputati ha detto sì all'Italicum. I voti contro sono stati 156, gli astenuti 40. Ora il testo della legge elettorale passa al vaglio del Senato. Alla votazione ha partecipato il governo al gran completo, è rimasta vuota solo la sedia del presidente del Consiglio. Dopo il voto, dai banchi di Pd e Fi si è levato un lungo applauso. Proteste, invece, dai gruppi dell'opposizione. Pochi minuti dopo il voto il presidente del Consiglio Matteo Renzi manifesta la propria soddisfazione. Lo fa scrivendo su Twitter: "Grazie alle deputate e ai deputati. Hanno dimostrato che possiamo davvero cambiare l’Italia.  Politica 1-Disfattismo 0. Questa è #laSvoltabuona". Anche il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha affidato a un cinguettio il proprio commento: "Primo vero risultato alla Camera: oggi, dopo 8 anni, è stata approvata una nuova legge elettorale. Da subito avanti con la riforma del senato e il Titolo V". Forza Italia vota sì ma annuncia che in Senato "non accetterà altri accordi al ribasso" sul testo. "Non staremo sereni fino a quando non vedremo l’ultimo sigillo sul testo" dice il deputato Massimo Parisi. "Abbiamo acconsentito a norme" che non convincono in pieno e "accantonato questioni a noi care. Non è la legge che avremmo voluto, ma la votiamo senza avere in cambio poltrone e senza aver chiesto niente se non il rispetto". L’esponente di Forza Italia ha respinto le critiche sull’assenza delle preferenze e sulle soglie di sbarramento. "Non è una limitazione della democrazia, perché le preferenze non ci sono anche in altri paesi europei. Le soglie - ha concluso - non cancellano la democrazia, perché vorrebbe dire che non c’è democrazia in Francia o in Germania".

VERGOGNA A BOLZANO: “PENSIONI D’ORO” INFURIATI GIUSTAMENTE I CITTADINI CON I CONSIGLIERI PROVINCIALI FONDI E INDENNITA’ CHE NON ESISTONO IN PROVINCIA DI RAVENNA

 Manifestazione contro le "pensioni d'oro"


Dopo lo scandalo riportato da alcuni quotidiani sulle “pensioni d’oro” dei consiglieri provinciali a Bolzano (tra le spese risulta anche lo scontrino di un sexy shop ), alcune centinaia di persone hanno partecipato in mattinata ad una manifestazione in piazza Silvius Magnago davanti al consiglio provinciale.. “Venite fuori” e “vergogna” sono gli slogan gridati in continuazione dai manifestanti. “La politica è fallita”, “I politici incassano e noi sgobbiamo”, “Restituite i soldi altrimenti botte” e “Bunga-bunga Freiheitlichen” si legge sui cartelli dei manifestanti che si sono riuniti davanti al consiglio provinciale. Sul palco si susseguono interventi di alcuni cittadini. Una bella grana per i presidenti delle due province autonome, Arno Kompatscher e Ugo Rossi che stanno cercando la via d’uscita per sedare un’indignazione popolare s’ingrossa giorno dopo giorno. “Le cifre diffuse provocano disagio”, ammette il presidente del Trentino scorrendo l’elenco delle generose liquidazioni concesse ai consiglieri (in carica ed ex) della regione a statuto speciale. E le cifre sono da capogiro: 90 milioni di euro per 130 rappresentanti premiati dalla sola anzianità e senza nessun criterio di merito: chi ha collezionato maggiori presenze prende di più arrivando a intascare fino a un milione e mezzo di euro. Un fiume di denaro che ha poco a vedere con le presenze in aula e l’attività politica dei singoli consiglieri, alcuni dei quali non hanno presentato nemmeno un’interrogazione. E così la rabbia popolare è pronta a confluire in una manifestazione davanti al Consiglio provinciale altoatesino in occasione della sua prima sessione di marzo, “per gridare vergogna, vergogna, vergogna, assieme ai cittadini che hanno perso il lavoro”, come dice Maurizio Albrigo della Cisl. Tutti consapevoli che anche nel territorio più settentrionale dello Stivale la misura è colma e i cittadini sono stufi di vedere la casta arricchirsi con i soldi della politica. “E’ una vera schifezza”. I militari stanno ancora cercando di capire quale dei sei consiglieri del gruppo abbia effettuato l’acquisto per poi chiedere il rimborso attraverso i fondi pubblici a disposizione dei gruppi (750mila euro annui). Quel che è certo, in attesa di sapere chi è l’acquirente, è che sta per arrivare una nuova mazzata sulla credibilità della politica all’ombra delle Dolomiti. Già, perché il nuovo scandalo arriva nemmeno dieci giorni dopo all’ondata di rabbia popolare per la pubblicazione dell’elenco dei ricchissimi vitalizi che i consiglieri (in carica ed ex) si preparavano a intascare.

mercoledì 12 marzo 2014

RETROMARCIA DI INGROIA: “NON HO PROVE DEL LEGAME TRA FORZA ITALIA E MAFIA


Dopo la causa intentata da 8.500 lettori del Giornale i legali precisano: "Quelle dell'ex pm sono solo opinioni
Una mezza retromarcia. E pure di più: ora le certezze di Antonio Ingroia sui rapporti fra la nascente Forza Italia e Cosa nostra diventano opinioni, convinzioni, punti di vista. In poche parole teoremi, anche se spacciati in libri, articoli e dibattiti come oro colato o quasi. Peccato che non sia così. Le prove non ci sono, c'è solo la demonizzazione gratuita o quasi di un segmento della storia italiana. L'ex pm retrocede. Fra imbarazzi, correzioni, impuntature. Ricorrendo pure al vecchio gioco dello scaricabarile. Giusto per smarcarsi dalle contestazioni degli 8.500 lettori del Giornale che gli hanno fatto causa per difendere l'onore di un pezzo di storia politica italiana. Il tema della contesa è quello del presunto peccato originale di Forza Italia, descritto dall'ex magistrato in un'intervista al Fatto quotidiano: il patto scellerato fra Marcello Dell'Utri e Bernardo Provenzano che marchierebbe in modo indelebile la storia di Forza Italia. In quel pezzo, in realtà l'anticipazione di un frammento del libro Antonio Ingroia Io so, l'ex magistrato, poi entrato con molte ambizioni e con un fiasco ancora più grande in politica, parlava appunto del presunto legame fra un pezzo della classe dirigente azzurra e i vertici di Cosa nostra e affermava: «La nostra ipotesi è che Berlusconi, nel suo ruolo di presidente del Consiglio, nel '94 accetta la proposta che gli fa Dell'Utri per chiudere la trattativa, accetta cioè le richieste del boss Bernardo Provenzano».

BAZZONI: “GRANDE SODDISFAZIONE PER IL SUCCESSO DEL CODICE ROSA IN ASSEMBLEA REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA”


Il capogruppo di Forza Italia in Regione, Gianguido Bazzoni, è entusiasta per il voto unanime in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna sulla risoluzione che invita la Giunta ad introdurre il “Codice Rosa” nei prontosoccorsi delle USL: “ è veramente un atto di grande civiltà, come ha affermato la Presidente dell’assemblea Palma Costi, ed è un successo dell’impegno dei consiglieri di Forza Italia, in primis Leoni e Bartolini, presentatori delle risoluzioni originarie su cui è stata trovata una formulazione unitaria col il PD e gli altri gruppi assembleari. All’impegno mio e dei consiglieri tutti si era aggiunto, nei giorni scorsi, l’appello delle parlamentari di Forza Italia, con la conferenza stampa indetta dal coordinatore regionale Massimo Palmizio e la raccolta di firme dei Club Forza Silvio in tutta la regione a sostegno dell’iniziativa.”
Continua Bazzoni: “ siamo riusciti a far mettere in testa all’ordine del giorno dell’Assemblea questa risoluzione, dopo tanto tempo, anche perché è un argomento sempre più di attualità, purtroppo, che interessa moltissimo le donne italiane ed anche soprattutto immigrate. Moltissime di loro, infatti, si sono avvicinate ai banchetti per firmare. Voglio ringraziare infine, per questo successo  l’Assessore Lina Amormino di Cesenatico, che tanta passione ha messo in questa causa.”

BERLUSCONI SI CANDIDA ALLE EUROPEE E SFIDA LA MERKEL


Da LIBERO - Ma chi è che va in giro a dire che non mi candido?». Tipico di Silvio Berlusconi. Quando tutti lo danno in panchina, anzi, in disarmo, lui smarca e riscende in campo. Perché proprio non è nel suo Dna cedere il passo a un altro. E neanche farsi di lato. Quindi, dopo aver ascoltato dai suoi consiglieri i pro (Toti) e i contro (Verdini) di una sua corsa in Europa, alla fine, come sempre, il Cavaliere ha deciso di dar retta solo alla pancia. E al suo odio viscerale contro i magistrati: «Mi state privando del diritto di esercitare a pieno la mia leadership e state togliendo il diritto di rappresentanza politica a una larga fetta dell’elettorato italiano, impedendo all’ultimo premier che ha ottenuto un mandato popolare di ricandidarsi». È questa la sfida che Berlusconi lancia ai giudici per interposta persona, parlando con i suoi fedelissimi, ai quali ieri ad Arcore ha annunciato la sua decisione di candidarsi alle Europee, «alla faccia della magistratura e della legge Severino». Sarà dunque di nuovo lui il capitano della squadra azzurra nella “Champions” del 25 maggio. Ci sarà sempre lui nel simbolo di Forza Italia. Non “un” Berlusconi (Marina, Barbara, Pier Silvio), ma “il” Berlusconi, Silvio, pronto a misurarsi in prima persona per la quinta volta con le urne di Strasburgo. E pazienza se scatenerà una guerra di carte bollate, che è persa in partenza. Già, perché per effetto della legge Severino sull’incandidabilità di chi ha riportato condanne definitive a pene superiori a due anni, Berlusconi non potrà candidarsi. Né ora e neppure nei prossimi sei anni. Si scriveranno fiumi di pagine sull’odissea del Tar, con tutta la sequela di ricorsi e controricorsi, che rischiano seriamente di annullare una montagna di voti e quindi di vanificare la corsa forzista alla conquista dell’Europarlamento. Ma Berlusconi è pronto ad affrontare tutto questo pur di giocarsi quella che forse sarà la sua ultima partita elettorale, almeno in Europa.
L’idea lo tentava già parecchio. A indurlo ulteriormente in tentazione è stato il divieto impostogli dai giudici di partecipare all’ultimo congresso del Ppe, che lo ha fatto andare su tutte le furie. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il resoconto dei parlamentari azzurri reduci da Dublino. «È sur

martedì 11 marzo 2014

NICHI, NARRACI COSA SI PROVA A FINIRE COSI


Lui sì, via. Lui non è indagato, resti. Ora è l’inverso. Prima si chiedevano e si ottenevano dimissioni a tutto spiano al primo refolo di buriana giudiziaria. Oggi per l’indagato conclamato si invocano giustamente - e finalmente- cautele garantiste sino al terzo grado di giudizio. Così è la vita in questo sgangherato Paese che ha distrutto carriere politiche con avvisi di garanzia e, al contrario, adesso le supporta (e le sopporta) per interessi di governo giustificando chi è sott’inchiesta e allontanando chi non lo è. Noi che aborriamo i giustizialisti di carta e il giacobinismo di maniera non possiamo che plaudire alla svolta sui «diversamente impresentabili» da considerare innocenti fino al verdetto di Cassazione. Certo, la discrezionalità pelosa sull’«opportunità politica» di cacciare questo o quello, ci convince poco perché le regole della politica valgono per tutti, non si cambiano a seconda di chi scende in campo e in più a partita iniziata. E tra quanti hanno sempre giocato con regole proprie, c’è Nichi Vendola, comunista governatore delle Puglie, noto dispensatore di patenti d’«inopportunità politica». Travolto dagli scandali sanitari della sua regione, fotografato al ristorante col gip che archivierà un suo procedimento, intercettato a ridere al telefono nell’inchiesta sull’Ilva di Taranto, ha respinto con sdegno ogni sollecitazione a dimettersi. Al contrario non ha perso occasione per chiedere ad altri di togliere il disturbo: ad Alfano per la Shalabayeva, alla Cancellieri nel caso Ligresti, alla Lanzillotta, all’ex ministro Idem e via così. Nessuno è mai stato indagato, al contrario suo. Per dirla con Nietzsche «il non parlare mai di sé è un'ipocrisia molto distinta». Di Gian Marco Chiocci

CHIACCHERE E GOVERNARE


Se qualcuno ha la pazienza di andare in giro a chiedere alla gente che cosa sa e che cosa pensa del governo in carica, alla fine dell’indagine avrà scoperto di aver gettato via il suo tempo.
Avrà soltanto scoperto che quasi tutti sanno che non è stato eletto , come del resto i suoi due predecessori, dal popolo; avrà capito che finora ha fatto solo delle chiacchiere e aumentato, in sordina e senza alcuna chiarezza per i poveri cittadini, molte tasse e inventato di nuove;
difficilmente  avrà capito quali sono le forze politiche che lo sostengono: ci sono, sempre a chiacchiere, sette o otto insignificanti gruppuscoli più il suo Partito, che è di gran lunga il più grande e il più forte del mucchio, che però è anche quello che gli crea le difficoltà maggiori
ancora più difficile capire quali sono le forze schierate all’opposizione: alcune tenacemente contrarie su alcune cose e favorevoli su altre e altre, esattamente al contrario, favorevoli alle prime e contrarie alle seconde. Il risultato di tutto questo casino, che istituzionalmente bisognerebbe doverosamente chiamare Governo, è la paralisi totale, salvo appunto per qualche aumentino quasi quotidiano normalmente indecifrabile di tasse. Aspettiamo qualche settimana per capire se, come e quando si uscirà finalmente dalla fase “chiacchiere” ad una più seria fase operativa ! Aspettiamo e speriamo !

P.S.   C’è una curiosità che era sfuggita ai più, in mezzo a tutta questa confusione: la Ministra degli Esteri, messa lì per accontentare chissachì, non certo Renzi che è un cattolico bigotto, è un fanatica amica e sostenitrice dell’Islam. Sì, avete capito bene, dell’Islam ! Fin da ragazzina !
Intanto l’aggettivo “fanatico” non si sposa bene con il mondo felpato della Diplomazia in cui si muovono i Ministri degli Esteri ! Quindi già solo per questo suo passato non era adatta !
E poi : l’Islam ! Quei signori che si dilettano di massacrare Cristiani – e anche Ebrei, perché no ? – in giro per il mondo al ritmo medio di qualche centinaio al giorno. Tutto questo da circa 1500 anni, con qualche breve intervallo. Poitiers , Lepanto , Vienna !
C’è chi definisce questo movimento “religione”, ma fra le decine e decine di religioni praticate al mondo, non ce n’è nessuna che in forme diverse non predichi l’amore e la carità, mentre quella lì ha come ragione sociale
la conversione forzata, l’odio e la morte !

lunedì 10 marzo 2014

L’IPOCRISIA DELL’8 MARZO E L’OSSESSIONE SESSISTA

Siamo ancora qui a celebrare la festa della donna (8 marzo, ieri) come fosse una sagra di paese, con le mimose al posto delle castagne, dell'uva o del tartufo
Vittorio Feltri -  Roba vecchia e burinotta, deprimente. Forse aveva un senso 30 anni orsono, quando la percentuale delle universitarie era minima, e nelle professioni (medici, avvocati, magistrati, giornalisti eccetera) la presenza femminile era inapprezzabile. Ma oggi, via, la situazione si è rovesciata: per esempio, alla specialità di cardiologia, su 100 iscritti, 80 sono ragazze preparatissime che superano i coetanei perché s'impegnano di più, studiano molto, hanno una grinta pazzesca. Per non parlare dei concorsi pubblici, dove le fanciulle fanno la parte del leone, tanto è vero che se ti capita la sventura di essere processato in tribunale, stai sicuro che a giudicarti sarà una signora con la toga sopra la minigonna. Coloro i quali la sanno lunga e si compiacciono di mostrarsi tardofemministi affermano che, tuttavia, sulle poltrone più importanti, in ogni ramo, continuano a sprofondarsi glutei maschili. Ovvio. Gli uomini sono in pista da millenni, mentre le donne hanno alzato il capino recentemente, pertanto non sono ancora riuscite ad arrivare in massa ai vertici. Calma. Tempo al tempo. Fra due o tre lustri, mettetevi il cuore in pace, anche sul cosiddetto soglio di Pietro siederà una matrona. Se il mondo fosse nato ieri, si chiamerebbe monda. D'altronde, la vita è femminile. Ieri, tanto per farsi notare, il presidente Giorgio Napolitano se n'è uscito con una frase ridicola: «Il sessismo è un virus». Ma cosa c'entra il sessismo? Che c'entra il virus? Da quando Montecitorio è dominato da Laura Boldrini, il sessismo è diventato un'ossessione. Fino a un anno fa, questo vocabolo dormiva nei dizionari: era inutilizzato. Adesso è in bocca anche al capo dello Stato. Che tristezza. «Chi dice donna, dice danno», recitava un antico proverbio stupidamente accantonato, considerato obsoleto. E invece è attualissimo. Infatti le donne danno: la vita, la speranza, il conforto, il coraggio, la gioia e il piacere. Danno se stesse per amore. È superfluo spiegare perché ed è sciocco festeggiarle ogni 12 mesi. Sarebbe molto meglio rispettarle sempre. Altro che quote rosa, che sono una forma evoluta di galanteria affettata: prego, signora, si accomodi. Ipocrisia mielosa e fastidiosa. La gara è aperta non tra uomini e donne, ma tra persone, che non si valutano solo dalla cintola in giù, ma anche in su, dove c'è la testa. Piantiamola lì con certe discussioni che puzzano di sessantottismo e non portano a nulla. Vogliamo dirci la verità? Le femmine saranno completamente uguali ai maschi quando ne avranno acquisito tutti i difetti. Il giorno in cui non diremo più di una signora che è brava come un signore, ma che lei è scema quanto lui, allora finalmente le pari opportunità non saranno più una brutta espressione, bensì la realtà. Non prendiamoci in giro: le donne e gli uomini sono cretini nella stessa misura. Già, l'intelligenza, la volontà, il merito non sono sessisti, caro Napolitano. Al capo dello Stato segnalo piuttosto che ieri, mentre lui discettava di sessismo, i telegiornali divulgavano un paio di notizie interessanti. La prima: un uomo è stato ucciso di coltello dalla moglie e dalla figlia, alla faccia del femminicidio. La seconda: una maestra è stata arrestata perché menava di brutto i bambini. Mimose per tutti. E guai ai deboli, di qualsiasi sesso siano.

sabato 8 marzo 2014

L’AUSTRALIA DA’ LEZIONE DI CIVILTA’ A TUTTO L’OCCIDENTE!!


Ai musulmani che vogliono vivere secondo la legge della Sharia Islamica, recentemente è stato detto di lasciare l’Australia, questo allo scopo di prevenire e evitare eventuali attacchi terroristici. Sembra che il primo ministro John Howard abbia scioccato alcuni musulmani australiani dichiarando:GLI IMMIGRATI NON AUSTRALIANI DEVONO ADATTARSI! “Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà. La nostra lingua ufficiale è l’INGLESE, non lo spagnolo, il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua! La maggior parte degli Australiani crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d’influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E’ quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un’altre parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura. Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi. Questo è il NOSTRO PAESE; la NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà australiana: IL DIRITTO AD ANDARVENE. Se non siete felici qui, allora PARTITE. Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che Vi ha accettati”.