domenica 11 ottobre 2015

IL DIRITTO DI DIFENDERSI A MANO ARMATA. STATO ASSENTE E CRIMINALI IMPUNITI


C’è da augurarsi che, a seguito della sparatoria di Ercolano, non si levino le solite lamentele per una Italia ridotta a Far West o per l’abuso in eccesso di legittima difesa (anche dei beni, come recita il Codice, non solo della persona). Che la solfa del politicamente corretto, dei delinquenti tali solo per il loro «disagio sociale» – e dunque per colpa nostra -, non si associ all’augurio di una delle mogli dei rapinatori che, riferendosi al gioielliere, ha rivendicato, anche lei nel coro: «Ha sbagliato e deve pagare». Una prospettiva orrida di buonismo ben rappresentata nel flash dell’ Huffington Post di Lucia Annunziata, dove ci si riferisce, dando conto dei fatti di Ercolano, a «presunti banditi» e «presunti rapinatori» e questo anche se nelle tasche di uno di questi sono stati trovati i 5mila euri (non presunti) rapinati al gioielliere. Piuttosto, ci sarebbe da interrogarsi sulle ragioni che incoraggiano sempre più l’autodifesa, che inducono persone come il gioielliere di Ercolano a vivere con un’arma a portata di mano. E, di converso, che favoriscono il proliferare di quella che viene liquidata come micro criminalità, eppure ben più nociva, ben più pregiudizievole al cittadino che non la macro criminalità organizzata. Rispondere a questa domanda non è difficile. Per ammissione degli stessi procuratori generali furto e rapina sono reati in pratica depenalizzati: il 96% di quelli denunciati resta impunito. Un forte incentivo per intraprendere certe carriere. Questa sgradevole realtà si riflette inevitabilmente sul ricorso all’autodifesa: ci si sente inermi, indifesi dal crimine grande o piccolo che sia. Nessuno invoca uno Stato di polizia, questo no, anche se negli Stati di polizia che furono la criminalità era ridotta all’osso. Quel che si chiede è un maggior e più capillare controllo dell’ambiente urbano, una maggiore presenza dello Stato, della autorità dello Stato rappresentata da uniformi, mostrine e distintivi. Mancando quello giudiziario, il solo deterrente alle attività criminose, al braveggiare dei violenti. Sapere che quella zona di Ercolano è abitualmente presidiata da agenti dell’ordine in ronda avrebbe fortemente sconsigliato i due rapinatori a fare il colpo finito poi nel sangue. E rassicurato il gioielliere, inducendolo, magari, a non uscir armato. Intanto, proprio nel giorno in cui il ministro degli Interni glorificava i suoi successi nel contenere il femminicidio, una giovane madre moriva accoltellata nel Catanese. Il giorno medesimo avrebbe dovuto presentarsi in Tribunale per sostenere l’accusa di stalking rivolta al compagno (ora arrestato con l’accusa di omicidio). Sarebbe stato troppo pretendere dal ministro Alfano, che pure ha a cuore la sicurezza giungendo a muoversi con 48 auto di scorta, che in quelle circostanze la donna fosse protetta, al riparo da presumibili atti ostili del convivente?

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