giovedì 29 gennaio 2015

TRIPOLI E ISIS A UN PASSO. E IL GOVERNO NON TROVA ACCORDO SUL DECRETO SICUREZZA, PER ACCONTENTARE LA SINISTRA DEL PD.

 Doveva essere approvato pochi giorni dopo gli attentati di Parigi, invece il provvedimento antiterrorismo più volte annunciato dal governo slitta ancora e viene rinviato alla prossima settimana. Eppure l’emergenza è forte e il rischio attentati elevatissimo. Sbagliamo, o solo pochi giorni fa Obama alzava l’allerta in Italia per il rischio attentati a San Pietro? Come al solito tanti gli annunci e pochi i fatti. Il Presidente del Consiglio Renzi il 20 gennaio aveva assicurato “ il varo di un decreto” in merito. E invece ancora stallo e indecisione, soprattutto su due punti: l’organizzazione della procura antiterrorismo e i poteri da assegnare agli agenti segreti. Che, con tutto il dovuto rispetto per la lentezza parlamentare attuale, sono punti indispensabili per elaborare una riforma completa del sistema di sicurezza in Italia.  Potremmo soprassedere all’ennesimo ritardo, all’ennesima mancata presa di coscienza di fronte alle realtà del terrorismo vista la situazione politica italiana. Ma non possiamo dal momento in cui quello che il mondo riserba al di là delle nostre porte, non più tanto sicure, è uno scenario apocalittico fatto di guerre civili, attentati e colpi di Stato. I terroristi minacciano di venire in Europa con gli immigrati e “trasformarla in un inferno”, partono dalla Libia, paese ormai fuori controllo. Invece, mentre il nostro governo se ne dimentica facilmente, l’Isis ha ben chiara in mente quale sia l’importanza strategica di questo affaccio sul Mediterraneo, tant’è che ieri una cellula terroristica ha colpito nel cuore di Tripoli assaltando il Corithia Hotel, l’albergo frequentato dai diplomatici occidentali.
In sostanza, mentre noi rinviamo i provvedimenti antiterrorismo, al di là delle coste siciliane, in Libia, sventola bandiera nera. E ritardare ancora l’approvazione di un decreto in grado di garantire maggior sicurezza ai cittadini sembra una follia. Scusate, ma non c’è impasse politica che tenga, non c’è elezione del Presidente della Repubblica che valga un attentato a Roma.



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