Ma perché non
valgono oggi le ragioni che imposero nel 2011 al nostro paese di rincorrere le
bombe lanciate sulla Libia dalla Francia di Sarkozy e della Gran Bretagna di
Cameron
di Arturo DiaconaleMa
perché non valgono oggi le ragioni che imposero nel 2011 al nostro paese di
rincorrere le bombe lanciate sulla Libia dalla Francia di Sarkozy e della Gran
Bretagna di Cameron? La domanda non va posta a Matteo Renzi, che all'epoca
della guerra a Gheddafi si occupava di Firenze e non aveva alcun peso nella
politica estera italiana.
E non va sollevata neppure
a Silvio Berlusconi, che all'epoca era presidente del Consiglio e venne
costretto a seguire le bombe degli altri perché altrimenti, si disse, l'Italia
avrebbe incrinato l'alleanza dei principali paesi europei e si sarebbe posta in
una condizione di totale isolamento da cui sarebbero derivate pesantissime
conseguenze sul terreno economico e politico. L'interrogativo va posto al
presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, che è vivo, vegeto e
perfettamente in grado di fornire una risposta completa e convincente. Per la
semplice ragione che il principale sostenitore della necessità di seguire
l'esempio di Francia e Gran Bretagna, nel tentativo perfettamente riuscito di
fare fuori Gheddafi, fu proprio l'allora inquilino del Quirinale. Che non si
limitò ad esercitare una misurata azione di moral suasion nei confronti del
Cavaliere già azzoppato dalla defezione di Gianfranco Fini e dalle prime
pesanti conseguenze della crisi economica. Ma pose la questione della
partecipazione o meno dell'Italia nella guerra alla Libia come una scelta tra
europeismo ed antieuropeismo ponendo il governo di allora di fronte
all'alternativa di mettersi a rimorchio degli interessi anglo-francesi in nome
della solidarietà europea o difendere gli interessi nazionali e non dare basi
ed aerei per l'attacco alla Libia prendendo le distanze dai paesi più forti
dell'Europa. Napolitano dovrebbe spiegare perché ciò che non venne consentito a
Berlusconi viene oggi concesso senza troppi problemi a Renzi. Sono forse venute
meno le ragioni della solidarietà europea? Ci si è resi conto che aver
cancellato l'interesse nazionale in nome degli interessi superiori
anglo-francesi è stato non solo un clamoroso errore ma anche una gigantesca
sciocchezza che oltre danneggiare il nostro paese ha gettato nel caos la Libia?
Oppure, ipotesi niente affatto peregrina, Renzi può godere di ciò che non è
stato permesso a Berlusconi perché il capo dello Stato di allora perseguiva
l'obiettivo di politica interna di sbarazzarsi in qualche modo dell'inquilino
di Palazzo Chigi mentre oggi a nessuno viene in mente di usare la politica
estera per fare fuori Matteo Renzi? In attesa che Napolitano risponda ognuno è
legittimato a pensare male. Spesso, come diceva il gesuita cardinal Bellarmino,
non si sbaglia.
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