Non è iniziata nel migliore dei modi la trasferta americana per Silvio
Berlusconi. Ieri una nota della sua segreteria ha informato che il 30
settembre, in fase di atterraggio a New York, è stato colto da lieve malore.
«Il medico curante, professor Zangrillo - prosegue la nota - ha disposto il
trasferimento presso il pronto soccorso del Presbyterian Hospital a cui ha
fatto seguito ricovero nella medesima struttura ospedaliera. Dopo una serie di
approfonditi accertamenti, che hanno escluso problemi di natura
cardiovascolare, il Presidente Berlusconi è stato dimesso nella giornata di
ieri con indicazione di rimanere a New York sotto controllo sanitario». Intanto,
in Italia, la macchina politica va avanti. Anche nel centrodestra. Ieri
Affaritaliani ha pubblicato un sondaggio che, salvo smentite, sarebbe stato
realizzato dall’Euromedia Research per Silvio Berlusconi. Da cui emergono
alcune cose interessanti. La prima è che il
Cavaliere è ancora pienamente nel cuore degli elettori azzurri, che lo
indicano in maniera plebiscitaria (l’80%), leader del partito e candidato
premier. Su Parisi, la cifra non è esaltante: la sua «notorietà» sarebbe
inferiore al 50%, numero che, al momento, renderebbe ardua una prospettiva di
guida nel centrodestra. Nello studio dell’istituto di Alessandra Ghisleri,
inoltre, emergerebbe anche altro: il 50% degli elettori di FdI indicherebbe
Berlusconi come capo del centrodestra, percentuale che scende al 40% nella
Lega, dato comunque rilevante. Questi numeri si collocano nello scenario degli
ultimi mesi. L’estate è stata foriera di polemiche nell’attesa della convention
di Parisi degli scorsi 16 e 17 settembre, con una parte di Forza Italia
(Brunetta, Toti e Matteoli) su tutti, che accusava il patron di Chili di una
linea aperturista verso Renzi. D’altronde, proprio su queste colonne il
Senatore Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano che ha affiancato il percorso
politico di Parisi, alla vigilia della convention «Energie per l’Italia»
invocava, pur parlando a titolo personale, un «rapporto non conflittuale» con
il premier, nella convinzione che il vero pericolo per lo sviluppo del Paese
sia Beppe Grillo. Dopo la due giorni milanese allo spazio Megawatt, da più
parti è
trapelato un Berlusconi contrariato dal non aver ascoltato un Parisi
rendere dal palco adeguato tributo verso i risultati dei suoi governi. Una
sospetta opera di discontinuità rispetto a quanto è stato il centrodestra negli
ultimi vent’anni. Nonostante in sala fossero presenti anche molti esponenti di
Forza Italia, da Miccichè (tra i più entusiasti in Forza Italia, che pare ora
stia aiutando Parisi ad organizzare un tour in Sicilia), Maria Stella Gelmini,
Francesco Giro.
Berlusconi sembra giocare su più tavoli: da un lato tranquillizzando
Forza Italia dall’altro spingendo il manager ad andare avanti. E poi arriva la
svolta: alla vigilia del suo 80esimo compleanno, Berlusconi incontra Matteo
Salvini e Giorgia Meloni a Milano. Dal vertice a tre nasce una nota dai
contenuti piuttosto perentori: impegno per il «no» al referendum, nessun
appoggio ad eventuali ipotesi di governi nati senza passare dalla prova
elettorale, una proposta condivisa di legge elettorale. Porta chiusa, quindi, a
qualunque ipotesi di Nazareno bis. Da lì, i toni di Parisi si sono fatti più
netti: «Sono contrario alle larghe intese», ha detto in un’intervista al
Corriere della Sera, aggiungendo che, qualora vincesse il no, Renzi dovrebbe
dimettersi. Ieri poi, parlando a Milano, si è detto contento del fatto che
Salvini lo abbia invitato ad intervenire alla scuola di formazione del
Carroccio. Un altro ritmo, dunque, difficile dire se basterà. Pietro
De Leo
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