Doveva
essere approvato pochi giorni dopo gli attentati di Parigi, invece il provvedimento
antiterrorismo più volte annunciato dal governo slitta ancora e viene
rinviato alla prossima settimana. Eppure l’emergenza è forte e il rischio
attentati elevatissimo. Sbagliamo, o solo pochi giorni fa Obama alzava
l’allerta in Italia per il rischio attentati a San Pietro? Come al solito
tanti gli annunci e pochi i fatti. Il Presidente del Consiglio Renzi il
20 gennaio aveva assicurato “ il varo di un decreto” in merito. E invece ancora
stallo e indecisione, soprattutto su due punti: l’organizzazione della
procura antiterrorismo e i poteri da assegnare agli agenti segreti. Che,
con tutto il dovuto rispetto per la lentezza parlamentare attuale, sono punti
indispensabili per elaborare una riforma completa del sistema di sicurezza in
Italia. Potremmo soprassedere all’ennesimo
ritardo, all’ennesima mancata presa di coscienza di fronte alle realtà del
terrorismo vista la situazione politica italiana. Ma non possiamo dal momento
in cui quello che il mondo riserba al di là delle nostre porte, non più
tanto sicure, è uno scenario apocalittico fatto di guerre civili, attentati
e colpi di Stato. I terroristi minacciano di venire in Europa con gli
immigrati e “trasformarla in un inferno”, partono dalla Libia, paese
ormai fuori controllo. Invece, mentre il nostro governo se ne dimentica
facilmente, l’Isis ha ben chiara in mente quale sia l’importanza strategica
di questo affaccio sul Mediterraneo, tant’è che ieri una cellula
terroristica ha colpito nel cuore di Tripoli assaltando il Corithia
Hotel, l’albergo frequentato dai diplomatici occidentali.
In sostanza, mentre noi
rinviamo i provvedimenti antiterrorismo, al di là delle coste siciliane, in
Libia, sventola bandiera nera. E ritardare ancora l’approvazione di un
decreto in grado di garantire maggior sicurezza ai cittadini sembra una follia.
Scusate, ma non c’è impasse politica che tenga, non c’è elezione del
Presidente della Repubblica che valga un attentato a Roma.
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