“Sulla base delle ultime previsioni pubblicate da Ocse, Fondo
Monetario Internazionale, Commissione europea, Banca d’Italia, Corte dei Conti, Istat e
Standard & Poor’s sull’andamento del Pil e dell’inflazione in Italia, nel
2016 avremo una crescita nominale (data da crescita reale piu’ inflazione) nel
nostro paese pari, se va bene, all’1,3% (1%-1,1% di crescita reale piu’ 0,2% di
inflazione). Esattamente la meta’ del 2,6% (1,6% di crescita reale piu’ 1% di
inflazione) previsto dal governo nei suoi ultimi documenti di finanza pubblica
(Nota di aggiornamento al Def)”. Lo dice Renato
Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera. Ma, continua, “noi temiamo
possa andare ancora peggio, perche’ le stime ad oggi disponibili non
scontano ancora gli effetti dell’aggravata deflazione, degli ultimi attacchi
terroristici e dell’incertezza delle aspettative di consumatori e imprese che
ne deriva. I numeri, quindi, possono soltanto peggiorare. A questo punto, come
fanno a tenere i conti Renzi e Padoan? Irresponsabili. Da quando sono al
governo hanno sbagliato tutta la politica economica e imbrogliato i cittadini e
l’Europa con il gioco delle tre carte”.”Da qui a ottobre sara’ un crescendo
tragico per Renzi. Fino a quando, in un mese solo, si concentreranno, da un
lato, il referendum sulla riforma costituzionale e, dall’altro, la recessione
economica – che fara’ manifestare in tutto il suo fulgore il flop del Jobs act,
con relativo aumento della disoccupazione e crollo dei consumi – e la manovra
da fare necessariamente nella Legge di stabilita’ per correggere i conti: 21,8
miliardi per riportare il deficit dal 2,4% del 2016 all’1,1% del 2017 pattuito
con l’Europa; 17 miliardi per evitare le clausole di salvaguardia gia’ previste
per il 2017; e altri 5-8 miliardi per colmare i buchi delle mancate
privatizzazioni e della mancata Spending review. Totale: 40-50 miliardi. Caro Renzi- conclude Brunetta- e’ noto: i
governi cadono in autunno”.
giovedì 31 marzo 2016
mercoledì 30 marzo 2016
DIECI CLASS ACTION CONTRO RENZI
Dai mutui all'immigrazione irregolare:
l'offensiva del forzista Brunetta
Contro l’odiato canone in
bolletta della Rai («imposta espropriativa») e l’inasprimento delle norme sui
mutui immobiliari passando per la denuncia delle «maglie troppo larghe
sull’immigrazione irregolare». Sono solo alcune delle dieci class action – azioni
legali collettive - contro il governo Renzi con le quali si sta organizzando
una forma inedita di opposizione che intende togliere l’esclusiva al
rivendicazionismo del MoVimento 5 Stelle: il «situazionismo moderato». È questa
infatti «l’armatura nuova» con cui Renato Brunetta intende lavorare ai fianchi
il governo Renzi sul modello Erin Brockovich, l’avvocato statunitense reso
celebre dall’interpretazione del premio Oscar Julia Roberts che sfidò e vinse
la battaglia dei cittadini contro una multinazionale che aveva inquinato le
falde acquifere.
In Italia l’obiettivo del
capogruppo alla Camera di Forza Italia non è un colosso del capitalismo ma
fornire uno strumento agile di democrazia diretta («un’intuizione del professor
Luca Antonini, avvocato di valore, ordinario costituzionalista all’università
di Padova», ci tiene a precisare) per «spezzare l’incantesimo maligno di tre
presidenti del Consiglio non eletti e di un Parlamento illegittimo, ma che non
suscita scandalo». L’iniziativa di Brunetta, già annunciata nelle scorse
settimane, è on-line sulla piattaforma Change.org dove è possibile firmare una
a una le dieci petizioni che riguardano, rispettivamente, il canone Rai in
bolletta elettrica; la tassa sull’ascensore; la mancata tutela delle
concessioni balneari italiane; il mancato rinnovo incentivi per energia pulita;
l’inasprimento delle norme sui mutui immobiliari; i rimborsi ai risparmiatori
truffati dalle banche; l’abolizione delle limitazioni della responsabilità
degli amministratori delle banche; le maglie troppo larghe con l'immigrazione
irregolare; le maxi bollette e le multe con l’autovelox.
Tutte tematiche - questo è
il nodo sociale della proposta - che riguardano settori dove la burocrazia, le
«caste» e l’autoreferenzialità di poteri che rispondono solo a loro stessi
drenano energie e risorse alla società: tra le più politiche delle azioni
proposte – dopo il caso di Banca Etruria - vi è quella che vuole eliminare ad
esempio «i limiti alla possibilità degli azionisti e obbligazionisti
danneggiati di rivalersi sui patrimoni delle banche». Un insieme di
punzecchiature, queste proposte dalla piattaforma, che secondo l’ex ministro
può «atterrare il pachiderma», ossia l’esecutivo dell’ex rottamatore, «come
capita in natura per l’assalto concentrico di sciami d’api».
Quella inaugurata da
Brunetta insomma – da sempre laborioso anche in termini di novità – vorrebbe
affermarsi come «una strategia nuova per la politica» che individua, come
obiettivo finale, ciò che lo stesso premier Renzi ha posto come estremo
spartiacque: il referendum di ottobre sulle riforme istituzionali. Questo
lavoro ai fianchi è pensato proprio sulla falsariga di ciò che la piazza del
Family Day, che ha già posto la sfida al referendum come atto di affermazione
popolare contro Renzi, sta mettendo in circolo contro la «democrazia negata».
Ma c’è più. Per Brunetta dall’elaborazione di queste class action può anche
emergere un risultato endogeno: una vera e propria classe dirigente per il
centrodestra, sempre «se Forza Italia intende indossare questa armatura». Come?
«Intorno a ciascuna di queste battaglie emergerebbe un leader vero – ha scritto
- non nominato, capace di coagulare e di dare voce a settori precisi e con
interessi chiari e determinati». Dieci «situazionisti» che potrebbero essere
rivelarsi utili al Cav alla perenne ricerca di volti nuovi per il suo pallino
di sempre: un partito senza politici. Antonio
Rapisarda
E IO PAGO: L’AIR FORCE RENZI NON PUO’ VOLARE. MA COSTA 40MILA EURO AL GIORNO.
L’Air Force Renzi non si è mai alzato in volo. Ha un’infinità di problemi lunga quanto la lista di una spesa. I lavori sono in stallo, ma come può documentare il Fatto Quotidiano lo Stato italiano continua a sborsare 40mila euro al giorno per un aereo che difficilmente potrà essere usato nei prossimi mesi. Di sicuro Matteo Renzi non potrà servirsene per volare in America nei prossimi giorni.
L’Air Force Renzi rischia di essere un aereo sfigato. È nato male e continua ad andare male. I problemi sono davvero tanto. Il primo è la registrazione del velivolo che inizialmente sembrava a tutti una pura formalità. Così non è. Sta infatti diventando un ostacolo insormontabile. A causa dei tempi lunghi, scaduto “il certificato al’esportazione e quindi anche la registrazione si è impantanata: le autorità italiane e gli arabi non si trovano d’accordo su come registrare l’Aìirbus”. Eithad, la compagnia araba che controlla Alitalia, non vuole infatti che l’A340/500 venga catalogato come aereo militare. Una regiostrazione di questo tipo farebbe perdere valore al velivolo.
I problemi non si fermano alla registrazione. A Fiumicino i tecnici avevano cancellato la marca sulla fiancata A6-EHA, quella degli Emirati Arabi Uniti (Eau), per sostituirla con la scritta I-TALY. La compagnia araba li ha obbligati a ripristinare la vecchia targa. Stesso discorso per le scritte interne. I tecnici avevano sostituito le scritte in arabo e inglese con le scritte in italiano e inglese. Anche in questo caso sono stati obbligati a tornare sui loro passi. Ci sono poi lavoro da fare in futuro. “L’A340 renziano presenta la configurazione classica: first, business e economy ma è chiaro che questo allestimento dovrà essere cambiato sulla falsariga degli interni degli altri jet della flotta di Stato, attezzati con sale riunioni, docce, aree riservate alle scorte”. Tutto questo costerà dei gran soldoni
martedì 29 marzo 2016
AAA…. VENDESI: L’ITALIA DIVENTA PROVINCIA D’ARABIA
I capitali degli sceicchi stanno acquisendo i centri del potere finanziario e industriale Banche, fashion, immobili, turismo, energia e quartieri storici delle grandi città
Si sono affacciati con curiosità poi siccome l’appetito vien mangiando hanno cominciato ad accaparrarsi dei gioielli più appetitosi e strategici del made in Italy. Quella dei ricchissimi arabi è diventata una sorta di bulimia: moda, immobili, hotel, banche e grande imprese strategiche dall’energia alla difesa fino a quel simbolo italiano che è l’Alitalia. Un’attenzione che viene da lontano. Guadagnò grandi titoli sui giornali nel 1976 la mossa della Lafico, la holding finanziaria di Muhammar Gheddafi, entrata in Fiat con i petrodollari rilevando quasi il 10%. «I libici? Si comportano come banchieri svizzeri» aveva detto Giovanni Agnelli. La quota è poi stata progressivamente ridotta fino in pratica ad azzerarsi.
Negli ultimi dieci anni è stata una corsa ad accaparrarsi i pezzi migliori dell’Italia. Tanti avamposti economici che preludono ad una colonizzazione culturale anche se, da abili strateghi, gli arabi procedono con circospezione. Una volta messe le mani sul bottino lasciano ai piani alti la dirigenza italiana ma le decisioni vengono prese ad Abu Dhabi o a Dubai. Non è difficile pensare che i legami finanziari possano avere un risvolto politico. Così inseguendo la rete dei finanziamenti dell’Isis da mesi le attenzioni sono concentrate su Kuwait, Qatar e Arabia Saudita. Non che siano questi paesi a foraggiare direttamente l’organizzazione, ma gruppi al loro interno che comunque impongono di mantenere una certa attenzione sull’area. E da tempo l’Italia ha stretti affari con il mondo arabo. Insomma il mondo islamico non è poi così lontano da noi e non è solo quello dei poveri immigrati a caccia di lavoro ma dei grandi capitali. Approfittando della crisi economica e quindi della maggiore disponibilità del governo ad aprire le frontiere ai capitali esteri, gli emiri si sono gettati a capofitto nel business che può offrire il nostro Paese e a prezzi stracciati. Il loro è uno shopping sistematico e tentacolare che nell’arco di una decina d’anni ha superato i cinque miliardi di euro. Ma la potenza di fuoco finanziaria degli sceicchi è tale che si fa fatica anche a descriverla. Solo i fondi sovrani dei Paesi del Golfo, gli organismi statali che hanno
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AAA….VENDESI: LE PICCOLE AZIENDE IN MANO AGLI IMMIGRATI
In cinque anni aperte centomila nuove imprese Il settore preferito è quello dell’artigianato
È cresciuto anche negli anni della crisi il numero di immigrati che hanno aperto un'impresa in Italia: nei dodici mesi dello scorso anno, le imprese individuali aperte da cittadini nati fuori dell'Ue sono aumentate di quasi 23mila unità, portando il totale di queste realtà a superare quota 350mila, il 10,9% di tutte le imprese individuali operanti nel nostro Paese. Cinque anni fa, a fine 2010, erano 100.000 in meno. Il dato assume ancora maggior significato considerando che il saldo complessivo delle imprese individuali lo scorso anno è stato pari a -0,1%. Lo rileva Unioncamere-InfoCamere sulla base dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio italiane. La presenza di piccoli imprenditori extra-Ue si rivela particolarmente significativa nelle attività artigiane: oggi sono oltre 120mila, un terzo di tutte le micro-aziende di immigrati, con forti specializzazioni in settori economici quali i servizi alle imprese (dove il 23% è extra-Ue), il commercio (16,4%) e le costruzioni (15,2%). La mappa della loro presenza sul territorio vede ai primi posti Toscana, Lombardia, Liguria e Lazio (tutte con una rappresentanza di micro-imprese di immigrati superiore al 15% del totale delle imprese individuali regionali), con Prato che, dall'alto del 40,9% di imprese individuali con passaporto extra-Ue, si conferma la capitale virtuale dell'imprenditoria immigrata in Italia. «Per gli stranieri giunti in Italia aprire un'impresa è certamente un modo per integrarsi nel nostro sistema economico e sociale», commenta il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello. «Gli imponenti flussi migratori con i quali ci confrontiamo richiedono
venerdì 25 marzo 2016
ACQUA NON E’ PIU’ UN BENE PUBBLICO. IL BLITZ DEL PD DI RENZI
L’acqua non è più un bene pubblico.
Un’altra novità del governo Renzi, che è diventata ufficiale con
l’approvazione, da parte della commissione Ambiente della Camera e con il
parere favorevole di relatore e governo, dell’emendamento del Pd, che apre alla gestione
dell’acqua da parte dei privati.
Tale emendamento, relativo
alla proposta di legge che ha recepito l’esito del referendum sull’acqua pubblica di cinque
anni fa, ha proposto – e ottenuto – la soppressione
dell’articolo 6 del testo, secondo cui il servizio idrico integrato quale
servizio pubblico locale è privo di rilevanza economica. Di conseguenza, la
proposta di legge stabiliva l’affidamento esclusivo a enti di diritto pubblico
e vietava l’acquisizione di quote azionarie di società di gestione del servizio
idrico integrato.
E invece ora i privati, grazie
all’approvazione dell’emendamento del Pd e con il consenso del governo,
potranno gestire i servizi idrici. A dispetto di quei 26 milioni di ‘Sì’ del referendum del 12 e
del 13 giugno del 2011, quando il 54% degli elettori bocciò qualsiasi
forma di privatizzazione dell’acqua.
“Il Pd ha affossato la
legge popolare sull’acqua pubblica
e calpesta la volontà di 27 milioni di italiani. La maggioranza ha votato a
favore dell’emendamento del deputato piddino Borghi che cancella l’articolo che
prevede che l’acqua sia pubblica, che la gestione dell’acqua sia pubblica e che
le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche”.
giovedì 24 marzo 2016
BERLUSCONI: “SIAMO IN GUERRA, E’ ORA DI ESSERE UNITI E ESTIRPARE IL CANCRO DELL’ISIS”
La proposta del Cav. al
Foglio: “Via gli egoismi nazionali. Serve una coalizione contro la fabbrica
della morte”. Per vincere bisogna combattere. di Silvio
Berlusconi - Ancora una volta, dopo
New York, dopo Londra, dopo Madrid, dopo Parigi, dopo la Turchia, dopo tante
stragi in Africa e in Medio Oriente che non fanno quasi più notizia, davanti
alle drammatiche immagini che ci giungono da Bruxelles proviamo la stessa
sensazione di dolore impotente, di rabbia, di scoramento. Ci eravamo illusi di aver
inferto qualche colpo al terrorismo islamico attraverso la cattura del
responsabile dei fatti di Parigi, ed ecco che l’Isis ci dimostra di essere più
crudelmente vitale di prima. Purtroppo davanti a ciascuna di queste tragedie
sembra di assistere a un film già visto: una grande emozione collettiva, un
lutto doveroso delle istituzioni di ogni paese, qualche gesto nobile ma
soltanto simbolico – come la sfilata dei leader mondiali a Parigi dopo gli
attentati del 13 novembre – e poi il nulla, ovvero il palleggio di
responsabilità fra governi e l’eterno inutile dibattito fra la retorica
dell’integrazione facile e quella della paura.
Tutto quello che l’Europa
ha saputo mettere in campo per sconfiggere il terrorismo islamico è qualche
raid aereo in Libia, più che altro dimostrativo, che non porta alcun risultato
se non quello di colpire la popolazione civile, rinfocolando l’odio
anti-occidentale e fornendo quindi nuova materia prima ai reclutatori della
Jihad. Così non vinceremo mai questa guerra. Per vincere una guerra bisogna
prima di tutto avere il coraggio di combatterla, poi sapere con chiarezza chi
sono gli amici e chi i nemici, infine essere uniti, mettendo da parte le
distinzioni anche legittime e gli interessi particolari. Questa crisi per
l’occidente potrebbe essere più grave anche della guerra fredda, che se non
altro rispondeva a delle regole e a delle logiche prevedibili e in qualche modo
controllabili. Potrebbe essere la crisi più grave dopo la seconda guerra
mondiale, quando per vincere i paesi dell’Occidente non esitarono ad allearsi
con la Russia di Stalin, nonostante l’abisso che li separava. E solo in quel
momento vinsero. Non esistono soluzioni alternative, quando si è chiamati in
guerra bisogna combattere e vincere. I muri, i fili spinati, i posti di blocco
messi in atto sino ad ora, sono misure inutili e risibili. Ma forse, la carenza
di leadership europea, che ci penalizza da tempo, produrrà ancora l’assenza di
ogni decisione.
il
buonismo non si vincono le guerre e noi siamo in guerra. Luca Bartolini
mercoledì 23 marzo 2016
CON IL BUONISMO NON SI VINCONO LE GUERRE E NOI SIAMO IN GUERRA.
Con il buonismo non si
vincono le guerre e noi siamo in guerra. L'ennesima strage.34 morti. 200
feriti.
E noi in Italia a dargli solo diritti e assistenzialismo senza imporgli dei doveri. Per due giorni vi saranno lacrime di coccodrillo, parole di circostanza, cerimonie, l'intervento della Boldrini, fiaccolate e inutili manifestazioni "pacifinte"con la bandiera della pace. Poi tutto riprenderà come prima con il solito buonismo fino alla prossima inevitabile strage. Quello che serve invece è una risposta dura a partire dal necessario blocco dall'indiscriminata accoglienza di questi milioni di clandestini che sono il brodo dentro cui fermenta l'intolleranza e l'estremismo. Solo con la difesa della nostra Identità almeno in casa nostra possiamo salvarci. I tanti vestaglioni che fanno la fila alle CARITAS delle nostre chiese non crediate sia tutti dispiaciuti per questi attentati. Se questi vengono individuati questi vanno #RIMPATRIATI!! Con il buonismo non si vincono le guerre e noi siamo in guerra. Luca Bartolini
E noi in Italia a dargli solo diritti e assistenzialismo senza imporgli dei doveri. Per due giorni vi saranno lacrime di coccodrillo, parole di circostanza, cerimonie, l'intervento della Boldrini, fiaccolate e inutili manifestazioni "pacifinte"con la bandiera della pace. Poi tutto riprenderà come prima con il solito buonismo fino alla prossima inevitabile strage. Quello che serve invece è una risposta dura a partire dal necessario blocco dall'indiscriminata accoglienza di questi milioni di clandestini che sono il brodo dentro cui fermenta l'intolleranza e l'estremismo. Solo con la difesa della nostra Identità almeno in casa nostra possiamo salvarci. I tanti vestaglioni che fanno la fila alle CARITAS delle nostre chiese non crediate sia tutti dispiaciuti per questi attentati. Se questi vengono individuati questi vanno #RIMPATRIATI!! Con il buonismo non si vincono le guerre e noi siamo in guerra. Luca Bartolini
venerdì 18 marzo 2016
Comuni montani, il Pd: “Sciogliere l’unione nell’Anci”. I sindaci toscani in rivolta: “Decidiamo noi, non loro”
Il
deputato Parrini, segretario regionale dei democratici: "L'accorpamento
doveva essere già fatto". Il presidente toscano dell'Uncem:
"Associazione da mantenere in vita per tutelare la specificità dei
territori montani". Il primo cittadino ribelle Perdrini, ex parlamentare
dell'Ulivo: "Impostazione fascista, roba da Ventennio"
I Comuni
montani in rivolta contro il Pd. Succede in Toscana,
ma potrebbe essere un episodio che fa da apripista a uno scontro che può
allargarsi al resto d’Italia. L’ipotesi su cui ragiona ilPartito
democratico infatti è l’inserimento della Uncem, l’Unione
nazionale Comuni, comunità e enti montani, dentro all’Anci,
l’associazione dei Comuni. Obiettivo: razionalizzare costi e rendere meno
frammentata la rappresentanza istituzionale. Il primo a dirlo è stato il
deputato renziano e segretario regionale toscano democratico Dario
Parrini: “Non è possibile che ci siano ancora Legautonomie e Uncem come
centri autonomi di costo e di decisione – ha detto a Repubblica –
L’accorpamento con Anci non può restare un impegno continuamente preso e mai
realizzato: doveva essere già fatto”. Parole in linea con la direzione
indicata da tempo dagli stessi vertici nazionali di Anci e Uncem: nelle varie
Regioni la rappresentanza istituzionale dei Comuni montani passerebbe
totalmente ad Anci mentre l’Uncem diventerebbe una sorta di centro studi a
sostegno e tutela delle aree montane.
Ma l’Unione dei Comuni
montani solo inToscana rappresenta180 realtà montaneestese
sul 60 per centodel territorio regionale per un totale di 550mila
abitanti. E tra questi ci sono quelli che invitano a frenare, per usare un
eufemismo, e quelli che sono andati su tutte le furie, come il sindaco “ribelle” di Zeri, in Lunigiana, Egidio
Pedrini, già noto per la sua battaglia per mantenere l’acquedotto che la
Regione vorrebbe far confluire nell’autorità d’ambito territoriale togliendolo
al Comune. Ex parlamentare dell’Ulivo e ex democristiano di sinistra
se la prende con i renziani: “Che cavolo c’entra Parrini con l’Uncem?”. Il
segretario regionale democratico secondo Pedrini dimostra una “arroganza
politica inaudita, impostazione fascista, roba da Ventennio“. Il Pd
si è dimenticato, aggiunge, “di ciò in cui credeva davvero il Pci:
la difesa della democrazia e della povera gente“.
Più misurato ma
ugualmente deciso Oreste Giurlani, sindaco diPescia (Pistoia)
e presidente dell’Uncem della Toscana oltre che vicepresidente
nazionale. Giurlani ricorda a Parrini che nell’ultimo congresso dell’ente
(2015) è stato ribadita la volontà di mantenere in vita l’associazione “per la
capacità della stessa dirappresentare e tutelare la specificità dei
territori montani”. Ma precisa che “alla fine saranno comunque i sindaci Uncem
a assumere la decisione finale”. Anche perché l’eventualescioglimento dell’associazione senza
il consenso dell’assemblea – è la tesi di Uncem Toscana supportata
anche da una consulenza legale – sarebbe da ritenersi illegittimo.
Parrini per dire il
vero ha poi corretto il tiro: “Decidono i Comuni soci cosa
fare di un’associazione, ci mancherebbe altro – ha precisato all’agenzia Impress –
Li invito però a porsi il problema di cosa l’opinione pubblica pensa di questo
spezzatino di rappresentanza istituzionale: sono certo che ne pensa molto
male”. Secondo Parrini servirebbe perciò “meno corporativismo e più realismo”.
Il gruppo consiliare Pd dovrebbe intanto portare la questione all’attenzione
del prossimo consiglio regionale: per approfondire la questione c’è stato un
primo incontro, secondo quanto appreso dal fatto.it, al quale hanno
partecipato i vertici regionali dell’Uncem, dell’Anci, esponenti del Pd e Ledo
Gori, capo di gabinetto del presidente della Regione Enrico Rossi.
Ma ora la battaglia
rischia di diventare a tutto campo perchél’Uncem finisce in una
polemica che riguarda anche l’esito del referendum sull’acqua, settore
sul quale il governo è pronto a intervenire. E anche qui
c’entra il Pd, perché un deputato, Enrico Borghi, è anche
presidente nazionale dell’Uncem (guida il Comune di Vogogna, in Piemonte)
sarebbe pronto a intervenire emendando la legge sul servizio idrico in
discussione alla Camera. In particolare Borghi ha firmato le proposte di
modifica per cancellare l’articolo 6 che prevede l’affidamento delle risorse
idriche solo a enti di diritto pubblico, ricevendo peraltro il parere
favorevole del governo per bocca del sottosegretario all’Ambiente Silvia
Velo (Pd, un’altra toscana, di Campiglia Marittima). Per questo il
sindaco lunigiano Pedrini chiede anche le sue dimissioni: “E’ incompatibile con
l’Uncem”.
giovedì 17 marzo 2016
Berlusconi affonda la Meloni: "Leghisti ed ex fascisti? Solo liti"
"I leghisti a Roma sono tutti ex fascisti e hanno liti tra di loro che sbocciano tutti i giorni"
"Non arretro sulla candidatura di Guido Bertolaso a Roma". Silvio Berlusconi, intervistato aLa telefonata di Maurizio Belpietro a Mattino Cinque ha le idee chiare.
"Bertolaso vincerà con una sua lista civica, ne sono certo". Il Cavaliera poi parla della Lega e del peso elettorale che il Carroccio ha a Roma: "I leghisti a Roma sono tutti ex fascisti e hanno liti tra di loro che sbocciano tutti i giorni". A questo punto, il leader di Forza Italia parla della probabile candidatura di Giorgia Meloni: "Non ha nessuna possibilità
di diventare sindaco di Roma".
Il Cavaliere incontrerà la Meloni per discutere della sua candidatura e afferma: "Non ho speranza di convincerla", perchè "le donne, qualsiasi cosa gli dici, fanno quello che vogliono loro". Liquida poi come "meschina strumentalizzazione! la polemica sulla gravidanza di Giogia Meloni come controindicazione alla corsa al Campidoglio e , da Mattino Cinque, Silvio Berlusconi ribadisce che "la signora Melni sa benissimo che non ha nessuna possibilità di diventare sindaco mentre quella sul suo futuro ruolo di madre è una stupidaggine del teatrino della politica. Che disastro questa politica".
"Non arretro sulla candidatura di Guido Bertolaso a Roma". Silvio Berlusconi, intervistato aLa telefonata di Maurizio Belpietro a Mattino Cinque ha le idee chiare.
"Bertolaso vincerà con una sua lista civica, ne sono certo". Il Cavaliera poi parla della Lega e del peso elettorale che il Carroccio ha a Roma: "I leghisti a Roma sono tutti ex fascisti e hanno liti tra di loro che sbocciano tutti i giorni". A questo punto, il leader di Forza Italia parla della probabile candidatura di Giorgia Meloni: "Non ha nessuna possibilità
di diventare sindaco di Roma".
Il Cavaliere incontrerà la Meloni per discutere della sua candidatura e afferma: "Non ho speranza di convincerla", perchè "le donne, qualsiasi cosa gli dici, fanno quello che vogliono loro". Liquida poi come "meschina strumentalizzazione! la polemica sulla gravidanza di Giogia Meloni come controindicazione alla corsa al Campidoglio e , da Mattino Cinque, Silvio Berlusconi ribadisce che "la signora Melni sa benissimo che non ha nessuna possibilità di diventare sindaco mentre quella sul suo futuro ruolo di madre è una stupidaggine del teatrino della politica. Che disastro questa politica".
domenica 13 marzo 2016
PUTIN: “ITALIA ESCI DALL’EURO E TORNA ALLA LIRA. COSI VINCERAI LA CRISI E TORNERAI GRANDE
Durante una conferenza
stampa tenuta al Cremlino, il presidente
russo Vladimir Putin, non ha risparmiato critiche all’Europa:
“Non ho ancora ben capito che ruolo svolga oggi l’Europa. Sembra un’organizzazione
che manca di una struttura coesa e compatta, non c’è insomma una spina dorsale.
Vedo che l’Inghilterra terrà un referendum per uscirne. Beh, mi sembra il
minimo: quale Stato vorrebbe mai appartenere a un’organizzazione così fragile?”
Poi continua “Furba è stata l’Inghilterra a mantenere la
sterlina, la sovranità monetaria e bancaria è importante. Ma
questo non è accaduto negli altri Paesi membri che, convinti che una moneta
nazionale sarebbe stata troppo debole, si son lasciati abbindolare da un
presunto progetto di forte moneta
unica. Ma guardatevi ora? Stavate meglio prima o adesso? Rispondete
da soli a questa domanda, interrogate le vostre coscienze e capirete” poi
rivolgendosi all’Italia, al centro della scottante situazione immigrazione vista
la sua posizione geografica sullo scacchiere geopolitico, ha detto: “Italia, allora cosa aspetti a uscire
dall’euro e tornare alla lira? Non stavi forse meglio prima. Governanti agite
bene, agite ora”. Parole forti quelle del leader russo che
hanno fatto, in breve tempo il giro del mondo e del Bel Paese, riaprendo il
dibattito sulla sovranità monetaria.
Secondo il giornalista
Andrea Screzi: “L’Europa, così com’è, è un fallimento e andrebbe rivista la sua
posizione per quanto riguarda la politica e l’economia. Putin lancia un
messaggio forte pur dalle mille contraddizioni”.
NOMINE. LA NUOVA POLITICA CHE CONFERMA I VECCHI METODI
Ravenna continua a distinguersi
soprattutto per il consolidato metodo di nominare i soliti noti negli enti e nelle
partecipate e, soprattutto, si riconosce per l’ostinata caratteristica di
offuscare il panorama delle società attraverso un singolare intreccio societario. Una sorta di
scatole cinesi che sfuggono totalmente al controllo degli enti locali, e molto
spesso, tra l’altro, hanno la caratteristica
di chiudere in rosso i propri bilanci. Tutto questo nonostante i diversi
consulenti incaricati per la spending review nominati dal premier Renzi abbiano
spiegato a chiare lettere come occorra
contenere il proliferare di enti, società di scopo, partecipate e altri
soggetti giuridici creati, in molti casi, artatamente per superare il patto di
stabilità imposto alle pubbliche amministrazioni. In questi giorni, fra l’altro, sono stati
confermati i vertici e il presidente di Consorzio Emiliano Romagnolo - Cer. Sul
presidente di Cer, nulla di personale, anzi, riteniamo sia dotato di ottime
requisiti umani e professionali, ma lo stesso
riveste anche l’incarico di presidente di Plurima spa con un
compenso annuo di 6.110,45 una società
nella quale Romagna Acque spa detiene
una partecipazione rilevante e, nello specifico si occupa di promozione, progettazione e
realizzazione di infrastrutture,
derivazione e distribuzione di acque a usi plurimi. Insomma un terrificante intreccio fra Cer, Consorzio di Bonifica, Romagna Acque e
Plurima, società, quest’ultima, che
negli ultimi anni ha avuto, peraltro, bilanci non certo lusinghieri.
giovedì 10 marzo 2016
ALLE ELEZIONI COSA SUCCEDE: DOCET BERLUSCONI.
Paolo Savelli Sul PD la domanda che
tanti si fanno (ma non lo dicono apertamente) è: ma se fanno pastette alle loro
primarie, alle elezioni in cui votiamo tutti che combinano?
#domandissimainsidiosissima. Una battaglia continua del presidente Berlusconi per avere scrutatori e rappresentanti di lista, pensate abbiamo perso du elezinoi politiche le prime per 30mila voti e 130mila alle ultime……….
#domandissimainsidiosissima. Una battaglia continua del presidente Berlusconi per avere scrutatori e rappresentanti di lista, pensate abbiamo perso du elezinoi politiche le prime per 30mila voti e 130mila alle ultime……….
NOTEVOLE SUCCESSO DELL’INIZIATIVA SENIORES A BOLOGNA
come
potete vedere dalla foto che vi alleghiamo abbiamo fatto un pienone….
Alcuni
ci chiedono il modulo per avviare l’Istanza di esecuzione della
sentenza della Corte Costituzionale n°70/2015, bene, lo alleghiamo e vi
invitamo a provvedere in tempi brevi anche se, teoricamente, il termine ultimo
sarebbe il 31/12/2016.-
mercoledì 9 marzo 2016
EXPO 2015: IL BUCO NON SAREBBE DI 32, MA DI 242 MILIONI DI EURO
«Il buco di Expo potrebbe essere molto più profondo dei 32 milioni
citati all’assemblea dei soci; infatti potrebbe essere di 242 milioni di euro.
Eppure nessuno ne è informato: né i milanesi, né il Comune, né la Regione. E il
Pd sta pure ostacolando la creazione di una commissione d’inchiesta a Palazzo
Marino chiesta dal centrodestra. Presenterò due nuove interrogazioni, in Comune
e in Regione, per chiedere ancora conto della situazione economica di Expo,
alla luce anche del nuovo articolo – uscito su “Il Fatto Quotidiano” di
mercoledì 2 Marzo –, che ipotizza una voragine di 242 milioni di euro. Dal
verbale dell’assemblea dei soci spunterebbe un bilancio in rosso di 32 milioni.
A questi andrebbero poi aggiunti i soldi che Arexpo deve dare a Expo (86
milioni per le infrastrutture e 72 milioni per le bonifiche), ma che molto
probabilmente non le darà. E così il rosso dovrebbe salire a 242 milioni tenuto
conto anche di altre voci passive. Questo quanto si legge su “Il Fatto”. Ma il
fatto stesso che dobbiamo basarci su articoli di giornale, la dice lunga sulla
trasparenza. Lunedì 7 Marzo a Palazzo Marino si voterà per la seconda volta
sulla commissione d’inchiesta: nella prima solo Rizzo, Sonego e Monguzzi nella
maggioranza hanno votato per garantire un diritto all’opposizione, mentre il Pd
ha voltato le spalle alla trasparenza. Adesso presenterò in Comune e Regione
due nuove interrogazioni per arrivare a conoscere la situazione. Non mi fermerò
finché non verrà fatta chiarezza. Ne abbiamo diritto tanto più che siamo stati
noi, col sindaco Moratti, a portare Expo a Milano». Lo dichiara Riccardo De
Corato, ex vicesindaco di Milano e capogruppo Fratelli d'Italia in
Consiglio Regione Lombardia
PALMIZIO: “PIENO SPPOGGIO AD ALBERGHINI, SENZA NULLA CHIEDERE
Pieno appoggio di Forza Italia al candidato della
Lega Nord per la corsa a sindaco di Ravenna, Massimiliano Alberghini.
L'investitura viene da Massimo Palmizio, “Pieno
appoggio di Forza Italia al candidato della Lega Nord per la corsa a sindaco di
Ravenna, Massimiliano Alberghini. L'investitura viene da Massimo Palmizio,
Coordinatore regionale Forza Italia Emilia Romagna. Palmizio scrive al deputato
del Carroccio Gianluca Pini: “Leggo con piacere le dichiarazioni del collega
Pini su Ravenna Today di qualche giorno fa – spiega-. Come l'on. Pini nemmeno
io ho mai voluto legare tra loro le scelte delle varie città che andranno al
voto, Bologna Rimini e Ravenna, perché sono convinto che si debba scegliere
sempre il meglio in ogni realtà, realtà che sono totalmente diverse tra di
loro„ Continua Palmizio: “Alberghini, ho avuto modo di appurare, è una buona
figura per il centro destra ravennate e Il fatto di non essere mai stato
coinvolto nella vita politica locale lo rende ancora più idoneo a individuare
le problematiche da un punto di vista pratico. Certo che le linee
programmatiche del candidato Sindaco saranno condivisibili sono pronto a
dichiarare fin d'ora il pieno appoggio di Forza Italia al Dott. Alberghini
senza nulla chiedere“
sabato 5 marzo 2016
TEMPO E DENARO, PERSI
Il sommarsi del debito enorme alla deflazione è venefico. Dobbiamo stare molto attenti a non sprecare l’anno in corso, così come si è già sprecato il tempo acquistato dalla Banca centrale europea. Reclamare l’elasticità per non dovere ridurre la spesa e non dovere far scattare le clausole di salvaguardia non è la cura, ma l’aggravarsi del male. Un Paese che perde produttività, ha un tasso di occupazione molto basso e una pressione fiscale satanica non esce dalla trappola chiedendo di continuare a galleggiare in quelle pozze. Deve fuggirne. Si può fare, ma cambiando approccio.La politica monetaria espansiva può continuare, ma non è risolutiva. Mario Draghi lo aveva detto fin dall’inizio, ma ogni giorno ne arriva conferma. I governi nazionali devono accompagnarla liberalizzando, incentivando gli investimenti e abbassando considerevolmente la pressione fiscale. Questo, nell’immediato, crea disavanzo, che poi diventa debito. Ma il debito non è sempre uguale, una cosa è farlo per investimenti, altra per spese correnti. Indebitarsi per andare al casinò è una cosa, farlo per comprare macchinari produttivi tutt’altra. Non c’è ragione per cui l’Italia venga considerata più a rischio se riprende a investire, mentre è ragionevolissimo che desti allarme se continua a consumare e consumarsi nel nulla.
Dobbiamo stare molto attenti a non animare la solita diatriba ideologica attorno a una questione maledettamente pratica: la spesa pubblica corrente, ivi compresa quella per i bonus a nulla, è colesterolo cattivo, capace di occludere il sistema circolatorio; la spesa per investimenti è colesterolo buono, capace di fluidificarlo. Nel 2015 (dati Istat diffusi ieri), la spesa delle pubblica amministrazioni è stata pari al 50.4% del prodotto interno lordo, la parte corrente ha raggiunto il 46.4% del pil. L’avanzo primario (prima del pagamento degli interessi sul debito pubblico) è stato dell’1.5%, sempre in rapporto al pil, più basso dello 0.1 rispetto al 2014. Come si vede, quindi, il malato è stabile. Essendo un
Dobbiamo stare molto attenti a non animare la solita diatriba ideologica attorno a una questione maledettamente pratica: la spesa pubblica corrente, ivi compresa quella per i bonus a nulla, è colesterolo cattivo, capace di occludere il sistema circolatorio; la spesa per investimenti è colesterolo buono, capace di fluidificarlo. Nel 2015 (dati Istat diffusi ieri), la spesa delle pubblica amministrazioni è stata pari al 50.4% del prodotto interno lordo, la parte corrente ha raggiunto il 46.4% del pil. L’avanzo primario (prima del pagamento degli interessi sul debito pubblico) è stato dell’1.5%, sempre in rapporto al pil, più basso dello 0.1 rispetto al 2014. Come si vede, quindi, il malato è stabile. Essendo un
giovedì 3 marzo 2016
FAMIGLIE E IMPRESE NON SPENDONO, TERRORIZZATE DI DOVER PAGARE CON I LORO RISPARMI GLI ERRORI DI RENZI: COSI’ NASCE LA DEFLAZIONE.
Con la
pubblicazione dei dati Istat oggi è saltata la politica economica del governo
Renzi, se mai ce n’è stata una. È ormai certo che la crescita nominale del Pil
italiano nel 2016 sarà minore della metà, se non addirittura un sesto di quella
prevista dal governo.
Non avremo infatti il 2,6%
contenuto nella Nota di aggiornamento al Def, dato da una crescita reale
dell’1,6% e dall’inflazione all’1%, ma al massimo, sulla base dei dati ad oggi
disponibili, dello 0,4%. Perché la crescita reale sarà non più dell’1% e l’inflazione
acquisita è già di -0,6% (dati Istat). Sei i dati verranno confermati, una vera
e propria tragedia
numeri sono
allarmanti, ma ancor più grave è l’atteggiamento del presidente (si fa per
dire) Renzi: che la congiuntura economica andasse male si sapeva già da mesi,
ma lui ha voluto giocare comunque d’azzardo, facendo una Legge di stabilità
tutta in deficit per comprarsi il consenso, basata su stime di crescita
irrealizzabili.
Adesso non sa che pesci prendere
e bluffa con il taglio delle tasse, buttando la palla in tribuna. Governo Renzi
in un mare di guai.
Come confermato
dalle analisi di Unimpresa, imprese e famiglie continuano a «mettere i
soldi sotto il materasso», terrorizzati dall’introduzione di nuove tasse, che
diventeranno necessarie a coprire gli errori fatti in questi due anni di
governo Renzi.
FAMIGLIE E
IMPRESE NON SPENDONO E LASCIANO I SOLDI IN BANCA
La crisi economica e la paura
di nuove tasse frenano i consumi delle famiglie, bloccano gli investimenti
delle imprese e congelano la liquidità delle banche. Le riserve degli italiani,
infatti, sono aumentate di oltre 70 miliardi di euro in un anno.
Secondo uno studio condotto da
Unimpresa (su dati della Banca d’Italia), il totale delle riserve di famiglie,
banche e imprese è passato dai 1.511 miliardi di dicembre 2014 ai 1.581,2
miliardi di dicembre 2015 (+70,2 miliardi).
2015
|
2014
|
Variazione
|
Var. %
|
||||
Riserve totali
|
1.581.242
|
1.510.996
|
70.246
|
+4,65%
|
|||
Nel dettaglio:
la liquidità delle banche è
salita di 17,3 miliardi (+4,65%); I
depositi delle aziende sono cresciuti di 26,2 miliardi (+12,56%);
Le imprese familiari hanno accumulato maggiori
risorse per 4,3 miliardi (+9,51%); Le
Onlus hanno visto aumentare i depositi di 1,2 miliardi (+5,11%); I salvadanai delle famiglie sono saliti
di 18,5 miliardi (+2,08%); Il
comparto delle assicurazioni e dei fondi pensione, le riserve
sono cresciute di 2,6 miliardi (+14,39%).
CONCLUSIONI: Sarebbe
questa la ripartenza di Renzi?
Per dirla con le parole del
presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, «Con una situazione di questo
tipo si fa fatica a immaginare un 2016 con grande sprint sui consumi: le
prospettive di crescita robusta sono poche e infatti anche il governo ha tagliato
le stime sul Pil dall’1,6% all’1,4%.
Servirà una manovra correttiva
sui conti pubblici, secondo il nostro Centro studi fino
a 9 miliardi, e questo significa molto probabilmente nuove tasse,
che poi è il motivo principale per cui sia le famiglie sia le imprese cercano
di accumulare fondi d’emergenza».
martedì 1 marzo 2016
FIGLI E ADOZIONI
Andrea Palermo ha pubblicato:
Il compagno Vendola si è COMPRATO un figlio alla modica cifra di 130.000 euro ma l’Italia si scandalizza solo quando Berlusconi va a mignotte, (aggiungo n.d.r) e nemmeno quando ADOTTA Verdini.
GLI USA: L’EX PCI VOLEVA ROVINARE BERLUSCONI E LE SUE AZIENDE
Nel maggio '94 l'ambasciatore avvisò la presidenza Clinton: "Il Pds è deciso a distruggere il nuovo premier". Pochi mesi dopo l'agguato dei pm di Milan
La sinistra vuole distruggere Silvio Berlusconi. I postcomunisti non accettano la discesa in campo del Cavaliere e hanno deciso di toglierlo di mezzo.
Come un abusivo. Le carte della diplomazia Usa, pubblicate oggi per la prima volta dal Giornale, sono un documento straordinario, un'anticipazione di quel che sarebbe puntualmente successo di lì a pochi mesi: l'uscita di scena del premier, azzoppato dall'avviso di garanzia del Pool Mani pulite. Leggi Tutto: http://www.ilgiornale.it/news/politica/usa-lex-pci-voleva-rovinare-berlusconi-e-tutte-sue-aziende-1230215.html
OSCAR FARINETTI SVEGLIA RENZI: “ PER L’ITALIA QUATTRO ANNI DI M….”
Lo dice senza fronzoli: «Siamo nella merda». E spiega pure perché: «lo siamo perchè mancano i posti di lavoro». Non basta? Aggiunge: «e per farvi coraggio voglio dire che secondo me stiamo entrando in un periodo di tre o quattro anni che saranno ancora più complicati del periodo 2009-2014. Ma è scritto che è così. Perché in quel periodo là almeno avevamo i Brics che tiravano, per cui esportavamo là. Adesso ci vengono a mancare anche quelli». Leggi: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11883422/oscar-farinetti-matteo-renzi-italia-merda.html
PREFETTI D’ITALIA: ECCO LA LORO PROVENIENZA TERRITORIALE
La statistica è una scienza fatta di dati e cifre che si ottengono anche confrontando tabelle e immagini.
Una tavola evidenzia i dati per regioni o province, un’altra li attribuisce alle aree omogenee e identitarie: Padania, Etruria (Toscana, Umbria e Marche), Lazio, Meridione, Sardegna e Sicilia.
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