mercoledì 5 ottobre 2016

BERLUSCONI E’ SEMPRE LEADER: ANCHE MALATO. AUGURI PRESIDENTE


Non è iniziata nel migliore dei modi la trasferta americana per Silvio Berlusconi. Ieri una nota della sua segreteria ha informato che il 30 settembre, in fase di atterraggio a New York, è stato colto da lieve malore. «Il medico curante, professor Zangrillo - prosegue la nota - ha disposto il trasferimento presso il pronto soccorso del Presbyterian Hospital a cui ha fatto seguito ricovero nella medesima struttura ospedaliera. Dopo una serie di approfonditi accertamenti, che hanno escluso problemi di natura cardiovascolare, il Presidente Berlusconi è stato dimesso nella giornata di ieri con indicazione di rimanere a New York sotto controllo sanitario». Intanto, in Italia, la macchina politica va avanti. Anche nel centrodestra. Ieri Affaritaliani ha pubblicato un sondaggio che, salvo smentite, sarebbe stato realizzato dall’Euromedia Research per Silvio Berlusconi. Da cui emergono alcune cose interessanti. La prima è che il Cavaliere è ancora pienamente nel cuore degli elettori azzurri, che lo indicano in maniera plebiscitaria (l’80%), leader del partito e candidato premier. Su Parisi, la cifra non è esaltante: la sua «notorietà» sarebbe inferiore al 50%, numero che, al momento, renderebbe ardua una prospettiva di guida nel centrodestra. Nello studio dell’istituto di Alessandra Ghisleri, inoltre, emergerebbe anche altro: il 50% degli elettori di FdI indicherebbe Berlusconi come capo del centrodestra, percentuale che scende al 40% nella Lega, dato comunque rilevante. Questi numeri si collocano nello scenario degli ultimi mesi. L’estate è stata foriera di polemiche nell’attesa della convention di Parisi degli scorsi 16 e 17 settembre, con una parte di Forza Italia (Brunetta, Toti e Matteoli) su tutti, che accusava il patron di Chili di una linea aperturista verso Renzi. D’altronde, proprio su queste colonne il Senatore Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano che ha affiancato il percorso politico di Parisi, alla vigilia della convention «Energie per l’Italia» invocava, pur parlando a titolo personale, un «rapporto non conflittuale» con il premier, nella convinzione che il vero pericolo per lo sviluppo del Paese sia Beppe Grillo. Dopo la due giorni milanese allo spazio Megawatt, da più parti è



trapelato un Berlusconi contrariato dal non aver ascoltato un Parisi rendere dal palco adeguato tributo verso i risultati dei suoi governi. Una sospetta opera di discontinuità rispetto a quanto è stato il centrodestra negli ultimi vent’anni. Nonostante in sala fossero presenti anche molti esponenti di Forza Italia, da Miccichè (tra i più entusiasti in Forza Italia, che pare ora stia aiutando Parisi ad organizzare un tour in Sicilia), Maria Stella Gelmini, Francesco Giro.
Berlusconi sembra giocare su più tavoli: da un lato tranquillizzando Forza Italia dall’altro spingendo il manager ad andare avanti. E poi arriva la svolta: alla vigilia del suo 80esimo compleanno, Berlusconi incontra Matteo Salvini e Giorgia Meloni a Milano. Dal vertice a tre nasce una nota dai contenuti piuttosto perentori: impegno per il «no» al referendum, nessun appoggio ad eventuali ipotesi di governi nati senza passare dalla prova elettorale, una proposta condivisa di legge elettorale. Porta chiusa, quindi, a qualunque ipotesi di Nazareno bis. Da lì, i toni di Parisi si sono fatti più netti: «Sono contrario alle larghe intese», ha detto in un’intervista al Corriere della Sera, aggiungendo che, qualora vincesse il no, Renzi dovrebbe dimettersi. Ieri poi, parlando a Milano, si è detto contento del fatto che Salvini lo abbia invitato ad intervenire alla scuola di formazione del Carroccio. Un altro ritmo, dunque, difficile dire se basterà. Pietro De Leo


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