giovedì 20 marzo 2014

MILANO, ESPOSTO SU BRUTI LIBERATI: IL CSM APRE UNA PRATICA



Il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di andare a scavare sulla gestione dei fascicoli e sul ruolo del capo dell'ufficio
Luca Fazzo - Se qualcuno sperava che l'esposto del procuratore aggiunto Alfredo Robledo sulle strane procedure della Procura di Milano restasse senza conseguenze, è destinato a rimanere deluso: questa mattina, con una decisione che colpisce per la sua rapidità, il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di andare a scavare sulla situazione interna alla Procura milanese, sulla gestione dei fascicoli d'inchiesta e sul ruolo svolto dal capo dell'ufficio, Edmondo Bruti Liberati.  Il Csm, cui il 12 marzo scorso era arrivato il pesante atto d'accusa firmato da Robledo, ha deciso di aprire non una ma due istruttorie. Una sarà affidata alla settima commissione, chiamata a vigilare sull'organizzazione interna degli uffici giudiziari. Ma l'altra approderà sul tavolo della prima commissione, che si occupa del versante più delicato: la verifica della "compatibilità ambientale" dei magistrati e i loro eventuali trasferimenti d'ufficio. Nel mirino c'è Bruti Liberati, nei cui comportamenti Robledo ravvede una serie non episodica di trattamenti di favore verso alcuni magistrati considerati affidabili, cui vengono destinati i fascicoli più delicati (da Ruby alla Sea) anche in violazione delle tabelle sui pool specializzati. A Bruti Liberati, Robledo contesta anche di avere dimenticato in cassaforte - per sua stessa ammissione - il fascicolo di indagine sulla privatizzazione di una quota della Sea da parte del Comune di Milano. Quando finalmente il fascicolo uscì dalla cassaforte, la vendita di Sea era ormai cosa fatta. La decisione del Csm era stata invocata già l'altro ieri dai membri togati di Magistratura Indipendente, la componente moderata cui anche Robledo (pur non essendo iscritto) fa riferimento. Che Bruti Liberati venga trasferito d'ufficio per le accuse di Robledo non è, alllo stato degli atti, particolarmente probabile. Bruti ha dalla sua parte quasi tutta la Procura milanese, almeno nei suoi esponenti più in vista. E può rivendicare, come la legge gli consente, di avere esercitato in questi mesi il suo ruolo gerarchico assegnando i fascicoli in base alle proprie scelte. Ma le deroghe agli automatismi, spiegano fonti giudiziarie, devono sempre essere motivate e non tradursi in atti arbitrarii del capo della Procura, che non può circondarsi di un <cerchio magico> di fedelissimi. Per questo l'apertura delle due inchieste del Csm potrebbe avere tra le conseguenze quella di mettere a rischio la riconferma di Bruti come capo della Procura milanese: il suo mandato scade la prossima primavera, e potrebbe essere rinnovato per un altro quadriennio. Ma serve una valutazione positiva che a questo punto non appare più scontata.

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