Ravenna continua a distinguersi
soprattutto per il consolidato metodo di nominare i soliti noti negli enti e nelle
partecipate e, soprattutto, si riconosce per l’ostinata caratteristica di
offuscare il panorama delle società attraverso un singolare intreccio societario. Una sorta di
scatole cinesi che sfuggono totalmente al controllo degli enti locali, e molto
spesso, tra l’altro, hanno la caratteristica
di chiudere in rosso i propri bilanci. Tutto questo nonostante i diversi
consulenti incaricati per la spending review nominati dal premier Renzi abbiano
spiegato a chiare lettere come occorra
contenere il proliferare di enti, società di scopo, partecipate e altri
soggetti giuridici creati, in molti casi, artatamente per superare il patto di
stabilità imposto alle pubbliche amministrazioni. In questi giorni, fra l’altro, sono stati
confermati i vertici e il presidente di Consorzio Emiliano Romagnolo - Cer. Sul
presidente di Cer, nulla di personale, anzi, riteniamo sia dotato di ottime
requisiti umani e professionali, ma lo stesso
riveste anche l’incarico di presidente di Plurima spa con un
compenso annuo di 6.110,45 una società
nella quale Romagna Acque spa detiene
una partecipazione rilevante e, nello specifico si occupa di promozione, progettazione e
realizzazione di infrastrutture,
derivazione e distribuzione di acque a usi plurimi. Insomma un terrificante intreccio fra Cer, Consorzio di Bonifica, Romagna Acque e
Plurima, società, quest’ultima, che
negli ultimi anni ha avuto, peraltro, bilanci non certo lusinghieri.
Non sono in discussione l’attività e la mission di
questi soggetti, né tantomeno le persone in questione, ma piuttosto l’ intreccio di tali organismi
e, non meno, i costi riconosciuti agli stessi amministratori: aspetti non certo
marginali che vanno in direzione opposta dalla linea teorizzata (e non mai
applicata) dal premier maximo Renzi. Gianfranco
Spadoni consigliere provinciale Udc Ravenna
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